Jeremy Brecher
Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell'America dell'ultimo secolo

Introduzione

Capitolo 4

millenovecentodiciannove

Nel vuoto lasciato dalla A.F.L. crebbe l'organizzazione radicale degli Industrial Workers of the World; i «Wobblies», come venivano chiamati, si battevano per il «sindacalismo di industria» (industrial unionism) - cioè per l'organizzazione di tutti i lavoratori di un'industria in un sindacato solo - in antitesi con il «sindacalismo di mestiere» (craft unionism) che era caratteristico della A.F.L., e avevano nelle loro file i lavoratori più umili e meno specializzati, come i braccianti senza posto fisso dell'Ovest e i tessili dell'Est. La I.W.W. proclamava essere suo obiettivo la proprietà operaia dell'industria e considerava ogni sciopero come preparativo alla rivoluzione, e da parecchi punti di vista era più un movimento sociale e politico che un sindacato nel senso tradizionale, perché pur essendo stata attiva in molti scioperi difficili e combattivi, di solito sdegnava la ricerca di un costante rapporto contrattuale con i datori di lavoro. Durante la Prima guerra mondiale i Wobblies subirono una brutale repressione condotta con mezzi legali e illegali, e nel 1919 non erano più una forza di una qualche consistenza.
In questa situazione il mondo degli affari e il governo avviarono un nuovo tipo di rapporti con i sindacati. Prima della guerra mondiale i datori di lavoro, con poche eccezioni, avevano lottato contro l'esistenza stessa dei sindacati, e tenevano i lavoratori sotto controllo trattando con ciascuno individualmente. Il nuovo potere acquisito dai lavoratori rese scarsamente utile una strategia del genere, e di conseguenza i datori di lavoro e il governo si rivolsero ai sindacati stessi per esercitare questo controllo. In effetti questa linea di condotta prese la forma di un accordo in base al quale la American Federation of Labor accettò di opporsi agli scioperi, e in cambio di ciò ebbe riconosciuto il diritto di organizzarsi, almeno là dove il governo aveva potere di controllo, senza correre il rischio che i suoi iscritti venissero licenziati. Il risultato fu che durante la guerra gli iscritti ai sindacati aumentarono di circa due milioni. Sia la A.F.L. che le società impegnate nella produzione bellica accettarono che i salari, per il periodo della guerra, fossero fissati da commissioni composte da rappresentanti del capitale, del lavoro e del governo.
Malgrado questo accordo due elementi spinsero i lavoratori all'azione: primo, la guerra fu in gran parte finanziata da un'enorme inflazione e il costo della vita in pratica raddoppiò dall'agosto 1915 alla fine del 1919; secondo, come ricorda Bing, «l'urgente bisogno di produrre diede ai lavoratori una forza di cui mai prima erano stati consapevoli e che non avevano mai posseduta in quella misura».
Come al solito, insieme con la combattività crebbe anche lo spirito di solidarietà fra i lavoratori. Ad esempio, gli operai dei cantieri navali della Costa del Pacifico bloccarono i cantieri per parecchi mesi, per solidarietà con i lavoratori del legno del Nord-Ovest, in sciopero perché rifiutavano una giornata lavorativa di più di dieci ore. In differenti regioni del paese si svilupparono quattro scioperi generali. A Springfield, nell'Illinois, la polizia sciolse un corteo di appoggio allo sciopero dei tramvieri e diecimila lavoratori, in particolar modo delle miniere, parteciparono a uno sciopero generale di protesta. A Kansas City nel Missouri, in seguito allo sciopero dei dipendenti delle lavanderie e dei guidatori, l'agitazione si estese in uno sciopero generale di solidarietà che durò una settimana e terminò soltanto per l'intervento della Guardia Nazionale. A Waco nel Texas venne proclamato uno sciopero generale in appoggio ai tramvieri che erano stati sospesi dal lavoro, e uno sciopero di solidarietà con i meccanici dell'edilizia licenziati si estese a Billings, nel Montana, ai venditori di ghiaccio, ai dipendenti comunali, a quelli dell'azienda del gas e dei caseifici e ai carrettieri e camionisti.

