Mutilazioni Animali Misteriose : un enigma ancora irrisolto

 Enrico Baccarini e Patrizio Caini

cunfi@ecn.org

 

 

Da ormai molti decenni un fenomeno ancora irrisolto quanto macabro è presente nelle cronache dei giornali in tutto il mondo. Il fenomeno delle mutilazioni animali misteriose (M.A.M.  : Mysterious Animal Mutilation), suscitò  fin dai suoi primordi incredulità e paura tra coloro che avevano avuto modo di vedere le carcasse di animali mutilati e tra coloro che si avventuravano alla ricerca di possibili spiegazioni per questo fenomeno. La data ufficiale in cui fu scoperto il primo animale mutilato è il 1967, anche se da varie fonti documentarie sappiamo che già nel 1700  esistevano testimonianze di animali cui erano state rimosse parti anatomiche.

Decenni di ricerche nonché interventi diretti del governo americano non sono ancora riusciti a spiegare chi o cosa vi sia dietro le M.A.M., e quali motivazioni spingano tali persone a compiere atti del genere. L’agenzia governativa che maggiormente ha speso tempo e materiali per cercare prove riguardo al fenomeno è stata l’FBI che in anni di ricerche e analisi è riuscita solo a dire che il fenomeno era riconducibile ad agenti naturali o a riti di matrice satanica o infine all’azione predatoria di ignoti animali. Come è possibile vedere nelle foto presenti in questo scritto, difficilmente tali asportazioni potrebbero essere fatte senza l’ausilio di strumenti sofisticati, quindi la tesi degli agenti atmosferici e dell’azione predatoria non è verosimile. Avrebbe maggior senso parlare di riti satanici a scopo ignoto, ma come vedremo successivamente anche tale ipotesi non può sussistere.  Ben presto si venne a sapere che l’FBI aveva secretato materiale inerente le MAM.; il FOIA (Freedom for Information Act) permise di venire in possesso di copia di tale materiale. Anche se in alcune loro parti i documenti erano stati censurati, i dati evidenziavano come il fenomeno non fosse limitato a poche cittadine del Nuovo Messico, ma interessasse buona parte degli Stati Uniti.

 

Lady, il mistero inizia

Nel 1967 una coppia di coniugi del Colorado, Berle e Nelle Lewis, chiese ad un parente di accudire per un breve periodo uno dei loro cavalli. Lady aveva tre anni, era di razza Appaloosa  e fin da piccola aveva dimostrato un “carattere” estremamente esuberante . Il rancher Harry King, fratello di Nelle Lewis, portò Lady in uno dei suoi pascoli così che potesse brucare e stare in grandi spazzi aperti. La mattina del 9 Settembre del 1967 Harry King, durante una visita di controllo nei suoi pascoli, si trovò davanti ad uno spettacolo orripilante. La piccola cavalla era stata brutalmente mutilata, la sua testa ed il suo collo erano stati totalmente scarnificati rendendo visibili le ossa. Il resto del corpo non era stato toccato. Il suo teschio era così bianco e pulito che sembrava essere stato irraggiato per molti giorni da una forte luce solare, ma King sapeva che Lady era ancora viva almeno due giorni prima. Le condizioni climatiche non avevano potuto permettere inoltre una sbiancatura così accentuata e repentina. Quando furono effettuate le prime analisi emerse che le zone interessate dalla mutilazione non presentavano la minima traccia di sangue o di altri liquidi corporei. Tracce di radioattività furono trovate nel luogo ove Lady era stata uccisa, tali tracce risultarono molto superiori rispetto al rumore di fondo fatto che suggerì che potesse essere stata esposta ad elevate dosi di radiazioni. Il taglio effettuato alla base del collo fu definito dagli esperti come estremamente preciso. King, poco dopo l’evento, dichiarò ai giornalisti che nessun coltello o arma da taglio avrebbe potuto compiere una incisione così perfetta.Quando i proprietari vennero chiamati per riconoscere l’animale e per costatare quali fossero state le mutilazioni, rimasero profondamente impressionati dalle condizioni in cui era stata ridotta la cavalla. Essi,  identificarono subito, nella zona intorno al corpo, uno strano odore che ricondussero a qualche tipo di medicinale. Due settimane dopo il rinvenimento del cadavere il Dott. John Henry Altshuler, patologo del Rose Medical Center a Denver, effettuò un’autopsia sul cadavere dell’animale. Egli individuò subito un’incisione netta alla base del collo che presentava residui di colore nerastro dovuti alla cauterizzazione immediata della lacerazione. Ad un esame interno dell’animale si riscontrò l’assenza del cuore, dell’intestino e della tiroide. “La cosa più interessante era la totale assenza del sangue”, affermò successivamente il Dott. Altshuel durante un’intervista. Analisi specifiche indussero i ricercatori ad ipotizzare che  strumento utilizzato per incidere il collo dell’animale fosse un laser chirurgico verosimilmente già in uso dai militari. Testimonianze successive riportarono la presenza di strane luci nei luoghi ove era stata trovata Lady ed anche la madre di King osservò un “enorme oggetto luminescente”.

