Sulla repressione a valencia
Il testo che segue, scritto da compagne di Valencia, è una cronostoria degli avvenimenti ed una analisi della situazione repressiva nello stato spagnolo e in special modo nella loro città.
26 di ottobre del 2002
Dall’anno 2001 nella città di Valencia la repressione è andata in crescendo: sei case sono state sgomberate, altrettante perquisite e più di 40 persone sono state arrestate (anche arbitrariamente) durante sgomberi, azioni di resistenza e sabotaggi.
Durante questo periodo la stampa si è impegnata a criminalizzare i movimenti e le forme di opposizione alla totalità del sistema stabilito, relazionandoli alla kale borroka (la guerrilla urbana in Euskal Herria, i Paesi Baschi) e stabilendo in questo modo presunti legami con il movimento di liberazione nazionale basco.
Il 30 d’agosto di questo anno Juan Gabriel Cotino, ex-direttore generale della polizia nazionale (durante gli ultimi 5 anni), membro dell’Opus Dei e proprietario di una delle imprese costruttrici che più speculano nella città di Valencia, assume ufficialmente l’incarico di Delegato di governo della Comunità Autonoma Valenciana. Venerdì 11 di ottobre si è svolto in tutta normalità, un corteo nel quartiere di Velluters convocato dalla piattaforma neofascista España 2000, con la protezione della polizia nazionale. Questa manifestazione si può considerare il punto di partenza di un’offensiva che è durata una settimana. Lo stesso venerdì 500 persone che pretendevano di bloccare il corteo sono state intimidite e id-entificate da più di 20 agenti della brigata d’informazione (l’equivalente della Digos italiana) scortati da più di 10 furgoni di celerini.
Sabato 12, il Diario de Valencia ha pubblicato un articolo collegando l’antifascismo alla kale borroka con il proposito di creare allarme sociale, spianando la strada alla repressione conseguente. Lo stesso giorno una persona è stata arrestata davanti alla porta di un centro sociale da 6 sbirri accorsi con le pistole spianate e accompagnati da due macchine e da un furgone della polizia. Durante l’arresto gli sbirri hanno cercato di intimidire il compagno facendogli credere di essere perseguibile nei termini della vigente legge antiterrorista ed il giorno successivo, una volta condotto davanti al giudice, lo hanno informano di dover semplicemente nominare un avvocato.
Lunedì 14 è stato sgomberato il CSO Malas Pulgas, nel quartiere del Cabanyal, senza ordine giudiziario e con una forte presenza di polizia, ponendo fine a più di 2 anni e mezzo di vita del posto. Durante lo sgombero una persona è stata arrestata con le stesse ragioni che avevano motivato l’arresto del sabato scorso. Adesso la casa è sorvegliata dalla Levantina de seguridad, un’impresa vincolata a Es-paña 2000.
Martedì 15 alcuni mezzi d’informazione hanno parlato dello sgombero, criminalizzando il movimento delle occupazioni e collegandolo con la kale borroka. Lo stesso pomeriggio sono state arrestate 4 persone che si cerca di relazionare con lo sgombero e con la distruzione di una agenzia immobiliaria. Per tre giorni queste persone sono rimaste detenute nella questura centrale senza poter contattare nessuno, mentre a familiari e avvocati non è stato permesso comunicare con loro né informarsi sui capi d’accusa. Chiunque abbia cercato di mostrare la propria solidarietà verso i compagni detenuti è stato intimidito e schedato.
Venerdì 18 i quattro sono stati trasferiti nel carcere di Picassent, dove rimarranno in attesa di un processo per i reati di associazione illecita di stampo terrorista, disordini pubblici, danni e lesioni; sulle indagini vige il segreto istruttorio e il pubblico ministero chiede da 10 a 15 anni.
L’irrigidimento delle politiche neoliberiste e l’incremento della repressione a livello europeo hanno avuto il proprio riflesso nello stato spagnolo a partire dal 2000, con la riforma della legge antiterrorista e l’estensione dei reati in essa compresi.
La nuova legge si riferisce tanto a gruppi armati quanto a individualità sovversive ed amplia il concetto di terrorismo rendendolo applicabile a qualsiasi azione volta a sovvertire l’ordine stabilito.L’irrigidimento delle pene e la facilità di applicazione della nuova legge ha creato un clima di repressione che in Euskal Herria raggiunge livelli brutali. Nel resto dello stato la legge ha iniziato ad essere applicata all’area libertaria a partire dalla montatura giuridico-poliziesca ai danni di un membro della CNA (Cruz Negra Anarquista) di Madrid e successivamente di altri tre compagni, tutti implicati nella lotta contro il carcere.
Questa situazione si è rafforzata a partire dalla crociata mondiale contro il terrorismo.
Il governo Aznar si è visto così legittimato e appoggiato dalle principali potenze internazionali.
Per di più la presidenza spagnola dell’Unione Europea nel primo semestre del 2002 ha significato un crescente aumento della presenza e della molestia della polizia per le strade delle città, in aggiunta alle perquisizioni ed agli sgomberi effettuati in tutto il territorio dello stato.
A Valencia i piani del dominio per intensificare lo sfruttamento economico e parallelamente il controllo sociale si realizzano attraverso una politica territoriale distruttiva diretta a chiudere i conti con le realtà che ancora sfuggono alle logiche del sistema capitalista. Di fronte a tutto ciò in alcuni dei quartieri colpiti si sono sviluppate esperienze spontanee di resistenza e sabotaggio a progetti di "riqualificazione", come ad esempio il piano di ampliamento del porto marittimo che pretende di distruggere l’intera borgata della Punta. In questa zona coltivata adiacente alla città, in aggiunta alla preesistente resistenza degli abitanti, sono state occupate negli ultimi due anni circa 12 case e 5 campi, con la creazione di esperienze autogestionarie quali una collettività agricola ed una cooperativa di produzione e distribuzione di pane. Al momento è già iniziata la demolizione delle case e la distruzione dei campi coltivati e la Punta vive in uno stato di occupazione per cui nei giorni di massima tensione si è arrivati a vedere 8 furgoni di celerini, una decina di moto , elicotteri e unità della polizia nazionale ed un gran numero di agenti della brigata d’informazione. Inoltre nel quartiere del Cabanyal la resistenza degli abitanti è riuscita a paralizzare il piano di prolungamento di un viale che distruggerebbe il quartiere per collegare la metropoli al mare.
Anche lì si è creata una rete di resistenza che include occupazioni e diversi progetti di controinformazione e appoggio a persone prigioniere. In altri quartieri del centro della città come Zai-día e il Carmen, si sono create situazioni di scontro con la quotidianità imposta.
La creazione di un’assemblea antiautoritaria nel quartiere di Zaidía e la diffusione della cultura anarchica nel Carmen, sono esperienze che si vanno consolidando in questi quartieri.
Ti chiediamo solidarietà contro quest’ondata repressiva e contro tutte quelle future, non possiamo dargli ragione smettendo di agire quando le cose si complicano.
Ora più che mai dobbiamo avere chiaro che la loro repressione, le loro maledette leggi non sono la soluzione ai problemi che genera una società capitalista, consumista e autoritaria.
Consideriamo valide tutte le risposte reali contro le detenzioni di Jordi, Paski, Isaac e "El Peludo" per dimostrare la tua rabbia contro questo nuovo atto di violenza statale.
LIBERTAD PARA NUESTROS 4 COMPAÑEROS LIBERTAD PARA TOD@S!
ABAJO LOS MUROS DE LAS PRISIONES!!
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