Numero 13 - Giugno 2003 - Anno 2

In ricordo di Novatore


“è questa la fine. Egli scompare all’ombra del sospetto, imperscrutabile nel cuore, dimenticato, non perdonato, ed estremamente romantico”. Joseph Conrad - Lord Jim.
All’interno del panorama storico del ventesimo secolo, vi sono uomini e donne i cui nomi sono per lo più ignoti a tutti. Eppure alcune di queste persone hanno vissuto intensamente la propria vita, a volte sacrificandosi per uno scopo o un ideale. Non avendo però inciso sull’evolversi degli eventi, il loro sacrificio e il loro impegno è destinato a finire nel dimenticatoio. La narrativa della “macrostoria”, da sempre intenta nel dare risposte logiche alle cause che scatenano una consequenzialità degli eventi, non ha il tempo e il modo di occuparsi della cosiddetta “gente minuta”. Questa, comunque, forma la gran parte della specie umana. Di questi uomini non rimane che il ricordo geloso dei familiari, degli amici più intimi nonché qualche impolverata carta negli uffici comunali dell’anagrafe e, a volte, del casellario politico. Le vicende che mi accingo a narrare fanno parte anch’esse della “microstoria” o storia con la ‘s’ minuscola, troppo insignificanti per entrare nel novero della storia che conta.
Ci rimangono pochi documenti utili per tracciare la vita di Abele Ricieri Ferrari, in arte Renzo Novatore, poeta anarchico e uomo d’azione. Nato ad Arcola il 12 maggio del 1890 da una famiglia di origini contadine, si dimostra, sin dalla tenera età, particolarmente refrattario alla disciplina scolastica e, dopo aver frequentato per pochi mesi la prima elementare, si ritira dagli studi per aiutare il padre nel lavoro nei campi. L’abbandono dell’istituzione scolastica però non frena la sua voglia di sapere né la sua sete di conoscenza. Renzo infatti, autodidatta, legge con foga e disordinatamente le opere di Wilde, Pisacane, Cattaneo, Ibsen e soprattutto Stirner e Nietzsche. Sono probabilmente queste ultime letture, particolarmente in voga in quel periodo, e l’ambiente culturale dell’Italia di inizio secolo, a fare di Renzo Novatore uno dei più noti anarchici individualisti che la storia ricordi.
Grazie allo studio degli autori da lui prediletti, sviluppa uno spiccato senso critico che gli permette di non essere condizionato dal pensiero altrui. Si avvicina così agli ideali anarchici, contrapponendosi però a quei grandi pensatori non individualisti, come Fabbri, Malatesta, Berneri che stavano “con il popolo e nel popolo” (come ci riferisce il testo di M. Novelli “cavalieri del nulla”).
Auro D’arcola, amico d’infanzia del Novatore, ci riferisce come questi sin dal periodo adolescenziale, frequentasse circoli e ritrovi per adulti, a differenza dei suoi coetanei. Sarà egli stesso a lamentarsi in seguito di “non aver avuto una spensierata fanciullezza”.
La sua avversione per i poteri forti che reggevano con l’inganno la società, si manifesta ben presto. La notte tra il 15 e il 16 maggio del 1910 va a fuoco la chiesa della Madonna degli Angeli di Arcola. L’indice è puntato su una decina di ragazzi del luogo, tra cui Renzo.
Arrestato, dopo tre mesi di carcere viene processato, assolto e scarcerato. Chi nel paese pensa che si tratti di una bravata fatta da ragazzi, dovrà col tempo ricredersi. Infatti questo non è che il primo anello di una lunga e pesante catena di cui il Novatore sentirà tutto il peso fino a rimanerne schiacciato.
Tragicamente coerente, anticonformista e intransigente come pochi, matura un acuto spirito ribelle. Il suo pensiero e le sue azioni si collocano in un quadro storico convulso e travagliato. Infatti l’Italia, sull’orlo del primo conflitto mondiale, è divisa tra spinte interventiste e sentimenti neutralisti.
Lo stesso movimento anarchico risente il peso di questa situazione. Da una parte coloro che considerano la guerra come frutto perverso degli stati, del capitale borghese e del dispotismo, dall’altra coloro che ritengono una necessità l’impegno bellico contro le potenze più conservatrici d’Europa.
