Le rivolte di Marassi
Il 7 maggio nel carcere di Marassi, un altro prigioniero è stato suicidato. E' l'ultimo di una serie di morti che insanguinano le sbarre: da dicembre ad oggi si sono verificati più di un omicidio al mese e quest'ultimo è stato preceduto tragicamente da un altro, appena tre giorni prima. Fabio è stato impiccato dopo essere stato rinchiuso nel reparto CDT, ovvero il centro diagnostico terapeutico, l'ala (ora tristemente chiamata "dei suicidi") dove finiscono i detenuti che hanno "bisogno" di particolari attenzioni, magari perché come lui provengono da un'altra istituzione come il carcere ugualmente mortificante: la psichiatria.
L'hanno impiccato dopo avergli imprigionato la mente con i farmaci e il corpo in una cella. Le urla ed il tam-tam metallico delle sbarre hanno rotto il silenzio gelido sulla, morte di un uomo; poi le lenzuola e le bombolette da cucina incendiate e gettate dalle finestre hanno fatto luce sulla cruda realtà del carcere. Dopo due ore e mezzo si è arrivati anche allo scontro fisico e al lancio di bottiglie ed altri oggetti contro le guardie che hanno usato gli idranti per sedare la protesta.
Tutto ciò accade di nuovo la sera dell' 11 maggio, dopo la notizia di trasferimenti e denunce per la rivolta del giorno 7. Annunciato quindi l'arrivo dei GOM, il corpo speciale della polizia penitenziaria già tristemente noto per le violenze sui detenuti e balzato agli onori della cronaca per aver massacrato i manifestanti del G8 nella caserma di Bolzaneto. Le rivolte di Marassi non sono state altro che la risposta al sopruso quotidiano del potere che nel nome del profitto, tramite la legge, occulta ed elimina le vittime del suo sfruttamento nei pozzi bui di ghetti e quartieri-dormitorio, centri di detenzione per clandestini, manicomi, prigioni.
Questi sono gli strumenti per garantire l'"ORDINE" assieme alla repressione quotidiana nei confronti di chi si ribella a sfruttamento, coercizione, omologazione.
Da mesi vengono fatte perquisizioni a tappeto in tutta Italia colpendo singoli, sedi, redazioni di riviste, radio, spazi occupati, si effettuano sgomberi, fogli di via, arresti, mentre si legittimano, da destra e da "sinistra" pestaggi e torture da parte dei cosiddetti tutori dell'ordine.
Si sperimentano nuove forme di controllo repressivo e si rispolverano vecchie pratiche come il confino e la firma in questura. Sempre identica nei meccanismi la società-galera annulla gli individui dentro e fuori le mura delle carceri.
In cella come nel lavoro salariato; nell'ora d'aria come nel tempo libero forzato; nell'applicazione delle leggi, a scuola, nel consumo indotto di merci prodotte solo per arricchire e non per soddisfare bisogni reali.
La logica della normalizzazione che ci giudica conformi, e allora innocenti, o non conformi, e allora colpevoli, non ci appartiene.
Comitato Anarchico di
Difesa e Solidarietà
Piazza Embriaci 5/13
16123 Genova
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