Dittatura democratica
Una delle eclatanti prove dell'avvento di una dittatura è il coro unanime di ragli, belati e muggiti che si leva - a comando - dall'apparato di stampa e propaganda ovvero dai mass media, controllati da un potere unico, quando esso lo ritenga necessario, o anche solo opportuno. In Italia non tutte le tv e non tutti i giornali sono controllati dallo stesso padrone, come sostiene strumentalmente la sinistra al gran completo. Ma fa lo stesso.
La sinistra
La sinistra istituzionale non esprime alcuna contestazione sostanziale delle principali direttive del governo di destra. Ed estremamente fievole è la voce della sinistra extraistituzionale, indebolita ideologicamente dal tracollo dei regimi comunisti che non rinnega, e nel concreto, dal deserto che le ha creato intorno la sinistra istituzionale, nutrendosi di lei.
Numerosissimi gli extra-parlamentari che sono sempre più precocemente ex, metabolizzati nei quadri, nei voti, nelle cooperative, nelle tessere di partito o di sindacato o anche solo in opinione di sinistra. Una tenebra senza sogni.
Clamorosa l'italianissima sistematizzazione di questa tendenza compromissoria rappresentata generosamente dai disobbedienti, un movimento para-istituzionale dilaniato da un rebus: presentarsi come partito (massima ambizione), oppure aderire ad un partito tardo comunista come Rifondazione, che attende a braccia aperte, o rimanere a bagnomaria nel limbo frustrante (per i leader) e debilitante - numericamente - di movimento.
Sulla libertà
È proprio sull'attacco frontale alla libertà individuale che l'opposizione istituzionale di sinistra svanisce. Qui il silenzio è tombale ed inevitabile, poiché‚ gli intenti della destra e della sinistra coincidono nella sostanza.
Le principali proposte liberticide della destra passano lisce come l'olio, senza opposizione alcuna, anzi con l'acquiescenza se non con l'aperto consenso e partecipazione di una sinistra che storicamente mastica ben poco di libertà, una parola adatta solo per vuoti slogan.
Ultimo clamoroso esempio. Il regime di destra arresta uno sparuto gruppo di donne e uomini, di cui alcuni si dichiarano delle Brigate Rosse, in occasione dello Sciopero Generale che doveva costituire il culmine della contestazione al governo affamatore, cancellandolo dai media. Non solo, ma il governo continua a sventolare lo spauracchio dell'emergenza terroristica per oscurare i veri problemi sociali e indice una manifestazione unitaria contro il terrorismo. La sinistra democratica non denuncia il trucco ma aderisce e va a far numero avallando la tesi dell'Emergenza.
Senza opposizione anche l'estensione del concetto di terrorismo agli anarchici, bruttissimo sintomo, malattia grave per la libertà di tutti.
Senza opposizione l'invio di truppe d'occupazione in Iraq. Gli “eroici” carabinieri, sui cui cadaveri, l'apparato di stampa e propaganda costruisce il grande spettacolo della totale adesione al regime. Qualcuno si stupisce? Ma no! L'estensione del concetto di terrorismo agli anarchici è stato promosso e sviluppato energicamente sotto i governi di sinistra (Ros-Marini, Lupi Grigi) e da magistrati che si dichiarano di sinistra (Marini e Laudi). Si sa, la sinistra ama gli anarchici ma li preferisce morti o in galera.
Inoltre, fu proprio l'ex partito comunista italiano, nella sua componente maggioritaria DS e minoritaria dei Comunisti Italiani, allora al governo, a patrocinare l'adesione italiana alla guerra nel Kosovo (contro il regime comunista serbo) attivando l'utilizzo assassino delle basi NATO in Italia da parte degli USA, senza che fosse ancora stato deciso dalla NATO, dopo aver fatto gridare in piazza per 40 anni, fuori la NATO dall'Italia, fuori l'Italia dalla NATO.
Anche per quel che riguarda il carcere, la destra realizza i progetti della sinistra. Prendendo a spunto il miliardesimo pestaggio collettivo in carcere (in Sardegna), che non si era potuto nascondere come gli altri, il ministro DS Fassino rovescia la frittata in diretta e svela il programma per la costruzione di decine di nuovi carceri.
