Sulla rivoluzione
Ci si batte e si crede nella rivoluzione, nella possibilità di rovesciare l'ordine costituito, per ricreare una società che possa portare all’uguaglianza dei diritti e delle possibilità di ogni individui, un mondo senza sfruttamento, senza guerre e senza oppressione, dove nessuno debba rischiare di morire di fame.
Oggi lo stessa sistema di produzione non solo non soddisfa affatto le necessità di più dell'ottanta per cento della popolazione, ma sta distruggendo rapidamente il delicato equilibrio ecologico del pianeta, immettendo in quest'ultimo una massa di prodotti che non possono rientrare in nessun ciclo biologico, ma ne minano le basi e ne compromettono lo svolgersi. Più di cento anni fa il "grande filosofo" Marx, si è letteralmente spaccato il cervello, cercando di analizzare profondamente le cause della contraddittorietà del sistema e le possibilità di rovesciarlo.
Senza entrare nel merito delle sue analisi e disquisizioni, voglio fare delle considerazioni di carattere generale e sostanziale. Sullo stesso piano Marxista, ossia quello filosofico, si è nell'ultimo secolo approdati, a riflessioni molto interessanti. In filosofia si è capito che un identico processo (per es. quello storico), può essere giustificato con innumerevoli motivazioni, che partono da un particolare, generalizzandolo, senza che nessuna di queste giustificazioni possa essere, nella prospettiva scelta per l'analisi, ritenuta falsa. Questo cosa vuol dire? Vuol dire lasciare lo spazio al nichilismo o al relativismo? Dove ognuno può trarre qualsiasi conclusione, dovendo rinunciare ad arrivare a risposte più reali ed obiettive? Assolutamente no! L'errore non è nella realtà delle cose, ma nel carattere contraddittorio, convenzionale e limitante del linguaggio.
Mi spiego, il linguaggio per sua costituzione intrinseca (caratterizzata da un divario incolmabile tra logica e realtà), è destinato ad entrare in contraddizione: qualsiasi teoria, per il fatto stesso di essere una teoria, entra in contraddizione con se stessa, se spinta fino all'estremo delle sue affermazioni.
La teoria Marxista, si può riassumere alla nota affermazione, che non è la coscienza dell'uomo che determina il suo essere, ma viceversa è il suo essere sociale a determinare la sua coscienza. Da tale assunto poi, viene la teoria della lotta di classe e tutto il resto… Se si afferma, che le coscienze degli uomini sono determinate dal loro essere sociale, non si potrà negare che ad un tipo di estrazione sociale, dovrà consequenzialmente discendere un solo tipo di coscienza, altrimenti tale affermazione non avrebbe senso; ma discendendo dalla stessa estrazione sociale, un numero diversificatissimo di coscienze, ne consegue che l'assunto, che l'essere sociale determina la coscienza dell'uomo, è logicamente insostenibile e con esso, tutta la teoria marxista. A chi invece sostiene, che l'essere diversificato delle coscienze, conduce sempre in ultima analisi al fattore sociale, io rispondo che se così fosse, la teoria sarebbe insignificante poiché pur conoscendo l'essere sociale di un individuo, non potremmo dedurne la sua coscienza e comunque, non si dovrebbe avere necessariamente un irrigidimento in classi; quindi a che pro continuare a sostenere che l'essere sociale dell'uomo determina la sua coscienza?
Lungi dall'essere una teoria scientifica, il Marxismo assomiglia molto di più ad un messianesimo religioso, dove il proletariato rappresenta il popolo eletto che libererà il mondo, ed il comunismo il fine escatologico. I suoi presupposti sono solo assunti dogmatici, non hanno un riscontro coerente nella realtà. L'unica vera rivoluzione possibile, non ha bisogno di un unica classe ribelle e di una soluzione violenta, dove il comunismo dovrà aspettare prima, una risistemazione sociale da parte di una dittatura del popolo (contraddizione in termini); ma si basa su un autonomo riconoscimento della propria "libertà" ed "identità", all'interno di una società -come la nostra-, opprimente e vincolante nelle scelte, su un risveglio dei nostri sentimenti e dei nostri voleri più spontanei, sulla considerazione del prossimo senza troppa diffidenza. Si deve basare su un risveglio di coscienze, ogni singolo essere dovrebbe considerare se stesso e il suo volere, non vincolati ai valori di questa società, ma portare avanti nuovi valori, separandosi così dallo scorrere e dal funzionamento del sistema.
Francesco
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