Numero 2 - Giugno 2002 - Anno 1

Cloro al clero


ANARCHISMO E RELIGIONE
Tra l'anarchismo e la religione esistono diverse connessioni: molte purtroppo nate da seghe mentali di chi, proclamandosi anarchico, si ritiene religioso e credente in un dio, ma altre, poche e chiare, a parer mio conseguenza naturale anche del più elementare dei pensieri libertari. Gli anarchici "religiosi" tendono a distinguere l'autorità politica da quella spirituale essendo, da anarchici, contro qualsiasi autorità politica ma, da religiosi, sottomessi ad una autorità spirituale.
Ma come non considerare l'autorità spirituale solo come un'altra forma di autorità politica? E poi c'è una religione che realmente può incarnare gli ideali libertari? Ci sono diverse religioni nelle quali si è voluta riscontrare una diretta connessione col pensiero anarchico, prime fra tutte quelle di matrice orientale, con in testa il Buddismo. Al di là di una discutibile quanto superficiale idea di liberazione (parziale essendo attribuita solo allo spirito, alla psiche), la religione buddista, e qui vengono in mente Paesi come il Tibet e il Bhutan, è saldamente legata, sin dalla sua prima diffusione, a un concetto teocratico di Stato (religione "anarchica" - religione di Stato?!) nel quale ai vertici della gerarchia ecclesiastica vengono "infusi" dalla divinità assoluto potere spirituale quanto temporale e a una rigida discriminazione sociale che mostra ai due estremi l'"aristocrazia" monastica (padrona di terra e mezzi di sussistenza) e la "classe" contadina sfruttata nei campi.
Anche nel Cristianesimo sono presenti fedeli "anarchici" che ritroverebbero in frasi estrapolate dal Vangelo un'antica testimonianza del pensiero del quale vorrebbero essere prosecutori: Gesù Cristo affermerebbe che "…re e governatori dominano sugli uomini; non ci deve essere nessuno come loro tra di voi…" e Paolo che "…non c'è nessuna autorità all'infuori di Dio…"; da qui si potrebbe giungere alla conclusione, per un vero cristiano, del rifiuto dell'autorità dello Stato nella società umana e a considerare lo Stato stesso un'usurpazione dell'autorità di dio e che "la via" sia nell'autogoverno individuale (sotto l'autorità di dio però!!).

PERCHE' ESSERE ATEI
Credo che l'ateismo sia condizione e insieme conseguenza necessaria dall'anarchia per dei semplici motivi: qualsiasi religione, anche quelle pagane e quelle spiritualiste, riconosce una o più essenze soprannaturali poste al di sopra della sfera umana.
Da cosa scaturisce questa credenza? Cosa spinge l'uomo a forgiarsi e a idolatrare degli esseri inconsistenti? Paura e ignoranza: paura della propria condizione di disagio e disperazione vissuta come senza alternative e ignoranza che nega la conoscenza delle reali cause di questi mali portando a un'istintiva miopia: non l'altro uomo come generatore di ingiustizia e sfruttamento sui suoi simili ma una volontà divina insieme punitrice e unico appoggio e rimedio.
Perché l'uomo, nel tempo, non è riuscito a colmare quest'ignoranza? Semplice: perché è stata abilmente coltivata. Chi si è inventato una divinità per sottomettere una comunità si è, nei secoli, astutamente organizzato collaborando o spesso fondendosi con chi, con apparenti diverse istanze, nutriva le stesse ambizioni: erigersi al di sopra dei propri simili e godere del loro sfruttamento peraltro nell'unanime consenso. E' così che la religione, dapprima accumulo di menzogne di pochissimi su pochi, è divenuta la maggiore istituzione del sistema vigente in quanto di per sé sostegno alle altre, Stato su tutto. 
Con promesse di vita eterna e di felicità e uguaglianza ultraterrena espresse da una vasta e ormai consolidata tradizione di scritti sacri, dei minori (santi, profeti, vari esempi di rettitudine…), proprietà, edifici, icone e da una rigida piramide gerarchica è riuscita ad inculcare nell'uomo la sfiducia in se stesso, nelle proprie potenzialità, nella forza dell'individuale autodeterminazione propagandando la sottomissione a presunti arbitri della nostra esistenza e l'obbedienza alle leggi di chi si autoproclama rappresentante o reincarnazione del dio in terra.
E' specifico in questo aspetto l'utilizzo, da parte dello Stato, della religione come strumento di potere, come briglia del popolo. 
E' loro interesse comune fomentarsi per mantenere in piedi la società attuale: è necessario un appoggio reciproco per il rafforzamento del consenso, consenso all'oppressione, allo sfruttamento, alla punibilità, alla disuguaglianza tutto nel nome del "bene" comune e di una vita eterna nella beatitudine e nella grazia del dio per chi sulla Terra non ha tentato di opporsi a questi padroni e di sovvertire la "loro" società.
Quindi come prescindere dal legame ovvio che consegue tra presunta legge "divina" e reale legge "terrena"? E' possibile essere sottomessi alla prima ma nel contempo essere convinti assertori della distruzione della seconda? Io credo di no.

