Numero 11 - Aprile 2003 - Anno 2

Organizzazione, libertà, felicità


L'importanza dell'organizzazione per gli anarchici;
Sul tema dell'importanza dell'organizzazione per gli anarchici esiste già una vasta letteratura, a cui non intendo contribuire, rischiando solo di dire cose già dette. L'importanza a cui mi riferisco è il vantaggio che gli anarchici come individui trovano nell'organizzazione anarchica, il vantaggio che essa porta alla loro vita di tutti i giorni. L'ultimo contributo significativo lo ha dato Cosimo Scarinzi ne "L'enigma della transizione" (edizioni Zero In Condotta), anche se non si scosta dalla tradizionale interpretazione della militanza come sacrificio, riproponendo rimasticature tipiche del movimento del '77. Ora gli anarchici affermano che la causa della maggior parte dei mali di cui soffrono gli uomini deriva dalla cattiva organizzazione sociale, l'insieme degli anarchici (organizzati o meno) può essere considerato come un’organizzazione sociale in piccolo; da quanto abbiamo detto prima deriva che la cattiva organizzazione sociale degli anarchici accresce, ovviamente, le sofferenze di chi vi partecipa. Perché allora arrabattarsi per qualcosa che comunque riuscirà imperfetto, acuendo le nostre sofferenze che si andranno ad aggiungere a quelle che derivano dall'esistenza dei governi, della proprietà privata, a tutto ciò che caratterizza la società nel suo complesso? Siamo sicuri che il buon funzionamento dell'organizzazione degli anarchici sia sufficiente a diminuire le nostre sofferenze di ogni giorno?

L'organizzazione caratterizzata dalla libertà;
Per poter dare una risposta a questa domanda,  è opportuno ribadire ciò che caratterizza l'organizzazione anarchica: la libertà. Fin dal Congresso di Saint Imier, il rifiuto del principio di maggioranza impegna ogni membro dell'organizzazione a scegliere in prima persona, senza
delegare questo difficile ed impegnativo compito ad una maggioranza o addirittura ai rappresentanti di essa. Attraverso le sue varie trasformazioni, l'organizzazione anarchica si è sempre caratterizzata per la coerenza con questo principio.

Libertà;
Possiamo dare una definizione generale di libertà come la possibilità di scegliere, cioè la possibilità di compiere atti volontari. Questa definizione della libertà è solo apparentemente formale: se noi consideriamo, come comunemente vengono considerati, involontari gli atti compiuti per forza o per ignoranza, vediamo che la libertà non si dà se gli uomini non sono liberi se non sono privi di condizionamenti e se hanno gli strumenti culturali per fare scelte con cognizione di causa. Questi condizionamenti non sono solamente sociali, sono anche dettati dall' influenza dell'ambiente naturale. Il tema della libertà si pone quindi come tema sociale allorché si raggiunge uno sviluppo delle forze produttive tale da sottrarre l'uomo al condizionamento immediato delle forze naturali; allo stesso modo nella misura in cui la cultura cessa di essere proprietà esclusiva di una casta di chierici che se la tramandano per cooptazione, ma si basa sempre più sull'attività pratico-sensibile di tutti gli uomini, si creano le condizioni perché tutti, compatibilmente con l'organizzazione della società, possano aspirare ad appropriarsene. In particolare nell'attuale società l'immensa massa dei proletari è priva della libertà, in quanto per definizione il proletariato è determinato all'interno del processo di produzione capitalistico, ne esce continuamente come prodotto privo del possesso dei mezzi di produzione e di sussistenza, e vi partecipa, quando vi partecipa e non si limita a vegetare nell'esercito industriale di riserva, come fattore della produzione diretto dal capitalista o dai suoi funzionari. A questo punto possiamo definire un percorso che, partendo dalla conquista della disponibilità dei mezzi di produzione, dei mezzi di sussistenza e della cultura per tutti, passi per un'attuazione sostanziale e quindi sociale della libertà, che si traduca in un'adeguata organizzazione sociale, arrivi a mettere ciascuno in grado di scegliere ciò che ritiene essere il massimo bene.

Felicità;
Una definizione abbastanza semplice della felicità la caratterizza come ciò che si sceglie di per sé e non in vista di un altro bene. In questa definizione è implicata la possibilità di scegliere, quindi rimanda direttamente al problema della libertà; allo stesso tempo rimane impregiudicato che cosa rappresenti la felicità per ciascun essere umano, è difficile comunque che essa sia compatibile con qualsivoglia limitazione delle facoltà, fisiche o mentali; quindi rimanda a quella trasformazione sociale che è nelle aspettative di tutti gli anarchici. La felicità ha quindi come indispensabile premessa la libertà, sia come libertà dal bisogno, sia come libertà dall'ignoranza, sia nel senso più completo di libertà di scelta. L'organizzazione anarchica si caratterizza come organizzazione che si
basa sulla libertà individuale; quindi, a prescindere dalle condizioni materiali in cui si trova ad agire, la partecipazione ad un insieme di relazioni basate sulla libertà consente ai suoi membri il massimo di felicità possibile, proprio in quanto all'interno delle strutture formali dell' organizzazione è possibile applicare quel criterio di scelta che è la premessa della felicità.
La risposta alla domanda che ci siamo posti all'inizio non può essere quindi che partecipare all'organizzazione anarchica significa, al di là dei contenuti particolari dell'azione politica, di per sé diminuire le sofferenze di ogni giorno.

Tiziano Antonelli


 

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