Berlusconi risponde con il suo slogan pragmatico “Fatto”. E le polizie più numerose d'Europa, nostro glorioso primato di libertà, insieme a quello dei parlamentari più pagati del mondo, non sono certo un parto estemporaneo di un governo di destra; c'erano già, ora spiegano tutta la loro potenza.
L'ultima novità è costituita da una legge oscurantista e galerosa, che attacca frontalmente le poche residue libertà individuali, viene proposta direttamente dal tardo-fascista Fini, sulle tracce del compagno Craxi (sotto il cui patronato fu varata la legge precedente). È la legge sugli stupefacenti che equipara, sul piano penale, consumatori e spacciatori. Siamo certi che grazie al moralismo bacchettone della sinistra ufficiale, anche qui non ci sarà contestazione. Ultimo clamoroso capitolo di connivenza liberticida “sinistra-destra” riguarda l'abbattimento del “diritto di sciopero”. Fra le libertà negate nella “repubblica democratica fondata sul lavoro”, c’è quella di far sciopero. Altro che diritto! Le regolamentazioni burocratiche elaborate dai governi di sinistra hanno lasciato spazio soltanto ai sindacati di stato CGIL, CISL e UIL cercando di soffocare ogni voce diversa. I risultati si vedono.
I tranvieri, per ottenere quel che sarebbe loro dovuto, sono ricorsi a forme di lotta illegali, come lo sciopero selvaggio, che pare abbiano praticato con gusto e partecipazione, anche dopo che i confederali avevano sottoscritto il solito contratto bidone. Adesso hanno buon gioco il ministro degli interni ed i suoi emissari (prefetti) a far la voce grossa ed il cipiglio truce, ad attuare e minacciare una repressione sempre più pesante nei confronti di “minoranze di lavoratori” che gli irritatissimi bonzi sindacali non esitano a definire “criminali”.
La vera lotta
Secondo la tetra tradizione marxista, la vera opposizione alla destra rampante, sempre più salda e arrogante al potere, è soltanto economicistica. Ci annunciano scontro politico per salvare ciò che resta delle pensioni che i “liberisti” al governo vogliono papparsi e forse contro l'abbattimento del potere d'acquisto dei salari che, dopo la grande truffa dell'Euro, ha immiserito mezza Europa. DS e CGIL “combatteranno” anche per mitigare lo smantellamento della scuola pubblica dovuto alla controriforma del Ministro Letizia Moratti che fa piovere sul bagnato, favorendo ricchi e preti (vedi sovvenzioni alle scuole private), senza usufruire di zoccoli duri ma ben sprofondati nel letamaio del “concorsone” proposto dal predecessore di sinistra della Moratti, certo Berlinguer. “Alternativa” che fa riflettere. Sull'esito di queste lotte, e ancor di più sulla loro stessa motivazione, c’è da dubitare fortemente. I sindacati di Stato CGIL CISL UIL che tanto si sono battuti per privare persino della possibilità di esprimersi chiunque altro, abbandonate le fantasticherie sulla cogestione e concertazione, sono pronti a vendersi tutto pur di garantirsi la propria sopravvivenza.
Ma quale federalismo?
Dai programmi incontrastati del grande capitale, che trova una fedele espressione nel governo di Berlusconi, sono penalizzati persino gli alleati Leghisti che vedono allontanarsi di fronte alla radicatissima tradizione centralista italiana, sia di destra che di sinistra, ogni speranza di federalismo. Non interessa al grande capitale. Non solo, ma la legge finanziaria spoglia gli enti locali. I discepoli di Dario Fo, profeta della misteriosa Padania, dovranno attendere un altro pò, mentre il loro leader politico sproloquia da Roma.
