Angelo PANCHERI - Chiara SALANDIN Pierandrea SALVO - Concettina TRIFILETTI - Luciana STEFANUTTO ULSS n. 14 Portogruaro - Dipartimento di Psichiatria
Un'esperienza di animazione teatrale in un Day Hospital psichiatrico
Carlo Ginzburg racconta, nel suo libro "I benandanti" una storia antica e poco conosciuta.
Tra la fine del XVI e la meta del XVII secolo dal Veneto al Friuli appare per la prima volta un fenomeno fino ad allora sconosciuto, di cui si occupera la Sacra Inquisizione.
Uomini e donne che si autodefinivano Benandanti affermavano che, essendo nati con "la camicia" (ossia avvolti nell'amnio) erano costretti a recarsi, cavalcando gatti, lepri ed altri animali, di notte, a combattere "in spirito", armati di mazze di finocchio, contro streghe e stregoni armati di canne di sorgo: la posta delle battaglie notturne era la fertilita dei campi. Questi dei Benandanti e un rito agrario che noi abbiamo scelto perche pensiamo che i riti diano espressione alle paure profonde ed alle speranze degli uomini, attraverso un atteggiamento di panteistica unione tra l'uomo e la natura. Nella rielaborazione dei fatti e degli eventi dei Benandanti possiamo ritrovare una serie di riferimenti che rispecchiano il senso del vivere sociale nel rapporto con la marginalita. La messa in scena del culto dei Benandanti, pertanto, ripropone il tema della paura di cio che e altro, diverso, ignoto e ne sollecita l'incontro.
Le feste pubbliche hanno una lunga tradizione nel nostro dipartimento; a partire da "Streghe, stregoni e stregati", nel 1978, una serie di occasioni teatrali nella citta e nei luoghi di lavoro e di studio che ha favorito la conoscenza del movimento di deistituzionalizzazione psichiatrica, in coincidenza dell' approvazione della Legge 180. Sono gli operatori della psichiatria, in tale occasione, gli attori dell'esperienza, i soggetti culturali e politici che informano, stimolano, creano sensibilita, saperi e alleanze. Sono seguite, poi, delle feste diventate "tradizionali" per la realta portogruarese: la Castagnata in ottobre, Festa al Centro di Salute Mentale, dedicata in particolare ai familiari degli utenti, e la festa del Carnevale, occasione di mascherate a tema e di ballo liscio per tutta la citta. Obiettivo principale e ora il rapporto interno - esterno, l'incontro al Centro di Salute Mentale, di salute e malattia, diversita' e normalita'.
La prima innovazione rispetto a questi incontri e stata quella del Carnevale del 1990, organizzato in un teatro tenda a Levada di Concordia Sagittaria. Questa festa di Carnevale, durata due giorni, e stata organizzata d al no stro Serv izio in collab orazione con una Asso ciazione Culturale del territorio.
Il successo di questo " esperimento" che ci ha portato fuori dai confini, ormai stretti, del Centro di Salute Mentale, ci ha fatto pensare che i tempi fossero maturi per un passo avanti, che per noi era principalmente quello di rendere protagonisti della festa gli utenti.
Non piu' una festa dei matti, quindi, ma il contributo culturale alla citta da parte degli utenti di un servizio, protagonisti e attori di un spettacolo colto.
E' stato programmato un "contenitore" festa che avesse le caratteristiche di un evento culturale: una festa di inizio estate, pubblicizzata su vari media, nel parco del Centro di Salute Mentale, con inizio alle 17 di una domenica. Nello spazio di questa occasione hanno avuto luogo una festa danzante, uno spettacolo di burattini prodotto da due operatori della CTRP assieme ad un gruppo di utenti lungoassistiti, un balletto su musiche del ' 500 a cura di un gruppo di danza locale, la lettura e la recitazione di testi su i Benandanti a cura di un gruppo teatrale locale (La Bottega di Portogruaro), uno spettacolo musicale con strumenti rinascimentali eseguito da un gruppo professionistico locale.
Il clou della serata e stato lo spettacolo teatrale notturno "I Benandanti" interpretato da un gruppo di pazienti e da alcuni operatori, a cura della Associazione Salto Biralto di Oderzo. L'organizzazione di questo incontro ha richiesto energie e collaborazione sia nel Centro che nella comunita. Le diverse forme con cui associazioni e gruppi locali hanno contribuito all'allestimento dei vari momenti della festa sono state un obiettivo ed una riuscita non secondari dell'iniziativa, cosi come la collaborazione e partecipazione del quartiere di residenza del Centro di Salute Mentale.
Le risorse economiche sono state reperite in parte dai fondi che la ULSS destina ogni anno alle attivita riabilitative psichiatriche e, in parte, attraverso sponsorizzazioni di privati del luogo.
In questi anni e andata acquistando una sempre maggior centralita nell'economia del servizio un'area di interventi definiti riabilitativi. La riabilitazione e definita come un insieme di progetti terapeutici finalizzati allo sviluppo di competenze sociali tali da "diminuire la differenza di potere contrattuale, materiale ed affettivo, esistente fra il paziente e la realta circostante" (B. Saraceno).