Un traffico aereo di origine sconosciuta era stato segnalato nei luoghi dell’evento.

Il caso di Lady è passato alla storia dell’ufologia come il primo caso noto di mutilazione animale, anche se come abbiamo visto esistono documentazioni che farebbero risalire tale fenomeno al settecento. In seguito Lady venne erroneamente identificata con il nome di Snippy, errore dovuto ad un giornalista che confuse il nome dell’animale mutilato con quello della madre. E’ inoltre interessante notare che una residente della San Luis Valley, la signora Duane Martin, ebbe modo di osservare il giorno precedente la scoperta di Lady alcuni oggetti che rassomigliavano a “piccoli jet”, oggetti che evoluirono nella zona a velocità molto elevate e a poca distanza dal terreno. La serie di testimonianze e di ricerche che seguirono il rinvenimento della carcassa di Lady fece presagire una natura sconosciuta del fenomeno.

 

1995, un caso insolito 

Nel 1995 un caso classico di mutilazione animale venne riportato nella contea di Carroly, Tennesee, ove Jerry Chandler scoprì un bovino mutilato mentre era alla sua ricerca. La descrizione ufficiale che venne fatta indicava che all’animale era stato asportato l’apparato gastrointestinale , il labbro inferiore, la lingua e l’occhio sinistro. In aggiunta, era stata rimossa anche una piccola sezione semicircolare dall’orecchio sinistro. Insolite furono anche le condizioni in cui furono ritrovati gli zoccoli  parte dei quali sembrava fosse stata sottoposta ad un qualche tipo di processo di macinazione. Sembrava inoltre che la parte asportata degli zoccoli fosse stata rimossa per esami biomedici. Il bovino era stato scoperto poche ore dopo le presunte mutilazioni e stranamente non presentava evidenti tracce di rigor mortis. Non era stata trovata alcuna traccia di sangue nelle zone ove erano state asportate le parti dell’animale; all’interno della cavità corporea venne rinvenuta una piccola pozza di sangue che stranamente non presentava alcuna traccia di coagulazione. Il rinvenimento della  piccola pozza di sangue non rientra nell’usuale modus operandi  dei presunti artefici delle MAM perché nella maggior parte dei casi non è mai stata riscontrata la minima traccia di sangue. Ciò potrebbe far pensare ad una disattenzione in coloro che hanno eseguito le mutilazioni e potremmo vedere nel rinvenimento di tale pozza un ipotetico malfunzionamento dello strumento utilizzato per il drenaggio del sangue. E’ bene evidenziare come ogni capo di bestiame rinvenuto presentasse evidenze non riscontrabili negli altri ritrovamenti. Con ciò vogliamo sottolineare che se normalmente possiamo individuare nell’esemplare mutilazioni precise e nette, troviamo altresì piccoli dettagli che non sono presenti negli altri animali rinvenuti e studiati. Alcune volte siamo in presenza di animali che sembrano essere stati “rilasciati” da piccole o medie altezze (abbiamo il caso di un toro rinvenuto con le corna conficcate nel terreno ed altri casi in cui l’animale presentava fratture tipiche di una caduta da qualche decina di metri), altre volte vengono rilevate nelle vicinanze all’animale tracce di radioattività superiori alla norma. Non sappiamo se tali piccole differenze siano dovute ad una volontà precisa dei mutilatori o siano parte di disegni a noi sconosciuti; ciò su cui possiamo essere certi è che coloro che operano tali mutilazioni sono spinti dalla volontà precisa di asportare determinate parti dell’animale.