Verso la fine della Prima guerra mondiale altri fattori si aggiunsero a caratterizzare il clima del conflitto nel mondo dell'industria. Il grande patriottismo che la guerra aveva stimolato venne deliberatamente manipolalo con abilità in modo da trasformarlo in un sentimento di timore e odio per la forza crescente dei lavoratori. I datori di lavoro sfruttarono questo sentimento per ridurre il potere conquistato durante la guerra dai sindacati; d'altro canto la massiccia propaganda bellica aveva promesso agli operai che la fine del conflitto avrebbe inaugurato una «nuova era», e quindi ora essi erano impazienti di ricevere quello per cui ritenevano di avere lottato.
Erano nella mente di tutti la rivoluzione russa e l'ondata di rivolta che si era diffusa in tutto il mondo dopo le incredibili sofferenze, le distruzioni e il caos provocati dalla guerra. I ceti medi e il governo, d'altro canto, avevano la sensazione che il mondo loro familiare fosse attaccato da ogni parte e vedevano nel Bolscevismo una cospirazione in cui si erano uniti tutti quelli che li minacciavano, si trattasse dell'Unione Sovietica o della A.F.L.
Il salario reale era notevolmente salito durante la guerra, in conseguenza dell'enorme richiesta di forza lavoro; con la fine del grande periodo di espansione industriale del tempo di guerra e il ritorno alla «normalità«, era largamente sentita la necessità di ridurre i salari, se dovevano essere mantenuti i profitti. Fra il giugno 1919 e il giugno 1920 l'indice del costo della vita (prendendo il 1913 come indice 100) salì da 177 a 216.
La collera, la speranza e la combattività montarono rapidamente, e in nessun luogo la radicalizzazione fu più accentuata che a Seattle, ove l'organizzazione radicale degli Industrial Workers of the World e il Metal Trade Council (Consiglio dei metallurgici), affiliato alla A.F.L., collaborarono nel patrocinio di un Soldiers', Sailors' and Workingmen's Council (Consiglio dei soldati, marinai e operai), creato sul modello dei Soviet della recente rivoluzione russa. Quando Hulet Wells, un socialista già presidente della sezione di Seattle della A.F.L., venne condannato per essersi opposto alla coscrizione durante la guerra e poi torturato in carcere, il movimento operaio di Seattle si scatenò in una serie di grandi manifestazioni. Persino i membri più conservatori del movimento operaio locale parteggiavano per la rivoluzione bolscevica e si opponevano all'intervento americano contro di essa . Nell'autunno del 1919 gli scaricatori di Seattle rifiutarono di caricare armi e munizioni destinate all'ammiraglio Kolchak, capo della controrivoluzione in Siberia, e bastonarono i crumiri che tentavano di farlo in vece loro. Entro il 1918 gli iscritti ai sindacati erano passati a 60. 000 dai 15.000 del 1915, per un numero complessivamente superiore a quello degli operai dell'industria.

Da un punto di vista formale i sindacati di Seattle erano affiliati alla A.F.L., ma le loro idee e la loro azione pratica erano molto lontane da quelle della A.F.L. Gli opuscoli sulla rivoluzione russa circolavano a decine di migliaia. La combattività e la crescita dei sindacati aveva il suo nucleo centrale nei 35.000 operai dei cantieri navali, un'industria creata con fondi federali e nata in pratica con la guerra, in proprietà praticamente della Emergency Fleet Corporation del governo americano.
Meno di due settimane dopo l'armistizio i sindacati dei cantieri votarono l'autorizzazione allo sciopero. I sindacati proponevano una scala salariale che avrebbe elevato i salari degli operai meno pagati e non quelli degli specializzati. I proprietari dei cantieri dal canto loro cercarono di provocare una spaccatura offrendo solo a questi ultimi un aumento salariale, ma gli specializzati rifiutarono questo tentativo di corruzione e il 21 gennaio 1919 35.000 operai dei cantieri entrarono in sciopero.

