Numero 3 - Luglio/Agosto 2002 - Anno 1

Il grande bluff


Sono ormai diverse settimane che, in Spagna, si discute sulla legittimità del progetto aznariano di illegalizzazione di Batasuna, partito della sinistra indipendentista basca. A parte le recenti e abominevoli parole di sostegno alla causa basca da parte del nostro Francesco Cossiga, è interessante tentare di introdurci nella delicata e difficile situazione dei Paesi Baschi.
La sola attenzione può non bastare per avere un'idea chiara di quello che sta accadendo in questo magnifico spicchio di terra della penisola iberica. Malgrado la difficoltà di intervenire sull'argomento più o meno dall'esterno (o da esterni) i fatti proposti dall'attualità permettono di entrare meglio al centro del problema. Il Partito Popolare, attualmente la forza politica preminente nel governo spagnolo, in accordo col Partido Socialista, sta tentando di porre fuorilegge Batasuna, partito basco votato da diverse migliaia di elettori. L'illegalizzazione è l’obiettivo massimo di una legge, la Ley de partidos, secondo la quale, tutte le organizzazioni politiche, sindacali, culturali che manifestino nella propria azione quotidiana una certa "affinità ideologica" con movimenti terroristi, nel caso specifico ETA, possono essere dichiarate illegali e automaticamente sciolte. Senza entrare nel merito della legge da un punto di vista di validità giuridica e costituzionale (sulla questione delle affinità ideologiche col terrorismo si gioca una battaglia dalle molte conseguenze, a cui non possiamo dedicare spazio in questo articolo), ed evitando di calarsi in difficili previsioni sul futuro della lotta politica delle regioni basche, ci limitiamo a delle "innocue osservazioni". 
Prima di tutto possiamo notare la totale sincronia di intenti tra il Partito Popolare e quello Socialista nel voler alzare il livello di scontro, già altissimo, nei Paesi Baschi. 
È una necessità, questa, dettata da ragioni prettamente strategiche: il governo spagnolo ha bisogno di un nemico ben visibile e, mancando alle forze dell’opposizione una base popolare reale (la situazione dei partiti socialdemocratici spagnoli, di cui la Izquierda Unida ne e' la massima rappresentazione, è ancor più miserevole di quella italiana), Batasuna assolve questo ruolo sotto un duplice aspetto: e' un ottimo concentrato di spinte pseudo-rivoluzionarie (e non aggiungiamo altro!) e di pratiche contro-identitarie.
In questo senso il nemico "Batasuna" assolve pienamente il ruolo che il governo spagnolo necessita: un mostro dalle due teste che rivendica socialismo, indipendenza, autonomia e federalismo -quindi una proposta apparentemente di rottura sia dei paradigmi oligarchici del potere politico spagnolo, accentrato sul governo di Madrid, sia di quelli identitari (propugnati per decenni dal franchismo e dalla potentissima chiesa cattolica spagnola) fortemente minacciati da un assetto geopolitico in cui, quasi tutte le regioni economicamente più sviluppate, Catalunia in primis, hanno ottenuto o tentano di ottenere, con le buone o con le cattive, una certa autonomia. Nel caso di Batasuna esiste una terzo fattore che rende questo partito il nemico perfetto su cui scagliare anatemi: una componente interna più movimentista che appoggia la rivolta di strada (kale borroka) e che si assume la responsabilità di non condannare mai pubblicamente le azioni rivendicate da ETA. Curioso ed indicativo lo spazio dedicato dai principali periodici nazionali alla situazione basca: senza i paesi baschi, le agenzie informative spagnole sarebbero costrette al fallimento. 
Un’azione mediatica continua dedica all’argomento intere pagine e colonne dei più illustri opinionisti: un gran vociare che si trasforma quasi sempre in "j’accuse" moralisti sul tema del terrorismo o in possibilità editoriali dei vari professori di scienze politiche (Savater entra in questo circolo di illustri pennivendoli). "El Pais", quotidiano socialista, dedica la stessa paginata di notizie (in genere la 13 o la 15) a qualsiasi rumore proveniente dai paesi baschi: sia esso una bomba che fa 5 morti o un petardo tirato da un bambino di 5 anni.
L'importante azione mediatica alimenta una sensazione collettiva di emergenza capace di giustificare qualsiasi azione repressiva attuata dal governo e dalla sua fascistissima Guardia Civile. 
Dunque, un nemico interno, il paese basco in generale, che si alimenta, agli alti piani finanziari, di un'economia fiorentissima con l'odiata Spagna, ed un nemico esterno, la popolazione basca, che si può permettere una qualità di vita (incluso un livello di piena occupazione) assai superiore rispetto a la quasi totalità delle regioni della penisola iberica. 