Il giornale locale pubblicò in prima pagina il caso, dopo pochi giorni vari cittadini telefonarono all’ufficio dello sceriffo di contea affermando di aver visto nel luogo ove era stato mutilato l’animale stazionare vari elicotteri neri privi di contrassegni. Il caso Chandler, come gli altri, non ha trovato spiegazione.  Non sappiamo se dietro questo caso, come dietro a  tutti gli altri, ci possa essere un intervento alieno o terrestre, sappiamo solo che le tecnologie utilizzate per operare tali mutilazioni sono molto sofisticate e non facilmente reperibili da comuni cittadini. A seguito di profonde ricerche nel campo tecnologico siamo venuti a conoscenza che i militari americani posseggono in buona parte tecnologie capaci di effettuare tali mutilazioni, rimane però la domanda sul perché dovrebbero farle. Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che vi sia all’interno di alcuni gruppi di governo americani una volontà di creare “il mito del nemico esterno”, altresì troviamo chi ritiene tali mutilazioni opera di una razza aliena in visita sul nostro pianeta. Vediamo nel dettaglio quali sono fino ad oggi le ipotesi postulate per spiegare il fenomeno delle MAM.

 

Alcune Ipotesi 

Nel corso dei decenni di studi che ci hanno preceduto, svariate sono state le teorie promulgate per spiegare il fenomeno delle mutilazioni animali, nessuna di esse ha però avuto prove concrete a suo favore.

 

Ipotesi Naturale : si è ipotizzato che il fenomeno delle Mam potesse essere ricondotto a fenomeni di origine naturale, si è parlato quindi di fulmini, fulmini globulari, tornado, predatori, o eventi naturali ancora a noi ancora ignoti. Nessuna di tali ipotesi però ha evidenziato una reale possibilità operativa. E’ da ritenere infatti che l’ipotesi naturale sia quella meno probabile nel contesto delle MAM. Le modalità estremamente precise con cui vengono effettuate le mutilazioni lasciano molti dubbi su come predatori, fulmini globulari o altre cause possano operare in maniera tanto precisa ed asportare zone precise del corpo degli animali. L’effetto di eventuali predatori evidenzierebbe zone di asportazione estremamente asimmetriche, con tagli grezzi operati dai denti dell’animale. Fulmini di qualsiasi genere non produrrebbero asportazioni e scomparsa di precise zone del corpo dell’animale né darebbero origine a tracce di radioattività nei pressi del corpo.

 

Ipotesi Terrestre Artificiale : Alcuni ricercatori hanno avanzato alcune ipotesi molto interessanti per poter spiegare il fenomeno delle MAM come prodotto di una precisa volontà “terrestre” dai fini sconosciuti. E’ stata avanzata l’ipotesi secondo cui ci possiamo trovare davanti a rituali magico-esoterici di matrice satanica. Un profondo studio dei rituali satanici e delle modalità con cui vengono eseguiti ci ha permesso di evidenziare come esistano riti in cui vengono asportati precise parti anatomiche di animali sacrificali, tuttavia ciò non permette di spiegare il fenomeno nel suo complesso. Solitamente nei riti satanici vengono asportati solamente il cuore e gli occhi che vengono visti come parti essenziali per una crescita interiore e spirituale dell’adepto, ma non abbiamo mai asportazione di organi genitali, intestinali o di parti della bocca. Potremmo altresì pensare che tali sette posseggano elicotteri e strumenti altamente tecnologici per poter operare tali mutilazioni, fatto altamente improbabile anche considerando l’attuale abbassamento dei costi di tali mezzi ( che comunque costerebbero decine se non centinaia di milioni di lire).

