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Comunicato
LAssociazione Per la Scuola della Repubblica nel constatare che: ribadisce il proprio NO invita
Roma 23 settembre 2001 LAssociazione Per la Scuola della Repubblica riflette sul referendum del 7 ottobre e denuncia la regionalizzazione dellistruzione.
Il giorno 7 Ottobre avrà luogo il referendum confermativo sulla riforma costituzionale approvata nella precedente legislatura dalla maggioranza di centro - sinistra (c.d. riforma federalista).
Per quanto riguarda listruzione, la riforma dopo avere mantenuto allart. 3 allo Stato la competenza sulle "norme generali dellistruzione", al 3° comma del medesimo art. 3 stabilisce: "Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: "...... istruzione, salvo lautonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dellistruzione e della formazione professionale". Nel comma 6 lo stesso art. 3 stabilisce inoltre: "La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salvo delega alle regioni. La potestà regolamentare spetta alle regioni in ogni altra materia." "Legislazione concorrente" significa che, "nellambito delle norme generali definite dallo Stato", lulteriore attività legislativa è di competenza delle Regioni; quindi lordinamento scolastico sarà diversificato da Regione a Regione. Lart. 4 infine allultimo comma stabilisce inoltre: "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni favoriscono lautonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".
In primo luogo si deve rilevare che con laffermazione del federalismo scolastico, al di là degli effettivi poteri attribuiti alle Regioni, si introduce il principio secondo cui listruzione non è una funzione esclusiva dello Stato, come la giustizia, la difesa, ecc.; listruzione non sarebbe più una funzione statale come condizione necessaria per la democrazia, ma sarebbe un servizio pubblico alle persone, che pertanto, nellambito di alcuni principi generali, può essere differenziato a seconda delle specifiche esigenze territoriali. In tale modo, oltre ad una flessibilità a livello di ciascuna istituzione scolastica per effetto dellautonomia, si avrà unulteriore differenziazione a livello territoriale con grave pregiudizio dellesigenza sempre più avvertita del carattere nazionale dellistruzione e della sostanziale omogeneità formativa che deve essere realizzata in tutto il territorio nazionale. Peraltro, una volta affermato il principio secondo cui listruzione non è una funzione esclusiva dello Stato, la nuova maggioranza di centro destra potrà ora più facilmente caratterizzare in senso localistico listruzione pubblica tanto più che la maggioranza di centro sinistra con un comportamento, a dir poco, irresponsabile ha infranto la prassi costituzionale secondo cui le riforme costituzionali si realizzano con larghe maggioranze. Ancora una volta il tatticismo del centro-sinistra mette in discussione i principi fondamentali ed apre pericolosi varchi alle incursioni della destra. Con tale riforma però non solo si mette in discussione il ruolo istituzionale dellistruzione, ma per effetto della formulazione contraddittoria ed incomprensibile della stessa normativa si crea una situazione di incertezza e di conflittualità tra Stato, Regioni e privati ( la cui autonoma iniziativa dovrà, secondo la riforma, essere "favorita"!); quale è difatti il confine delle "norme generali"? quale è lambito dellautonomia, sottratto alla legislazione regionale? che cosa significa che lo Stato, Regioni, ed Enti locali devono favorire lautonoma iniziativa dei privati? significa che devono sostenere listruzione privata? Le risposte possono essere le più diverse.
Alcuni sostengono che la riforma sarebbe alternativa alle proposte delle destre e quindi impedirebbe la devoluzione richiesta soprattutto dalla Lega; lesperienza ci ha però dimostrato che quando si accetta il principio degli avversari, in realtà non si tratta del "meno peggio", ma dell "inizio del peggio". In occasione dellapprovazione della legge di parità la maggioranza di centro sinistra ha sostenuto la tesi del "meno peggio" e il nuovo governo ha sviluppato il peggio facendolo diventare pessimo. E ovvio che la soluzione adottata con la riforma non soddisfi la destra, soprattutto la Lega; ma, come hanno fatto rilevare molti "governatori" della destra, la riforma e "un primo passo" che precede e non preclude "ulteriori passi". Chi ritiene che oggi più che mai sia necessario garantire lassetto nazionale e pubblico dellistruzione deve quindi impedire il "primo passo". LAssociazione "Per la scuola della Repubblica" ha denunciato la gravità di tale riforma; ma lallarme lanciato dal Comitato non è stato raccolto, nemmeno dal mondo della scuola, ancora una volta poco attento agli aspetti istituzionali; alla vigilia di un referendum, ignorato dallopinione pubblica, lAssociazione non puo che ribadire il proprio NO ad una riforma confusa e pericolosa che mette in discussione il ruolo istituzionale dellistruzione pubblica.
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