Scenari occidentali
Da lontane e profonde regioni del mondo occidentale, emergono, con prepotenza, masse di fondamentalisti e bellicisti, radicalizzate da sermoni pastorali, avide di sangue e ricchezze altrui. Masse che, coagulate attorno al comandante capo, stravotato e stravolto da tanta sincera adesione, esaltano la propria funzione messianica distribuendo, a suon di busse, democrazia a gente incapace a provvederne da sé.
È lo scenario della nostra contemporaneità; la chiave di lettura di cosa sarà ancora il mondo nel prossimo venturo: guerra continua e preventiva, bombardamenti discriminanti ed indiscriminati, terrorismo globalizzato, paura garantita. Il giubilo di queste masse ha raggiunto l’apice quando si sono espresse, in contemporanea al riconoscimento formale del capo, sulla valenza giuridica delle coppie omosessuali, esplicitando un netto rifiuto ad emancipare il diritto civile ed estendere il concetto di libertà sessuale.
Sesso e guerra sono ossessioni per queste masse reazionarie, intrise di bigottismo e devozione al dogma ecclesiale, assaporanti con la stessa gaiezza il benessere del vivere capitalista e la voluttà sanguinaria della violenza guerrafondaia e militaresca. Mentre per la guerra è il petrolio l’attuale fonte nutrizionale dell’ossessione, il sesso è da sempre bersaglio dell’as-solutismo religioso monoteista, predicato da queste masse. Pratiche battesimali o riti di iniziazione sugli organi genitali, come la circoncisione o l’infibulazione(1), sono perseguiti come fattori discriminanti tra gli esseri umani. Anatemi, persecuzioni criminose, ed umiliazioni sono riservate, da stati e chiese, a coloro che esplicitano una matura e consapevole sessualità non contenuta o mortificata da canoni normativi.
La pretesa di regolamentare i comportamenti affettivi dei cittadini, incombe tuttora negli strati nebulosi del dominio ideologico espresso da tanti stati di tipo occidentale. Ai refrattari il privilegio di osservare con perplessità e spirito interrogativo quali significative figure sono assurte a campioni e difensori della virilità: i preti dal pulpito che, con le loro sottane svolazzanti e il loro eloquio plasmato e castrato, piroettano le proprie mani nel vuoto alla ricerca di volti consenzienti al bacio del cordone e all’inginocchiamento penitente o i soldati che incedono in parata, presuntuosi, attillati con le loro divise e con foggia di pennacchi variopinti, drappeggiati da codini, spadini e spalline, con passetti cadenzati da gridolini espiratori, tutti in riga, con le chiappe ritmate all’unisono, ubbidienti l’uno dietro l’altro ed con umettato sguardo fisso all’asta…della bandiera nazionale, naturalmente. Questa è la loro virilità! Ma, piuttosto, si chiudano seminari, conventi e caserme e sicuramente ci saranno meno “ricchioni” in giro.
La vicenda Buttiglione è stata la scena madre in salsa mediterranea di questo monotematico spettacolo globale. Disgustosa non è stata la dichiarazione dell’aspirante commissario (ha espresso la sua opinione in faccia ad una platea che non ha ben recepito, nonostante lui fosse poliglotta, il significato della parola “peccato”), bensì, a fronte della bocciatura assembleare dello stesso, la volgare reazione dei figuri della destra clericale e parafascista, a cominciare da quel fanfarone di deputato nazionalleato, che spilla-tanti-soldi-pubblici-con-la-demagogia-degli-italiani-all’estero e che, insieme ad altri, ha eruttato parole e suoni offensivi verso la comunità omosessuale, confidando nell’omertà generalizzata e adulando il maschio orgoglio dell’italica stirpe. Alla comunità omosessuale non rimane che piantarla una buona volta a perseguire la pretesa e l’illusione di normalizzare i rapporti con l’attuale sistema politico e culturale; l’attività omosessuale è, rimane e deve rimanere, eversiva per questo sistema. Solo una rivoluzione sociale, libertaria e liberatoria per ogni uomo e donna dal dominio di ogni dogma religioso, economico e statalista, rappresenta il percorso obbligato per l’emancipazione e la piena e consapevole affermazione della libertà sessuale.
ARo
(1) L’infibulazione è una pratica di mutilazione degli organi genitali femminili, attuata, secondo un costume pre-islamico datata dal tempo dei Faraoni, presso alcune regioni nord e centro-orientali dell’Africa. Si procede alla clitoridectomia con escissione o fusione delle grandi labbra e comporta serie complicanze mediche ed igieniche, oltre ad ammutolire la gioia sessuale delle donne. Potenza delle superstizioni sociali!
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