Iraq:
la guerra è GIA' cominciata

(di John Pilger)

John Pilger, giornalista australiano trapiantato a Londra, è stato inviato di guerra in molti paesi, tra cui il Vietnami, la Cambogia e Timor Est.
E' autore di numerosi articoli, libri e documentari.
Fra questi ultimi va ricordato "Paying the Price: Killing the Children of Iraq": una straordinaria denuncia delle condizioni degli effetti dell'embargo all'Iraq sulla popolazione civile.
L'articolo seguente, nella traduzione italiana, è apparso il 20 dicembre sul quotidiano britannico Daily Mirror

LA GUERRA SEGRETA ALL'IRAQ
di John Pilger

L'attacco americano e britannico all'Iraq è già cominciato. Mentre il governo Blair continua a sostenere in Parlamento che "non è stata presa nessuna decisione definitiva", la Royal Air Force e i bombardieri americani hanno cambiato segretamente tattica e intensificato i loro "pattugliamenti" sull'Iraq fino a un assalto generalizzato su obiettivi sia militari che civili.

I bombardamenti americani e britannici sull'Iraq sono aumentati del 300%. Fra marzo e novembre, secondo le repliche del Ministero della Difesa ai parlamentari, la RAF ha sganciato più di 124 tonnellate di bombe.

Da agosto a dicembre, ci sono stati 62 attacchi di aerei americani F16 e ti tornado della RAF - una media di un bombardamento ogni due giorni. E' stato detto che questi erano mirati alle "difese aeree" irachene, ma molti sono caduti su aree densamente popolate, dove le morti di civili sono inevitabili.

Secondo la Carta delle Nazioni Unite, le convenzioni belliche e il diritto internazionali, gli attacchi equivalgono ad atti di pirateria: non differiscono, in linea di princio, dal bombardamento della Lutwaffe tedesca in Spagna negli anni '30, che fu il preludio della sua invasione dell'Europa.

I bombardamenti sono una "guerra segreta" che raramente ha fatto notizia. Dal 1991, e specialmente negli ultimi quattro anni, sono stati incessanti e adesso sono considerati la più lunga campagna anglo-americana di bombardamenti aerei dalla seconda guerra mondiale.

I governi americano e britannico la giustificano sostenendo che essi hanno un mandato dell'Onu per sorvegliare le cosiddette "no-fly zone" da essi dichiarate dopo la guerra del Golfo. Essi dicono che queste "zone", che danno il controllo della maggior parte dello spazio aereo iracheno, sono legali e sostenute dalla risoluzione 688 del Consiglio di Sicurezza.

Ciò è falso. Non ci sono riferimenti alle no-fly zone in nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza.

Per essere sicuro di questo, l'ho chiesto al dott. Boutros Boutros-Ghali, che era Segretario Generale dell'Onu nel 1992, quando venne approvata la risoluzione 688. "La questione delle no-fly zone non venne sollevata e perciò non fu discussa: non una parola", ha detto. "Esse non offrono alcuna legittimità a paesi che mandano i loro aerei ad attaccare l'Iraq".

Nel 1999, Tony Blair sostenne che le no-fly zone consentivano a Stati Uniti e Gran Bretagna di svolgere un "ruolo umanitario vitale", nel proteggere i kurdi nel nord dell'Iraq e gli "arabi delle paludi" nel sud.

In realtà, gli aerei americani e britannici hanno effettivamente fornito una copertura alle ripetute invasioni del nord Iraq kurdo da parte della vicina Turchia.

La Turchia è decisiva per l' "ordine mondiale" americano. Sentinella dei giacimenti petroliferi del Medio Oriente e dell'Asia Centrale, è un membro della Nato e il destinatario di miliardi di dollari in armi e attrezzature militari americane. E' anche il luogo in cui si trovano le basi dei bombardieri americani e britannici.

Nel 1995 e 1997, 50000 soldati turchi, appoggiati da carri armati e aerei da combattimenti, hanno occupato quello che l'Occidente chiama "rifugio sicuro kurdo".

Essi hanno terrorizzato villaggi kurdi e ucciso civili. Nel dicembre 2000 sono tornati, commettendo le atrocità che l'esercito turco commette con immunità contro la propria popolazione kurda.

