da "Contropotere - giornale anarchico" numero 26 - Settembre 2004 - anno 3

Diossina e manganelli


Domenica 29 agosto oltre un migliaio di uomini armati è stato schierato ad Acerra per difendere la decisione del potere democratico di costruire in località Pantano un inceneritore di rifiuti. Lo scopo della presenza dei servi in divisa era, come ogni giorno e in ogni luogo della Terra, quello di reprimere chi mostrasse segni di insofferenza alla decisione del potere. Dall’altra parte della barricata non si trovavano poche decine di “facinorosi”, come hanno scritto vari pennivendoli, ma un’intera popolazione di oltre ventimila persone. Chi fra di noi pensava che le forze armate di un paese democratico avrebbero esitato a picchiare e sparare gas lacrimogeni su donne, anziani e bambini, è rimasto deluso. L’aggressività accumulata dai cani da guardia dello stato in due settimane di presidio al Pantano, caratterizzate da continue minacce, provocazioni ed aggressioni verso la popolazione, ha avuto libero sfogo nella giornata di domenica. Ovviamente l’attacco alla vita portato avanti dallo stato e dall’industria che gestisce il business miliardario dei rifiuti non è finito con quella giornata. Subito dopo i manganelli è infatti giunta puntuale l’opera di recupero del consenso da parte dei vari politicanti: da chi attribuisce le responsabilità degli scontri a frange violente del corteo a chi ci accusa di fare il gioco della camorra che brucia i rifiuti illegalmente; da chi ripropone la ragionevolezza del progetto “termovalorizzatore” come fonte di energia e posti di lavoro a chi lo propaganda come il male minore rispetto all’immondizia per strada e alle discariche legali e illegali disseminate per il territorio campano.
Ma queste menzogne nulla potranno di fronte alla consapevolezza che migliaia di persone hanno acquisito a proprie spese, rinchiusi come in un carcere nel fazzoletto di terra più inquinato d’Italia: la diossina uccide, ed ha al suo servizio uomini bene armati, qualora non accettassimo la sua convivenza. Ad Acerra non troverà alcun consenso chi tenterà di giustificare con le chiacchiere l’utilità di progetti di morte come l’inceneritore. E, alla faccia di chi grida allo scandalo per la democrazia violata, avverrà ciò che è sempre avvenuto anche nel più democratico degli stati: ciò che non si potrà imporre con il consenso della maggioranza lo si imporrà con il terrore dei manganelli. Il nostro primo obiettivo è quindi quello di non lasciarci intimorire e proseguire una lotta che sappiamo essere giusta, perché in difesa della nostra vita e dell’ambiente.
Il secondo passo è quello di capire che la lotta contro l’inceneritore è una lotta per l’autodeterminazione e, quindi, non ha confini. Essa fa parte di una lotta più ampia: quella degli sfruttati contro chi pianifica le nostre vite. Opporsi all’incenerimento dei rifiuti significa necessariamente mettere in discussione un sistema di produzione su cui non abbiamo alcun controllo, che ogni giorno che passa mette sempre più a rischio la sopravvivenza del pianeta. A chi ci suggerisce, vantandosi di essere realista, di dare per scontata l’esistenza di interessi economici e politici dietro a qualsiasi soluzione del problema rifiuti rispondiamo che c’è già troppa gente impegnata a difendere questi interessi. Noi vogliamo fare altro. Vogliamo estirpare il male alla radice, impedendo a chi ci domina di continuare a decidere per noi cosa produrre, come e dove impacchettarlo, venderlo e incenerirlo. Per questo, se anche avessimo una soluzione per ognuno dei tanti disastri ambientali che il capitalismo ha prodotto (scorie radioattive, rifiuti industriali, effetto serra, ecc.), non proporremmo ad alcuna istituzione di seguire i nostri suggerimenti, convinti che essi verrebbero usati per affermare il potere e non per salvare la natura. Anziché decidere per gli altri, noi vogliamo riprenderci ciò che è nostro: una vita libera dall’autorità, dal denaro e dall’inquinamento.

Gruppo Anarchico Contropotere


 

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