Numero 7 - Dicembre 2002 - Anno 1

Anarchismo e attività scientifica


Ai compagni! questo contributo vuole essere un invito a discutere sul confronto tra anarchismo e i risultati dell’attività scientifica moderna. Nell’anarchismo è possibile rintracciare atteggiamenti vari nei confronti della scienza. Con Proudhon e Kropotkin si esalta la funzione emancipatrice della scienza, rimarcandone il carattere evolutivo, positivo e deterministico e si concepisce l’anarchia come il risultato di un procedere secondo una metodica scientifica e sperimentale e se ne ricava una visione meccanicistica . Più disincantata è la posizione di Malatesta, il quale, contro ogni determinismo, valorizza l’azione cosciente della soggettività espressa nel pensiero e nella volontà ( scrive: “ Alla volontà di credere oppongo la volontà di sapere, che lascia aperto innanzi a noi il campo sterminato della ricerca e della scoperta.”), guidate, metodologicamente, questo sì, da una mentalità scientifica, positiva, razionale e sperimentale; concepisce l’anarchia fondata sull’aspirazione dell’uomo ad una convivenza sociale, fraterna ed egualitaria e non da necessità naturali.
Via via, superati gli iniziali approcci dell’anarchismo classico, strutturandosi l’attività scientifica in sistemi istituzionalizzati, al servizio dei poteri politici ed economici, sono emerse posizioni sempre più critiche e, talora, di totale avversione e rifiuto dei risultati, repentini ed esplosivi, ottenuti dalla scienza nel XX° secolo. Ora sembra prevalere un atteggiamento interlocutorio, oscillante tra l’accettazione delle conquiste delle scienze sociali e delle comunicazioni e un rifiuto dei risultati ottenuti dalla ricerca nelle scienze naturali, mi riferisco, in particolare, al più significativo sistema d’intervento sui processi biologici: la clonazione, con la cui tecnica sono stati prodotti organismi geneticamente modificati.
E’ possibile, nella stampa anarchica, imbattersi in espressioni che rivelano disagio e diffidenza, come quando si invita ad una “ sospensione buddistica del pensiero” ( Paolino su UN del 09/12/2001) di fronte all’inesorabile affermarsi delle tecniche di manipolazione del sistema vivente. Vediamo più in dettaglio cosa s’intende per clonazione, essendo possibile differenziare percorsi diversi: infatti le tecniche di clonazione sono comuni sia alla procedura della clonazione riproduttiva con la quale si ottiene lo sviluppo degli OGM, inserendo materiale cromosomico estraneo in un organismo ospite, in modo da conferire funzioni e qualità non possedute in precedenza, sia alla procedura della clonazione terapeutica con la quale si riprogramma un uovo con sostituzione del nucleo, creando in tal modo un embrione dal quale prelevare cellule staminali, cellule pluripotenti capaci di differenziarsi in ogni tipo di cellula presente in un organismo animale e di rigenerare organi colpiti da malattia. 
Le cellule staminali possono essere acquisite, con una resa minore, anche da feti abortiti, da embrioni proveniente dalle banche del seme e scartate per soprannumero o anche, sebbene con maggiore difficoltà, da organismi adulti (cordoni ombelicali, cellule immature d’organo). 
La biotecnologia, con il proprio apparato conoscitivo e con proprie procedure tecniche, ha acquisito i caratteri di una disciplina scientifica autonoma. Tant’è che, oltre a far parte degli attuali programmi di studio delle scienze mediche e biologiche, vi sono, come a Napoli, corsi di studio universitari autonomi.
La nostra riflessione e motivo di discussione può focalizzarsi su questo punto: a fondamento dell’attività scientifica c’è l’evidenza del dato oggettivo e, dal punto di vista anarchico, è razionale delegittimare e/o mettere in discussione il peso dell’evidenza scientifica? Il dubbio deve rappresentare il fondamento del nostro procedere; sicuramente, sono da stigmatizzare gli aspetti negativi dell’attuale sistema scienza: l’introduzione di regimi di profitto, il brevettare modalità di vita, la privatizzazione dell’attività scientifica, la sperimentazione di massa tra le popolazioni non sviluppate secondo i criteri occidentali, il bioterrorismo di stato, il ruolo delle multinazionali nell’indirizzare la ricerca, l’espressioni di concorrenzialità nel lavoro di ricerca ecc...
Di più vecchia data è l’attenzione critica, dal punto di vista libertario, verso la vivisezione e verso l’istituzionalizzazione della scienza stessa. La scienza è e deve rimanere patrimonio universale, sempre a beneficio di tutti; il pensiero scientifico è il principale strumento di una visione ottimistica e progressista, su cui si fonda anche il pensiero libertario. Affinché la scienza non sia strumento di coercizione e di oppressione, nelle mani di pochi eletti, bisogna valorizzare modi e metodi di volgarizzazione dei fondamenti conoscitivi e delle metodologie scientifiche.
Ricollegandoci al tema delle biotecnologie, l’attuale predominante atteggiamento negativo, nel movimento anarchico, verso un simile aggregato di conoscenze e tecniche, è auspicabile che sia sempre illuminato dal dubbio e non informato da visioni assolutistiche, puramente discriminatorie e carenti di motivazioni razionali. La ricerca sulle cellule staminali è un fondamentale passaggio nel progresso della scienza medica ed è la strada che permetterà di superare, una buona volta, la pratica dei trapianti e del prelievo, assai discutibile, di organi da corpi con cuore battente. Altra cosa, invece, è l’imposizione ad interi popoli, cavie a scopo sperimentale, sotto il ricatto della fame e delle carestie, di cibi modificati geneticamente, tutto a vantaggio delle multinazionali produttrici, in nome di una globalizzazione cinica e perversa.
Questi sono due aspetti consequenziali di un processo scientifico che ha rivoluzionato, nella nostra epoca, il campo delle scienze biologiche. Problematica è la posizione di rifiutare in blocco l’apparato culturale e strumentale dell’ingegneria genetica, adducendo contrarietà ad ogni manipolazione del vivente ( per inciso ogni atto medico è una manipolazione del vivente dalla somministrazione del farmaco all’aborto!), ma è una posizione filosofica, dignitosa, come altre con cui l’anarchismo può conciliarsi, ma non ne costituisce affatto l’essenzialità ideologica.
L’anarchismo non può censurare l’attività scientifica. Una deriva metafisica è sempre in agguato in ogni atteggiamento antiscientifico.
L’emancipazione sociale progredisce parallelamente all’affermazione delle conoscenze scientifiche. Evitiamo che il mondo futuro possa fare a meno dell’anarchismo e degli anarchici!

ARo


 

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