Ciak, s’infama!
Genova, luglio 2001: migliaia di telecamere riprendono da migliaia di angolazioni i cortei dei diversi manifestanti anti-G8; c'è chi balla e c'è chi sfascia, chi offre fiori e chi bottiglie di benzina accese, secondo i diversi "programmi politici". Migliaia di telecamere hanno ripreso tutto ciò che, legalmente o illegalmente, i manifestanti hanno messo in atto in quattro giorni campali dove è successo un pò di tutto.
A distanza di un anno e mezzo, tutti quelle riprese sono state visionate. Per centinaia di individui sono pronti ordini di cattura o misure cautelari; il loro comportamento, ci dice la magistratura, non è stato dei più galanti.
Quello che ci preme dire, in quest'occasione, è che a queste misure non si è arrivati solo tramite il lavoro svolto dagli operatori delle forze dell'ordine italiane e europee, magari aiutati dai soliti giornalisti prezzolati, no, c'erano anche degli infiltrati.
E questi infiltrati, come dicono gli imbecilli, i politicanti e gli ingenui, non erano i violenti, che hanno sfondato, sfasciato, saccheggiato, bruciato, ognuno ed ognuna secondo il proprio "programma politico" di distruzione della proprietà privata dello stato e delle multinazionali, lontano dai cortei o al loro interno, no, erano i giornalisti alternativi, quella specie di depravati sempre lì con le telecamere e le macchine fotografiche in mano mentre gli altri si giocavano la pelle.
Questi signori hanno svolto un ottimo lavoro per conto dello stato e dei padroni. Difatti l'estate scorsa lo stato e i padroni hanno bussato alle porte di alcuni consorzi di giornalisti alternativi, magari un pò bruscamente, per prendere i filmati e le foto da essi custoditi, per unirli a quelli girati dai propri operatori. Un gran bel lavoro d'equipe che adesso dà i suoi frutti. Questi signori hanno dato dimostrazione che a forza di usare la tecnologia si diventa il supporto umano di questa. Gongolano i padroni, sono essi ad averla in pugno. Questi signori, a forza di usare gli strumenti tecnologici, non sono neanche più buoni di dar vita ad azioni semplici e umane, come pensare e parlare, come avrebbero fatto meglio a fare dopo aver visto in prima persona che razza di brutalità sono in grado di mettere in campo lo stato e i padroni; parlare, si, per raccontare a chi non c'era. No, loro non hanno più un cervello, ma un aborto firmato Sony, Philips, Canon, Nikon…
Se, ad esempio, i trecentomila di Genova avessero parlato della loro esperienza genovese ognuno od ognuna ad almeno venti persone, sei milioni di persone avrebbero avuto una testimonianza diretta dei fatti, senza bisogno di nessuna merda di telecamera. Ma i calcoli, l'abbiamo già detto, a differenza dei fatti, non son roba per noi.
A Firenze, questo novembre, si è sentito vagheggiare di armare intere schiere di manifestanti con macchine fotografiche per scongiurare atti violenti; ciò conferma sia che la misura è già abbondantemente colma, sia la natura intrinsecamente repressiva di quelli come di tutti gli strumenti tecnologici inventati dai capitalisti. La tecnologia che nasce nei luoghi del potere giova solo al potere.
Quando viene data in pasto al popolo ormai ha esaurito il suo scopo primario, militare, di controllo, e continua a venir usata per opprimere e sfruttare dal suo lato mercantile e commerciale.
Sicuramente, solidarietà a chi agisce concretamente, come meglio gli torna, contro il capitale, i suoi governi e le sue imprese.
Sicuramente, azione diretta contro gli infiltrati che concorrono alla repressione.
Anarchici erranti
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