Per entrare nella "coalizione" Usa contro l'Iraq, il regime turco verrà ricompensato con una mazzetta di 6 milardi di dollari. Delle invasioni della Turchia si parla di rado in Gran Bretagna. La collusione del governo Blair è così grande che, praticamente all'insaputa del parlamento e del pubblico britannico, la RAF e gli americani hanno, di quando in quando, sospeso intenzionalmente i loro pattugliamenti "umanitari" per permettere ai turchi di continuare a uccidere i kurdi in Iraq.

Nel marzo dello scorso anno, piloti della RAF che pattugliano la "no-fly zone" nel Kurdistan iracheno hanno protestato pubblicamente per la prima volta per la complicità loro imposta nella campagna turca. I piloti si lamentavano del fatto che veniva loro frequentemente ordinato di rientrare alla base in Turchia per permettere all'aviazione turca di bombardare proprio la gente che essi dovevano proteggere.

Parlando in condizioni di anonimità con il dott. Eric Herring, docente di politica all'Università di Bristol e specialista delle sanzioni all'Iraq, i piloti hanno detto che, ogni qualvolta i turchi volevano attaccare i kurdi in Iraq, le pattuglie della RAF venivano richiamate alla base e al personale di terra veniva detto di spegnere i radar, in modo che gli obiettivi turchi non fossero visibili. Un pilota britannico ha riferito di aver visto la devastazione dei villaggi kurdi provocata dagli attacchi una volta ripreso il suo pattugliamento.

Anche ai piloti americano che volano in tandem con quelli britannici viene ordinato di invertire la rotta e tornare in Turchia per permettere ai turchi di devastare i "rifugi sicuri" kurdi.

"Si vedevano arrivare F14 e F16 turchi, caricati al massimo di munizioni", ha detto un pilota al Washington Post. "Poi uscivano mezz'ora dopo con le munizioni esaurite."
Quando gli americani tornavano nello spazio aereo iracheno, ha detto, vedevano "villaggi in fiamme, molto fumo e fuoco".

I turchi non fanno molto di più degli aerei americani e britannici nella loro finzione umanitaria.

La vera portata dei bombardamenti anglo-americani è sorprendente, con la Gran Bretagna socio di minore importanza.

Nei 18 mesi fino a gennaio 1999 (l'ultima volta che sono stato in grado di confermare cifre ufficiali americane), gli aerei americani hanno effettuato 36000 sortite sull'Iraq, comprese 24000 missioni da combattimento.

Il termine "combattimento" è assai ingannevole. L'Iraq non ha praticamente aviazione nè difese aeree moderne. Perciò, "combattimento" significa sganciare bombe o lanciare missili su infrastrutture che sono state devastate da 12 anni di embargo.

Il Wall Stree Journal, la vera voce dell'establishment americano, lo ha descritto eloquentemente quando ha scritto che gli Usa avevano di fronte "un autentico dilemma" in Iraq. Dopo otto anni di imposizione di una no-fly zone nel nord (e nel sud) dell'Iraq, rimanevano pochi obiettivi. "Siamo arrivati all'ultima capanna", protestava un funzionario americano.

Ho visto i risultati di questi attacchi. Mentre andavo in macchina dalla città di Mosul, nel nord, tre anni fa, ho visto i resti di un serbatoio d'acqua agricolo e di un camion, crivellati di fori di proiettili, frammenti di missile, una scarpa e la lana e gli scheletri di circa 150 pecore.

Una famiglia di sei persone: un pastore, suo padre, sua moglie e quattro figli erano stati fatti a pezzi qui. Era aperta campagna, senza alberi: un paesaggio lunare. Il pastore, la sua famiglia e le sue pecore sarebbero stati chiaramente visibili dal cielo.

Il fratello del pastore, Hussain Jarsis, acconsentì a incontrarmi nel cimitero in cui è sepolta la famiglia. Arrivò su una vecchia Toyota con la vedova, curva per il dolore, col volto coperto. Teneva la mano dell'unico figlio rimasto, e si misero a sedere accanto ai cumuli di terra che sono le tombe dei quattro bambini. "Voglio vedere il pilota che ha ucciso i miei figli", urlò verso di noi.

Il fratello del pastore mi disse: "Ho sentito delle esplosioni, e quando sono arrivato per cercare mio fratello e la sua famiglia, gli aeroplani volteggiavano sulle nostre teste. Non avevo raggiunto la strada principale quando c'è stato il quarto bombardamento. Gli ultimi due missili li hanno colpiti

Allora non potevo capire cosa stava succedendo. Il camion era in fiamme. Era un camion grande, ma era fatto a pezzi. Non ne restava nulla, tranne i pneumatici e la targa.

