da "Contropotere - giornale anarchico" numero 24 - Giugno 2004 - anno 3

Federalismo e rete


Il coordinamento delle proprie attività è un problema per ogni gruppo umano.
Nel corso della storia, sono emersi differenti modelli di organizzazione, ma sebbene ci siano delle varianti, è un modello gerarchizzato e centralizzato che domina attualmente il pianeta.
Questo modello è in perfetto adeguamento ad una società di sfruttamento nella quale un pugno di dirigenti impone alla massa dei più deboli il possesso dei suoi privilegi utilizzando simultaneamente la violenza fisica (a seconda dei casi: guerre, fame, repressione poliziesca, prigioni, licenziamenti, miseria…) e violenza ideologica (media, insegnamento, “intellettuali” asserviti, religioni, pubblicità…). Dall’alto dello stato alla cellula familiare passando per le imprese e le amministrazioni, questo stesso modello è talmente presente che è inconsciamente interiorizzato dagli individui che finiscono per trovarlo “naturale”. Questa pressione è talmente forte che anche quelli che aspirano a cambiare la società finiscono per riprodurla.

IL FEDERALISMO

Anche se non sfuggono sempre a questa critica, bisogna riconoscere che uno degli sforzi costanti degli anarco-sindacalisti e più generalmente dei libertari è quello di rifiutare questo modello e proporre modi di organizzazione che permettono di coniugare riflessione e azione collettiva, progresso sociale e rispetto di ogni individuo.
Da più di un secolo, essi propongono in alternativa il federalismo, cioè un sistema che si basa sulla libera federazione tra quelle individualità che compongono una società. Questo principio molto generale ha già ricevuto applicazione realmente interessanti e su grande scala in certi periodi storici – la Rivoluzione Spagnola solo per citarne uno – ma merita di essere approfondito, affinato, tanto più che esso può essere declinato in modi molto diversi. Una delle questioni che secondo noi, è possibile porre agli anarco-sindacalisti di oggi è di assicurare una migliore applicazione di questo principio nel loro stesso modo di organizzarsi. Infatti, i quadri organizzativi sui quali si fondono abitualmente i loro movimenti si sono paralizzati per quasi più di cinquant’anni.
Per noi, non si tratta affatto di “rinnovare” l’anarco-sindacalismo nel senso che questa parola ha assunto nel vocabolario politico (nel quale “rinnovare” vuol dire soprattutto svuotare una teoria della sua sostanza per conservare solo una parte del suo decoro), ma al contrario di rigenerare le nozioni di base con la volontà di donare alle idee e alle pratiche anarco-sindacaliste la più grande espansione. Lungi dalle concessioni che alcuni sono periodicamente tentati di fare per essere “riconosciuti” dalla società dominante, per “pesare” su di essa, si tratta per noi al contrario di sviluppare i mezzi di organizzazione che permetterebbero di avvicinarsi molto di più al cuore della rivoluzione.
LA RETE

Uno dei concetti che l’anarco-sindacalimo può utilizzare per praticare il federalismo è quello della rete. Tenteremo in queste poche righe di apportare qualche chiarimento su ciò che noi intendiamo per questa parola.

1) Cosa intendiamo per organizzazione in rete?