Una buona parte dei ricercatori americani imputa il fenomeno delle mutilazioni animali ad una matrice militare occulta. Alcune ricerche, come precedentemente detto, ci hanno permesso di evidenziare come alcune apparecchiature, che potrebbero essere utilizzate durante le mutilazioni animali, siano effettivamente in possesso di apparati militari. Abbiamo trovato un laser portatile da campo realizzato dall’aviazione americana ed utilizzato per operazioni chirurgiche in zone di guerra. Farmaci e sostanze capaci di immobilizzare l’animale e di renderlo inoffensivo non costituirebbero un problema per tali gruppi. Molte evidenze ci indicano come il fenomeno possa essere almeno in parte ricollegato ad una matrice militare- governativa, gli scopi per cui tali mutilazioni dovrebbero essere fatte rimane però ancora in mistero insoluto. Vari casi hanno indotto gli scriventi ad ipotizzare come tagli e cauterizzazioni possano essere ricondotte a laser, a bisturi ad ultrasuoni o a strumenti da taglio altamente precisi. Il fatto che in vari luoghi in cui furono rinvenuti gli animali, si sentissero forti odori di medicinali, potrebbe far pensare all’utilizzo di determinate sostanze capaci di provocare vari effetti desiderati. L’ipotesi ora presentata potrebbe permettere di spiegare varie mutilazioni operate nel corso del tempo.

 

Ipotesi Extraterrestre : L’ipotesi extraterrestre si delineò fin dai primordi del fenomeno delle mutilazioni animali. L’utilizzo verso la fine degli anni sessanta di laser estremamente precisi e di modalità del tutto nuove permise a vari ricercatori di collegare il fenomeno ad una matrice esogena alla terra. Effettivamente di fronte ad alcuni casi oggi non possiamo non pensare che ad un intervento alieno. Esistono infatti vari casi in cui vennero osservati vari Ufo stazionare nei dintorni di pascoli, esistono anche testimonianze di agricoltori che si trovarono faccia a faccia con esseri alieni alle prese con capi di bestiame totalmente immobili e a cui venivano praticate mutilazioni. Non possedendo dati probanti e materiali su tali ipotesi possiamo solo considerare l’eventualità che una razza aliena abbia operato e stia tuttora operando mutilazioni per scopi di ricerca.

 

Nel corso di queste ultime pagine abbiamo evidenziato come molte ipotesi proposte per spiegare il fenomeno delle MAM non siano verosimili  ed abbiamo visto come solo due delle ipotesi presentate possano spiegarci in modo plausibile la natura di tale fenomeno.

 I due celebri casi di M.A.M. su cui abbiamo voluto richiamare l’attenzione del lettore in questo scritto,  analogamente a tutti gli altri eventi di questo tipo fino ad ora segnalati alle autorità competenti ed alle organizzazioni di ricerca private da allevatori di bestiame e proprietari terrieri in tutto il mondo, riguardano sempre ed unicamente esemplari rinvenuti morti a seguito delle orrende mutilazioni da essi riportate. Il mancato ritrovamento di animali mutilati che siano sopravvissuti alla rimozione di alcune parti del corpo e sui quali i ricercatori avrebbero potuto condurre una batteria di esami biomedici volti, ad esempio, a stabilire l’eventualità che questo crudele trattamento, nel complesso, avesse indotto alterazioni fisiopatologiche nella funzionalità delle cellule, dei tessuti, degli organi e degli apparati, ha fino ad ora impedito agli investigatori di comprendere la reale dinamica o le reali dinamiche con cui le M.A.M. hanno luogo.

