Jeremy Brecher
Sciopero! Storia delle rivolte di massa nell'America dell'ultimo secolo
Introduzione
Capitolo
4
millenovecentodiciannove
Nel
vuoto lasciato dalla A.F.L. crebbe l'organizzazione radicale degli Industrial
Workers of the World; i «Wobblies», come venivano chiamati, si battevano
per il «sindacalismo di industria» (industrial unionism) - cioè per
l'organizzazione di tutti i lavoratori di un'industria in un sindacato
solo - in antitesi con il «sindacalismo di mestiere» (craft unionism)
che era caratteristico della A.F.L., e avevano nelle loro file i lavoratori
più umili e meno specializzati, come i braccianti senza posto fisso
dell'Ovest e i tessili dell'Est. La I.W.W. proclamava essere suo obiettivo
la proprietà operaia dell'industria e considerava ogni sciopero come
preparativo alla rivoluzione, e da parecchi punti di vista era più un
movimento sociale e politico che un sindacato nel senso tradizionale,
perché pur essendo stata attiva in molti scioperi difficili e combattivi,
di solito sdegnava la ricerca di un costante rapporto contrattuale con
i datori di lavoro. Durante la Prima guerra mondiale i Wobblies subirono
una brutale repressione condotta con mezzi legali e illegali, e nel
1919 non erano più una forza di una qualche consistenza.
In questa situazione il mondo degli affari e il governo avviarono un
nuovo tipo di rapporti con i sindacati. Prima della guerra mondiale
i datori di lavoro, con poche eccezioni, avevano lottato contro l'esistenza
stessa dei sindacati, e tenevano i lavoratori sotto controllo trattando
con ciascuno individualmente. Il nuovo potere acquisito dai lavoratori
rese scarsamente utile una strategia del genere, e di conseguenza i
datori di lavoro e il governo si rivolsero ai sindacati stessi per esercitare
questo controllo. In effetti questa linea di condotta prese la forma
di un accordo in base al quale la American Federation of Labor accettò
di opporsi agli scioperi, e in cambio di ciò ebbe riconosciuto il diritto
di organizzarsi, almeno là dove il governo aveva potere di controllo,
senza correre il rischio che i suoi iscritti venissero licenziati. Il
risultato fu che durante la guerra gli iscritti ai sindacati aumentarono
di circa due milioni. Sia la A.F.L. che le società impegnate nella produzione
bellica accettarono che i salari, per il periodo della guerra, fossero
fissati da commissioni composte da rappresentanti del capitale, del
lavoro e del governo.
Malgrado questo accordo due elementi spinsero i lavoratori all'azione:
primo, la guerra fu in gran parte finanziata da un'enorme inflazione
e il costo della vita in pratica raddoppiò dall'agosto 1915 alla fine
del 1919; secondo, come ricorda Bing, «l'urgente bisogno di produrre
diede ai lavoratori una forza di cui mai prima erano stati consapevoli
e che non avevano mai posseduta in quella misura».
Come al solito, insieme con la combattività crebbe anche lo spirito
di solidarietà fra i lavoratori. Ad esempio, gli operai dei cantieri
navali della Costa del Pacifico bloccarono i cantieri per parecchi mesi,
per solidarietà con i lavoratori del legno del Nord-Ovest, in sciopero
perché rifiutavano una giornata lavorativa di più di dieci ore. In differenti
regioni del paese si svilupparono quattro scioperi generali. A Springfield,
nell'Illinois, la polizia sciolse un corteo di appoggio allo sciopero
dei tramvieri e diecimila lavoratori, in particolar modo delle miniere,
parteciparono a uno sciopero generale di protesta. A Kansas City nel
Missouri, in seguito allo sciopero dei dipendenti delle lavanderie e
dei guidatori, l'agitazione si estese in uno sciopero generale di solidarietà
che durò una settimana e terminò soltanto per l'intervento della Guardia
Nazionale. A Waco nel Texas venne proclamato uno sciopero generale in
appoggio ai tramvieri che erano stati sospesi dal lavoro, e uno sciopero
di solidarietà con i meccanici dell'edilizia licenziati si estese a
Billings, nel Montana, ai venditori di ghiaccio, ai dipendenti comunali,
a quelli dell'azienda del gas e dei caseifici e ai carrettieri e camionisti.
Verso
la fine della Prima guerra mondiale altri fattori si aggiunsero a caratterizzare
il clima del conflitto nel mondo dell'industria. Il grande patriottismo
che la guerra aveva stimolato venne deliberatamente manipolalo con abilità
in modo da trasformarlo in un sentimento di timore e odio per la forza
crescente dei lavoratori. I datori di lavoro sfruttarono questo sentimento
per ridurre il potere conquistato durante la guerra dai sindacati; d'altro
canto la massiccia propaganda bellica aveva promesso agli operai che
la fine del conflitto avrebbe inaugurato una «nuova era», e quindi ora
essi erano impazienti di ricevere quello per cui ritenevano di avere
lottato.
Erano nella mente di tutti la rivoluzione russa e l'ondata di rivolta
che si era diffusa in tutto il mondo dopo le incredibili sofferenze,
le distruzioni e il caos provocati dalla guerra. I ceti medi e il governo,
d'altro canto, avevano la sensazione che il mondo loro familiare fosse
attaccato da ogni parte e vedevano nel Bolscevismo una cospirazione
in cui si erano uniti tutti quelli che li minacciavano, si trattasse
dell'Unione Sovietica o della A.F.L.
