Numero 10 - Marzo 2003 - Anno 1 |
Valencia: L’ultima repressione A Valencia 3 anarchici sono in prigione dal 15 novembre 2002. Il 2 febbraio di quest’anno si è tenuta una giornata internazionale in loro solidarietà. La repressione che è stata attuata nella città di Valencia contro i movimenti che assumono posizioni critiche nei confronti del sistema, dimostra ancora una volta l’impunità con cui operano giudici, magistrati, forze dell’ordine e politici, i quali con le loro tasse, leggi e farse, operano mantenendo ciò che essi stessi definiscono “democrazia libera”, e nel contempo distruggendo chiunque tenti di resistere ai loro attacchi. Proprio in questo momento 3 persone sono in prigione solo per essere state coerenti con le proprie idee. La speculazione edilizia promossa da chi detiene il potere e trae guadagno da essa, ha favorito le grandi imprese edili e le agenzie immobiliari, lasciandoci indifesi di fronte agli abusi del capitalismo. Per colpa di questa situazione troviamo molte persone disoccupate o con un lavoro di merda, e in tali condizioni una casa costa un’ipoteca di molti anni. Questa aggressione ai danni dei lavoratori resterà impunita perché protetta dalla legge, e ogni tentativo di ribellione sarà sempre soffocato col carcere poiché il carcere e la repressione sono gli unici linguaggi di cui lo stato si serve per sopire le rivendicazioni del popolo. Per più di cento giorni tre giovani sono stati incarcerati, vittime di una montatura poliziesca, mediatica e giudiziaria. Martedì 26 novembre è stato rilasciato uno dei prigionieri; la libertà gli è costata 4000 €. Gli altri 3 si trovano ancora nelle carceri FIES, hanno accesso solo alla palestra ed è negato loro l’utilizzo di qualsiasi altro tipo di struttura all’interno della prigione, col conseguente restringimento di qualsiasi contatto con l’esterno, il controllo della corrispondenza e le visite solo dei parenti più stretti. Ora il caso è nelle mani del tribunale nazionale perché il tribunale regionale ha negato loro la libertà. Questo caso è usato come strumento politico visto che la corte non sta giudicando le azioni commesse ma sta montando una campagna contro le idee libertarie e contro tutte le persone che si ribellano. Le prove su cui si basa non sono per nulla fondate, visto che qualifica come atto terrorista la detenzione di libri, foto, cartelli e pubblicazioni, violando il più elementare diritto di libertà di espressione. Vogliamo la libertà immediata di queste persone, incarcerate senza prove in seguito a un’evidente montatura politica. Siamo anarchici, non criminali. Gli unici criminali e autentici delinquenti sono coloro i quali ci obbligano a vivere male per arricchirsi a nostre spese.Nessuna repressione, nessun carcere, nessuna legge fermeranno la nostra lotta contro ogni autorità e per la libertà.
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