Numero 7 - Dicembre 2002 - Anno 1

Il golfo dei poeti e dei militari


Uno dei più bei golfi del Mediterraneo, una vera perla della natura, ridotto ad accumulo di armi e militari, in una parola una vera e propria discarica: stiamo parlando del golfo dei poeti, il golfo di La Spezia, oggi base militare e non solo.
La nascita di La Spezia come base militare risale alla costituzione del Regno d'Italia. Nel 1860 non esisteva una tradizione cantieristica navale locale e, ancor meno, una ferrovia capace di collegare la Spezia con altre città. Furono solo ragioni strategiche a portare ad individuare come l'unica linea di sviluppo economico della città l'implementazione dell'impianto militare, incidendo in modo assoluto sullo sviluppo futuro di tutti gli aspetti della cultura locale.
Il porto di La Spezia, oggi, è in realtà una base NATO, dove fanno abitualmente scalo unità navali americane, addirittura a S. Bartolomeo (SP) ha sede il centro ricerca NATO per la guerra sottomarina, dove vengono definiti i nuovi sistemi di controllo. Le unità navali americane che spesso si trovano all'interno del porto spezzino sono sommergibili e altre unità a propulsione nucleare, che rappresentano un pericolo costante per tutta la popolazione. Una pericolosità di cui i militari sono ben consci, tanto che esiste un d.p.r (185/64) che prevede la necessità di definire un piano di evacuazione o meglio "disposizioni di azioni precauzionali intese ad evitare le possibilità di qualsiasi incidente che possa interessare tali unità e azioni da intraprendere in caso di emergenza". 
Un piano che è tuttora segreto, di cui la popolazione, direttamente interessata e a rischio, non sa nulla. Allo stato dei fatti il Comune e la Provincia, nonostante diverse interpellanze non dispongono, infatti, del piano per la popolazione civile. 
Un'ulteriore dimostrazione di come la marina militare consideri il golfo un territorio di conquista e non ritenga nemmeno doveroso rispettare i civili. Atteggiamento che è evidente, altresì, dall'occultamento delle notizie sui diversi incidenti, anche se non gravi, che succedono quando tali sottomarini sono presenti nel Golfo.
La Spezia è una città militare, non solo per la presenza di sottomarini, ma soprattutto perché una buona parte del territorio spezzino è occupato da servitù militari e per la sua posizione, ormai riconosciuta, nei traffici di armi. Le servitù riguardano sia le Isole che si trovano a fare da cornice al Golfo (Isola della Palmaria, del Tino e Tinetto) sia aree in cui si trovano armi o viadotti, che trasportano dal golfo il carburante per gli aerei che partono da Aviano, oltre che munizionamenti vari. Il rischio di incendio ed esplosione nel territorio, sovrastante sia le armi (località Polveriera) sia il viadotto (Comune di Vezzano), è sicuramente elevato, ma le informazioni relative ai serbatoi armieri risultano a tal punto trascendentali che nessuno sembra considerarle vere. 
In questo caso l'occultamento delle informazioni è andato di pari passo all'occupazione del territorio, che è stato completamente deturpato e derubato. Si sono in questi anni già verificati vari incidenti , ma grazie alla connivenza con i diversi poteri locali la marina è uscita indenne da potenziali "scandali". 
Le servitù militari rappresentano l'occupazione del territorio senza la minima considerazione della popolazione che vive all'interno. Un'occupazione da vera e propria conquista che passa sopra alla testa dei cittadini che non hanno alcuna voce in capitolo, né per i disagi né tanto meno per i rischi, che spesso non conoscono, e che, per coronare il tutto, viene fatta risultare come un fatto altamente democratico.
Per quanto riguarda la realtà economica spezzina diverse sono le fabbriche a La Spezia che producono armi, anche se dai dati Istat del 1996 ne risultano solamente 2, probabilmente Fincantieri e Oto Melara. Da ulteriori indagini, invece, è risultato che sono più di una decina, quasi tutte sconosciute alla popolazione ed alcune mascherate nella loro definizione statistica da tipologie di produzioni secondarie. 
Le amministrazioni locali tendono sempre a difendere il militare per l'importanza che può rivestire a livello lavorativo. In realtà però gli attivi impiegati non superano il 2% degli occupati, dimostrando come l'economia spezzina non si regga affatto sulla produzione di armi, ma che l'importanza che riveste l'industria militare o meglio il militare nel panorama spezzino non riguarda tanto l'occupazione di individui quanto traffici illeciti, come ha dimostrato l'inchiesta di Ilaria Alpi sui traffici di armi e rifiuti tossici (paghi uno, prendi due) verso la Somalia e altri paesi, provenienti dalla Spezia. È poi di questi giorni una notizia (novembre 2002) relativa al ritrovamento di un container pieno di armi nel porto di La Spezia. La stampa accredita l'ipotesi di una "triangolazione" in cui il porto ed il territorio di La Spezia risultino quasi ignari di un simile commercio o comunque passaggio. Sembra comunque molto strana la coincidenza di tale ritrovamento e la forte presenza del settore produttore di armi nel nostro territorio. 
La Spezia quindi come situazione paradigmatica, dove il potere militare si manifesta nella sua interezza: occupazione del territorio, controllo e mistificazione delle informazioni. Nel Golfo dei poeti, come in altri territori dove la presenza militare è pressante, lo Stato si manifesta nella forma più autoritaria creando disagi per la popolazione, rischi anche gravi (contaminazioni), nonché una notevole perdita delle libertà individuali, ma soprattutto riesce ad ammantare tutto questo sotto forma di democrazia.
La manifestazione del 25 gennaio 2003 sarà la prima risposta a questa occupazione, non solo per il territorio spezzino, ma anche per tutti gli altri che con il golfo dei poeti condividono la sorte. Un modo per il quale la popolazione che normalmente non può esprimere il proprio disagio e dissenso possa ritrovare la propria voce.

Circolo Libertario Pasquale Binazzi - La Spezia


 

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