Inaspettatamente Charles Piez, il quale a capo della Emergency Fleet Corporation rappresentava il Governo degli Stati Uniti, telegrafò ai proprietari dei cantieri di opporsi a qualsiasi aumento salariale, minacciando altrimenti di annullare i contratti. «Per l'errore di un fattorino», raccontava più tardi un corrispondente, «invece di essere consegnato alla Metal Trades Association (gli imprenditori), uno dei telegrammi venne dato al Metal Trades Council (gli operai). La collera dei lavoratori dei cantieri si riversò così sul Governo di Washington».
Trovandosi di fronte alla determinazione da parte del governo-imprenditore di ridurli con la fame alla resa, gli operai dei cantieri si appellarono al Seattle Central Labor Council, il Consiglio in cui erano rappresentati i vari sindacati della città, perché fosse dichiarato uno sciopero generale. I più noti capi radicali e progressisti si trovavano a Chicago a una speciale riunione che aveva lo scopo di organizzare uno sciopero generale per la liberazione di Tom Mooney (Mooney era un funzionario della A.F.L. di San Francisco condannato sotto l'accusa di aver scagliato una bomba a una parata militare, benché una fotografia lo mostrasse accanto ad un orologio a un miglio di distanza dal teatro degli avvenimenti proprio all'ora esatta in cui era stata gettata la bomba).
In una tumultuosa seduta del Central Labor Council venne infine approvata quasi senza opposizione la proposta che i sindacati locali si consultassero con gli iscritti circa lo sciopero generale; la proposta era stata presentata dai sindacati degli operai dei cantieri, ed erano gli operai i soli che prendessero sul serio la minaccia di uno sciopero generale.

Gli operai sapevano che con lo sciopero rischiavano ben più che la paga di qualche giornata: rischiavano infatti gravi sanzioni disciplinari da parte dei loro stessi organismi centrali e l'annullamento dei contratti con i loro datori di lavoro. Ad esempio, il sindacato degli scaricatori rimise in questione (e poi risolse) un accordo per il closed shop nel porto di Seattle; inoltre, il presidente della International Longshoremen's Association, il sindacato nazionale degli scaricatori, telegrafò alla sezione locale che avrebbe annullato il riconoscimento se gli iscritti avessero partecipato allo sciopero.
Il Central Labor Council decise che lo sciopero sarebbe stato diretto da un Comitato generale in cui ogni sezione locale favorevole allo sciopero era rappresentata da tre membri eletti dalla base. I trecento membri del Comitato, per lo più non funzionari ma lavoratori della base senza precedente esperienza direttiva, cominciarono a riunirsi tre giorni prima dello sciopero e per tutta la durata dell'agitazione furono quasi costantemente in seduta, insieme con il Comitato esecutivo di quindici membri, al punto da costituire in città un vero e proprio controgoverno.
I lavoratori dei vari mestieri si organizzarono in modo da garantire i servizi essenziali e le esenzioni dallo sciopero vennero di volta in volta approvate dalle sottocommissioni del Comitato generale. Gli addetti alla raccolta delle immondizie accettarono di raccogliere i rifiuti fradici che potevano rappresentare un pericolo per l'igiene pubblica, ma la carta e la cenere vennero lasciate dov'erano; i pompieri acconsentirono a restare in servizio; gli addetti alle lavanderie si organizzarono in modo da tenere un servizio in funzione per l'ospedale e prima dello sciopero avvertirono i loro datori di lavoro di non accettare più biancheria sporca, preoccupandosi poi di lavorare per qualche ora dopo l'inizio dello sciopero in modo che i panni rimasti da lavare non si coprissero di muffa. I veicoli autorizzati a circolare portavano la scritta: «Esentati per ordine del Comitato generale dello sciopero».
Ecco alcuni esempi tratti dai verbali:

«Il commissario della Contea chiede che i custodi dell'edificio del Comune e della Contea siano esentati. Non concesso».
«F.A. Rust chiede dei custodi per il Labor Temple. Non concesso».
«Il sindacato dei trasportatori chiede il permesso di portare petrolio all'ospedale svedese durante lo sciopero. Passata la richiesta al comitato trasporti. Concesso».
«Il porto di Seattle richiede uomini per scaricare una nave governativa, mettendo in rilievo che ciò non comporta profitto privato e che si tratta di situazione d'emergenza. Concesso».
«Gli impiegati delle farmacie hanno inviato un rapporto sulle esigenze sanitarie della città. Passato al comitato per l'igiene pubblica, il quale raccomanda che sia lasciato aperto solo il servizio prescrizioni mediche e che davanti a ogni farmacia autorizzata a restare aperta sia posto un avviso con la scritta: 'Non si vendono prodotti durante lo sciopero. Servizio solo per le ricette. Firmato dal Comitato generale dello sciopero'».
«Comunicazione dalla House of Good Shepherd. Il comitato trasporti ha concesso autorizzazione a portare soltanto cibo e provviste».