Di questa ultima schiera fanno parte quasi tutti gli anarchici individualisti. Ma Novatore, ed è quì la peculiarità del suo pensiero, comprende che l’adesione anarchica al conflitto porterebbe all’indebolimento dell’idea.
Dichiaratosi fermamente contro la guerra, è condannato a morte il 31 ottobre 1918, in quanto disertore. Successivamente è amnistiato e partecipa attivamente ai moti rivoluzionari del giugno ‘19 a La Spezia. Seguiranno nuove agitazioni, nuovi arresti, condanne e amnistie.
Parallelamente all’azione diretta non disdegna una discreta attività intellettuale ed editoriale. Fonda, durante il biennio rosso, la rivista avanguardista “Vertice” di cui è coredattore il pittore anarchico futurista G. Governato. Nel ‘21 viene alla luce l’opera più nota, “Verso il nulla creatore”, una raccolta di poesie nelle quali il Novatore si scaglia contro fascismo, democrazia, socialismo e soprattutto contro il cattolicesimo che attacca con furia iconoclasta perchè colpevole di aver represso l’individuo e aver portato al decadimento dell’io.
Tematiche queste presenti su numerosi giornali anarchici dell’epoca come ad esempio il Libertario, Cronaca sovversiva, L’iconoclasta, ecc. Proprio su uno di questi si scatena la polemica con Camillo Berneri, definito dal Novatore “socialistoide epilettico, bavoso gesuita settario”. Questo contrasto è comprensibile se si prova a raffrontare i due pensieri politici e le due differenti metodologie d’azione nel tessuto sociale.
Renzo Novatore nutre poca fiducia nelle masse e nella loro potenzialità rivoluzionaria; Berneri invece ritiene che attraverso il metodo educazionista e gradualista si possano creare i presupposti per l’insurrezione popolare.
Il giovane anarchico di Arcola non ha intenzione di aspettare che le masse siano pronte al grande passo e decide così di continuare, da solo, la marcia “verso la grande e sublime conquista del nulla”.
Con l’ascesa del fascismo Renzo, come molti altri anarchici, ha dinanzi a se una serie di possibilità di scelta. Può aderire per convenienza e quieto vivere al fascismo, entrare in una condizione di dormiveglia politica e attendere tempi migliori oppure contrastare con determinazione e audacia il fascismo stesso. La sua indomabile vocazione ribelle e la quasi ventennale militanza lo portano a percorrere quest’ultima strada. I fascisti lo temono e lo vogliono morto.
Nell’estate del ’22 gli squadristi assaltano la sua casa, si difende sparando e lanciando bombe riuscendo così a guadagnare una via di fuga. Da questo momento la sua vita cambia radicalmente e si avvia verso un lento ma inevitabile declino. La sua vita s’intreccia con quella del noto anarchico espropriatore Santo Decimo Pollastri.
Nel luglio del ’22 assalgono, insieme ad altri compagni, una banca. Ne nasce un conflitto a fuoco a causa del quale perde la vita il ragioniere Achille Casalegno.
Colpito da mandato di cattura, Renzo è costretto a rifugiarsi in svariati posti per sfuggire ai fascisti e alle forze dell’ordine. Ma questa sua latitanza dura poco. Il 29 novembre a Teglia, presso Genova, mentre si trova in compagnia del pollastri in un’osteria, viene riconosciuto da una pattuglia di carabinieri. Nel tentativo di scappare è colpito a morte dall’arma di un gendarme. Sul suo corpo vengono ritrovate due pistole, una bomba sipe e un anello con il cianuro nel castone.
Il Pollastri riesce invece a fuggire. Le cronache italiane lo etichetteranno poi come il “Bonnot italiano” o “il terrore di Novi Ligure”.
Così ha fine la breve ma intensa storia del poeta anarchico Renzo Novatore, un uomo che nel teatro della vita non è rimasto seduto in platea ma, salito sul palcoscenico, ha recitato la sua parte fino in fondo. Di questo autentico rivoluzionario non resta che il ricordo dei parenti, di qualche anarchico rimastogli amico e quella scritta di mano ignota apparsa sulla sua lapide che così recitava: “Renzo Novatore, fratello caduto, ti vendicheremo”.

Oscar Greco


 

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