Edizioni BANALITA' DI BASE (Bologna)


ENRICO BERLINGUER
LETTERE AGLI ERETICI
Epistolario con i dirigenti della nuova sinistra italiana


Einaudi 1977
pp. 84, € 4 +1

Il celebre falso che fece scandalo nel 1977. Assieme ad esso il pamphlet che raccoglie le lettere del vero autore e dell'editore Giulio Bollati.

"...Saprai certo che i governi dì massa hanno da sempre fatto ricorso allo spettacolo per mantenere in controllato ottundimento i propri sudditi. I Cesari ed i decantati circenses sono gli insuperabili modelli cui ogni spettacolo di Stato ha dovuto attingere e questi grandi maestri avevano già compreso che il potere paralizzante della rappresentazione ludica era tanto più saldo quanto più il divario fra la scena e la realtà era ridotto; così non esitavano affatto a mostrare, come finzione, scannamenti veri e propri.
Dobbiamo far nostra la lezione dello Stato romano conducendola, nelle mutate condizioni in cui operiamo, alle estreme conseguenze: il divario fra la rappresentazione e la realtà deve scomparire.
Saranno allora gli accadimenti reali a fungere da spettacolo e la finzione in senso stretto verrà lasciata a quel settore del-l'operare umano che si designa sotto il nome di " arte ". Qualsiasi evento a rigore può essere proficuamente impiegato a fini di spettacolo, se presentato con i dovuti artifizi.

Noi comunisti non abbiamo mai nascosto di mirare all'egemonia circa la gestione dello spettacolo sociale, ma ad essa intendiamo pervenire non in via autoritaria, bensì con la persuasione di quanti - purtroppo ancor'oggi numerosi - propugnano il ricorso esclusivo allo spettacolo sanguinario. La bontà della nostra proposta convincerà anche gli increduli e i primi risultati positivi indurranno gli avversari più irriducibili a sposare il nostro metodo. Ora, per quanto a prima vista incredibile, noi potremmo già oggi presentare uno spettacolo idoneo non solo a scoraggiare il popolo dal fare rivoluzione, ma atto ad indurlo altresì ad imboccare attivamente la via della controrivoluzione. Bisogna liquidare una volta per tutte il vecchio pregiudizio secondo cui la contro-rivoluzione è un prodotto esclusivo delle classi dominanti, libere di agire dopo avere paralizzato la volontà sovversiva dei subalterni. Se mai ciò è stato vero in regime autoritario, non può più esserlo oggi, in regime democratico, dove l'iniziativa deve partire dal popolo, ogni iniziativa, anche quella di agire per la controrivolu-zione. Così, se è vero che le bombe sono adattissime ad annichilire la volontà rivoluzionaria, rendendo il popolo accidioso, costernato, in tutto simile alla serpe del Tasso che " sé dopo sé tira ", esse sono però assolutamente sconvenienti per indurre nelle masse una volontà di segno opposto, quella volontà di cui ogni realizzazione concreta non è mai un fine in sè, ma unicamente uno strumento per scongiurare sine die la rivoluzione: ciò che si designa col termine controrivoluzione, appunto".

 

GIANFRANCO DELLACASA
RIVOLUZIONE E FRONTE POPOLARE IN SPAGNA '36-'39

pp. 90, € 5

La mistificazione sulla Rivoluzione spagnola è stata operata così bene da tutti (ma soprattutto dalla sinistra) che è stata trasformata im guerra civile, lotta antifascista, prologo alla seconda guerra mondiale, lotta per la democrazia etc., tutto, insomma, meno quella che è stata effettivamente: una Rivoluzione. Non che gli altri problemi non esistessero, ma essi vanno considerati in rapporto alla Rivoluzione e non gli unici elementi della realtà in cui la Rivoluzione si disperde come agglomerato di episodi nno significativi né essenziali.

