ORSI ITALIANI MAGAZINE
Ma che orsi d'Egitto !?!?!?!
I puristi obbiettare anno: ma cosa c'entriamo noi con
l'Egitto antico? È vero, nulla; gli orsi, se c'erano, e c'erano sicuramente
anche se minuscoli, non erano contemplati dai loro inflessibile canoni estetici,
anche se il dignitario Ka-Aper non si difende certo male: il 'sindaco del
villaggio' così soprannominato dagli operai che lo ritrovano riscontrando
la somiglianza con lo 'Sheik el Beled' loro contemporaneo.
Ma lui alla mostra di palazzo Strozzi a Firenze non c'è, pur essendo presente nel bel catalogo dal prezzo e dal peso, per una volta, umani. Per qui facciamoci idealmente accompagnare da questo simpatico signore della quinta dinastia durante le emozioni talvolta veramente molto intense che attendono. ARTE SUBLIME NELL'ANTICO EGITTO titolo banale e prevedibile se ve ne è uno, è vero, ma se consideriamo l'altissima qualità estetica dei circa 60 pezzi esposti, perfettamente aderente.
Esposizione piccola, è vero, ma proprio per questo preziosa, per nulla faticosa e dalla quale non si esce certo insoddisfatti. Poche documentazioni sintetiche: chi ne sa di più scorre velocemente le frasi e si gode le vecchie immagini che corredano i reperti, incisioni di Vivant Denon (La description de L'Egypte 1809-1828) e disegni acquerellati dell'opera originale realizzate in seguito alla spedizione napoleonica, fotografie ottocentesche, il tutto un po' ingiallito, affettuosamente invecchiato, così da potersi avvicinare un po' alle maestosa vetustà delle sculture, poiché si tratta nella quasi totalità, di opere a tutto tondo.
Potrei scrivere pagine e pagine, ma mi limiterò a dare qualche accenno delle impressioni ricevute lungo questo percorso che velocemente supera millenni di storia. Si possono seguire, attraverso alcuni sguardi, temi conduttori, come l'attenzione al ruolo dello scriba dalla società egiziana, secondo i testi antichi, la professione più ambita in una cultura che tende a ripetere se stessa come se il mondo fosse un dato di fatto assodato è immutabile; da qui la rigidità dei canoni in cui, però, all'occhio attento risultano minimi mutamenti stilistici, differenze nelle fogge delle parrucche e degli abiti come l'aggiungersi di simbolici ornamenti. Ho avuto la fortuna di effettuare la mia visita all'ora di pranzo (sempre momento migliore per evitare folle, gruppi, scolaresche) nel silenzio delle sale della sapiente illuminazione che tiene conto dei pieni, dei voti, con luci che accarezzano la pietra, in penombra da cui emergono ineffabile sorrisi e sguardi e passi volti all'eternità poiché, ed è bene non dimenticarlo mai, si tratta, nella quasi totalità di oggetti funerari o di decorazioni templari e dove la vita catturata, dentro le statue la cui bellezza strabilia per la capacità di lavorare i materiali più duri; fra il parlottare sommesso dei pochi incantati visitatori i volti di misteriosi personaggi (anche se della maggior parte conosciamo identità, e talvolta anche un poco la storia) regali o divi con acconciature, insegne; ammantati, seduti o stanti.
La sala maggiormente sconvolgente è quella dedicata all'avventura Amarniana del faraone Akhetaton dove i canoni estetici vengono rivoluzionati per un 'realismo' ad oltranza che non è poi che un ulteriore modo di creare canoni non meno rigidi, anche se nell'atelier di Tutmosi (lo scultore di corte) sono stati trovati quelli che sembrerebbero proprio essere i ritratti di tutta la famiglia reale e, con un certo riguardo per Nefertiti di cui si vede qui una testa in quarzite, un po ' rovinata, è vero, ma di una bellezza strabiliante e che sta tranquillamente vicino a quella di Berlino (ben più famosa, peraltro) e all'altra appena abbozzata rimasta al Cairo. A ragione è stata scelta come logo, manifesto, copertina del catalogo e quant'altro. Al centro della sala un gigantesco busto del faraone suo consorte (sì, sì, sempre lui, l'eretico!) E anche una testa di principessa dai tratti raffinatissimi, oltre al vaso canopo in alabastro raffigurato accanto. Dopo 'si torna all'antico' e alla restaurazione dei valori tradizionali con una magnifica rappresentazione seduta della dea Unit che ci sorride, ma a ben guardare ci si accorge di come qualcosa di molto importante sia accaduto e che l'arte egiziana non sarà più quella di prima; un calore diverso una visione nuova si sono fatte strada.
Ancora: un magnifico volto in ossidiana facente, presumibilmente, parte di una statua composta di differenti materiali. Una scelta equilibrata di oggetti, lapidei, preziosi, semi preziose partendo dai siti più antichi per arrivare a una delle ultime capitali: Tanis, sede di un tardo, effimero splendore di faraoni/sacerdoti, peraltro quasi sulle rovine di Pi-Ramses, antica capitale di Ramses II il grande.
Ma ci sono anche gli animali, qualche minuscolo elegantissimo oggetto da toeletta e per concludere una bella scelta di reperti dalla sezione egizia del museo archeologico di Firenze, ma a sorpresa ! dopo il relax dei gadgets, della caffetteria, e del bookshop; quando ti dici 'è finita' e sei pronto a tornare alla tua vita quotidiana, ebbene no ! puoi rituffarti brevemente all'indietro di qualche millennio.
Una piccola macchina del tempo, artigianale, ma efficace. BRAVI !
Emilio Campanella