Il tabù e il piatto di lenticchie
La sinistra democratica rinnega i suoi fondamenti radicali per un pugno di poltrone nel regime che fino a non molto tempo fa diceva di voler rovesciare (il piatto di lenticchie). Così l'argomento tabù resta tale. Toccherebbe essere più radicali per poterlo affrontare, ma si è appena finito di rinnegare il passato marxista, leninista e stalinista, in favore di posizioni vagamente socialdemocratiche. È così che assistiamo al revival delle pietose lagne di sinistra sul calo della produzione. Proprio quando quasi tutti si sono resi conto che una produzione capitalistica dissennata di merci inutili e dannose ha avvelenato e sommerso il pianeta. Invocare come una panacea l'aumento della produzione, a questo punto è folle. Ma pur di non toccare il tabù capitalista, la sinistra è pronta a passare per conservatrice e ad intonare vecchie litanie. Eppure i politici di sinistra sanno che la ricaduta di benessere sui mitici lavoratori, anche se riesplodesse la piaga dell'espansione produttiva, grazie all'automazione-informatizzazione, sarebbe sempre minore, e che nell'epoca del mercato globale, comunque si andrà incontro ad una terzomondizzazione dell'Europa. Il tabù rimane intatto, addirittura innominabile, si chiama “redistribuzione delle ricchezze”. Ma si chiama anche ridiscussione radicale dell'idea stessa di produzione. Una ridiscussione, che se assennata, presuppone un immenso lavoro distruttivo di tutto ciò che attualmente è produzione. La sinistra istituzionale per evidenti calcoli di autoconservazione si allea coi suoi avversari più pericolosi, non vuole assolutamente turbarli ed è pronta a sacrificare molto per questo, prima di tutto il nucleo base del suo pensiero e naturalmente i lavoratori. Paradossalmente, proprio dopo l'abiura liberatrice, le origini autoritarie del pensiero di sinistra si svelano intatte e si esaltano contrapponendosi in modo inadeguato agli autoritari dichiarati della destra. Tutto è perduto, anche l'onore.
La destra “costretta” a misure estreme
L'opposizione non si oppone e non incanala più lo scontento generale - sterilizzandolo - rifiuta di utilizzare gli ottimi argomenti che le vengono proposti dalla gestione bestiale del potere della destra, da Carlo Giuliani in poi. Anche in questo caso i carabinieri galvanizzati dal ministro di destra sparano e uccidono ad una manifestazione - il G8 - promossa dalla sinistra.
Il governo si vede “costretto” ad adottare misure per controllare una situazione esplosiva che potrebbe degenerare in breve, fuori dal controllo istituzionale di partiti e sindacati - spontaneamente - per il malcontento dilagante.
Lo spettacolo della repressione
Come gestisce la destra lo spettacolo della repressione è sotto gli occhi di tutti, ma richiede che sia compreso bene e in fretta, per evitare, per quel che si può, spiacevoli sorprese e per poter concretizzare una critica radicale contro qualsiasi potere. La regia dello spettacolo si presenta con il volto del ministro degli interni Pisanu. Non è un caso che nello spettacolo della politica di destra il regista sia impersonato dal capo della polizia. Sull'incessante propaganda contro il temutissimo terrorismo internazionale di matrice islamica che è esplosa in tutto l'occidente dall'11 settembre, in sintonia con il volere del potente alleato americano, il ministro innesta l'emergenza nazionale, dovuta cioè a forme di rivolta promosse da italiani.
Al di là di un suo reale pericolo in Italia, il terrorismo islamico funge da grave sottofondo, accompagnamento costante, utilissimo per drammatizzare la situazione, per conferirle la luce cupa dell'emergenza che richiede provvedimenti eccezionali. Qualsiasi restrizione ulteriore della libertà individuale è giustificata dall'esistenza dell'emergenza terrorismo. Anche qui però il ministro è stato anticipato dal suo predecessore di sinistra. L'ex ministro Bianco scalpita per trovare lo spazio in tv, per spiegarci che il vero pericolo sono gli anarchici, e mentre Pisanu annuncia genericamente “misure drastiche contro il terrorismo”, Bianco, il ministro fantasma, va nel dettaglio e specifica che si tratterà soltanto della “perdita di un po’ di privacy e di libertà per tutti”. Non lo afferma per dissentire, ma per significare la sua completa adesione! Da mesi Pisanu replicava un simpatico canovaccio, ripetuto alla nausea dai media. Fino all'arresto delle residue BR ha insistito sul collegamento fra queste e gli anarchici, il ministro ha pensato a creare una continuità nella gravità eversiva. E i suoi uomini hanno fatto carte false pur di concretizzare le visioni del capo. Significativo in senso comico, se non ci fossero stati arresti, è quanto è avvenuto a Torino, in occasione della 3 giorni anticarceraria - “scateniamoci!”.
