Gli educatori
Tratto dal libro: “Educazione e libertà” di Marcello Bernardi (De Vecchi Editore)
“Sono fermamente convinto che tutte le soluzioni stiano dentro ciascuno di noi e ciascuno debba costruire la propria, o scoprirla dentro sè. Le soluzione date da altri sono antieducative e liberticide.”
La definizione
“Credo che la figura dell’educatore non esista. O meglio, credo che si tratti di un artificio, di una invenzione di chi pretende di plasmare, di forgiare, di costruire la personalità altrui su un modello dato, che generalmente corrisponde al proprio.”
Così Bernardi vuole introdurre la problematica sull’educazione affrontando il nocciolo rapporto tra educatore ed educando affermando che l’educazione non può essere un processo a senso unico.
Un autentico processo educativo può nascere solo fra individui che siano in una condizione di parità. L’educatore spesso assomiglia al governatore e la sua vocazione di governare è molto diffusa, basti notare che esso cancellando la sua componente infantile ha sostituito la sua capacità di giocare con la conquista e l’esercizio del potere.
L’autore critica ampiamente la funzione che ha assunto oggi la manovra educativa basata sull’imposizione di Doveri e su principi indiscutibili quali ad esempio la Natura.
Il ruolo
Bernardi sottolinea che la finzione chiamata educatore si basa su un gran numero di modelli: genitori, insegnanti, sacerdoti, medici, operatori sociali, politici, insegnati, sacerdoti….insomma tutti si vestono del ruolo di educatori.
Mentre la madre rimane madre durante il processo educativo la figura paterna si disperde in un gran numero di superiori in generale che ricoprono il suo ruolo.
“Più l’essere umano si inoltra nel cammino della vita e più s’imbatte in questo inevitabile onnipresente Educatore. Quando poi sarà riuscito a conquistare un qualsiasi potere diventerà educatore anche lui e la parte dell’educando toccherà a quelli che la loro fettina di potere non l’hanno ancora raggiunta.”
La crisi
Nel libro si affronta la crisi della figura sociale della sovranità infallibile affermando che i portatori di queste antiche e mai divelte potestà devono trovare un nuovo tipo di governo che è appunto l’educazione. Il governante si tramuta in educatore appellandosi ai cosiddetti Esperti.
Gli esperti emettono un fiume ininterrotto di regole, norme, ricette, indicazioni che toccano tutto lo scibile umano. Nelle loro mani tutto diventa Legge Suprema e Valore Incontestabile producendo meccanismi di tipo automatico.
La teoria
“Gli Esperti svolgono la loro funzione di alleati dell’educatore elaborando teorie.”
Ci sono teorie per tutti e che spiegano tutto fondandosi su ricerche scientifiche che sopravvivono senza essere smentite dalla realtà semplicemente perché con questa realtà non si misurano.
Il dilemma
Ogni problema ogni azione può essere affrontato con maniera diversa e talvolta anche opposta. “Tutte le questioni che a torto o ragione si pensa che appartengano all’area educativa, si pongono nei termini di un insolubile dilemma: lo scettro dell’educatore deve essere una verga o un ramoscello d’ulivo?”
L’autoritarismo
L’educatore autoritario si basa su due presupposti che sono rispettivamente la tradizione e l’obbedienza.
“Egli è convinto di dover trasmettere tali qualità e relativi valori al figlio o comunque all’educando in modo da fare una copia di se stesso”
L’educando dovrebbe essere una copia migliorata se fosse possibile ma comunque una copia. Questo tipo di educatori non osano però mettere in dubbio ciò che perpetuano(gerarchie, soprafazioni, obbedienza, superiorità, prevaricazione..).
Solamente l’obbedienza può nella loro visione garantire la fedele riproduzione del modello ritenuto il migliore creando una serie di automatismi nelle relazioni che non possono apparire attraenti a chi ha scelto la forma forse più semplice di educazione quella autoritaria.
La permissività
In questa parte si trova una punta d’originalità del Bernardi rispetto ai pedagogisti a lui contemporanei, quella appunto di permettersi di criticare anche i metodi cosiddetti alternativo-libertari stando ben attento a non creare anche lui un nuovo modello educativo che risulterebbe comunque un imposizione.
Secondo l’autore il permissivo è tutto sommato un autoritario incapace di farsi obbedire.