In alcuni casi i lavoratori partendo da zero improvvisarono operazioni su larga scala. Per esempio, i conducenti dei furgoni delle latterie inizialmente proposero ai loro padroni di tenere aperte certe latterie, ma quando essi le vollero aprire solo al centro della città e tentarono di prendere in mano la direzione del piano, i conducenti decisero invece di organizzare un loro sistema di distribuzione e crearono trentacinque stazioni del latte di quartiere, comprarono il latte da piccoli produttori dei dintorni e lo distribuirono in tutta la città. Anche più straordinaria fu l'attività degli addetti all'alimentazione, che servirono trentamila pasti al giorno agli scioperanti e alla comunità cittadina; i cuochi, i camerieri e altri lavoratori nel campo del commercio alimentare procurarono il cibo, scelsero le cucine dei ristoranti e organizzarono il trasporto delle vivande pronte alle ventun mense collocate in edifici sparsi in tutta la città. Il secondo giorno dello sciopero l'operazione funzionava ormai perfettamente.
Due giorni prima dello sciopero lo «Union Record» chiese ai membri dei sindacati che avevano prestato il servizio militare di partecipare ad una riunione per discutere «importanti questioni relative allo sciopero». Dai partecipanti venne organizzata una «guardia di lavoratori veterani di guerra», con lo scopo di mantenere l'ordine nelle strade. I suoi principi informatori si trovavano scritti sulla lavagna in uno dei centri dell'organizzazione: «Scopo dell'organizzazione è di mantenere sordine senza ricorrere all'uso della forza. Nessuno dei volontari avrà i poteri della polizia né avrà il permesso di portare armi di qualsiasi genere, e potrà essere usata soltanto la persuasione».
Il sindaco di Seattle, Ole Hanson, descrisse l'inizio dello sciopero il 6 febbraio 1919: «Cessò il rumore dei tram; gli strilloni buttarono in giro per le strade i giornali invenduti; dalle uscite degli stabilimenti, delle fabbriche, dei negozi e delle officine minori sciamavano 65.000 lavoratori. I ragazzini delle scuole con la paura nel cuore si affrettavano verso casa. La vita di una grande città si era fermata».
Agli scioperanti della A.F.L. si unirono quelli della I.W.W., gli operai giapponesi che avevano una loro organizzazione, e forse un 40.000 lavoratori non iscritti ai sindacati, che non andarono a lavorare per spirito di solidarietà, per paura, per la mancanza dei mezzi di trasporto o perché le loro aziende erano rimaste chiuse. Durante lo sciopero non vi fu un solo arresto che avesse a che fare con l'agitazione in corso, gli arresti di altro genere operati dalla polizia si ridussero a meno di metà della norma, e secondo il generale Morrison, comandante delle truppe federali in città, in quaranta anni di esperienza militare non gli era mai capitato di vedere una città tanto quieta e ordinata.
La tranquillità con cui si svolse lo sciopero non impedì alla borghesia di Seattle di vederlo come un tentativo di rivoluzione. Ecco come si espresse il sindaco Hanson:

Il cosiddetto sciopero di Seattle fu un tentativo rivoluzionario. Il fatto che non ci siano stati atti di violenza non modifica la sostanza delle cose... L'intento, dichiarato apertamente e in forma ambigua, era di rovesciare il sistema; prima qui, poi, dappertutto... È vero, non c'erano sparatorie, bombe, uccisioni. La rivoluzione, lo ripeto, non ha bisogno di violenza. Lo sciopero generale, come è stato attuato a Seattle, è di per sé un'arma rivoluzionaria, tanto più pericolosa perché pacifica. Per aver successo, deve fermare tutto, arrestare la vita intera della comunità... Come dire, mettere fuori uso il governo. E questo è quanto caratterizza una rivolta - non importa come sia ottenuto il risultato.

