Io a Genova c'ero, sono tornato sfinito, infuriato, deluso,
febbricitante, coi legamenti delle ginocchia logorati,
senza un filo di
voce e dico: non scateniamo la caccia all'anarchico.
Non
criminalizziamo il Black Bloc internazionale. Distinguiamo
tra il
percorso "storico" del Black Bloc e quello che è
successo a Genova. Non
accusiamo chiunque abbia praticato l'azione diretta a
Genova di essere
un infiltrato. Il pogrom e la psicosi del complotto non
sono nella
nostra cultura.
A Genova venerdì c'erano anarchici tedeschi dello
Schwarze Block, che
hanno praticato l'azione diretta contro precisi obiettivi
(banche e
sedi di multinazionali) e non avevano intenzione di attaccare
le
iniziative degli altri dimostranti. Sabato un giornalista
olandese
della rivista di sinistra Vrij Neederland mi ha detto
di aver
incontrato mentre facevano i bagagli, forse per tornare
in Germania, e
gli hanno detto di essere irritati per le azioni degli
altri
nero-vestiti. Non sono in grado di confermare, ma in
effetti quello che
è successo venerdì c'entra molto poco col
modo d'agire del Black Bloc,
che pratica l'azione diretta con un criterio magari non
condivisibile
da molti ma che un criterio rimane, e soprattutto fa
la sua strada
senza interferire con altre forme d'azione. Invece a
Genova per tutta
la giornata di venerdì i carabinieri hanno ACCOMPAGNATO
i devastatori,
senza mai caricarli, e questo non perché questi
fossero troppo mobili e
informali, come qualcuno ha scritto: costoro hanno avuto
il tempo di
entrare in alcune banche e metterle a ferro e fuoco,
rimanendo
all'interno per più di un quarto d'ora mentre
i carabinieri li
aspettavano all'esterno per RIPARTIRE insieme e raggiungere
i luoghi
dove il GSF manifestava con altre modalità. Lungo
il tragitto sono
stati attaccati negozietti, incendiate auto che sicuramente
non
appartenevano a miliardari, distrutte piccole pompe di
benzina. I neri
sono stati letteralmente SCAGLIATI contro il sit-in della
rete
Lilliput, i carabinieri hanno massacrato donne e bambini,
scouts,
dimostranti pacifici, poi sono ripartiti INSIEME ai neri.
In Piazzale
Kennedy i neri hanno fatto da "lepre" per l'accerchiamento
e l'attacco
del convergence center, poi Benemerita e presunto Black
Bloc sono
partiti verso Brignole per incrociare il corteo del blocco
della
disobbedienza civile, in un punto ancora lontano dalla
"zona rossa". I
carabinieri hanno caricato il corteo (autodifeso e fino
a quel momento
più che pacifico), e mentre lo facevano alcuni
finti black blocsters
sono penetrati nelle fila delle tute bianche aggredendo
alcuni
compagni. Uno di costoro era sicuramente un praticante
di arti marziali
molto esperto e addestrato, perché ha atterrato
un grosso compagno del
Rivolta di Marghera con un un paio di diretti al volto
e una
ginocchiata alle reni. Dopodiché la Benemerita
ha continuato a caricare
il corteo per sei ore consecutive, mentre questo cercava
di defluire.
L'ultima carica è avvenuta a meno di cinquecento
metri dallo stadio
Carlini. Nel frattempo i neri chissà dov'erano
finiti.
Questo non ha nulla a che vedere con la prassi del Black
Bloc. Riporto
integralmente un documento delle tute bianche di Bologna
del 19 giugno
scorso:
<<CONTRO L'ACCERCHIAMENTO DEL BLACK BLOC
Il Black Bloc e' una cosa seria. Non puo' essere banalmente
identificato con atti vandalici e devastazioni irrazionali.
E' una rete
di gruppi di affinita' - prevalentemente (ma non esclusivamente)
anarchici e libertari - diffusi nell'Europa continentale
e in
Nord-America. Esiste da anni, elabora strategie e tattiche
ed e'
disponibile a cambiarle in relazioni ai contesti, alle
alleanze e agli
obiettivi da perseguire. Va precisato che in Italia il
Black Bloc non
esiste ne' mai e' esistito.
Come dimostra la storia recente del movimento, il Black
Bloc non e' una
realta' statica e si misura con pratiche differenti,
lasciandosi
contaminare, come si e' visto a Quebec City: durante
la contestazione
al vertice ALCA/FTAA, ha agito nel massimo rispetto della
citta' e dei
suoi abitanti, concentrando le energie nell'abbattimento
del "Muro
della Vergogna". Inoltre ha scelto di mutuare simboli
e pratiche delle
tute bianche, e ha agito di concerto con gli altri gruppi
di affinita'
presenti nella piazza [cfr.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap38-39.html].