Ma resta pur sempre dell’opinione che da una parte stiano gli educatori e dall’altra gli educandi che i primi detengano il potere e l’educazione risulterebbe un operazione verticale basata su un rapporto di potere.
Il permissivismo tende a lasciar cadere ogni responsabilità individuale pensando che sia stato sottratto l’unico metodo che conosce : l’autoritarismo. Pensando che il rapporto tra educatore e educando deva risolversi in uno scontro a cui segue un verdetto il vinto è in questo caso l’educatore.
La confusione
Il problema dell’educazione è solitamente trattato con troppa semplicità, non tenendo conto che ci si arroga il diritto a manipolare l’essere umano. Per tutti e due i metodi l’essenziale è ottenere risultati decisi dalla categoria degli educatori.
“Credo che sia difficile immaginare un approccio più incoerente e confuso alla questione educativa”
Gli educandi
Gli educatori sono sicuri di aver fatto il meglio per il bene del bambino e si chiedono da dove possano emergere i problemi che il ragazzino manifesta.
Nell’approccio permissivo si pensa di aver risolto in partenza ogni problema avendo eliminato i più grossi scogli educativi comportandosi in modo amorevole e comprensivo. Il bambino impara presto a riconoscere il tono tipico da “spiegazione” e capisce che deve stare in guardia e impara che l’imposizione a parole può essere facilmente ignorata e può imporre la sua volontà agli altri. Se la vita è appresa come un gioco di forze l’importante e riuscire ad avere una forza superiore al competitore.
Così l’educando va in cerca della battaglia a qualsiasi prezzo al fine di imporre il suo potere.
Nell’approccio autoritario si impartisce comandi e divieti spesso ingiustificati che all’educando paiono prive di logica, osservando che quelle regole non vengono osservate coerentemente dai grandi, egli pensa che gli adulti vogliano cose strane ma non serie.
Queste cose vengono imposte con il metodo del punizione e del castigo, quindi l’educando obbedisce per paura di trasgredire un comandamento sacro. L’autorità a cui si deve piegare e cui deve ispirarsi imparando a disprezzare chi non obbedisce e a sentirsi sicuro con chi manifesta autorità. La sua vita è senza creatività senza grinta e pretende in cambio ordine e legge.
“Che poi l’autorità sia di tipo impositivo o di tipo rinunciatario, non cambia nulla. L’educando , se non sarà fornito di una personalità eccezionalmente robusta, diventerà una fiaccola del potere, proprio o altrui.
Un Padrone o un Servo. E comunque un individuo afflitto da una valanga di disturbi i quali possono essere ugualmente la conseguenza delle percosse come delle più ossessive sdolcinature.”
Il controeducatore
“Educare vuol dire aiutare qualcuno a evolvere. L’aiuto può venire da qualsiasi parte anche da un neonato . Basta essere abbastanza umili ad accettarlo.”
Troppe volte si vuole fare dell’educazione un dominio un’addomesticazione!!!!!! Attribuendosi il diritto, mascherato da dovere, di esercitare questo potere condizionante non già per il bene altrui ma per il proprio.
L’autore ipotizza che la presenza di una persona umana sia sempre educativa. “Il migliore appoggio che si possa dare a qualcuno e quello di stargli accanto, di stare dalla sua parte, non quello di insegnarli qualcosa o di costringerlo a fare qualcosa”.
Individui che non intendono lanciare se stessi, né i loro figli o allievi, in imprese di domini e di conquista, che non si sentono padroni né duci, che pensano che i bambini siano bambini e non materiale per forgiare future dinastie di imperatori.
Non saprebbero su chi esercitare la loro autorità neanche concedere dei permessi, dato che partono dall’idea che gli uomini, almeno nei loro diritti e nella loro dignità ,siano uguali tra loro.
Esistono degli individui per i quali l’educazione consiste davvero nell’aiutare qualcuno a realizzare tutte le sue potenzialità nel modo migliore, e non nel dirglielo, nel plasmarlo, nell’ammaestrarlo o nel condizionarlo secondo pretese di istruzione o di un insieme di istituzioni.
Esistono uomini , giudicati presuntuosi da un certo moralismo, che credono di essere uomini e che credono che anche i loro figli , o allievi, o altro siano uomini.
Individualità del Collettivo Studentesco Anarchico Makhno, Udine
www.ecologiasociale.org/pg/collettivomakhno.htm
collettivo_makhno@yahoo.it
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