da "Contropotere - giornale anarchico" numero 17 - Novembre 2003 - anno 2

La Bolivia al bivio


Gli avvenimenti recenti in Bolivia sono nel contesto di un processo di emergenza di nuovi attori sociali: risveglio indigeno, i piccoli commercianti autonomi e del settore informale, i contadini, siano essi coltivatori di coca o no, sono le nuove forze vive.
Durante le Giornate Anarchiche di Porto Alegre del 2001, abbiamo analizzato ed illustrato, il fatto che - negli anni a venire - i conflitti sociali della Bolivia avrebbero un rapporto con lo scontro d'interessi tra i popoli indigeni e contadini e le concessioni del gas.
Questo momento è arrivato, benché non si sia avuta l'accumulazione di forze necessaria e desiderabile, sono tuttavia in corso dei processi che sono in via di sviluppo.
I fatti si sono scatenati a partire da una serie di conflitti settoriali nelle varie regioni del paese; senza dubbio la scintilla si accese a partire dalla contestazione ed uno sciopero della fame degli indigeni e dei contadini del Piano Alto, che esigevano la libertà di un dirigente detenuto, mentre in altre zone del paese, plurimi conflitti vari seguivano il loro coro. L'arroganza e la criminalità con le quali il governo era pronto a dare prova erano tali che questo, mentre il dirigente indigeno veniva messo in libertà e gli indigeni dell'ovest della Bolivia si stavano ritirando, dà ordine all'esercito di mettere a ferro e fuoco la comunità di Warisata, provocando un massacro. È importante sapere che Warisata è una comunità con una straordinaria tradizione di autogestione che ha dato avvio ad un modello di educazione autogestita negli anni ‘30. A partire da questo momento la radicalizzazione e l'intensificazione delle forme di contestazione aumenterà in maniera inevitabile ed in crescita esponenziale.
È curioso che tutto questo accada quando i dirigenti indigeni dell'Altiplano (Mallku ed il suo oppositore Loayza), erano severamente messi in discussione dalle loro rispettive basi, sulla base di presunte trattative a proposito del pagamento dell'elettricità nelle comunità ed altri fatti di corruzione. La stessa cosa succedeva con Evo Morales (leader dei contadini coltivatori di coca), il quale aveva seriamente rischiato di perdere la direzione delle ermetiche federazioni dei contadini del Chapare (il suo bastione), che cominciavano a non riconoscergli il suo ruolo di capo a partire dal momento in cui egli si sottometteva al “fidel-chavismo”, che intanto ha scatenato un'offensiva politica nel sub-continente. Un mese fa, Morales aveva evitato che il suo partito (MAS - movimento verso il socialismo) consumasse la rottura tra i settori indigeni che avevano accettato di integrarsi e gli alti comandanti contadini del partito, una rottura che non si è dissipata e che persiste soltanto allo stato latente. Infatti, i deputati indigeni del MAS, avevano annunciato la scissione dal partito ed il ritorno dei deputati indigeni alla base.
In mezzo a questa confusione, il massacro di Warisata nell'Altiplano Aimara (i contadini coltivatori di coca non avevano quasi nemmeno partecipato a queste rivolte), ha dato ossigeno ai dirigenti qui menzionati e tutti e due hanno potuto rafforzarsi politicamente, di fronte all'opinione pubblica.
La situazione è diventata incontrollabile per i partiti politici, dato che alcuni settori sociali interi, e non più solamente raggruppamenti, istituzioni, etc., manifestavano nelle strade.
Da questo ha tratto massimo profitto il capo supremo della fu potente COB (Centrale operaia boliviana) che ha fatto un appello a tutti i settori quando già tutti i settori - le miniere di Oruro, trasportatori di dinamite inclusi - avevano preso la decisione di mobilitarsi in solidarietà con le vittime ed esigevano le dimissioni del presidente Lozada.
Questo ha mostrato chiaramente che le basi avevano sopravanzato i loro dirigenti. Per il momento hanno messo da parte le rivendicazioni settoriali e le parole d'ordine sono solamente due:
* Il gas appartiene ai boliviani
* Dimissioni immediate del presidente