Convinto che la Guardia Nazionale fosse insufficiente a far fronte alla situazione, a nome del governatore il ministro della Giustizia dello Stato telefonò al ministro della Guerra Newton Baker chiedendogli l'invio dell'Esercito Federale; entro venerdì 7 febbraio vennero fatti entrare in città e collocati nei punti chiave 950 marines e marinai della flotta. Il sindaco, che teatralmente si autodefiniva il salvatore della città dal Bolscevismo, aumentò di 600 uomini i corpi di Polizia e introdusse 2.400 nuovi agenti in corpi speciali composti in gran parte da studenti della University of Washington. Il 7 febbraio il sindaco Hanson si convinse di avere a disposizione forze sufficienti a permettergli di imporre un ultimatum.(...)

Capitolo 5

il decennio della depressione

Gli anni Venti rappresentarono un periodo di grande espansone del capitalismo americano. Per i sindacati fu un periodo di declino che essi affrontarono cercando di persuadere i datori di lavoro ad accettare, la presenza sindacale per impedire le agitazioni operaie. Nella seconda metà del decennio uno dei più autorevoli economisti americani incontrò larga approvazione quando dichiarò che il paese era entrato in un'era di «permanente prosperità». Eppure un serio rallentamento produttivo si era ormai verificato in certe industrie, come in quelle del carbone e dei tessili, e con il crollo della Borsa dell'ottobre 1929 la depressione - per tanto tempo considerata ormai cosa del passato - ebbe inizio.
Con essa arrivò un'enorme miseria - perdita del posto di lavoro, della casa, della fattoria, dei risparmi, persino del necessario per vivere e nutrirsi. Nel giro di tre anni si creò una massa di circa quindici milioni di disoccupati. All'inizio del 1932, racconta un giornalista di New York, accadeva che gruppi di trenta o quaranta uomini entrassero in uno dei negozi che appartenevano alle grandi catene di distribuzione e chiedessero la merce a credito. «Quando il commesso diceva loro che si vendeva solo in contanti, lo invitavano a mettersi da parte; non volevano fargli dei male, dicevano, ma dovevano avere qualcosa da mangiare. Facevano il carico e ripartivano».
In questa situazione disperata i disoccupati cominciarono a improvvisare varie forme di azione diretta per sopperire ai loro bisogni.
L'azione diretta per impedire gli sfratti era quella che assumeva spesso i toni più drammatici. Un giornalista descrisse una tipica «rivolta» anti-sfratto a Chicago:

Una donna che abita in un certo casamento di Chicago ha cinque bambini; il marito è un operaio dei macelli, disoccupato da un anno e mezzo. Ma con i dieci dollari al mese che le manda il cognato e qualcosa preso a prestito di quando in quando dai vicini è riuscita a sfamare la famiglia. Non restano soldi per l'affitto. Così, dopo due avvisi del padrone di casa, la crisi. Alle cinque di giovedì ci sarà lo sfratto.
Nello stesso casamento abita un membro della sezione locale dell'Unemployed Council (il Consiglio dei disoccupati), il quale conosce bene queste situazioni per averle viste già parecchie volte. Parla alla gente e tutti insieme fanno una riunione delle famiglie del caseggiato. La maggior parte conosce da anni Mrs. MacNamara e sa che il bambino più piccolo ha la tonsillite. Alle 4.30 di giovedì ve li trovate tutti in blocco davanti all'appartamento dei MacNamara. Arriva lo sceriffo e malgrado le proteste fa il suo lavoro. Il letto, il cassettone, la stufa e i bambini di Mrs. MacNamara vengono trasferiti in strada. È allora che entra in azione il Consiglio. Con grande divertimento e fervore il letto, il cassettone, la stufa e i bambini vengono riportati in casa. Poi i vicini si recano al locale ufficio di assistenza, dove a nome del Consiglio uno di loro mette in mostra i bambini, presenta la situazione e chiede che il Comitato per l'assistenza paghi l'affitto o trovi un altro appartamento per i MacNamara.
L'impiegato dell'ufficio esprime costernazione ma dice che il fondo per gli affitti è esaurito. Il portavoce del Consiglio ripete tutta la storia dei MacNamara con maggior calore e ripete le richieste. Se la commissione si dimostra inflessibile, se ne va e ricompare agli uffici centrali, ma questa volta accompagnato da cento membri del Consiglio, anziché da cinquanta. Di solito la commissione riesce a trovare i sei dollari al mese dell'affitto, oppure il padrone si arrende e i bambini di Mrs. MacNamara hanno ancora un tetto .