Gli arresti di Torino
Nel pomeriggio del venerdì 10 ottobre vengono arrestati 5 ragazzi su di un auto, accusati di aver tracciato delle scritte con lo spray contro il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) sul muro di un istituto psichiatrico (Villa Cristina) diretto dallo stesso medico del carcere delle Vallette: Remo Urani. L'accusa è ridicola e sicuramente non contempla l'arresto. Ma quando c’è la buona volontà, c’è tutto. E la discrezionalità delle nostre forze dell'ordine è infinita. L'arresto si spiega alla sera guardando i tiggì e più tardi sfogliando i giornali. Insieme a 4 giovani probabilmente appartenenti all'area libertaria è stato arrestato un 55enne inquisito circa 20 anni fa’ per associazione sovversiva, in quanto redattore di una rivista contro il carcere. Il gioco è fatto. I titoloni dicono che un ex BR capeggiava un manipolo di anarchici che hanno sequestrato una clinica... Gli agenti gongolano annusando la promozione, infatti, con qualche leggera forzatura qua e là, hanno messo in scena quanto vuole il ministro. E i media lo presentano - all'unisono - su di un piatto d'argento, con caratteri cubitali. Nonostante la città fosse tappezzata di un migliaio di manifesti della tre giorni - “scateniamoci!” - svoltasi in vari luoghi, dalle case occupate alle strade, giornali e tv censurano ogni notizia su di essa fino agli arresti. Dopo verrà pubblicato tutto quel che riguarda i programmi delle iniziative dei pericolosi convenuti. Domenica sera tutti saranno liberati, vista l'inconsistenza delle accuse. Ma i media tacciono di nuovo, all'unisono. Chi legge i quotidiani e chi guarda la tele, sa così che sono stati arrestati dei pericolosi terroristi e che non si tratta di una clamorosa bufala che metterebbe in imbarazzo il più forcaiolo dei magistrati. È un esempio di come si crea attraverso “l'informazione”, il clima dell'emergenza: con la menzogna sistematica e unitaria. I terroristi sono ovunque. Basta inventarli.
Spremere il limone
In termini repressivi, dalle BR lo Stato si riproponeva di ricavare di più. L'ottimizzazione dello sfruttamento dello spettacolo repressivo della lotta armata BR avviene con l'arresto di pochi presunti componenti dell'organizzazione, in corrispondenza con lo sciopero generale. Sicuramente Berlusconi si sarà congratulato con il suo ministro.
E ora gli anarchici
Spremuto mediaticamente fino in fondo il filone BR, si pone il problema di sostituire la figura del terrorista da demonizzare, per poter balzare da un'emergenza all'altra, moltiplicare la polizia, le carceri, non parlare più di argomenti noiosi come inflazione e pensioni, o addirittura di povertà diffusa. In proposito il ministro Pisanu è fin troppo zelante e ha pronto l'asso nella manica. Il nuovo terrorismo c'è già, è quello anarchico, ci spiega e aggiunge che sta addirittura egemonizzando il settore. La nuova esilarante boutade del ministro non ha in realtà nulla di nuovo e ricalca simili colpi di genio già avuti dai suoi predecessori o da magistrati in ribasso. Gli anarchici sono contro lo Stato, quindi sono tutti terroristi, non è vero?! E poi chi li difende? Si schiaffano dentro e si butta la chiave. Un esempio recentissimo è quello di Massimo Leonardi. Se non si riesce ad incastrarli, magari si va più per le spicce come con Pinelli, Serantini, Sole e Baleno. È un'autentica farsa che per realizzarsi non esita a calpestare le sue stesse leggi, ma il ministro ci spiega, che ne proporrà di nuove, per avere le mani ancora più libere, così vedremo se supererà le famigerate leggi dell'emergenza anni ottanta, inasprimento di quelle fasciste, che inasprivano a loro volta quelle umbertine. Riuscirà il nostro ministro a inventare qualcosa di più ripugnante del “concorso psichico”?
