da "Contropotere - giornale anarchico" numero 27 - Ottobre 2004 - anno 3

Chiudiamo i lager


La propaganda razzista mediatica e statale, periodicamente ci terrorizza con l’immagine di una presunta invasione da parte di milioni di “disperati” pronti a sbarcare sulle nostre coste, immagine utile a creare il nemico pubblico verso cui indirizzare le nostre paure. Essa si guarda bene dal dire che sono i potenti a determinare le migrazioni attraverso la distruzione di interi paesi con lo sfruttamento economico e le guerre. Che sono i governi a creare le condizioni di clandestinità per poter sfruttare uomini e donne, costretti a lavorare legalmente e illegalmente a basso costo e senza nessuna garanzia, rinchiudendoli ed espellendoli nell’assoluta indifferenza generale quando non servono più. Che sono gli Stati, attraverso le riforme economiche finalizzate alla flessibilità in ambito lavorativo, ad avviarci, italiani e stranieri, verso un futuro sempre più incerto e precario.
Mettere gli sfruttati gli uni contro gli altri, è un preciso disegno per impedire che si prenda coscienza del fatto che, se comuni sono le condizioni di esclusione e sfruttamento, comune può essere lo spazio di una rivolta contro lo sradicamento capitalista che ci coinvolge tutti.
I creatori e i gestori dei CPT, dagli esponenti politici di vario colore fino a don Cesare Lodeserto, direttore del centro di San Foca, vanno affermando che i luoghi come il Regina Pacis non dovrebbero ospitare accanto agli immigrati in attesa di regolarizzazione, anche pregiudicati provenienti da detenzione carceraria e che sarebbero unicamente questi ultimi a scatenare tensioni e rivolte.
Questi figuri fanno finta di scordare che il Regina Pacis, ed ogni CPT, non è un centro di accoglienza, bensì un lager destinato a rinchiudere uomini e donne in attesa di espulsione (non di regolarizzazione), ed è questo fattore a spingere chi è privato della libertà e dignità ad insorgere contro i propri carcerieri. Scordano che molti dei reati per cui un immigrato può finire in carcere sono direttamente legati alla mancanza di quei documenti che lo rendono clandestino (come ad esempio possederne di falsi). Scordano che alla violenza della proprietà privata e della diseguale distribuzione dei mezzi di sussistenza, non tutti chinano il capo, ma qualcuno può decidere di riappropriarsi di quanto gli abbisogna senza chiedere permesso a nessun padrone — ed anche questo può condurre in carcere.
Infine, ora che tutto il Salento è scosso dalla frenesia dello sfruttamento turistico, il sindaco locale si accorge quanto il Regina Pacis sia incompatibile con la vocazione turistica che vorrebbe imporre all’intera zona. Beninteso, che non lo si confonda per un sovversivo; il CPT è incompatibile con gli interessi di mercato e con la possibilità di ricavare denaro, nuovo dio della società odierna, non certo con la dignità dei reclusi e la loro aspirazione alla libertà. Che li si sposti dove non possano offendere lo sguardo di chi deve godersi le vacanze.
Da parte nostra, salutiamo con gioia le numerose evasioni e rivolte che hanno coinvolto l’odiato lager, verificatesi in questi ultimi mesi, attraverso le quali alcuni immigrati hanno riconquistato la libertà, segno che alte cancellate, filo spinato e guardiani armati non possono fermare la voglia di riappropriarsi della propria vita.

Solidarietà con tutti i reclusi
Liberi tutti
Fuoco ai lager



Nemici di ogni frontiera


 

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