Numero 11 - Aprile 2003 - Anno 2

Dal carcere militare di S. Maria Capua Vetere


Pur sepolti vivi nella struttura carceraria militare di S.Maria Capua Vetere, le nostre insofferenze all'ambiente delle caserme o per sfortunate circostanze, abbiamo avuto l'opportunità di leggere sul "Corriere di Caserta" a quali livelli possano spingersi la viltà, la corruzione, l'infamia delle persone che, investite dall'autorità, giocano e lucrano sulle vite degli esseri umani. In data 16 marzo il quotidiano locale diffonde in migliaia di copie, su tutto il territorio casertano, la notizia di un sanguinoso pestaggio mai avvenuto dentro il carcere del quale sarebbe rimasto vittima "un giovane ufficiale", un tenente, ricoverato d'urgenza all'ospedale di Capua e addirittura, in un secondo tempo, operato. Non credevamo ai nostri occhi.
Noi tutti, che quel giorno abbiamo assistito ad una scaramuccia verbale nata dalla provocazione di due forze dell'ordine detenute, dove non è volato un colpo ma solo tante offese, testimonianti la diversa natura delle componenti incarcerate qua dentro, disertori e guardie, abbiamo letto del pestaggio a un ufficiale. Egli era intervenuto a calmare gli animi e nessuno l’ha toccato, poiché si faceva scudo con decine di giovani caporali di leva. L'iniziale stupore per la menzogna si è trasformato in rabbia, la rabbia in ragionamento: costui, com'è d'abitudine fra coloro che "difendono l'ordine", vuole scroccare pensioni, invalidità, vitalizi, in una parola, soldi sonanti a spese dei malcapitati detenuti e ingannando la società tutta, in combutta con gli altri autorevoli personaggi la cui testimonianza vale più di quella dei normali cittadini, i medici, i giornalisti, i tutori dell'ordine. Impugnare la legge per noi sarebbe una beffa e un pericoloso controsenso, verremmo minacciati, rischiando di aggravare la nostra già delicata situazione. La legge è in mano ai più forti. Ma zitti non ci possiamo stare, tutti devono sapere, tutti devono cautelarsi contro questi sciacalli che rovinano la vita alla gente per pochi spiccioli, primi fra tutti i mai abbastanza vituperati giornalisti, mercanti di menzogne. Quattro di noi rischiano anni e anni di prigione per questa pagliacciata. Grazie dell'attenzione. "Ci avete tolto la libertà ma ci è rimasta la dignità"

Alcuni detenuti del carcere militare di S.Maria Capua Vetere


 

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