Libera vive !
Voglio semplicemente fare un resoconto della mia esperienza diretta vissuta a Libera, lo spazio sociale anarchico di Modena. Questo è un ottimo modo per parlare dell’autogestione nonché informare, chi ancora non lo sapesse, del pericolo che corre Libera.
Il comune di Modena ha infatti deciso di raderla al suolo per costruire lì e nelle campagne circostanti (località Marzaglia) un “bellissimo” autodromo, con una sfavillante pista prove di 12 metri, un centro commerciale, un ristorante chic con annessa foresteria nonché l’immancabile museo su Enzo Ferrari. Questo è quanto è stato detto e mostrato alla presentazione del progetto. Poi, il comune col fiato sul collo (perché i compagni di Libera insieme ad altri hanno fatto scoppiare il caso!) ha pensato bene di rivisitare il progetto togliendo il centro commerciale e ridimensionando un pò quella bella vetrina commerciale-danarosa!!!!
I compagni di Libera si sono messi in moto e da più di un mese stanno raccogliendo appoggi, collaborazioni, sostegni (attraverso cortei di protesta, critical mass, feste, ecc…). Più sono le persone a protestare, a creare “il caso” e meglio è per Libera e Marzaglia. È chiaro che non stiamo parlando solo di Libera, stiamo parlando di una zona di campagna dove vivono altre persone e che già è martoriata a sufficienza da aeroporto, mezzi pesanti, TAV in costruzione…
…PURE LA PISTA ADESSO?? E A CHE PREZZO??
A costo di distruggere un ecosistema, aggiungendo a questo il rovinoso effetto della pista sia come inquinamento acustico che di gas? Scacciando delle persone dalla propria casa che, per quanto riguarda Libera, comprende un enorme e variegato orto biologico frutto dell’impegno e dell’amore dei compagni; l’aver sistemato tutto il casolare da soli e con materiale di riciclo; l’aver iniziato una politica di autogestione e assemblea col coinvolgimento di tutti quelli che vogliono partecipare?
Eh si! Perché la grande importanza di una esperienza come Libera consiste nella grande possibilità d’autogestirsi: quella situazione in cui sei tu a prendere in mano la tua vita e a decidere come meglio viverla.
Libera non è una comune, è uno spazio sociale rivolto alla realtà in cui vive: la gente di Modena ha la possibilità di partecipare alla costruzione di un spazio/luogo libero, riflettendo così su come vuole vivere (scegliendolo però!) sia la propria vita che le relazioni con gli altri.
Assaggiare l’autogestione ti fa percepire quanto vi è d’inespresso e passivo in ognuno di noi, che poi ci rende insoddisfatti e depressi col passare degli anni. Rompere questo muro di gomma attraverso le pratiche assembleari, mettendosi in gioco in primis, responsabilizzandosi, organizzando e vivendo in comune significa esserci e prendere davvero coscienza di sé e del mondo e di cosa e come si vuole starci a questo mondo. E scusate se è poco!!!
Personalmente ho assaporato i momenti decisionali e di confronto delle assemblee, le feste autorganizzate in cui trovano spazio tanti gruppi locali, le preparazioni per i cortei e le manifestazioni, la costruzione/ristrutturazione della casa.
Vivere in comune con tante persone diverse non è affatto semplice, ma rendersi conto della straordinaria libertà anarchica, della possibilità di fare/creare, ospitare, credere e lottare per gli spazi autonomi è una grande ricchezza. Un modo per crescere, per diventare attivi anziché passivamente avviliti, pretendendo quello che ci libera e rifiutando ciò che ci opprime. Autogestirsi è l’esatto contrario dell’apatia sociale con cui si trascorre solitamente la vita; è spegnere la tv per accendere il nostro cervello e le idee; è stare bene al mondo perché si condividono contenuti con persone anche molto diverse da se; è stare bene al mondo anche perché non c’è nessun motivo valido per essere continuamente tristi e avvilire gli altri; è non avere mai più paura di esprimersi né di rifiutare quello che ci viene imposto socialmente; è diventare indipendenti, coscienti dei problemi che abbiamo intorno e cominciando ad attaccare quello che non ci va…perché è della libertà che stiamo parlando! E la libertà parte prima dentro di noi e poi si trasferisce nel mondo che vogliamo, sempre meno militare e sempre meno autoritario, dove ognuno cominci riflettere su ciò che fa e sull’utilità.
Questo per me è sfruttare bene la propria vita e, anche se so con certezza che non è quello che sperano i miei genitori, la mia libertà consiste anche in questo sganciarsi dalle loro aspettative, aspettative che incatenano molti ragazzi. Io voglio vivere l’autogestione, per questo Libera deve vivere e con lei altre cento nuove Libera……non lasciamo che il sistema ci soffochi continuamente e l’unico ossigeno a nostra disposizione sono gli spazi autogestiti.
Silvia
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