Numero 10 - Marzo 2003 - Anno 1

Bilbao: lo spazio likiniano


A Bilbao esiste uno spazio, nel pieno centro antico, che da anni svolge un incredibile lavoro di controinformazione e di distribuzione e vendita di materiale alternativo. Una libreria, una biblioteca, un archivio storico dei movimenti locali e internazionali: autoproduzioni musicali, testi di poesia e letteratura in lingua basca, riviste, fumetti, fanzine, libri di Malatesta, Cafiero, Durruti, Foucault, Chomsky, Negri…
Si chiama Likiniano e per coloro che sono interessati alla diffusione dei propri materiali è uno spazio aperto, uno spazio di libertà: 
LIKINIANO ELKARTEA, Ronda 12, 48005 BILBO. Tel/Fax 94/4790120. likiniano@ddt-liki.org

Incontro Xabin: lavora alla Liki. Ci sediamo e inziamo a parlare. 

Raccontami come nasce la libreria Likiniano.
Lo spazio Likiniano nasce 10 anni fà. L’attuale spazio dove siamo adesso lo viviamo da 7, quasi 8 anni. Collettivi e individualità di diversa impostazione politica, da tempo dentro l’esperienza del Gastetxe (centro sociale) di Bilbao, decidono di dar vita ad un nuovo spazio. Gente di diversa provenienza confluisce nel nuovo esperimento politico: gruppi giovanili autonomi, ecologisti impegnati nella lotta al nucleare, antimilitaristi, femministe, studenti, anarchici, comunisti…
L’idea era di aprire uno spazio in cui poter costruire un progetto stabile di vendita e distribuzione di libri, fanzine, dischi... insomma, materiale alternativo.

Come entra l’anarchismo?
L’anarchismo come tale non era definito come ideologia. Non abbiamo mai parlato di un solo anarchismo. Approfondire la realtà quotidiana utilizzando uno strumento semplice come un libro, una rivista, un volantino. L’idea era un pò questa… di non farsi assorbire da una ideologia. Sicuramente esistevano dei riferimenti ideologici: dal marxismo antiautoritario, contrario allo Stato, all’anarchismo d’azione, come ad esempio l’esperienza dei gruppi armati anarchici. O perché no, la lotta dei gruppi autonomi, specie l’esperienza dell’autonomia operaia.

Come si sviluppa l’analisi della questione nazionale?
L’ambiente che si crea attorno alla libreria Likiniano è fatto di compagni e compagne che avevano socializzato le proprie lotte durante gli anni 70 e primi anni 80. Anni in cui Euskal Herria era sottomessa non solo politicamente, ma anche socialmente e economicamente. 
Si, è vero: la CNT faceva bene a dire che tutti i nazionalismi sono negativi e a ribadire l’importanza dell’unità di classe. Quello che però rimaneva indigesto un pò a tutti era la rigidità di questa impostazione: in questo caso l’anarchismo della CNT si dimenticava di un contesto quotidiano di oppressione, direi particolare, come è il caso di Euskal Herria.
Inoltre, tieni presente che continuava ad esser viva l’esperienza delle lotte di liberazione nazionale degli anni ‘60 e ‘70 che univano il nazionalismo ad un programma rivoluzionario: il Vietnam, Malcolm X, le lotte di liberazione in Africa, insomma esempi di liberazione nazionale e sociale dei popoli. Iniziammo così a parlare del contesto autonomo della lotta di classe in Euskal Herria, partendo dalla convinzione che le forze rivoluzionarie presenti sul territorio basco dovessero promuovere un’azione di lotta che unisse la questione sociale a quella nazionale, radicalizzando entrambe le prospettive. Pensavamo che il pensiero libertario e antiautoritario dovesse aprirsi verso le tematiche dell’autodeterminazione e dell’indipendenza sostenendo, con le proprie pratiche, queste lotte per poi confrontarsi direttamente, magari anche scontrandosi, con quelle componenti politiche che lottavano sì per l’indipendenza ma con il chiaro proposito di costruire un altro stato.
Accettare dunque un’esigenza collettiva di autodeterminazione, decifrando il contesto di Euskal Herria e rivendicando a gran voce il diritto di un popolo ad essere popolo, un collettivo e una comunità, però senza uno stato. La Likiniano nasce quindi come spazio di riunione, di dibattito aperto tra persone che, separate nella propria militanza, discutevano della possibilità in positivo, di costruzione di un percorso rivoluzionario.

La Likiniano prosegue questo sforzo di discussione? 
Difficile stabilirlo. Ciascun movimento ha da tempo iniziato ad aprire i propri spazi: la Likiniano continua ad essere uno spazio di riferimento ma il dibattito si sposta e ognuno lo prosegue nella propria area di interesse. La libreria continua ad essere il luogo di incontro ma soprattutto di arrivo e distribuzione dei materiali.
Il gruppo che è rimasto nella Liki sostiene da solo lo sforzo di tenere aperto lo spazio vendita e la biblioteca. Abbiamo sacrificato molto la discussione e la militanza per permettere la diffusione.
Adesso stiamo in questo: quest’estate abbiamo iniziato un percorso di ricostruzione del gruppo interno.

Siete a rischio costante di chiusura?
Proprio questa mattina la Guardia Civil ha fatto irruzione nella redazione del quotidiano Egunkaria. Si parla di un giornale letto da quasi 50mila persone. Le notizie arrivano frammentate ma tutto lascia a intendere che è una chiusura vera e propria su ordine del governo spagnolo. Noi siamo stati a rischio per diversi mesi: da aprile a giugno 2002, siamo stati inclusi nella lista di Garzón. Nella serie di associazioni e gruppi politici definiti pericolosi ci siamo anche noi. Abbiamo attraversato un momento difficile: la minaccia sembrava passata ma con quello che è successo oggi, viviamo alla giornata. 

Ci sono altre esperienze come la vostra in Euskal Herria?
Si, a Vitoria-Gasteiz hanno aperto da pochi mesi lo Zapateneo, sul modello Likiniano. Anche a Pamplona si muovono per aprire uno spazio simile. Noi stessi ci siamo organizzati copiando da altri modelli, specie quello degli INFOSHOP di Amsterdam, di Berlino, di Amburgo... 

Il modello dell’infoshop...
Uno spazio come la Likiniano si mantiene grazie alla vendita dei libri e dei cd musicali. Attualmente ci lavorano, stipendiati, tre persone. 
La straordinaria crescita di materiali alternativi, dovuta specialmente all’uso di internet, ci ha imposto uno sforzo maggiore per difendere lo scambio di idee attraverso spazi anticommerciali. 
Sia chiaro: la cosa migliore è che le lotte e i materiali circolino nelle strade. Chiudiamo quando c’è una manifestazione, uno sciopero, un’azione… quando è necessario stare nella strada. Apriamo quando tutto finisce. 
Insomma: ci siamo sempre e, visti i tempi, non è poco…

Jacob


 

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