Abbiamo visto tre cadaveri, ma il resto erano solo parti di corpi. Con l'ultimo missile, ho potuto vedere le pecore saltare in aria".

Non si è saputo se a fare questo siano stati aerei americani o britannici. Quando particolari dell'attacco furono riferiti al Ministero della Difesa di Londra, un funzionario disse: "Ci riserviamo il diritto di compiere azioni vigorose se minacciati". Questo attacco fu importante, perchè venne indagato e verificato dal più alto funzionario delle Nazioni Unite in Iraq all'epoca, Hans von Sponeck, che si recò là in macchina appositamente da Baghdad.

Egli confermò che niente nelle vicinanze somigliava a una installazione militare.

Von Sponeck registrò le sue conclusioni in un documento interno confidenziale intitolato "Attacchi Aerei sull'Iraq", preparato dalla Sezione Sicurezza delle Nazioni Unite (UNOHCI).

Egli confermò inoltre dozzine di attacchi simili e questi sono documentati: attacchi a villaggi, a un molo di pescatori, nei pressi di un deposito di derrate alimentari dell'Onu. Gli attacchi erano così regolarii che von Sponeck ordinò di sospendere i convogli umanitari dell'Onu tutti i pomeriggi.

Per questo motivo, von Sponeck, un alto funzionario delle Nazioni Unite con una carriera onorevole in tutto il mondo, si fece nemici potenti a Washington e a Londra.

Gli americani chiesero che Kofi Annan, il Segretario Generale dell'Onu, lo lincenziasse e rimasero sorpresi quando Annan sostenne il suo principale rappresentante in Iraq.

Tuttavia, alcuni mesi dopo, von Sponeck sentì che non poteva più gestire un programma umanitario in Iraq che era minacciato sia dai bombardamenti illegali che da una politica americana che intenzionalmente bloccava le forniture umanitarie.

Si dimise per protesta, come aveva fatto il suo predecessore, Denis Halliday, assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite. Halliday definì l'embrago Usa-Gb "genocida".

Adesso è chiaro dai documenti ufficiali che gli Stati Uniti si stanno preparando a un possibile massacro in Iraq. La "Dottrina per operazioni urbane congiunte" del Pentagono dice che, a meno che Baghdad non cada rapidamente, essa deve essere oggetto di una "potenza di fuoco schiacciante". La resistenza di Stalingrado nella seconda guerra mondiale viene data come "lezione".

Bombe a frammentazione, bombe "bunker" a penetrazione profonda e uranio impoverito verrano quasi certamente usati. L'uranio impoverito è un'arma di distruzione di massa. Impiegato per il rivestimento di missili e granate da carro armato, la sua forza esplosiva spande radiazioni su un'area vasta, specialmente nella polvere del deserto.

Il professor Doug Rokke, il fisico dell'esercito americano incaricato di bonificare il Kuwait dall'uranio impoverito, mi disse: "Sono come la maggior parte della gente del sud dell'Iraq. Ho 5000 volte in corpo il livello di radiazioni raccomandato. Quello che vediamo adesso, problemi respiratori, problemi ai reni, tumori, sono il risultato diretto. La discussione sul fatto che esso sia o no la causa di questi problemi è fabbricata. La mia stessa cattiva salute ne è un testamento".

L'arma di distruzione di massa più devastante è stata brevemente fra le notizie la settimana scorsa, quando l'Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla condizione dell'infanzia nel mondo.

Il costo umano dell'embargo a guida americana all'Iraq è spiegato chiaramente in statistiche che non hanno bisogno di commenti.

"Il tasso di mortalità infantile in Iraq è quasi triplicato dal 1990 a livelli che si trovano in alcuni dei paesi meno sviluppati del mondo", dice il rapporto.

"La regressione del paese nell'ultimo decennio è di gran lunga la più grave dei 193 paesi esaminati. L'Unicef dice che un quarto dei bambini iracheni sono oggi sottopeso e che più di un quinti hanno un arresto della crescita da malnutrizione".

In base alle normative dell'embargo agli iracheni è consentito meno di 100 sterline a persona con cui sostenersi per un anno intero.

A oggi, il costo degli attuali bombardamenti "segreti" e illegali britannici dell'Iraq è di un miliardo di sterline.

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