La fortuna, tuttavia, ha recentemente arriso ai solerti ricercatori con lo straordinario rinvenimento dell’unico esemplare che sia mai sopravvissuto, anche se per un breve periodo di tempo, a mutilazioni di matrice ignota. Tutto ebbe inizio il 20 Maggio 2000, quando il proprietario di un ranch situato a circa trenta chilometri a nord della cittadina di Cuba, nello stato del Nuovo Messico (U.S.A.), contattò un ricercatore del N.I.D.S. (National Institute for Discovery Science) per fare luce su un anomalo caso di M.A.M., in cui una mucca Charolais di due anni, nonostante fosse stata presumibilmente sottoposta da ignoti all’ablazione di ambedue le orecchie ed il labbro superiore fosse interessato da gravi lacerazioni, era miracolosamente riuscita a sopravvivere. Il giorno successivo il ricercatore si recò al ranch e dopo avere esaminato sommariamente l’esemplare, si accordò con il proprietario per traslocarlo alla clinica veterinaria locale. Due giorni dopo, il 22 Maggio, l’animale fu accuratamente esaminato dal veterinario locale e dai field investigators del N.I.D.S. e tutti riscontrarono nell’esemplare, oltre ad un evidente stato di denutrizione, anche una significativa riduzione della capacità motoria. La pelliccia del bovino risultò danneggiata ed in corrispondenza della regione cutanea localizzata subito al di sotto dell’inserzione di ambedue le orecchie presumibilmente escisse, furono rilevate evidenti tracce di sangue coagulato. I ricercatori constatarono che il canale uditivo sinistro era occluso da essudati, sangue ed alcune larve di insetti, che l’inserzione cutanea dell’orecchio corrispondente presentava un inizio di cicatrizzazione ed infine che l’orecchio destro, a differenza dell’altro, sembrava essere stato rimosso a partire da un punto disposto a circa tre centimetri dalla base, lasciando in questo modo della cartilagine in situ. Il canale uditivo destro risultò essere parzialmente ostruito da essudati e sangue. La respirazione era normale, l’esplorazione rettale non evidenziò alcuna patologia dell’apparato gastrointestinale ed anche le feci presentavano un aspetto normale. La mucca non risultò essere gravida e le dimensioni dell’utero, delle corna e delle ovaie erano anch’esse normali. I ricercatori, infine, rilevarono nel bovino una singolare scialorrea[1]. Secondo quanto affermato dal veterinario, le condizioni fisiche generali dell’animale erano nettamente migliorate ed il fatto che questo fosse in grado di alimentarsi e bere costitutiva già una buona premessa prognostica. I ricercatori del N.I.D.S., ai fini delle analisi di laboratorio, prelevarono del sangue fresco con anticoagulante, del sangue fresco senza anticoagulante, del tessuto fresco dal labbro, per l’isolamento virale ed infine del tessuto dalla commessura orale destra[2], successivamente fissato in una soluzione tamponata di formaldeide al 10% per gli esami istopatologici.

Il personale del N.I.D.S., inoltre, ritenne opportuno prendere in considerazione l’eventualità che le condizioni ambientali del sito in cui la mutilazione ebbe luogo fossero in qualche modo implicate in quest’ultima, tuttavia, nonostante il luogo in cui l’animale venne rinvenuto fosse stato meticolosamente ispezionato a piedi ed in ogni direzione, alla ricerca di qualche utile indizio che potesse aiutare gli investigatori a comprendere la dinamica dell’accaduto, niente di inusitato venne trovato.

Sui campioni tissutali prelevati dall’animale furono condotti alcuni esami sierologici al fine di rilevare l’eventuale presenza della Brucella e di cinque sierotipi della Leptospira, tuttavia, tutte le analisi fornirono risultati negativi. I test di isolamento virale per individuare la B.V.D. (Bovine Viral Diarrhea: Diarrea Virale Bovina), l’I.B.R. (Infectious Bovine Rhinotracheitis: Rinotracheite Bovina Infettiva) e la PI-3 (Parainfluenza-3) fornirono anch’essi risultati negativi. Il saggio della PCR (Polimerase Chain Reaction: reazione a catena della polimerasi), di cui i ricercatori si avvalsero per rilevare la presenza del materiale genomico del virus della MCF (Malignant Catarrhal Fever: Febbre Catarrale Maligna), risultò invece positivo, nonostante l’animale non avesse manifestato il caratteristico quadro clinico di questa patologia. Sulla base di recenti studi condotti all’Università dello Stato dell’Arizona, i cui risultati epidemiologici mostrano chiaramente come su 50 mucche da latte il 21% sia risultato positivo al test per la M.C.F., nonostante tutti gli esemplari apparissero clinicamente sani e solo uno di essi avesse manifestato un quadro clinico e fosse successivamente morto, i ricercatori del N.I.D.S. hanno formulato l’ipotesi secondo cui la presenza di infezioni subcliniche in così alta percentuale sia imputabile ad un’infezione ad opera di un ceppo virale caratterizzato da una patogenicità differente rispetto a quella del comune virus della M.C.F., peraltro altamente patogeno o ad un frammento virale o ancora, ad una particella virale difettiva.