In Spagna, i rivoluzionari si trovarono a combattere, in modo ancora largamente istituzionale, un capitale già sulla via dell'organicità totalitaria, a livello mondiale. Cercarono di superare le istituzioni, riuscendovi solo in parte, perchè il capitale non era più identificabile o con il fascismo o con la democrazia o con il totalitarismo burocratico (staliniano), ma con tutte e tre le forme nello stesso tempo, a seconda delle necessità del momento. Su questa strada della comprensione della realtà, i rivoluzionari spagnoli andarono avanti, come il testo spera di mostrare, in modo eccezionale, data la situazione.
"Un assedio", diceva Berneri a Barcellona, su 'Guerra di classe': era vero, e lo capirono.
E da quest'assedio mondiale furono sconfitti

Riccardo D'Este
INTORNO AL DRAGO
LA droga e il suo spettacolo sociale


pp. 90, € 3

INTORNO AL DRAGO non è uno dei tanti, troppi libri che si "occupano" di droga, anzi di Droga che è per l'appunto il drago o che, come altri amano affermare, presuntuosamente "affrontare il fenomeno". E' un libro intorno alla droga, questo è certo, ma soprattutto contro il suo spettacolo sociale, contro il colossale busines economico, politico ed ideologico che si è costruito sulla merce droga, sulla sua diffusione quanto sulla sua repressione. E' soprattutto una tessera del mosaico della critica radicale alla società esistente, per la cui perpetuazione ai "drogati" come a molti altri sovrasfruttati, viene tolto tutto, ma proprio tutto anche la libertà e la dignità.

INTORNO AL DRAGO non propone facili ma impossibili soluzioni da fast food, non si diletta nei distinguo fra le varie "droghe" che pure sono assai differenti, ma prende la parola per tutti, come contributo alla critica sociale radicale. In un clima di crescente illibertà, si usa affermare la libertà, anche quella di drogarsi, ma non subendo i prezzi sociali e morali e gli schemi imposti. Tutti gli autori sono impegnati nella critica dell'esistente e alcuni fra di loro sono anche passati per il cosiddetto "tunnel della droga" ma sempre a fari accesi, con un piede sull'accelleratore e l'altro sul freno.

Il Drago è stato evocato, risvegliato dal sonno del mito, lo si è fatto aggirare tra i gas delle metropoli affinché fiammeggianti potessero stagliarsi le immagini dei nuovi San Giorgio rilucenti d'armi e di parole. Il Drago di oggi si chiama Droga. Ma né i pretesi San Giorgio, né i molti untorelli, né gli specialisti d'ogni specialismo, né i terapeuti interessati, né i preti voraci d'anime, né i liberals illuminati dalla vanità, né, certo, i poliziotti, i giudici, gli avvocati, i giornalisti, né i mafiosi e gli spacciatori, nessuno dice la verità. Liberarsi dalla subordinazione alla droga, compresa quella ideologica e produttivistica, significa liberarsi dalla società mercantil-spettacolare. Liberarsi dalle Mafie è liberarsi dallo Stato. Draghi e San Giorgio stanno dalla stessa parte.

SPK - Sozialitisches Patientenkollektiv
FARE DELLA MALATTIA UN'ARMA

momentaneamente esaurito

pp. 68, € 3

Il Sozialistisches Patientenkollektiv (Collettivo socialista dei pazienti dell'università) nasce nella clinica psichiatrica di Hiedelberg, un'esperienza di autogestione della cura che coinvolse più di 500 pazienti in condizioni difficilissime tra l'ottobre 1970 e l'agosto '71. Gli inizi furono riformisti, l'aspirazione al riconoscimento come struttura interna all'università fu sempre presente. Ma "il far prevalere i desideri dei disgraziati utenti della psichiatria e farlo con virtuale abolizione delle funzioni medico-paziente, era veramente troppo" e l'esperienza si concluse con una liquidazione poliziesca. L'S.P.K. mise a punto un'interessante riformulazione dei concetti di malattia intesa come segno di rottura con il sistema che la provoca, attraverso la quale acquisire "identità politica", e di sintomo visto come segno dell'inibizione della protesta.

