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Fondamentalismi e imperialismo: due facce della stessa medaglia

 

 

Il termine fondamentalismo nella stampa, ma più in generale nella cultura occidentale, è sistematicamente sinonimo di fondamentalismo islamico, come se l’Islam avesse il pieno monopolio su tutto ciò che è male.

L’Occidente ha dichiarato se stesso  misura e valore di tutte le cose, l’Oriente è nato come sua invenzione. La colonizzazione non è stata solo rapina e genocidio. I paesi occidentali si sono impegnati a fondo nell’imporre una visione del mondo, oltre che un sistema economico che continua a produrre sviluppo e sottosviluppo.

La reiterata convinzione che il mondo “civilizzato europeo abbia portato tra popoli barbari concetti moderni come Stato, Nazione e Rivoluzione non tiene conto in alcun modo di come l’occidente ed il “suo” Medio Oriente si sono rapportati per secoli:

sfruttamento, violenza, assoggettamento economico e culturale, in una parola imperialismo. La mistificazione costruita lungo l’arco di quasi un secolo è palese: Islam uguale fondamentalismo. Un quarto dell’umanità, tanti sono i musulmani nel mondo, viene visto come un nemico del “progresso” e della “civiltà”, per la religione che pratica.

Un fenomeno comune alle tre grandi religioni monoteiste viene nominato sempre e solo in riferimento a popoli arabi cattivi, terroristi e totalitari in contrapposizione ad un Israele democratico e amante delle libertà.

Gli stessi termini, fondamentalismo ed integralismo, sembrano indicare un’ortodossia  religiosa, quando in realtà si dovrebbe parlare di movimenti politici reazionari ed autoritari, che niente hanno a che fare con intere popolazioni e che scientemente travisano, epurano e manipolano i “valori tradizionali” a cui spesso fanno riferimento.

Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo hanno radici storiche comuni, tutte e tre in principio affermavano l’eguaglianza spirituale di tutti gli esseri umani, ponendo le basi teoriche per un superamento delle divisioni di classe, di razza e di sesso.

Tutte e tre queste religioni, seppure con dovute differenze in termini di potere e di influenza, sono diventati strumenti di dominio e di oppressione modellati su precisi interessi di sesso e di classe.

Ai tempi del colonialismo ci si accaniva contro usi e costumi considerati barbari, gli stessi uomini politicim che nel loro paese, come in Inghilterra, reprimevano con fermezza e manganelli le lotte delle donne per i diritti civili e per il voto, denunciavano l’uso del velo (tra l’altro comune a tutta la tradizione mediterranea) come indice di inciviltà e di degrado morale.

Oggi con lo stesso accanimento etnocentrico si denuncia l’avanzata del fondamentalismo islamico nel mondo, mentre si tace sui fondamentalismi propri: una bomba fa notizia per giorni e giorni, crea sdegno, panico ed imbarazzo se rivendicata o attribuita al terrorismo islamico, non fa notizia se invece a saltare in aria è una qualche clinica, di qualche stato americano, in cui si praticano aborti. Il terrorismo cattolico non è mai esistito per la stampa occidentale, non è nominato né come tale ne come fondamentalismo e se anche lo fosse, chi oserebbe “tacciare” di fondamentalismo l’intera comunità cattolica americana?

Il punto è che la responsabilità dei paesi occidentali nel fomentare nazionalismi e fondamentalismi  non può essere taciuta.

Gli spietati assalti dell’occidente continuano ad alimentare la rabbia delle popolazioni arabe costrette a resistere e a difendersi: la guerra sionista contro il popolo palestinese, appoggiata dai governi imperialisti, che hanno fatto del potente alleato Israele la loro enclave in Medio Oriente e l’embargo contro l’Iraq, in cui America ed Europa sono direttamente impegnati, ne sono solo gli esempi più eclatanti.

L’embargo all’Iraq non è altro che una guerra “senza immagini”.

A quasi dieci anni dall’inizio dei bombardamenti e dal terribile disastro ambientale che ne seguì, l’intera popolazione civile è assediata dalla povertà:Saddam Hussein, il nemico dichiarato dell’ccidente, non essendosi piegato ai diktat americani è diventato quasi un simbolo della resistenza all’imperialismo, un vero e proprio eroe per gran parte dell’intera popolazione araba.

L’idea di un ripristino o di una conservazione dell’Islam “originario” e di un’”autentica” cultura araba è stata alimentata dal colonialismo e dal suo tentativo di imporre usi e credenze occidentali. Quello che chiamiamo fondamentalismo islamico è un fenomeno piuttosto recente e per niente omogeneo, che non ha radici storiche nella cultura e nelle tradizioni popolari, al contrario, teorizzato da poche élite è stato immesso nella società con la forza e la violenza, diventando spesso l’occasione per un esercizio esclusivo del potere e per una sanguinosa repressione interna, come ad esempio e accaduto in Algeria.

Gli U.S.A. che si fanno paladini di una guerra al fondamentalismo non ci pensano due volte ad armare ed addestrare il jihad islamico per combattere l’occupazione sovietica dell’Afganistan nel ’79. Quando dieci anni dopo l’Unione Sovietica si ritirò, il paese si ritrovò con un governo fantoccio e i Taliban, armati, finanziati e legittimati dagli americani, dopo pochi anni furono al potere. Così oggi metà della popolazione afgana non ha più alcun diritto d’esistenza e non per qualche particolare precetto del Corano, ma per la rilettura che un movimento fascista e reazionario ha fatto dell’intera tradizione islamica e soprattutto per scelta degli U.S.A., il cui aiuto finanziario e tecnologico è stato determinante.