Terrori globali
Alla luce della strage di Madrid e in visione della giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra in Iraq, indetta in data 20 marzo per occasione del ritiro delle truppe dai territori occupati, alcuni chiarimenti sono doverosi. Tale data può essere uno spunto di riflessione necessario per il movimento anarchico e una occasione per reagire al pericoloso processo di amalgama mediatica e di istituzionalizzazione del movimento antagonista in una unica massa decorata da bandiere arcobaleno e slogan contro la guerra degli oppressori e per una pace da oppressi.
L’attentato di Madrid ha mostrato ancora una volta l’ipocrita moralismo statale che pretende di distinguere guerre giuste da altrettante sbagliate, violenza fisica e psicologica legale da altrettanta violenza illegale: la prima, di competenza degli eserciti, servizi segreti e altri sistemi di repressione, mani armate di ogni guerra su questo pianeta; la seconda, di competenza di chi utilizza gli stessi mezzi contro lo Stato e le sue istituzioni. In Spagna la prima responsabile di “violenza illegale” è l’ETA, al punto da essere ritenuta coinvolta negli attentati di Madrid senza alcuna prova né rivendicazione sin dall’inizio. L’ETA, ricordiamolo, è responsabile di molti attentati sanguinari nei confronti di civili, ma ciò avviene come conseguenza dell’occupazione militare spagnola e francese nei Paesi Baschi, zona della Spagna molto ricca di risorse che subisce manovre politiche e militari di conquista dalla Guerra Carlista nell’800.
Successivamente la responsabilità dell’attentato si è spostata anche sull’altro messaggero di morte del mondo, il terrorismo islamico, che da anni subisce uno sfruttamento politico ed economico supportato dagli stessi politici moralisti scesi in piazza a Madrid contro ogni terrorismo che armano le mani degli eserciti di tutto il mondo. A queste stesse persone in realtà l’attentato giova più di tutti, qualunque possibilità esso abbia, poiché rafforza le misure repressive e il pugno di ferro nei paesi islamici, e isola la sinistra autonomista spagnola in visione delle prossime elezioni presidenziali in Spagna. Ma il moralista Aznar che ancora una volta voleva usare il mezzo mediatico di “liberatore dal terrorismo”, già collaudato da molti stati colleghi, non aveva previsto che molte persone si sarebbero ricordate dell’intervento in Iraq lo scorso anno da parte della Spagna nonostante la contrarietà dell’80% della popolazione. Lo scenario di terrore messo in atto da guerre statali e reazioni a guerre è una strategia cara ai potenti. Inutile appoggiare forze di liberazione che usano terrore mediatico e militare o popoli oppressi che si rivoltano contro civili, burattini nelle mani dello Stato guerrafondaio di cui fanno parte.
La paura, il terrore di stato fanno accettare le operazioni militari con la speranza che esse spengano i focolai di tensione accesi a due passi da casa, ma tali operazioni mettono inevitabilmente in luce l’inseparabilità della repressione dell’individuo dal concetto di stato. Tale repressione si attua attraverso il controllo, la negazione della possibilità di agire liberamente, di opporsi alla gerarchia sociale di chi da ordini e di chi li riceve: in una parola, il militarismo. Gli stessi presunti liberatori dal terrorismo nei giorni scorsi hanno ucciso un panettiere di Pamplona poiché non aveva esposto il cartello “ETA NO” e una donna nel corso di una manifestazione per la morte del lavoratore. La società democratica mostra il vero volto del militarismo e dell’uso della forza. Esso è obbedienza, dominazione, sottomissione, quantificazione dell’individuo nella società del mercato e dello stato, negazione della volontà in nome di una presunta “grande causa”, religiosa o patriottica. Il Dio “buono e misericordioso” e la Patria-Stato premiano il martirio per la guerra santa o lo combattono con una sacra guerra, nel gioco di politiche “democratiche” che strumentalizzano la protesta al potere attuale per istituirne uno nuovo esattamente identico (si veda la condanna della guerra in Iraq da parte dell’ex presidente del consiglio D’Alema, che di guerre se ne intende essendo fra i responsabili delle stragi a Belgrado e in Jugoslavia). La risultante di tali risoluzioni militari non si limita alle stragi, poiché fomenta ambizioni, odi razziali e ulteriori guerre di presunta “liberazione”, che si concludono con occupazioni militari e conseguente dominazione politica e economica fino a un successivo conflitto tra stati che reimposti il banchetto geo-politico con nuovi oppressi e nuovi oppressori.
Di fronte a tale assurda logica, rivendichiamo solidarietà attiva e antimilitarista basata
sull’autodeterminazione di ogni individuo, libero da ogni influenza statale che si sostiene principalmente attraverso il braccio armato militare e la forza come logica di vita, avente l’unico fine di perpetuare l’onnipotenza di un unico popolo a vantaggio esclusivamente di una minoranza di politici e classi dominanti.
Il pacifismo interclassista diretto da chi detiene più potere, la sua strumentalizzazione e l’opportunismo miope da parte dei partiti rappresentano oggi il vero ostacolo alla costituzione di una coscienza volta all’eliminazione di ogni forma di militarismo, in quanto strumento di potere, repressione, violenza e guerra sanguinaria.
A una cultura basata sull’uso della forza come mezzo di risoluzione di conflitti attraverso mani armate dal potere, opponiamo l’autodeterminazione di ogni individuo e la diffusione di una coscienza volta alla solidarietà e all’auto-organizzazione di ogni individuo libero dalla violenza militarista e statale, dalle catene della politica e da falsi miti di pace pronunciati dagli stessi mandanti di guerre sanguinarie.
Né con la vostra pace
Né con la vostra guerra
Contro tutti i potenti della terra
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