 

PER LA CRITICA DELLA TECNOLOGIA

Raccolta di testi di: Karl Marx (1857-58), Raniero Panzieri (1961), Giorgio Ceasarano / Gianni Collu (1972)

pp. 46, € 2

Nel macchinario come sistema automatico, il mezzo di lavoro è trasformato in un'esistenza adeguata al capitale, e la forma in cui esso è stato assunto come mezzo di lavoro immediato nel processo di produzione del capitale è superata in una forma posta dal capitale stesso e ad esso corrispondente.
La macchina non si presenta sotto nessun rispetto come mezzo di lavoro dell'operaio singolo; non media affatto l'attività dell'operaio nei confronti dell'oggetto; ma anzi quesat attività è posta ora in modo che è essa a mediare soltanto ormai il lavoro della macchina; l'attività dell'operaio è determinata e regolata in tutte le parti dal movimento del macchinario, e nomìn viceversa.
LO stesso progresso tecnologico si presenta quindi come modo di esistenza del capitale, come suo sviluppo. Si provi a sostituire l'antica figura dell'operaio con la specie umana e si svelerà come nella società tecnocratica, ad essere sottomessi alle esigenze della macchina, siano praticamente tutti quanti.

 

René Viénet
ARRABBIATI E SITUAZIONISTI NEL MOVIMENTO DELLE OCCUPAZIONI

momentaneamente esaurito

p. 80, € 3

"Le strade erano di chi le disselciava. La vita quotidiana, improvvisamente riscoperta, diventava il centro di tutte le possibili conquiste. Gente che aveva sempre lavorato negli uffici, ora occupati, dichiarava di non poter vivere come prima e nemmeno un po' meglio di prima. Nella rivoluzione nascente c'era la netta sensazione che non vi sarebbero più stati arretramenti né rinunce... Senza treni, senza metrò, senza macchine, senza lavoro, gli scioperanti recuperavano il tempo così tristemente perduto nelle fabbriche, sulle strade, davanti alla televisione. Si gironzolava, si sognava, si imparava a vivere".

Una ristampa del testo di Viénet, dove viene esposto come i situazionisti e gli Arrabbiati hanno giocato le possibilità di radicalizzare in senso rivoluzionario le lotte operaie e studentesche nel periodo del maggio - giugno 1968 a Nanterre, nel primo Comitato di occupazione della Sorbona e nel Comitato per il manenimento delle occupazioni.

 

UN "INCONTROLADO" DELLA COLONNA DI FERRO: PROTESTA Davanti ai libertari del presente e del futuro sulle capitolazioni del 1937

pp. 64, € 2

Questo appello di un ignoto militante anarchico del-la "Colonna di Ferro", sembra proprio essere, fino ad oggi, lo scritto più veridico e più bello lasciatoci dalla rivoluzione libertaria spagnola. Il contenuto di questa rivoluzione, le sue intuizioni e la sua pratica vi sono riassunte freddamente e appassionatamente e con queste le principali cause della sua sconfitta.

Colui che rivendica fieramcnte il titolo, allora ingiurioso di incontrolado", e, ha dato prova di grande senso storico e strategico. La rivoluzione é stata fatta a meta, dimenticando che il tempo non aspetta Ieri eravamo padroni di tutto, oggi lo sono loro.

A questo punto non rimane altro per i libertari della "Colunina de Hicrro" che "continuare fino alla fine insieme". La "Columna de Hierro fu poi integrata a partire dal 21 Marzo nel 1° Esercito Popolare" della Repubblica, con il nome di 830ma Brigata.
Il 3 Maggio la rivolta armata degli operai di Barcellona fu sconfessata dagli stessi responsabili, che riuscirono a farla finire il 7 Maggio. Non rimaero più in campo che due poteri statali della controrivoluzione, di cui il più forte vinse la guerra civile.