La repressione e gli spazi occupati
Compreso a che punto è arrivata la tenebra di Stato, compreso il meccanismo della gestione dello spettacolo mediatico della repressione, che non si cura di grossolanità e ridicolaggini, basandosi sulla messinscena totalizzante degli aurei precetti del dott. Goebbels, ministro della propaganda nazista - ripeti, ripeti, qualcosa resterà - compreso che si sono verificate le condizioni di unità nella menzogna dei media e che non vi sono più voci stonate, compreso che questo spettacolo prevede i sacrifici umani dei prescelti dal regista e che gli anarchici sono sempre prediletti per questa parte, veniamo a noi. Se il governo continuerà sulla strada intrapresa così brillantemente dal suo ministro degli interni, per far dimenticare agli italiani i loro problemi, gli anarchici devono prepararsi a momenti sempre più duri, che come al solito preludono ad ulteriori privazioni della libertà di tutti quanti. Tanto il signor Tuttiquanti, se ne accorge, lo farà troppo tardi.
Particolare allerta per gli squat
Il ministro e molti altri boss del governo o aspiranti tali, hanno già cominciato a ripetere una vecchia manfrina cara, a suo tempo, ai ministri dell'interno democristiani, come l'innocente camorrista Gava, che affermava gratuitamente che il terrorismo si forma nei centri sociali. Questo è il ritornello del potere, ripreso ora con nuova faccia tosta. Questo è il pretesto per sgomberare gli spazi occupati che non godono di protettori istituzionali. È prevedibile che grazie a questo autorevole avallo, gli sciacalli delle amministrazioni locali ci andranno a nozze. Non dovrebbero dunque correre rischi i disobbedienti, super-ammanicati con Rifondazione, Comunisti italiani e DS. Al di là delle dichiarazioni roboanti e delle definizioni di comodo, i fulmini si stanno preparando per l'area antagonista e per gli squatter, proprio perché‚ da decine di anni da qui provengono le critiche più secche e i movimenti di piazza che qualunque regime - e particolarmente questo - soffre e non vuole tollerare, poiché‚ corrono il rischio di diventare sempre più partecipati da gente che ha mille buone ragioni per essere molto arrabbiata, anche se in tivù si parla solo di terrorismo e di “eroici” carabinieri. Gli scioperi selvaggi nel centronord ci danno il polso della situazione. A Torino mentre i disobbedienti si prendono tranquillamente un nuovo spazio a due passi dalla centralissima Piazza Statuto, viene sgomberata la casa di Via Bligny affine al Gabrio (disobbedienti), ma, al contrario del Gabrio, priva di contratto. Gli sgomberati ora hanno occupato nei pressi di Piazza Sabotino (Via Muriaglio). Intanto il Sindaco del grigiore spiega a Repubblica che vorrebbe sgomberare le palazzine dei Giardini Reali, che adesso gli servono tanto (Rosalia, Alcova, Fenix, tutte di area libertaria). Si dichiara disposto al dialogo, nel senso che la gente se ne deve andare e poi può rivolgersi alla benevolenza e alla squisita sensibilità sociale degli amministratori... No grazie compagno Chiamparino. È indispensabile da parte delle case occupate un'attitudine che non può essere solo difensiva, la costante presenza nelle piazze. Il ravvivarsi del dibattito, collegato alla partecipazione a lotte che non siano esclusivamente nostre. Ed è altrettanto indispensabile che ogni anarchico o antagonista colpito dalla repressione, possa godere della più estesa e vivace solidarietà.
Mario Frisetti, Schizzo
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