Riabilitazione intesa, quindi, come un continuo, prolungato lavoro di "ricostruzione di abilita perdute" e "restituzione di abilita squalificate". E spesso, con i pazienti piu regrediti, una premurosa presenza per la rianimazione di funzioni devitalizzate. Un lavoro spesso vanificato dalle resistenze al cambiamento dei pazienti, quindi faticoso, frustrante per le aspettative e le motivazioni degli operatori. Lo sviluppo positivo dei progetti riabilitativi dipende cosi, in gran parte, dalla capacita dell'equipe curante alla propria verifica interna, a misurare e ridefinire ruoli, funzioni e vissuti. Riabilitazione e infine il lavoro sul sociale, sulla realta esterna condivisa fra operatori e pazienti, per l'apertura di spazi buoni di socialita, di vita e lavoro.
Psicoterapia e riabilitazione sono in un servizio poli di una stessa attitudine curativa, dove l'accento sulla relazione col paziente dell'una si arricchisce con il rilievo dell'integrazione sociale dell'altra.
Lo spazio del "gioco teatrale" ci e sembrato il piu vicino alla stessa funzione di un Centro di Salute Mentale, che e per definizione una "struttura intermedia", cioe uno spazio di intermediazione, quello che Pazzaglia chiama spazio di "rinegoziazione della latenza". In questa ridefinizione della fase di latenza, pertanto, il gioco e la socializzazione extra-familiare sono fondamentali.
L'obiettivo principale, come abbiamo gia detto, e' stato quello di offrire agli utenti, un gruppo piuttosto numeroso di pazienti psicotici lungoassistiti di varie fasce di eta ma soprattutto giovani, l'occasione di un'esperienza di animazione teatrale. Tale intendimento e' stato raggiunto attraverso l'ingresso di due tecnici esterni che per tre settimane hanno lavorato nel nostro Centro, supportati da alcuni allievi del Corso per Educatori-Animatori della nostra ULSS (che in questa occasione hanno svolto il loro tirocinio). L'ingresso nel nostro centro di operatori esterni si e' rivelato un utile e riuscita contaminazione tra la scanzonata professionalita' dei Salti Biralti e degli Apprendisti Animatori e le gelose serieta' dei Custodi della Psichiatria. Sono stati circa venti i pazienti che hanno preso parte, in modi diversi, a questa esperienza.
I1 programma dell'intervento di animazione con gli utenti era cosi concepito:
MAlTINO: - incontro tra operatori per stabilire il programma giornaliero; - riscaldamento corporeo e vocale; - esercizi motori ed interpretativi; - improvvisazioni; - discussione sul lavoro svolto.
POMERIGGIO:
- allestimento e costumazioni (ideazione, progettazione, costruzione); - improvvisazioni e personaggi;
- improvvisazioni sul canovaccio della spettacolazione; - rilassamento di gruppo;
- discussioni e conclusioni sul lavoro della giornata.
Ogni giorno durante la riunione dell'equipe si sono discussi con gli animatori problemi e successi dei singoli pazienti e del gruppo nel suo complesso.
La preparazione della festa, un intenso, caotico e creativo impegno, ha creato un clima diverso nel centro, non solo per l'ingresso di persone esterne che avrebbero lavorato con i "nostri" pazienti, suscitando gelosie spesso celate dietro coperture tecniche (la cosiddetta "fragilita" del paziente psichiatrico), ma anche perche ha richiesto una modificazione dei ruoli e delle immagini reciproche.
Ci chiedevamo: "a queste persone cosi spesso bistrattate dalla vita davvero puo far male giocare un po'? Davvero noi tutti operatori alimentiamo aspettative di immodificabilita degli utenti? Questo atteggiamento mentale secondo cui il paziente psichiatrico e un "flute di cristallo" si e rivelato uIwa difesa irrealistica, che non combaciava con quanto venivamo osservando: non solo i nostri pazienti non si scompensavano, ma ci apparivano, con l'occhio di persone "ingenue", molto piu sfaccettati, piu vivaci e con piu risorse del previsto.
Ognuno ha riscoperto sotto il "paziente" una persona che non conosceva. Riemerge ancora una volta la spinosa questione di chi crea l'utenza, di chi la mantiene tale e di quali cristallizzazioni di ruolo ci impediscano di "vedere".
Ma la paura di tutto questo, come tutte le paure, e il rovescio della medaglia di un desiderio: il desiderio di accogliere il nuovo e di sperimentarlo.
L'esperienza di animazione teatrale vissuta accanto e dentro la festa ha messo in scena una storia; ma, insieme, anche tante altre piccole storie, di persone e di gruppo, un gioco scenico dove i vari attori hanno sperimentato nuove possibilita, limiti, ruoli. Si e trattato di un lavoro che ha ri-creato le reciproche relazioni attraverso una triplice modalita: nel lavoro coi pazienti, nel lavoro dentro l'equipe, nel lavoro sul contesto sociale e culturale.
Festa e gioia comune, fantasia ed utopia di diffusa trasparenza di rapporti, progetto e speranza di ricomposizione di cio che e retto, frammentato o rifiutato, luogo della socialita e dell'identita. La festa e un rito antico di riunificazione, in cui e concesso lasciare uscire la parte piu istintuale, che e poi "gettare la maschera".