Raoul Vaneigem
TERRORISMO O RIVOLUZIONE

momentaneamente esaurito

pp. 42, € 2

Questo testo serviva da prefazione agl scritti di Ernest Coeurderoy raccolti sotto il titolo Pour la révolution.
Il sistema economico sociale riduce progressivamente la cultura aspettacolo e imbrigla la creatività nella rete del feticismo delle merci. Alla cultura non resta che negarsi realizzandosi nel potere assoluto del vissuto.
La rivoluzione o il terrorismo. "Se si vuole evitare che la logica di morte del terrorismo abbia il sopravvento, bisogna aprire la porta alla libera espressività anonima e coscientemente orientata contro l'ordine delle cose, non contro i suoi servitori. Le ideologie se la prendono con gli uomini, il gioco sovversivo con le condizioni economiche. Il terrorismo mostra ai piccoli capi che se non mangiano i grandi saranno mangiati per pirmi. Il ludico sovversivo si accontenta di scuotere l'albero di cocco della gerarchia affinché non vi resti nessuno - se non coloro che si sono messi troppo in alto o che ci si aggrappano - nel momento di bruciarlo".

Paul Lafargue
IL DIRITTO ALLA PIGRIZIA

momentaneamente esaurito

pp. 42, € 2

"Sublimi stomaci gargantueschi, che ne è stato di voi? E di voi, sublimi cervelli che racchiudete tutto il pensiero umano? Noi siamo rimpiccioliti alquanto, e molto degenerati. A tirare la cinghia, le patate, il vino colorato alla fucsina e l'acquavite prussiana, sapientemente combinati con il lavoro forzato, hanno debilitato il nostro corpo e rattrappito il nostro spirito. E non è forse quando l'uomo restringe lo stomaco e la macchina elargisce la sua produttività, che gli economisti ci predicano la teoria maltusiana, la religione dell'astinenza e il dogma del lavoro? Ma bisognerebbe strappar loro la lingua e gettarla ai cani".

MichelBounan
IL TEMPO DELL'AIDS

pp. 90, € 3

Un'analisi dei rapporti esistenti tra l'attuale organizzazione socioeconomica e l'assai prossimo disastro ecologico-epidemico. La desertificazione accelerata del pianeta, gli inquinamenti sempre più gravi, la recrudescenza mondiale delle parassitosi, delle infezioni, dei cancri e soprattutto lo sviluppo non contenibile di una epidemia che ne è il semplice compendio, permettono, fin da ora, di misurare l'estensione minima della catastrofe di cui la nostra organizzazione sociale ha l'intera responsabilità.

Leggi la recensione (Anarchismo nr. 74, 1994)

ENCYCLOPEDIE DES NUISANCES
Osservazioni sulla agricoltura geneticamente modificata e la degradazione della specie
pp. 80, € 3

La continuità che esiste tra l'agricoltura industriale e il suo perfezionamento biotecnologico è anche quella che porta in modo del tutto naturale dalla medicina meccanicistica all'ingegneria genetica applicata all'essere umano.
E' dunque stupido volere distinguere, come fanno numerosi oppositori alla disseminazione di organismi geneticamente modificati, eventuali applicazioni terapeutiche delle biotecnologie, che ci si guarderebbe dal disapprovare, per non urtare l'opinione generale, o perchè ci si è autoconvinti che siano un progresso auspicabile.

L'alienazione degli individui isolati nella società di massa, che ha fatto loro abbandonare la natura esterna all'uomo allo sfruttamento industriale - in cambio di un cibo standardizzato di cui si curano poco di sapere come lo si fabbrichi accuratamente per loro -, è anche quella che ha fatto loro consegnare la propria natura organica, i propri corpi, all'industria della salute.

Volere allarmare le popolazioni su ciò che succede nei campi, così lontano dalla loro vita artificiale, senza interessarsi a ciò che li rassicura immediatamente (il contenuto del loro armadietto per i medicinali, la chirurgia cardiaca, le promesse di terapie geniche), è nel contempo illogico e vano.

L'opuscolo è frutto del lavoro collettivo del gruppo dell'"Encyclopédie des nuisances" [Enciclopedia delle nocività], (74, rue de Ménilmontant, 75020 Paris) animato a Parigi da Jaime Semprun. L'"Encyclopédie des nuisances" ha pubblicato tra il 1984 e 1992 15 fascicoli. Vari libri tra cui questo continuano e sviluppano l'attività della rivista.

Di Jaime Semprun si può leggere in italiano L'abisso si ripopola (Edizioni Colibrì 1999).