No TAV ! ! !
Chi ha letto lo scorso numero di “Contropotere” ricorderà l’articolo su Silvano Pellissero. Per chi non ha avuto la fortuna (o la sfortuna) di leggerlo e per chi non sa niente di lui, ricordiamo che ha scontato una condanna di 6 anni di reclusione per dei presunti sabotaggi ad un cantiere del TAV in Val di Susa. A nostro avviso la questione TAV non sembra trattata a sufficienza in altri luoghi di “contro-informazione” e la protesta contro questo vero e proprio disastro ambientale non pare radicata a sufficienza all’interno del movimento e della popolazione del resto d’Italia così come in Val di Susa.
Ma procediamo con ordine…
Il progetto TAV (Treni Alta Velocità) nasce nel 1991 dall’esigenza dei vari paesi europei, tra i quali l’Italia, di potenziare la rete ferroviaria. Il progetto TAV in Italia è sviluppato da dalle Ferrovie dello Stato. La linea dovrebbe collegare i principali centri urbani d’Italia con le altre città europee più importanti. La nuova rete ferroviaria consiste in 16.100 km di linee, due terzi dei quali elettrificati, 6.100 km a doppio binario per un totale di 22.000 km di sviluppo complessivo; inoltre è prevista la costruzione di 2.500 stazioni per il servizio passeggeri e 570 impianti per il servizio merci, oltre a 1.255 km di gallerie e 530 km tra ponti e viadotti. Un’impresa pubblica di questa mole dovrebbe essere importantissima per la comunità, considerando i posti di lavoro che andrebbe a creare e i miglioramenti alle condizioni ambientali che un mezzo di trasporto come il treno dovrebbe garantire. Infatti il sito web ufficiale della TAV spa (www.tav.it) afferma che “i costi ambientali del trasporto passeggeri e merci sono significativamente inferiori a quelli dell’aereo, dell’automobile e del camion. Basti pensare che le emissioni di anidride carbonica, principale responsabile dell’effetto serra, sono inferiori a quelle dell’aereo e dell’auto rispettivamente di 7,5 e 4,5 volte. E ancora il trasporto combinato (treno e auto) delle merci comporta emissioni e consumi 4 volte minori rispetto a quello su gomma”. Forse il gruppo FS non ha tenuto conto della distruzione dell’ecosistema. Pensiamo alla natura (una volta) selvaggia della Val di Susa dilaniata dai cantieri del TAV. Oppure, chi è mai passato per l’autostrada Napoli - Roma all’altezza dell’uscita di Cassino? Un paesaggio già distrutto dall’autostrada è stato ulteriormente storpiato dalle ruspe. Eppure, sempre sul sito ufficiale, ci assicurano che “ciascuna di tali soluzioni progettuali è vagliata e perfezionata dal Ministero dell’Ambiente attraverso la Valutazione di Impatto Ambientale. In base a tale procedura, prevista dalla legge, viene stimata la compatibilità ambientale di tutti i progetti di opere pubbliche di interesse nazionale e se ne prescrivono le eventuali ed opportune modifiche. La Valutazione di Impatto Ambientale ha carattere pubblico e viene emessa solo previo parere dei cittadini e dei soggetti istituzionalmente coinvolti”: e allora perché la protesta che va avanti da quasi dieci anni in Val di Susa non ha ancora fermato i lavori? È forse un altro esempio dell’ipocrisia della democrazia?
Ma analizziamo la situazione del territorio in cui abito: il sito dice che “il progetto del tratto urbano della nuova linea veloce Roma-Napoli è stato approvato nella Conferenza di Servizi del 17 maggio 1996, insieme agli altri progetti per il potenziamento del nodo di Napoli. La stessa Conferenza di Servizi ha rimandato ad una fase successiva l'approvazione del progetto della Stazione di Porta e linee afferenti. Il 17 maggio '96, alla seduta conclusiva della Conferenza di Servizi, il Ministero dei Trasporti, la Regione Campania, FS e TAV hanno sottoscritto un Accordo Quadro con cui si sono impegnati a realizzare ulteriori approfondimenti sul progetto e sulla ubicazione della stazione”. I lavori vano avanti da ormai sei anni, anche se qui non hanno trovato l’opposizione dei cittadini: la criminalità organizzata della zona ha messo le mani sui terreni appropriandosi del suolo (in origine per uso agricolo) e rivendendolo in seguito alla TAV spa, comprando appalti e decidendo perfino sulla scelta del personale di manovalanza. I lavori del tratto Napoli – Roma sono stati interrotti più volte per conflitti tra il Governo del Diritto ed il Governo della Strada. Quindi qui da noi, oltre a danneggiare ulteriormente quel poco di natura che era rimasta, i lavori per il TAV non hanno neanche creato posti di lavoro. La cosa più preoccupante è che né i media si sono interessati ai cantieri (se non durante le ultime campagne elettorali) né la gente ha avuto una presa di coscienza e di posizione riguardo a questo problema. Inoltre, premettendo di essere contro ogni forma di avanguardia, nemmeno i cosiddetti “movimenti antagonisti” hanno preso in considerazione e messo in evidenza il problema. Questa situazione di noncuranza è comune ad ogni zona dell’Italia tranne che alla Val di Susa. Lì l’opposizione va avanti fin dall’inizio dei lavori. La cosa che sorprende di più è che il movimento coinvolge non solo entità politiche locali, ma anche individualità che non hanno nulla a che a che fare con movimenti politici.
Allora qual è la soluzione? Semplice: l’azione diretta. Ogni velleità riformista è inutile: non abbiamo bisogno di treni e binari, ma di spazi verdi. Difendere il nostro ecosistema significa difendere la nostra vita. È vero che i treni inquinano di meno rispetto al motore a scoppio, ma pensiamo agli alberi abbattuti, agli animali cacciati dal loro habitat, ai terreni sottratti all’agricoltura. È questo il prezzo da pagare per la salvezza del nostro ecosistema? Secondo noi, no.
Nessun compromesso per la difesa della Madre Terra!
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