A Goteborg, al contrario di quanto s'immagina, il BB
si e' relazionato
alle tute bianche e ha deciso di muoversi all'interno
di una cornice
comune condivisa anche dai pacifisti. I problemi sono
iniziati quando
la stragrande maggioranza degli attivisti con ruoli di
portavoce e
responsabilita' di coordinamento sono stati arrestati
"a scopo
preventivo" durante il raid poliziesco di giovedi' sera.
La mattina
dopo, la polizia ha tagliato il corteo in due parti,
isolando e
caricando uno spezzone di manifestanti etichettato come
"Black Bloc". A
questi ultimi non e' rimasto altro che difendersi con
quello che
trovavano, e singoli dimostranti hanno infranto alcune
vetrine (sono le
immagini che le tivu' di tutto il mondo hanno trasmesso
a nastro
continuo).
Dire che a rompere le vetrine e' stato il Black Bloc
e' come dire che a
gettare la molotov sull'Eurostar e' stato Gaetano Bresci.
Con cio' non intendiamo dire che il Black Bloc non abbia
mai sfondato
una vetrina. A Nizza, come confermato dalle cronache
del "Corriere
della Sera", furono colpite le sedi di tre banche e di
alcune grandi
multinazionali. Nessun piccolo negozio o tantomeno casa
privata fu
oggetto di violenza.
Tornando a Goteborg, e' bene puntualizzare che il momento
di massima
violenza poliziesca e' coinciso col momento di massima
distensione
degli animi: venerdi' sera la polizia ha accerchiato
un parco in cui
centinaia di giovani avevano organizzato un rave. La
festa e' stata
sciolta con la violenza, i presenti si sono difesi in
maniera
scomposta, ed e' stato quello il momento in cui la polizia
ha aperto il
fuoco. Il Black Bloc non era presente alla festa, il
ragazzo colpito
non ne faceva parte.[cfr.
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read2.php?f=1&i=2861&t=2861]
Il Black Bloc e' composto da attivisti politici, dai
quali a volte puo'
separarci - oltre alla teoria - la scelta delle tattiche
e/o il modo di
praticare l'obiettivo, ma non si tratta di cerebrolesi
o di cani di
Pavlov che sbavano alla vista dei manganelli.
Si tratta di attivisti molto piu' fantasiosi e meno tetri
di quanto
dica la vulgata: nei giorni precedenti la contestazione
di Quebec, il
Black Bloc
di Buffalo (USA) si stacco' da un corteo anarchico, entro'
in un
quartiere degradato e si mise a raccogliere la spazzatura
e pulire i
marciapiedi. Ai giornalisti fu detto: "Avete scritto
che avremmo
devastato [to trash] la citta', e invece la spazzatura
[trash] la
stiamo raccogliendo".
E' in corso un gravissimo tentativo di criminalizzazione
di quest'area
del movimento, avallata anche da alcune correnti moderate.
Noi ci
rifiutiamo di salvarci l'anima sulla pelle del Black
Bloc, riconosciamo
la loro piena legittimita' nel movimento e rifiutiamo
la logica dei
"buoni" e dei "cattivi".
(19 giugno 2001)
Tute Bianche di Bologna
Wu Ming>>
Secondo me, e spero che la documentazione visiva supporti
sempre di più
le numerose testimonianze orali, ad agire nella giornata
di venerdì
erano sei o sette infiltrati dell'Arma, che incanalavano
e coordinavano
la (giusta, giustissima, ma forse un po' troppo cieca)
incazzatura di
qualche centinaio di anarchici che si sono aggregati
senza capire in
che modo venivano strumentalizzati. Credo che la stessa
cosa sia
successa sabato.
Anziché scatenare la caccia all'anarchico, schiacciare
tutti gli
anarchici sul Black Bloc e schiacciare tutto il Black
Bloc su quello
che e' successo a Genova, bisognerebbe semmai interrogarsi
sulla
funzionalita' di una pratica che puo' essere infiltrata
tanto
facilmente. E questo è sì compito principalmente
di chi quella pratica
la porta avanti, ma è una cosa che riguarda tutti
noi che subiamo le
dure conseguenza di tanta permeabilità.
Tra l'altro, compagni: le banche sono assicurate e non
ci perdono una
lira.
P.S.
Sulla valutazione di questi giorni: ne farò una
quando la testa
smetterà di ronzare, intanto dico ma so che il
movimento non si e'
fatto spaventare e il giorno dopo la tragedia di un morto
in piazza (e
una di cui non si trova il cadavere) si era in piu' di
duecentomila,
persone di ogni tipo. E dico che nonostante le apparenze
di sicurezza
il potere trasmette segnali di panico, lo si vede nella
gestione
scriteriata e sbracata dell'irruzione al media center.
La recessione è
alle porte e la legittimità del neo-liberismo
è in una crisi
definitiva.
Di certo come area della disobbedienza civile si è
peccato di eccessivo
politicismo e di è sottovalutato l'avversario,
e tutto va ripensato. La
disobbedienza civile come l'abbiamo conosciuta negli
ultimi due anni
non e' piu' praticabile.
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Anton -