L’obiettivo del funzionamento in rete per un organizzazione anarco-sindacalista è quello di favorire un modo di organizzazione che garantisca a ciascun sindacato la sua totale libertà di espressione e di azione, potenziando la solidarietà con gli altri. La libertà di azione e di espressione (l’autonomia) di ciascun sindacato, funzionante in assemblea generale degli inscritti al sindacato, implica che nessun altra struttura a qualunque livello essa sia non possa avere il minimo potere di decisione al posto del sindacato, neppure per incarichi che sarebbero qualificati come “tecnici”. E ciò non è incompatibile con il dibattito, il confronto, lo scambio di informazione, la condivisione dei mezzi. La solidarietà tra sindacati è un cammino volontario e non una costrizione imposta da un maggioranza, qualunque essa sia.
Essa nasce da una offerta o una richiesta d’aiuto da parte di uno o più sindacati e dall’accordo di ogni sindacato che giudica tale proposta accettabile.
Così, una confederazione anarco-sindacalista organizzata in rete sarebbe costituita da un insieme di sindacati che si riconoscono in un certo numero di principi generali comuni, nati da dibattiti aperti e permanenti. Ogni altra struttura che raggruppa sindacati, a qualsiasi livello sarebbe allora un’istanza di confronto, di informazione ma mai un’istanza di decisione. La coerenza della confederazione sarebbe il prodotto di due fattori e nient’altro: la coerenza delle relazioni tra i sindacati e le loro azioni sul territorio.
Si comprende facilmente, questo tipo di funzionamento genera una confederazione dinamica. La realtà della confederazione è il risultato dell’azione reale e dell’interazione dei sindacati. La rete non assicura contro la presa del potere, ma limita fortemente la presa del potere poiché non esiste nessun altro luogo di decisione se non il sindacato.

2) La rete si oppone al federalismo?

Molto spesso, i militanti libertari hanno un’immagine parziale e deformata della rete. Quest’ultima proviene dal periodo che intercorre tra gli anni 70/80 durante i quali alcuni gruppi detti “autonomi” hanno condotto delle esperienze spesso fortemente criticabili (posizionamento politico oscuro, deriva autoritaria…).
Anche se non hanno fatto direttamente riferimento a questo concetto, si parla talvolta di questi gruppi in termini di rete. Le critiche che si possono fare loro non riguardano la loro pratica limitata di rete ma soprattutto alla loro mancanza di analisi e di obbiettivi politici. D’altra parte, la parola “rete” è spesso utilizzata per descrivere relazioni nascoste, semi-clandestine tra persone o gruppi. È chiaro che questi rapporti occulti introducono delle possibilità di manipolazione in ciascuna organizzazione.
In sé tali cambiamenti non hanno niente di scioccante ma, d’altra parte, sono inevitabili. Ciò che è fortemente criticabile è l’uso che se ne può fare (costruzione artificiale di un rapporto di forza interna).
Ufficializzando la rete, mettendola “sul tavolo”, rendendo accessibili le informazioni che vi circolano ad ciascun aderente, non si conserva che l’aspetto dinamico della rete neutralizzando gli aspetti perversi evocati sopra. Infine, per alcuni militanti, la rete evoca inevitabilmente disordine. Ora, una rete, come ogni forma di organizzazione, può essere più o meno fortemente strutturata. Ad esempio, niente in una rete si oppone a che dei protocolli fissino per consenso le modalità di circolazione dell’informazione. Di fatto, al contrario di quanto si pensi, la rete non solo non si oppone al federalismo, ma è una delle sue possibili forme.
Non è un ostacolo alla solidarietà e favorisce lo scambio poiché è privo delle pesantezze del passaggio obbligato spesso difficile da unificare per diverse ragioni. Alla norma, resa pubblica periodicamente da un congresso o un’istanza dopo un dibattito più o meno formale, la rete oppone la dinamica del dibattito permanente che conduce ad un consenso, il solo a consentire l’azione concertativi efficace.

ANARCO-SINDACALISMO E RETE

A partire da un’analisi della società di classe attuale e dei suoi funzionamenti (forme di dominio, ruolo di spettacolo della contestazione, lotta di classe…), l’anarco-sindacalismo definisce strategie per combattere e abbattere il totalitarismo capitalista e dello stato (posizione ideologica di rottura con il sistema, rifiuto delle strutture che collaborano con il potere o che difendono forme di organizzazione autoritarie e gerarchiche, azione diretta, solidarietà di classe ecc…) e per organizzare la società futura (autogestione, comunismo libertario…). I mezzi da utilizzare devono rispondere alla realtà presente ed essere conformi agli obiettivi da raggiungere. Per questo il federalismo deve essere una costante delle nostre organizzazioni e la rete può rivelarsi uno strumento utile per praticarlo.


Paul

Titolo originale: “Actualité de l’Anarcho-syndicalisme”
Traduzione di Sandra dell’Ateneo Libertario - Napoli


 

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