da "Contropotere - giornale anarchico" numero 19 - Gennaio 2004 - anno 2

Benetton, il profitto dietro le sbarre


Sono anni che individualità ribelli, sparse nel pianeta, denunciano le malefatte della multinazionale Benetton ai danni dei popoli originari, dei lavoratori sfruttati, dell'ambiente e degli altri animali. La favola del maglificio a conduzione familiare, che solo con una forte dedizione al lavoro è riuscito a crearsi uno spazio all'interno del capitalismo mondiale, non regge proprio più. Benetton segue semplicemente le regole del mercato e non mostra alcuna riserva etica di fronte alla possibilità di trarre profitto. Da sempre il marchio trevigiano s'è caratterizzato per lo sfruttamento - a fini pubblicitari - delle situazioni di malessere, se non di vera e propria oppressione subite dagli esclusi dal sistema, come i condannati a morte. Ma scavando tra le nefandezze del gruppo veneto non è stato difficile scoprire che lo sfruttamento non è solo virtuale, bensì reale, tangibile. Non più un qualcosa che resta confinato alle immagini "shock" della pubblicità aggressiva. No, lo sfruttamento Benetton non si differenzia affatto da quello delle altre multinazionali che distruggono la nostra esistenza. Da alcuni anni il gruppo è ben inserito nel mercato del petrolio, con il possesso della Società Autostrade e di Autogrill, con tutto ciò che ne consegue in termini di aggressione ecoterrorista al nostro territorio. Con il compare Tronchetti Provera, i "nostri" - divenuti azionisti di minoranza della Telecom Italia - si ritagliano uno spazio non indifferente nella responsabilità dei danni provocati dall'inquinamento elettromagnetico. È di questi giorni l'avvio del progetto pilota di reinserimento lavorativo di alcuni detenuti nel carcere di San Vittore, presso il call center Telecom presente nel penitenziario. Immaginiamo l'ebbrezza provata dai prigionieri nell'assaporare l'alienazione di un lavoro da nuova economia dentro le mura di un carcere, magari con la tuta da lavoro gentilmente offerta da Colors. Benetton che offre lavoro ai detenuti è la stessa multinazionale che in Patagonia costruisce un commissariato da donare alla polizia argentina, per poter meglio opprimere il popolo Mapuche. Multinazionale che dedica perfino un museo a questo popolo oppresso, ma si sa che i musei narrano le gesta dei morti, non dei vivi.
Fuori le multinazionali dal territorio mapuche.

Marici Weu!  Marici Weu!
Dieci volte vinceremo! 
Dieci volte distruggeremo Benetton! 

Campagna Contro Benetton 


 

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