Un "nemico parassita", che si ciba, criticando, dello stesso flusso economico; un "nemico invidiato", per la grande efficienza del sistema sociale, economico, culturale messo in piedi. 
Mantenere alto, dunque, il livello di scontro per suscitare la reazione più violenta possibile: da gennaio i vari corpi speciali spagnoli rastrellano numerosi centri delle regioni basche imponendo alle popolazioni locali una vigilanza continua ed una repressione scientifica.
Molti militanti delle varie forze politiche che si battono per l'indipendenza del paese basco sono stati incriminati e arrestati: alcuni sottoposti ad un regime carcerario durissimo. 
Tortura e violenze fisiche sono all'ordine del giorno: una dispersione nelle carceri nazionali dei prigionieri politici baschi non permette ai familiari di avere informazioni in tempo reale delle dure punizioni a cui vengono sottoposti. 
Per questo motivo, Batasuna organizza molte campagne di solidarietà nei confronti dei detenuti baschi: da qui il pretesto per accusare questo partito di essere il fiancheggiatore politico dei vari movimenti extraparlamentari che agiscono in tutto il territorio.
L'errore che spesso facciamo è quello di pensare alla situazione politica basca come ad un unico scontro tra il governo spagnolo e ETA.
Non è così: esistono miriadi di gruppi e di associazioni che si muovono sul territorio seguendo le pratiche dell'azione diretta e dell'autogestione che non hanno niente a cha fare con gli obiettivi e le tattiche di ETA. 
Da questo punto di vista, la vitalità di queste centinaia di militanti ecologisti, anarchici, libertari, comunisti, femministe, e molti altri, viene stroncata sia dalla repressione indiscriminata del governo spagnolo, sia dalla campagna mediatica che ha portato Batasuna ad essere l'emblema della rivolta basca al potere di Madrid. Niente ci può legare ad un partito, nè, a maggior ragione, ad una lotta per la liberazione e l'indipendenza di un territorio, o di un "supposto popolo". 
In questo senso, a parte il manifestare il più profondo disprezzo per la pesantissima repressione che quotidianamente si abbatte contro molti giovani militanti di Batasuna e condannare le forze politico-militari del governo spagnolo che conducono questa campagna, riteniamo Batasuna responsabile di un’azione politica vuota, nei contenuti e negli obiettivi, e autodistruttiva nelle tattiche. Non è da Batasuna che passa un progetto più vasto di cambiamento rivoluzionario dell’esistente. La solidarietà più totale va verso quelle microrealtà che all'interno di un territorio segnato da questo "conflitto", si sforzano di mantenere alto il livello del dibattito politico, offrendo grandi contributi di riflessione che esulano dal grande bluff della rivendicazione di Batasuna "socialismo e indipendenza". 
La grande umanità e la straordinaria capacità di reazione di molti compagni libertari baschi ha permesso in questi anni di aprire gli occhi su questo spaccato di mondo: ETA e BATASUNA non sono più gli attori principali, almeno per chi si obbliga a non credere alle menzogne dell'informazione di regime.
Con questo scritto non manchiamo di inviare la nostra più profonda solidarietà ai prigionieri politici baschi vittime dei regimi carcerari speciali e delle torture della polizia spagnola. Intendiamo aprire un dibattito che sappia concentrarsi sulle prospettive di appoggio a quella componente libertaria basca che si trova chiusa nella morsa dell'opinione pubblica, pronta ad accusare qualsiasi proposta rivoluzionaria di collusione col terrorismo ETA. 
Nella spettacolarizzazione dell’azione repressiva contro Batasuna, le prime teste a cadere sono certamente quelle di tutti quei collettivi che lavorano sulle tematiche dell'anticapitalismo e della lotta contro lo Stato. 
Numerose voci si levano ora a sostegno di Batasuna: contro la Ley de partidos si stanno mobilitando diverse componenti politiche. Basti pensare che a parte PP e PSOE, tutti gli altri partiti più forti si sono dichiarati contro, sostenendo, come unico valore portante la lotta al terrorismo e la difesa della democrazia. Batasuna sta facendo la sua parte: continue manifestazioni per una non meglio precisata difesa dei principi democratici. 
Come a dire che, nel caso in cui il partito venga illegalizzato, la democrazia non esiste, mentre nel caso contrario, la democrazia continua ad essere un valore presente e condiviso a cui prostrarsi. Per coloro che sostengono che la democrazia è una menzogna, rimane dunque la felicissima consolazione di sentirci al fianco di tutti i compagni baschi che continuano a lottare quotidianamente per una rivoluzione comunista libertaria. Saluti e anarchia. 

Jacob


 

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