EDITORIALE

La contrattazione nella fabbrica flessibile ed integrata

Nel precedente numero di Tool box (la cassetta degli attrezzi), abbiamo messo in evidenza come sia inevitabile assumere il salario globale a riferimento di una corretta strategia di difesa e contrattazione delle generali condizioni di vita della forza lavoro.
Sappiamo infatti che il reddito globale da lavoro dipendente risulta essere la somma del monte retribuzioni dirette, del monte retribuzioni sociali e del monte retribuzioni differite.
Proponiamo, in questo numero, di approfondire più dettagliatamente le questioni relative alle condizioni di scontro oggi aperte sulla determinazione del salario diretto, fornendo del materiale di supporto alla campagna che, come Coordinamento delle RSU, abbiamo lanciato proprio sulle questioni del salario diretto, con la raccolta di firme per il ripristino di un sistema automatico di indicizzazione dei salari e delle pensioni, sui rinnovi dei bienni economici dei contratti di lavoro, sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego e della gomma-plastica, sulla contrattazione aziendale e sull'occupazione.

In questo numero di Tool box intendiamo osservare soprattutto le forme di regolazione e di erogazione del salario diretto (dal lato dell'occupazione e della retribuzione), così come queste sono deformate dallo scontro concorrenziale attualmente in corso tra l'interesse di forza lavoro e l'interesse di capitale.

E' fuor di dubbio che la crisi del modello di produzione fordistico coinvolge e modifica anche le condizioni della contrattazione sindacale e le forme di erogazione del salario diretto. Nel processo di trasformazione e mutamento dell'organizzazione del lavoro e del modo di produrre, il capitale tende ad asservire a sé ed alle sue nuove esigenze la forza lavoro, piegandola ad adeguarsi alle nuove e diverse condizioni di uso e consumo che la ristrutturazione dell'organizzazione della produzione richiede.
Ma l'asservimento della forza lavoro alle nuove esigenze di capitale non è un fatto automatico e naturale. Ciò avviene per via coercitiva, nel corso dello scontro concorrenziale, modificando nei fatti e con la forza, sia le condizioni di utilizzo della forza lavoro che le condizioni salariali.
Interesse del capitale diventa così, non solo la riduzione del salario ma anche la modifica delle sue condizioni e forme di erogazione che devono diventare sempre più funzionali all'asservimento della forza lavoro, ad una sua maggiore disponibilità alla flessibilità, elasticità e precarietà di reddito ed occupazione.

1) Il nostro obiettivo è quindi quello di dimostrare come l'abolizione della scala mobile non sia stata solo una riduzione di salario funzionale ad interessi immediati del capitale, ma come questa abbia aperto la strada alla trasformazione dell'idea stessa di salario, sempre più determinata non già dalle necessità riproduttive della forza lavoro, ma dalla dipendenza agli obiettivi di produttività dell'impresa, di disponibilità e flessibilità della forza lavoro.
Così da una contrattazione salariale che aveva la sua architrave nella difesa delle condizioni di mantenimento e riproduzione della forza lavoro, stiamo oggi subendo una trasformazione delle condizioni di erogazione salariale che ha la sua nuova architrave nell'affermazione di forme sempre più dipendenti dagli obiettivi aziendali.
Secondo questa concezione, il salario non deve essere più concepito come "l'equivalente della massa di beni necessari al mantenimento ed alla riproduzione della forza lavoro" ma come "una retribuzione in cambio di una prestazione che ha un valore relativo all'interesse aziendale per quella prestazione".

2) Il nostro obiettivo è quello di dimostrare come gli attacchi oggi aperti sull'occupazione non siano solo rivolti ad una riduzione degli occupati, ma anche ad una ristrutturazione del concetto stesso di prestazione, sempre più asservita alle esigenze della nuova fabbrica flessibile ed integrata. Per ottenere ciò, è l'attuale impianto normativo e di legge ad essere attaccato e modificato.

Comprendere queste cose è fondamentale per una corretta organizzazione della contrattazione, sia nazionale che aziendale, e con questo numero di Tool box intendiamo appunto fornire alcuni primi spunti di riflessione.
A supporto di questo approfondimento, forniamo anche una traccia di ragionamento sul "Che fare" nella contrattazione. Una traccia per forza di cose generale, che necessita di ulteriori specificazioni anche categoriali, ma che già contiene alcuni elementi attorno ai quali ordinare ed organizzare la contrattazione ai vari livelli.

Non abbiamo fatto in tempo a dedicare uno spazio di questo numero di Tool box anche alla pubblicazione di quello che chiamiamo lo "Statuto delle RSU". Lo produrremo sul prossimo numero, intendendo con ciò fornire una proposta concreta su come realizzare una vera democrazia della rappresentatività nei luoghi di lavoro, colmando il vuoto di indicazioni che si è realizzato dopo il referendum sull'art. 19 della legge 300, ed in assenza di una legislazione a riguardo.
Lo "Statuto delle RSU" (che sarà il risultato di un confronto tra i delegati e le delegate che partecipano al lavoro del Coordinamento delle RSU) non intende essere solo una proposizione ed una indicazione su come noi chiediamo che sia formulata la legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, ma anche una proposta concreta su cui chiediamo l'adesione di tutte le RSU, di tutti i delegati e le delegate, realizzandone già, dove possibile, lo spirito e le indicazioni, affinché la richiesta di maggiore e vera democrazia nei luoghi di lavoro sia affermata anche nel concreto e nella pratica dell'organizzazione di base del lavoro sindacale.
Con la pubblicazione dello "Statuto delle RSU", il coordinamento nazionale delle RSU, delle delegate e dei delegati eletti nei luoghi di lavoro, pone così concretamente all'ordine del giorno, la questione, centrale per il movimento sindacale, della democrazia e dell'autonomia delle sue rappresentanze di base, diretta ed immediata espressione dei lavoratori e delle lavoratrici.