Così, una città come El Alto (dove i nostri compagni hanno una presenza attiva e militante), situata a 1000 metri d'altitudine sopra La Paz, ha iniziato una marcia e si è sollevata esigendo le dimissioni ed ha subito un massacro (domenica). A partire da questo momento, il conflitto si è generalizzato, con degli scioperi della fame iniziati da settori delle classi medie, del clero, degli impiegati e degli studenti, si sono formati dei picchetti in tutto il paese (attualmente, più di 150), che rievocano il 1978, quando le donne dei minatori hanno cominciato uno sciopero della fame che si è esteso e che ha finito per far cadere il dittatore Banzer.
A ciò si aggiunge il 34° anniversario della seconda nazionalizzazione del petrolio e del gas, che erano detenuti dalla Gulf Oil (la prima fu in luglio 1937, contro la Standard Oil, dopo la guerra del Chaco), in una lotta portata avanti da uno dei combattenti sociali più ammirati di Bolivia: Marcelo Quiroga Santa Cruz, assassinato durante il golpe di de García Mesa.
Con il 70% della popolazione che scendeva in piazza, si può parlare soltanto di una vera e propria ribellione popolare a carattere insurrezionale senza tuttavia un progetto sociale, né tanto meno la possibilità di trasformarsi, in una vera rivoluzione.
Da parte loro, l'opposizione politica e i suoi dirigenti ri-ossigenati hanno ripreso l'offensiva, con la loro pretesa santa trinità:
* Assemblea Costituente
* Referendum sul gas
* Modificazione della Legge degli idrocarburi
Riguardo a questi punti, la nostra posizione come anarchici è la seguente:
* Malgrado le nostre divergenze con i loro dirigenti, noi abbiamo stabilito il principio del “Massimo consenso” con tutte le forze sociali e politiche popolari e di opposizione.
* Accettare l'Assemblea Costituente ma basata sul modello partecipativo ed orizzontale della COB ai tempi della sua fondazione, quando tutti i settori e tutti i cittadini vi trovavano posto.
* Questa deve servire come spazio utile al processo di accumulazione delle forze sociali; di esperienze politiche; di conoscenza e apprendimento dei processi produttivi attuali; di prese di posizione e di dibattiti plurali sul contesto nazionale, regionale e internazionale, allo scopo di sviluppare completamente un processo di autogestione dell'economia e delle risorse naturali.
Tuttavia, non è la prima esperienza in questo senso che il popolo boliviano ha vissuto ed una delle possibilità è che questa Costituente diventi uno spazio altamente conflittuale - come nel 1971 - dove settori reazionari e padronali bloccherebbero tutte le iniziative, così la Costituente può divenire un processo frustrante e trovare uno sbocco in avventure totalitarie o dittatoriali.
Quanto al referendum sul gas, esso non ha un carattere solamente politico, poiché:
* Bisogna continuare a lavorare e a sviluppare la coscienza nei diversi settori, al fine di evitar che “nazionalizzare” il gas, significhi STATALIZZARE il gas.
* Autogestione delle risorse naturali: il gas e tutte le risorse naturali, devono essere autogestite, consentendo la partecipazione di tutti i settori nella definizione di politiche generali, stabilendo quelle priorità di cui beneficeranno le comunità indigene, i cui territori ancestrali contengono tali risorse.
Noi riteniamo che sia importante creare una rete di comunicazione dei e per i settori popolari, (sull'esempio delle radio miniere dell'epoca, dirette dal nostro compagno Líber Forti) che possa informare in tempo utile, appoggiando iniziative di educazione popolare e informazione e creando delle istanze, dei dibattiti e delle discussioni pubblici.
Quanto alla Legge sugli idrocarburi, non c'è dubbio che essa sia stata fatta per permettere il profitto dei petrolieri (ed in sussidio ai grandi proprietari fondiari allevatori di bovini) ed in pregiudizio della titolarizzazione e del riconoscimento dei territori di origine indigena, il che implica piuttosto che modificarla, essa deve essere eliminata e bisogna costruire attraverso il consenso una nuova legge che tenga conto di questi principi di base.
Mentre stiamo scrivendo queste considerazioni, Lozada sta preparando la sua fuga, a La Paz 100.000 persone discutono come bisogna proseguire, in una specie di assemblea aperta.

Per una Bolivia libera e autogestita
Salute e anarchia.

Quilombo Libertario traduzione di stecunga/fdca


 

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