da "Contropotere - giornale anarchico" numero 27 - Ottobre 2004 - anno 3

Il fascio oratorio


Il 3 settembre scorso, data segnata dalla sanguinosa vicenda degli ostaggi nella scuola dell’Ossezia, nell’ambito della manifestazione confessionale Loreto 2004, si suggellava una vecchia simpatia tra fascisti e cattolici italiani, a conferma di comuni intenti di percorsi, di idealità e di certezze da elargire ed imporre agli altri. Il capo nazional-alleato, incoraggiato da una platea compiaciuta dai toni perentori dello stesso, ha annunciato i progressi del percorso legislativo sulle normative che regoleranno, in senso repressivo e punitivo, l’uso di alcune sostanze psicotrope, diffuse in Italia. La puntualizzazione è avvenuta nel corso di un’esaltazione della funzione educativa dell’oratorio parrocchiale, noto luogo di aggregazione giovanile ecclesiastica. Ancora una volta il fronte proibizionista ostenta compattezza nell’esplicitare ottusità e pregiudizio ideologico sul tema delle droghe. La dinamica persecutoria, da anni ingaggiata da questi gruppi reazionari, tesa alla coercizione delle volontà di coloro che non si adeguano ai loro modelli ideologici e ai comportamenti socialmente utili al mantenimento del sistema, sta drammaticamente prendendo consistenza strutturale. Nasceranno campi di concentramento per gli inadempienti alle norme di comportamento. Si configurano nuove figure istituzionali e burocratiche a svolgere, in collaborazione con le forze poliziesche, attività repressiva. Si incancreniranno le misure amministrative, e pertanto crescerà la burocratizzazione nella vita di tanti giovani. Il tutto verrà chiamato : prevenzione e recupero. Il clima, nel mondo, per questi toni di provvida insipienza, è purtroppo, allo stato attuale di tensione, molto favorevole.
Anche gli oratori avranno un ruolo in questa funzione repressiva? È l’augurio di questi di cui sopra. Verranno etichettati come luoghi di recupero! Avranno i finanziamenti pubblici necessari. La contentezza pretesca e bonaria, mista ad una sottile avidità nell’attrarre le pecore smarrite, accoglierà i giovani, quelli più “ deboli”, più “ difficili”, gli emarginati, i deviati e li si inviterà, con la testimonianza delle fede, ad accettare i valori che fondano questa società, classista e gerarchica. Ecco il valore aggiunto degli oratori, di cui farfugliano i clerical-fascisti.
Giudizi netti critici sul ruolo degli oratori, attorno ai quali pulsa la vita di tanta gente, non siamo in grado di darne, non avendone esperienze dirette, ma, in via marginale, è ben percepibile, che oltre a funzioni di intrattenimento, decisiva è la funzione di indottrinamento e pertanto di condizionamento dei giovani nel favorire l’introiezione di valori gerarchici e permissivi delle disuguaglianze sociali e delle prepotenze dei poteri. Raccogliamo un esempio: a Castellammare di Stabia, ridente cittadina nella provincia meridionale di Napoli, si dibatte intorno alla dismissione e trasformazione in albergo di una storica struttura ecclesiastica salesiana della città, già con funzioni scolastiche e, in seguito, di oratorio. Ebbene tale struttura ha rappresentato, per anni, una realtà culturale egemone e ha sempre coagulato attorno a sé giovani di tutti i ceti sociali locali, i borghesi a fare dibattiti, cineforum e incontri mondani, i popolari a dare quattro calci al pallone nel campo annesso. È suggestivo che sia collocata, assieme ad altre strutture ecclesiastiche, quali vari conventi ed un vecchio seminario per sfornare preti, in uno spazio geografico di pochi chilometri quadrati, in cui si sono sviluppati e radicati importanti gruppi camorristici che hanno infestato la città per anni. Ora se pensiamo che ogni spazio geografico è destinato a generare un qualche prodotto sociale dall’insieme della stabilità e concretezza delle interrelazioni umane, in un determinato ambito territoriale, c’è solo da rabbrividire al pensiero degli esiti sociali manifestatisi, in questa cittadina, attorno alle locali strutture ecclesiastiche, parrocchie, sacrestie, oratori o quant’altro: - da una parte un ceto dirigente avido, diffuso ad ogni livello, completamente parassitario, non produttivo di nulla se non di ruoli e posti istituzionali pubblici, ad alto reddito e scarso impegno, allevato nel culto dello sfruttamento intensivo e prevaricatore dei beni pubblici; - dall’altro un ceto subalterno che non trova di meglio, oltre ad una partita di pallone, che aggregarsi attorno a capi-quartiere ed educarsi alla prevaricazione, alla usurpazione e alla violenza. Le realtà culturali egemoni, espresse in un dato territorio geografico possono alimentarsi a vicenda, legittimarsi o persino ignorarsi, ma comunque convivono nel tempo, su una superficie più o meno ampia, e quando riconoscono una medesima base teorica, fondata su valori autoritari, assoggettanti l’uomo, e permissivi verso la realtà dello sfruttamento dell’uomo da parte di un altro uomo, tendono drammaticamente a miscelarsi ed identificarsi. Nel Meridione ciò è ancor più vero e storicamente accertabile. Il modello educativo dell’oratorio “stile parrocchiale”, dispone la persona al sotterfugio, all’atto di furbizia, alla doppiezza del sentimento e ambivalenza nelle sfere del privato e del pubblico, all’egoismo campanilistico e, pertanto, in blocco, ne và ribadita l’inadeguatezza ed inaffidabilità; a meno che non si voglia proprio legittimare questo sistema sociale, allora a ben ragione le parrocchie e gli oratori devono essere incoraggiati ad agire. E così vogliono e faranno i signori al potere!
Altro che oratorio, con il suo vissuto gerarchico e compromissorio, all’opposto ribadiamo a viva forza il valore e il significato delle libertà individuali e dell’unica unità di misura correlabile: la coscienza individuale. Sottolineiamo, con altrettanto vigore che l’abuso di sostanze psicotrope (intese quali sostanze in grado di modificare lo stato di vigilanza) al di fuori delle realtà ecologiche originarie o habitat naturali di provenienza, è deleterio per il corpo ed il pensiero dell’uomo. Gruppi di malfattori, finanziati dal potere economico, diffondono queste sostanze, per profitto, in altre realtà antropologiche, le manipolano artificiosamente o ne sintetizzano delle nuove a potenza maggiore, le immettono sul mercato e prosperano con il contributo delle politiche proibizioniste, tese a legittimare e consolidarne, coscientemente, la diffusione e il consumo clandestino. Un percorso di liberalizzazione del consumo, consapevole e a responsabilità individuale, di sostanze psicotrope, è l’obiettivo che giustifica i nostri interventi. Con disgusto constatiamo che una volta c’era il fascio littorio, in tempi attuali, invece, si è assistito ad una mutazione: il fascio oratorio.

ARo


 

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