Sebbene l’esame istopatologico condotto sui campioni tissutali prelevati dall’animale abbia evidenziato un quadro flogistico generale, con cellule infiammatorie mononucleate infiltratesi in aree ulcerate coperte da una grande quantità di detriti necrotici, i mutamenti istopatologici non hanno suggerito la presenza di lesioni cutanee che fossero direttamente riconducibili a questa specifica infezione virale.

L’analisi degli oligoelementi nel sangue ha fornito valori normali eccetto che per il potassio e lo zinco, anche se per quest’ultimo la concentrazione sierica può essere artificialmente incrementata durante la raccolta e la permanenza del sangue negli appositi contenitori.

L’equipe del N.I.D.S., data l’eccezionalità del ritrovamento di un animale sopravvissuto alle mutilazioni, decise di estendere le indagini ed intervistando il proprietario del ranch, appresero che in alcune aree di quest’ultimo, diversi mesi prima, era stato disseminato un defogliante, il Tebuthiuron, con lo scopo di contrastare la crescita delle erbacce e della sterpaglia. Ora, secondo le specifiche di questo erbicida, esso risulta tossico per molte piante in quanto il meccanismo molecolare patogenetico attraverso il quale agisce consiste nell’inibizione della fotosintesi clorofilliana. Questo defogliante ha una bassa tossicità per i microrganismi del terreno, gli uccelli, gli invertebrati acquatici, i pesci ed i mammiferi, nonostante non sia mai stato testato su animali terrestri al fine di valutarne un’eventuale tossicità cronica. In test laboratoristici, tuttavia, è stato evidenziato come questo erbicida possa determinare sui conigli un lieve effetto irritante.

Lo staff del N.I.D.S. ha avanzato l’ipotesi che l’animale, prima di subire la presunta rimozione di ambedue le orecchie, sia stato inabilitato mediante una delle tre possibili modalità operative qui di seguito riportate:

 1)      immobilizzazione mediante l’utilizzo della sola forza muscolare.

       2)      immobilizzazione mediante l’utilizzo di un farmaco tranquillante somministrato a distanza con l’ausilio di un adeguato fucile.

   3)      immobilizzazione mediante l’utilizzo di un dispositivo di stordimento non letale.

