DIFENDERE IL DIRITTO DI SCIOPERO E IMPEDIRE L’IMBARBARIMENTO SOCIALE
Stiamo registrando in questi giorni una situazione di grande sconcerto tra i lavoratori: da una parte per le posizioni di diversi esponenti del Governo sulle pensioni, che toccano direttamente il loro futuro e le loro condizioni economiche e sociali, dall’altro le stesse loro organizzazioni sindacali che richiedono provvedimenti restrittivi sul diritto di sciopero .
E’ stato preoccupante assistere, durante la discussione preparatoria del DPEF DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA, all’attacco portato dal Presidente del Consiglio D’ Alema e dal Ministro del tesoro Amato alle pensioni di anzianità e all’ipotesi di ritoccare i redditi dei pensionati, anticipando da subito la verifica del sistema previdenziale, prevista invece nel 2001, tentando così di annullare gli impegni assunti con il sindacato e i lavoratori nel 1997.
Contemporaneamente è partito un’ attacco al sindacato ritenuto un "soggetto conservatore" con argomentazioni proprie della destra, ma utilizzate anche dal centro sinistra, quali quelle "che i padri, (lavoratori o pensionati), tolgono opportunità e lavoro ai figli o l’equazione meno tasse più’ occupazione, messaggi che non possiamo liquidare con una battuta perché possono diventare dirompenti per i lavoratori e per il blocco sociale della sinistra e dei progressisti.
La linea della concertazione dopo essere stata utilizzata per raggiungere i parametri di Maastricht e per permettere l’entrata nell’ Euro, ora viene scaricata dagli stessi che l’hanno esaltata, dopo aver indebolito il potere contrattuale dei lavoratori e del sindacato, perché comunque rappresenta un impaccio se rapportata ad un modello di relazioni sociali destrutturate, che punta alla flessibilizzazione selvaggia delle prestazioni lavorative, alla compressione dei livelli retributivi, all’abbattimento dei diritti e del potere contrattuale dei
lavoratori.
Nel settore dei trasporti stanno avvenendo violenti processi di ristrutturazione, che partendo dal superamento dei monopoli ma guidati da un’ideologia liberista, puntano a far pagare più cari i servizi ai cittadini, prescindendo dalla quantità e dalla qualità dell’offerta di servizio, attraverso societarizzazioni e divisionalizzazioni, si pongono l’obbiettivo della privatizzazione delle aziende pubbliche e dell’abbattimento dei livelli occupazionali.
Significativo in tal senso è il nuovo Piano d’Impresa delle F.S., insufficiente e recessivo, perché concepito esclusivamente nella direzione di una riduzione dell’offerta di servizi praticata con l’ipotesi di esubero di ulteriori 22.000 lavoratori e attraverso il taglio del costo del lavoro e con la pretesa di introdurre il doppio regime contrattuale per i neo assunti, nell’illusoria ipotesi che tutto ciò porti al pareggio di bilancio.
Le ferrovie vanno risanate, recuperando efficienza e produttività, ma suona gravissima l’affermazione del Ministro dei Trasporti Treu che ha definito "le tariffe ferroviarie vergognosamente basse", ipotizzandone l’aumento immediato del 2/3 %, che con il permanere della scarsa qualità del servizio, del comfort e del rispetto degli orari, apparirebbe per gli utenti oltre che un aggravio economico una beffa che rischierebbe di mettere le F.S. fuori mercato.
La modifica del Piano d’Impresa e il rinnovo del contratto di lavoro, possono servire per superare la crisi delle F.S. e rilanciare lo sviluppo, con una netta distinzione di ruoli tra le Organizzazioni Sindacali e l’Impresa, vanno quindi respinte le ipotesi tanto care alla CISL di proporre il modelle Alitalia di partecipazione alla direzione dell’Impresa, che rilancerebbe un modello di sindacato consociativo.
In queste settimane si sono svolte diverse iniziative di sciopero nel settore dei trasporti dichiarati nel rispetto delle legge 146 e dei successivi accordi, contemporaneamente è partita una forte campagna dei media che inviavano quotidianamente solo immagini di viaggiatori esasperati, e il clima di insofferenza degli utenti, spesso dimenticati nei giorni normali (ritardi, sovraffollamenti, mezzi inadeguati), è stato utilizzato a più mani per richiedere moratorie sugli scioperi e inasprimenti della legge 146/90.
Il sindacato confederale, ha da sempre assunto un proprio vincolo etico nella conduzione delle vertenze, attraverso forme e modalità di sciopero che contemperandoli salvaguardassero i diritti dei lavoratori da un lato e i diritti collettivi dei cittadini dall’altro.
Questa scelta va riconfermata e rafforzata, anche con appropriate forme di lotta.
Tuttavia, nel settore vi è un’eccessiva frantumazione sindacale che facilita atteggiamenti corporativi che finiscono per essere dannosi per l’utenza e controproducenti per gli stessi lavoratori, a questo problema occorre porre rimedio.
Per noi di Alternativa Sindacale, la risposta efficace e democratica, a questo problema è l’approvazione della legge sulla rappresentanza.
Ma Confindustria e la destra politica mentre utilizzano la disarticolazione del conflitto nei trasporti, per scagliare l’opinione pubblica contro i lavoratori ed il sindacato, in Parlamento ne hanno finora osteggiato l’approvazione.
Per queste ragioni riteniamo negativa la proposta del Segretario Generale della CGIL di ricorrere da parte del Governo ad un decreto legge, per riformare le regole sugli scioperi nei trasporti, perché oltre a saltare un dibattito parlamentare, metterebbe tutte le parti sociali davanti ad un fatto compiuto, su una materia delicata quale il diritto di sciopero, diritto costituzionalmente garantito, che va difeso, come strumento irrinunciabile per i lavoratori.
Alternativa Sindacale si batterà per impedire che questa proposta si realizzi, perché rischierebbe di aumentare le tensioni e le divisioni tra le Organizzazioni Sindacali dei trasporti, in un momento in cui è invece necessario ricomporre un fronte sindacale unitario.
Riteniamo inoltre ambigua e pericolosa la proposta del Segretario della Uil, Larizza, che chiede l’introduzione di un "referendum preventivo" (alla tedesca), sugli scioperi, che richieda l’approvazione del 50% più uno dei lavoratori coinvolti, che in un settore articolato come quello dei trasporti (con 60 diversi CCNL) significherebbe l’impossibilità di dichiarare sciopero.
ALTERNATIVA SINDACALE
Area Programmatica Congressuale
nella FILT - CGIL
Milano 16 luglio 1999