Le organizzazioni dei disoccupati si moltiplicarono in tutte le città dell'intero Paese, spesso grazie all'iniziativa dei comunisti, dei socialisti o di altri gruppi della sinistra. Charles R. Walker, un esperto di problemi del lavoro, le studiò in varie parti dei paese. Ecco come le descrisse:

Il Consiglio dei disoccupati è un organismo democratico che ha lo scopo di garantire con mezzi molto pratici un controllo dei mezzi di sussistenza dei disoccupati. Non è un segreto che nella maggior parte delle città sono i comunisti a organizzare e spesso a dirigere i Consigli, ma i Consigli sono organizzati democraticamente e la maggioranza decide. In uno da me visitato a Lincoln Park, nel Michigan, i membri erano trecento, dei quali solo undici erano comunisti; il consiglio ha un'ala destra, un centro e un'ala sinistra. Il presidente, che apparteneva all'ala destra, era anche il dirigente locale dell'American Legion. A Chicago ci sono quarantacinque sezioni del Consiglio dei disoccupati, con un totale di 22.000 iscritti.
L'arma dei Consigli è la forza democratica che viene dal numero, e queste sono le loro funzioni: impedire gli sfratti degli indigenti o, se lo sfratto è già avvenuto, far pressioni per imporre alla Commissione per l'assistenza di trovare una nuova abitazione per la famiglia sfrattata; se a un disoccupato viene tolto il gas o l'acqua perché non è in grado di pagare, esaminare il caso e richiedere alle autorità competenti il ripristino; procurare abiti e scarpe ai disoccupati che ne siano privi; eliminare, esercitando pressioni e rendendo noti i casi, ogni forma di discriminazione fra bianchi e neri o contro immigrati che si sia verificata nel campo dell'assistenza; nel caso di singoli o famiglie e bambini di disoccupati che non abbiano ricevuto assistenza per discriminazione politica o cui sia stata negata per negligenza, mancanza di fondi o qualsiasi altro motivo, accompagnarli agli uffici addetti e esigere che sia dato loro da mangiare e da vestirsi; infine, assicurare la difesa legale a tutti i disoccupati arrestati per aver partecipato a cortei, a marce della fame o a riunioni sindacali.

Ricorrendo all'azione diretta i disoccupati furono in grado di impedire molti sfratti e a Chicago e in altre città le autorità pubbliche furono costrette a sospenderli del tutto. Inoltre, osservò Walker, l'ammontare dell'assistenza nelle città da lui visitate era direttamente proporzionale alla forza e alla combattività dei locali Consigli dei disoccupati.
In molte località i disoccupati fecero anche dei tentativi di riorganizzare per conto loro le attività economiche. A Seattle la Unemployed Citizens' League (Lega dei cittadini disoccupati) organizzò su larga scala un mutuo soccorso. Il sindacato dei pescatori procurava delle barche per i disoccupati, i quali potevano anche occuparsi in campagna della raccolta della frutta e verdura non destinate al commercio e tagliar legna nella boscaglia; in tutta la città gli iscritti organizzarono ventidue punti di vendita nei quali i viveri e la legna così raccolti venivano dati ai barbieri che in cambio tagliavano i capelli, alle sarte che ricucivano i vestiti, ai falegnami che riparavano le case e ai medici che curavano i malati. Con la fine del periodo del raccolto anche questa forma di soccorso perse quel po' di limitato valore economico che pur aveva. La Unemployed Citizens' League diventò allora la principale organizzazione assistenziale. In città acquistò anche un grosso potere politico; il suo candidato alla carica di sindaco, certo Dore, vinse con il margine più ampio che si fosse mai verificato nella storia della città, dopo di che egli tolse alla U.C.L. l'amministrazione dell'assistenza e minacciò di usare le mitragliatrici contro le manifestazioni dei disoccupati, diventando presto conosciuto come «Dore il voltagabbana».
Alla fine del 1932 esistevano 330 organizzazioni autonome di assistenza di questo genere, sparse in trentasette stati, con più di 300.000 iscritti…