Contro l'attacco alle pensioni e i referendum della Bonino
Lettera aperta
ai segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Cofferati, D'Antoni, Larizza
A scrivervi sono quei lavoratori che voi spesso dite di rappresentare quando, nelle trattative con il Governo e la Confindustria fate degli accordi, il più delle volte senza chiedere il loro parere.Negli ultimi 8 anni le condizioni di vita dei lavoratori italiani sono peggiorate costantemente. Lo stato sociale e le pensioni sono state tagliate, la "flessibilità" (meglio dire lo sfruttamento) si è accresciuta a dismisura come la precarizzazione del lavoro. Ma ai padroni non basta mai, chiedono sempre di più e voi in questi anni siete sempre stati disposti a dare, senza preoccuparvi troppo che a pagare eravamo noi.
Ci avevate detto che con la concertazione economica si sarebbe dato impulso allo sviluppo. A noi pare che la crescita di produttività sia finita tutta nelle tasche dei padroni che ancora nel '98 (nonostante la crescita asfittica dell'1% del Pil) hanno fatto profitti record in barba ad occupazione e salari che sono rimasti al palo.
Ci avevate promesso che con la riforma Dini nel '95 le nostre pensioni sarebbero state garantite fino al 2012 e oggi vi rendete disponibili a nuovi tagli, avanzando proposte che nei fatti cancellano l'idea stessa della pensione pubblica, costringendo i lavoratori a rivolgersi agli squali della finanza attraverso i fondi pensione.
State firmando dei contratti d'area con condizioni vergognose, ipotecando il futuro dei giovani che non a caso sono sempre più scettici e distanti dal sindacato. Sostenendo ogni azione del governo di centrosinistra e garantendogli la copertura sindacale, avete aperto la strada a un ritorno delle destre senza precedenti.
Ci sono sempre più lavoratori, che disgustati dalla vostra politica seguono le sirene di chi propone l'abolizione dello stato sociale, delle pensioni, la cosiddetta linea del "metti tutto in busta e la previdenza la facciamo con i privati". Non c'è da stupirsi infatti, se un giovane in questo contesto non abbia più fiducia, che i contributi versati serviranno a garantire la sua pensione d'anzianità.I 20 referendum dei radicali, particolarmente quelli che si riferiscono alle questioni sociali, oltre ad aggredire i lavoratori in quanto tali, attaccano il movimento sindacale, i suoi apparati, le sue burocrazie e i suoi privilegi, in pratica sfruttano la vostra cattiva fama per dare un colpo ai nostri diritti. Di fronte all'iniziativa della Bonino fino ad oggi avete fatto gli struzzi, sperando che non raccogliessero le firme necessarie, non capendo che il silenzio era il modo migliore per aiutarli, non preparando le forze per lo scontro che inevitabilmente, presto o tardi ci sarà.
Per questa ragione, vi invitiamo a mettere in campo una mobilitazione di massa, organizzando presidi, scioperi, assemblee in ogni angolo del paese rispondendo con incisività alla loro campagna. È necessario fin da adesso formare dei comitati contro i referendum radicali e contro l'attacco quotidiano alla previdenza pubblica.
Mettiamo in chiaro subito una cosa: solo i lavoratori possono decidere quale posizione avere sulle pensioni come su qualsiasi altra questione, è intollerabile a questo proposito che vi siate resi disponibili a fare concessioni (Cofferati abolendo del tutto il sistema retributivo, D'Antoni barattando le pensioni con l'aumento della "flessibilità" ) senza alcun mandato.
In questo scontro non c'è in gioco solo la negazione di qualche diritto, ma è l'esistenza stessa del sindacato che viene messa in discussione, in questa battaglia noi saremo in prima fila, ma allo stesso tempo che lottiamo contro il padronato, lotteremo contro la burocrazia nel sindacato e contro chiunque calpesta i nostri più elementari diritti democratici.
C'è bisogno più che mai di una svolta programmatica, bisogna aprire una vertenza generale che oltre a difendere la previdenza pubblica, intervenga sugli aumenti salariali, la riduzione d'orario e le garanzie sociali. Il sindacato deve rompere l'offensiva padronale prendendo atto del fallimento della politica della concertazione e del rispetto delle "compatibilità".
Solo con la mobilitazione dal basso e la partecipazione dei lavoratori è possibile trasformare i sindacati, sconfiggendo una linea di cedimenti, che voi rappresentate e che in questi anni ha creato le condizioni perché quello che il padronato ha sempre sognato ma non ha mai osato chiedere, diventi oggi realizzabile con questi referendum.
Per questo vi chiediamo di prendere atto dei vostri errori e di sporcarvi le mani in una lotta senza quartiere contro la Confindustria e i suoi alleati o di farvi gentilmente da parte.
Antonio Forlano, Giuseppe Marazzi, Anna Borella (Rsu Ups),
Simone Redaelli (Ilva), Nunzio Vurchio (Rsu D'Andrea)
Invitiamo tutti i lavoratori a firmare la lettera aperta sul retro della pagina e la petizione del Coordinamento Rsu contro l'attacco alle pensioni.
Il sindacato sono i lavoratori.
Fermiamoli prima che sia troppo tardi!
Per informazioni: Antonio Forlano (0335-6873722)/bigger>/bigger>/fontfamily>