da "Contropotere - giornale anarchico" numero 17 - Novembre 2003 - anno 2 |
Comunicato sugli scontri del 25 ottobre a Rebibbia Sabato 25 ottobre è stato indetto, sotto Regina Coeli, un presidio in solidarietà con Massimo Leonardi, arrestato la settimana precedente in seguito ai fatti del corteo del 4 ottobre. Nelle prime ore del pomeriggio si è venuti a conoscenza del suo trasferimento al carcere di Rebibbia. Si è deciso di mantenere l’appun-tamento in precedenza dato, sia per essere visibili nel centro della città che per permettere ai compagni di concentransi e spostarsi verso Rebibbia. I primi arrivati si sono trovati davanti un imponente schieramento di polizia e carabinieri, che da subito hanno manifestato la propria intenzione provocatoria e premeditatamente repressiva chiudendoci sul ponte antistante e intimandoci di sciogliere il presidio. Dopo mezz’ora di megafonaggio, cori e striscioni in solidarietà con Massimo e con tutti i prigionieri, si è deciso di muoversi verso la stazione metro di Rebibbia. Allo stesso appuntamento si sono ovviamente presentate anche le forze dell’ordine. Dopo circa un’ora di presenza comunicativa nel piazzale di fronte alla metro, le circa 150 persone confluite, decidono di avanzare verso il carcere. L’avanzata della sbirraglia non si è fatta attendere e dopo pochi minuti è partita una carica a freddo, che ci ha costretto a disperderci per il quartiere, difendendoci con barricate di cassonetti e lancio di petardi, e a subire per più di un´ora una vera e propria caccia all’uomo. Questa operazione ha portato al fermo e al successivo arresto di 14 tra compagni e compagne, i primi trasferiti a Regina Coeli e le seconde a Rebibbia. Subiranno un processo per direttissima nella mattinata di lunedì 27 ottobre al tribunale di Piazzale Clodio, con l’accusa di manifestazione non autorizzata, resistenza e lesioni. Ciò che abbiamo vissuto sabato, rientra nell’ondata repressiva che nell’ultimo mese ha colpito trasversalmente varie realtà antistituzionali ed anticapitaliste su scala nazionale. È evidente l’intenzione di isolare ed accerchiare chi non accetta questa quotidianità liberticida di sfruttamento e mercificazione dell’esistenza. Ciò colpisce non solo i compagni ma tutti i proletari e tutti gli sfruttati di questo mondo che ogni giorno vedono peggiorare le loro condizioni. L’accerchiamento che sabato abbiamo sperimentato fisicamente sulla nostra pelle viaggia in parallelo con il processo di isolamento dal tessuto sociale di tutte quelle realtà ed individualità che continuano a praticare una conflittualità irrecuperabile a qualsiasi dinamica democratica e filo-istituzionale.
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