Numero 4 - Settembre 2002 - Anno 1

Qualcosa sulla repressione


Da sempre lo stato e la società borghese hanno attuato forme di repressione contro chi non si sottomette alle leggi, alla violenza di eserciti e polizia, contro chi si oppone al capitalismo e ad ogni forma di dominio e potere, allo sfruttamento del proletariato, alla distruzione dell'ambiente e di chi lo abita; repressione contro chi la guerra non crede farla e si rifiuta di essere servo dello stato assassino. Il carcere è senz'altro l'emblema della repressione e della violenza voluta dal potere. Non dobbiamo dimenticarlo. 
Come non dobbiamo dimenticare i numerosi compagni costretti al carcere che non per questo smettono di lottare, continuando a ribellarsi al marciume che li circonda. I FIES (Archivi di Interni in Speciale Trattamento) sono oggi una brutale condizione che costringono molti detenuti, tra i quali una schiera di compagni anarchici, nelle carceri spagnole all'isolamento e non solo. Nel 1991 in Spagna si da il via alla costruzione delle megacarceri; sempre nello stesso anno si instaurano i FIES, ovvero i bracci di isolamento. Secondo l'art. 93 del Regolamento Penitenziario, i Regimi speciali per i prigionieri FIES prevedono:
* Isolamento, cioè uscita all'aria di 3 ore individualmente o soltanto con un altro interno;
* Modo di vita, ovvero controllo e censura sulla corrispondenza, negazione dei colloqui per anni, uscita in cortili coperti da reti, perquisizioni ed ispezioni arbitrarie con raggi X, torture fisiche e psicologiche;
* Durata a tempo indeterminato, si prevede il riesame ogni tre mesi, ma in realtà può dilungarsi per anni.
I moduli delle carceri speciali FIES, "legittimati" nel 1991 da Antonio Asuncion, all'epoca direttore generale delle Istituzioni Penitenziarie, sono carceri nel carcere, oltretomba della morte, dove uomini e donne subiscono torture fisiche e psicologiche, non solo da chi più palesemente è interno al sistema carcerario come gli agenti penitenziari, ma anche e soprattutto da chi questo sistema lo mantiene in vita prestandovi servizio come i preti, gli assistenti sociali, psicologici e medici, e da quelle imprese che partecipano allo sfruttamento del lavoro entro il carcere. Ma soprattutto da tutti coloro che fanno finta di niente, da tutti coloro che non si ribellano contro il baluardo del potere, ma lo tollerano, lo legittimano. Mi è difficile poter continuare a servire senza la paura di essere banale, di dimenticare qualcosa. 
Senz'altro questo non è un testo esauriente e non ha nemmeno la pretesa di essere completo, risponde semplicemente ad un mio desiderio di continuare a parlare (purtroppo) di repressione e allo stesso tempo dei compagni che la subiscono nel brutale sistema carcerario. Compagni che all'interno delle carceri danno vita a rivolte, a sabotaggi, a scioperi della fame e dell'"aria", che non scendono a compromessi con chi vuole corrompere la scelta di una vita che si rivela nuovamente nelle carceri contro chi questa scelta vuole annientare. I compagni costretti negli "illegali" moduli delle carceri speciali FIES (Ficheros Internos de Especial Seguimiento) esigono:
* la cessazione dell'isolamento e l'abolizione dell'archivio FIES
* la scarcerazione dei detenuti con malattie terminali
* la cessazione della dispersione dei detenuti.
Ribelliamoci allo stato e al sistema di annientamento da esso voluto. 
Vanno distrutte queste maledette carceri assieme all'intera idea di oppressione, di segregazione e di violenza che le tiene in piedi.

Olga


 

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