Numero 6 - Novembre 2002 - Anno 1

Storie di guerre, razzismo e cecità


Nel 1836, molto prima che iniziassero le cosiddette "guerre indiane", si svolse, in territorio americano, un congresso di storici, intitolato:
"Per legge di natura i popoli più deboli e arretrati devono cedere il passo a quelli più forti e spiritualmente superiori".
William Apes, pastore metodista, discendente della tribù "pellerossa" dei Pequod, ebbe il coraggio di intervenire a questo convegno e pronunciare le parole che seguono. 
Un paio di giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato senza vita.
"In verità la vostra superiorità sta nel fatto che, fra voi, veri e propri criminali si servono da tempo immemorabile del potere, della ricchezza e del sistema giudiziario; e in questo modo essi determinano la vita dei bianchi. Anche fra gli Indiani vi sono sempre stati dei delinquenti, ma essi non hanno mai avuto potere e sono sempre stati disprezzati e isolati. Le armi di cui si servono i delinquenti bianchi sono soprattutto la menzogna, l'ipocrisia, l'egoismo e la brutalità. Una razza che ignora tali armi non conosce le regole per sopravvivere in una società basata su di esse: per questo è indifesa o, come voi dite, inferiore. Ma gli storici, ciechi e sordi alla realtà, abbarbicati ad un mondo ideale che non esiste, sono ancora più spregevoli di quei criminali, che almeno sanno esattamente cosa fanno e perché. Io vi chiedo: è peggio che un malvagio compia delitti o che uomini pii lodino i suoi delitti come benedizioni, gli innalzino monumenti e lo esortino a delitti sempre maggiori?
Sono un indiano e mi sono occupato molto della vita e della religione dei bianchi. 
Non sono quindi sprovveduto di fronte ai vostri argomenti. Io provo a tutti voi, secondo regole da voi conosciute, che siete dei criminali, perché lodate e tollerate gli assassini; e la sequela dei loro delitti la chiamate storia."
In questi tempi di guerra "santa", "preventiva", "infinita", universale noi invitiamo ogni uomo a domandarsi: Che Cosa è cambiato?


 

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