Accerchiare un animale di grossa taglia, quale quello in questione, ghermirlo ed immobilizzarlo utilizzando la sola forza muscolare, anche se l’esemplare non versa nelle migliori condizioni di salute, costituisce un’impresa alquanto problematica, soprattutto considerando che per attuarla sarebbero stati necessari diversi uomini esperti che avrebbero corso il rischio di essere scoperti o comunque di lasciare tracce sul terreno; quindi tale ipotesi risulta piuttosto improbabile. I ricercatori del N.I.D.S. valutarono anche l’eventualità che gli ignoti artefici delle mutilazioni avessero fatto ricorso ad un qualche tipo di farmaco tranquillante, specialmente nel caso in cui fossero stati equipaggiati con opportuni dispositivi di somministrazione. Tale metodica, del resto, viene abitudinariamente utilizzata per catturare e trasportare animali selvatici ed in commercio è possibile reperire differenti tipi di dardi provvisti di aghi di varia misura a seconda della taglia dell’animale da inabilitare, dardi sparati da una certa distanza da un apposito fucile e contenenti al loro interno una piccola carica esplosiva che, al momento dell’impatto, deflagra, iniettando rapidamente il farmaco. Purtroppo l’esame della cute dell’animale nelle differenti parti del corpo, condotto sia dal veterinario locale che dal personale del N.I.D.S., non evidenziò alcuna traccia di un’eventuale somministrazione parenterale di farmaci, anche se bisogna considerare che tale esame venne condotto diversi giorni dopo che la mutilazione ebbe luogo. Gli investigatori, tuttavia, ritennero egualmente opportuno valutare tale possibilità ed a questo scopo si documentarono meticolosamente sui farmaci anestetici abitualmente impiegati per narcotizzare gli animali. Al termine della ricerca, l’attenzione degli studiosi venne focalizzata su alcuni agenti sedativi che, a detta degli stessi, presentavano delle peculiarità farmacocinetiche tali da renderne possibile l’utilizzo nel caso della M.A.M. in questione. I farmaci presi in esame furono il Rompun, la Ketamina, l’Acepromazina ed infine i farmaci curariformi,  tra i quali, ad esempio, vi sono la succinilcolina ed il decametonio, agenti miorilassanti bloccanti e depolarizzanti, quest’ultimi, occasionalmente impiegati in associazione con un anestetico, ad esempio un barbiturico, per indurre un completo rilassamento muscolare. L’altra modalità operativa a cui i presunti esecutori della doppia mutilazione avrebbero potuto fare ricorso, prevede l’impiego di un sistema d’arma tecnologico non convenzionale e non letale, campo in cui negli ultimi anni, sia in ambito militare che civile, sono stati fatti notevoli progressi. Il N.I.D.S., al fine di valutare la possibilità che un simile dispositivo potesse essere stato impiegato per immobilizzare l’animale, si rivolse ad una compagnia privata che ha sviluppato un sistema in grado di infliggere dolore ad esseri umani o di immobilizzarli temporaneamente agendo sul S.N.C. (Sistema Nervoso Centrale). Questo apparato fu testato su diversi animali di grossa taglia, tuttavia, i risultati furono piuttosto contraddittori in quanto il dispositivo, quando venne utilizzato ad esempio per immobilizzare delle mucche, in realtà, le fece solo allontanare mentre allorché i progettisti decisero di impiegare un prototipo più potente per inabilitare un toro da 1500 libbre, questo si accasciò al suolo ma l’effetto dello shock elettrico perdurò solo fino al momento in cui venne interrotta la scarica, fatto che coincise con l’immediato ripristino della postura eretta da parte del bovino. Gli investigatori, alla luce di questi insoddisfacenti risultati, ritennero improbabile che, in questo specifico caso di M.A.M., fosse stata impiegata una pistola da stordimento elettrico per inabilitare l’animale.

            Dopo cinque giorni di meticolose cure veterinarie, la mucca venne restituita al legittimo proprietario in buone condizioni di salute, tuttavia, diversi giorni più tardi, l’animale peggiorò sensibilmente ed il proprietario decise di sopprimerlo, nonostante lo staff del N.I.D.S. avesse pregato l’allevatore di informarlo qualora il bovino avesse dato segnali di peggioramento. Nessun esame necroscopico venne purtroppo effettuato e di conseguenza nessun dato morfo-patologico è a tutt’oggi disponibile.

 

 

Bibliografia : 

- UFO Dossier X. Incognite, Alieni, Enigmi dell’Universo. Fabbri Editori.

- Alien Agenda. Jim Marrs. Ed. HarperCollinsPublishers, 1997.

- Investigation of A Cattle Mutilation in which the Animal Survived. George E. Onet, D.V.M., Ph.D.. National Institute for Discovery Science. Las Vegas, NV. 



[1]Scialorrea: detta anche ptialismo o ipersalivazione. Emissione continua di saliva dalla bocca per eccessiva secrezione salivare.

 

[2]Commessura orale destra: in anatomia comparata, la giunzione del labbro superiore con quello inferiore, sul lato destro della rima orale, ove per rima orale si intende l'apertura orizzontale che, delimitata dalle labbra, immette dall'esterno nel vestibolo orale.