ORSI ITALIANI MAGAZINE
Antonino Iuorio nella solitudine dei campi di cotone
La occasione era ghiotta, ma la ricetta è stata realizzata con poca perizia. Come si sa non basta avere buoni ingredienti a disposizioni per cucinare bene; così è Cherif con la solita superficialità ha confezionato questo testo di Bernard-Marie
Koltès avvalendosi delle scenografie di Arnaldo Pomodoro, anzi il programma di sala parla, per la precisione, di progetto scenico o di PROGETTO SCENICO, comunque sia troppo 'bello' e troppo inutilmente costoso per rendere un angolo desolato a far da ambiente all'ambiguo incontro dei due protagonisti; nella colonna sonora di Giorgio Gaslini, debbo dire, questo sì, che appropriatissime e con interventi oltre che notevoli per la qualità musicale, di grande discrezione. Da ultimo dal attori con i fiocchi: Ennio Fantastichini, e dulcis in fundo Antonino Iuorio, usati poco, troppo poco e quasi male! Il DEALER di E.F. ricorda un po' il 'Ritzo-Ratzo' del lontanissimo "Midnight Cow Boy" di Schlesinger tanto per la deambulazione strascicata della gamba sinistre ingabbiata in un tutore ortopedico in aggiunta ad uno strano tremito della mano destra all'altezza del sesso; peraltro all'inizio non si comprende se stia mingendo, ovvero si tratti di un tic vagamente masturbatorio; tics ce ne sono anche di verbali, misti a tossi e borborigmi, ma sempre sopra le righe, se pure poco, per una recitazione particolarmente esteriore.
IL CLIENTE di Antonino Iuorio si può definire AGILEAGITATO, ed elegantemente morbido come di che sappia bene come muovere il corpo nello spazio grazie alla conoscenza della danza, del gesto elegante. Anche lui, però, rimane costretto in superficie mentre si comprende benissimo come potrebbe scendere molto più profondità nello scavo del suo ruolo, come altre volte, in ben altra maniera gli abbiamo visto fare.
Venendo al finale, unico momento di un certo interesse, i due sono come animali che si fiutino, nel senso proprio letterale del termine; come appena al di qua di un rapporto fisico temuto/desiderato. I bei saluti finali (sempre così importanti nello spettacolo) hanno provocato lunghi applausi del pubblico poco numeroso ma molto attento.
E non è poco, il sabato sera, al teatro Duse di Genova: teatro borghese se ve n'è uno.
Emilio Campanella