PERCHE' NON ESSERE CRISTIANI
Ed ora in particolare la religione cristiana: perché, nello specifico, non essere cristiani?
Innanzi tutto è d'obbligo una fondamentale ma paradossalmente superflua distinzione:
1) essere cristiano, fedele ai precetti biblici e alle parole di Cristo quindi credere in un Vecchio Testamento narratore di crudeltà, vendetta, castigo, violenza, guerra, sangue, morte volute da un dio proclamato buono e misericordioso ma che incita alla sopraffazione, legittima i "privilegiati", costringe a barbarie in suo nome, obbliga all'umiliazione fisica e psichica e all'inutile sacrificio come alimento alla fede. Credere in un Nuovo Testamento (con i quattro Vangeli scelti arbitrariamente tra i tanti apocrifi rinvenuti, con non meno credenziali rispetto a quelli "ufficiali", ma giudicato forse troppo scomodi per la presenza di espliciti episodi controversi) frutto di falsificazioni, basato su coordinate storiche discordanti o addirittura frutto di sfrenata immaginazione, pieno di lampanti contraddizioni segno delle aggiunte, modifiche ed omissioni operate negli anni e volte, invano (o purtroppo no?!), a perfezionare la montatura sulla storia di Gesù Cristo, probabilmente solo, se esistito, un accusatore di farisei mandato a morte, tutt'altro che saggio nelle parole, quand'anche oscuro e minaccioso, elevato dall'ignoranza, dall'ingenuità e dal fanatismo prima a profeta e dunque a dio, e dei suoi apostoli, chissà se primi ignoranti, ingenui e fanatici o fin troppo furbi, approfittatori e plagiatori nello sfruttare l'altrui diffusa sfortunata condizione per elevarsi a falsi profeti e venditori di fumo.
Ad esempio porta forse solidarietà un uomo che proclama "…venni a portare la spada, non la pace; venni a dividere figlio e padre, figlia, madre e genitori…"? E' saggio un uomo che maledice un fico perché non porta frutti fuori stagione? E' tollerante un uomo che ammonisce "…colui che non crede…"?
2) essere cristiano, fedele alla Chiesa cristiana specificata (per mia maggiore seppur limitata conoscenza), per l'elevato numero di fedeli, nella Chiesa cattolica romana. Fedele per imposizione, obbligo morale, dovere sociale (noi "italiani" lo sappiamo bene vivendo in uno Stato posto sotto la direttissima influenza di "sua santità"); fedele per abitudine, per evitare la "delusione" di famiglia, scuola, "comunità", istituzioni… "tutti". Fedele al Papa, cima di una scala gerarchica indissolubile dall'istituzione-Chiesa, specchio del sistema autoritario laico e quindi sovrano di uno Stato fondato su secoli di intolleranza, inganni, imbrogli, furti, persecuzioni, roghi, stragi benedette e guerre sante, ancora oggi, anche se con la maschera del Papa buono e viaggiatore, malato ma forte, vecchio ma temerario, mediatore tra i potenti ma vicino ai giovani, più che mai connivente con le guerre e il profitto del capitale, fiero calpestatore dell'uomo e della sua libertà.
Come non notare il crocifisso che, nella storia, ha accompagnato e fomentato i più atroci misfatti e che continua a essere garante delle quotidiane sopraffazioni assicurando il perdono di qualsiasi "peccato" con il sacramento della confessione, utile palliativo all'assunzione della responsabilità della propria determinazione.
Come non notare il denaro nel quale navigano la Chiesa e i suoi officianti, il potere e le ricchezze accumulati con avidità, palese contraddizione agli ideali predicati: amore, bontà, pace, fratellanza (poco importa se poi la Chiesa mai si è interposta allo sfruttamento degli oppressi ma ha sempre primeggiato tra i carnefici con il solo intento di conservare, quando non rafforzare, i propri privilegi).
Continuo a non capire il motivo per il quale si voglia continuare a tener serrati gli occhi e la mente e ci si ostini, con irragionevole testardaggine, a venerare le proprie catene.

Reblack


 

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