Il salario reale era notevolmente salito durante la guerra, in conseguenza
dell'enorme richiesta di forza lavoro; con la fine del grande periodo
di espansione industriale del tempo di guerra e il ritorno alla «normalità«,
era largamente sentita la necessità di ridurre i salari, se dovevano
essere mantenuti i profitti. Fra il giugno 1919 e il giugno 1920 l'indice
del costo della vita (prendendo il 1913 come indice 100) salì da 177
a 216.
La collera, la speranza e la combattività montarono rapidamente, e in
nessun luogo la radicalizzazione fu più accentuata che a Seattle, ove
l'organizzazione radicale degli Industrial Workers of the World e il
Metal Trade Council (Consiglio dei metallurgici), affiliato alla A.F.L.,
collaborarono nel patrocinio di un Soldiers', Sailors' and Workingmen's
Council (Consiglio dei soldati, marinai e operai), creato sul modello
dei Soviet della recente rivoluzione russa. Quando Hulet Wells, un socialista
già presidente della sezione di Seattle della A.F.L., venne condannato
per essersi opposto alla coscrizione durante la guerra e poi torturato
in carcere, il movimento operaio di Seattle si scatenò in una serie
di grandi manifestazioni. Persino i membri più conservatori del movimento
operaio locale parteggiavano per la rivoluzione bolscevica e si opponevano
all'intervento americano contro di essa . Nell'autunno del 1919 gli
scaricatori di Seattle rifiutarono di caricare armi e munizioni destinate
all'ammiraglio Kolchak, capo della controrivoluzione in Siberia, e bastonarono
i crumiri che tentavano di farlo in vece loro. Entro il 1918 gli iscritti
ai sindacati erano passati a 60. 000 dai 15.000 del 1915, per un numero
complessivamente superiore a quello degli operai dell'industria.
Da
un punto di vista formale i sindacati di Seattle erano affiliati alla
A.F.L., ma le loro idee e la loro azione pratica erano molto lontane
da quelle della A.F.L. Gli opuscoli sulla rivoluzione russa circolavano
a decine di migliaia. La combattività e la crescita dei sindacati aveva
il suo nucleo centrale nei 35.000 operai dei cantieri navali, un'industria
creata con fondi federali e nata in pratica con la guerra, in proprietà
praticamente della Emergency Fleet Corporation del governo americano.
Meno di due settimane dopo l'armistizio i sindacati dei cantieri votarono
l'autorizzazione allo sciopero. I sindacati proponevano una scala salariale
che avrebbe elevato i salari degli operai meno pagati e non quelli degli
specializzati. I proprietari dei cantieri dal canto loro cercarono di
provocare una spaccatura offrendo solo a questi ultimi un aumento salariale,
ma gli specializzati rifiutarono questo tentativo di corruzione e il
21 gennaio 1919 35.000 operai dei cantieri entrarono in sciopero.
Inaspettatamente Charles Piez, il quale a capo della Emergency Fleet
Corporation rappresentava il Governo degli Stati Uniti, telegrafò ai
proprietari dei cantieri di opporsi a qualsiasi aumento salariale, minacciando
altrimenti di annullare i contratti. «Per l'errore di un fattorino»,
raccontava più tardi un corrispondente, «invece di essere consegnato
alla Metal Trades Association (gli imprenditori), uno dei telegrammi
venne dato al Metal Trades Council (gli operai). La collera dei lavoratori
dei cantieri si riversò così sul Governo di Washington».
Trovandosi di fronte alla determinazione da parte del governo-imprenditore
di ridurli con la fame alla resa, gli operai dei cantieri si appellarono
al Seattle Central Labor Council, il Consiglio in cui erano rappresentati
i vari sindacati della città, perché fosse dichiarato uno sciopero generale.
I più noti capi radicali e progressisti si trovavano a Chicago a una
speciale riunione che aveva lo scopo di organizzare uno sciopero generale
per la liberazione di Tom Mooney (Mooney era un funzionario della A.F.L.
di San Francisco condannato sotto l'accusa di aver scagliato una bomba
a una parata militare, benché una fotografia lo mostrasse accanto ad
un orologio a un miglio di distanza dal teatro degli avvenimenti proprio
all'ora esatta in cui era stata gettata la bomba).
In una tumultuosa seduta del Central Labor Council venne infine approvata
quasi senza opposizione la proposta che i sindacati locali si consultassero
con gli iscritti circa lo sciopero generale; la proposta era stata presentata
dai sindacati degli operai dei cantieri, ed erano gli operai i soli
che prendessero sul serio la minaccia di uno sciopero generale.
Gli
operai sapevano che con lo sciopero rischiavano ben più che la paga
di qualche giornata: rischiavano infatti gravi sanzioni disciplinari
da parte dei loro stessi organismi centrali e l'annullamento dei contratti
con i loro datori di lavoro. Ad esempio, il sindacato degli scaricatori
rimise in questione (e poi risolse) un accordo per il closed shop nel
porto di Seattle; inoltre, il presidente della International Longshoremen's
Association, il sindacato nazionale degli scaricatori, telegrafò alla
sezione locale che avrebbe annullato il riconoscimento se gli iscritti
avessero partecipato allo sciopero.
Il Central Labor Council decise che lo sciopero sarebbe stato diretto
da un Comitato generale in cui ogni sezione locale favorevole allo sciopero
era rappresentata da tre membri eletti dalla base. I trecento membri
del Comitato, per lo più non funzionari ma lavoratori della base senza
precedente esperienza direttiva, cominciarono a riunirsi tre giorni
prima dello sciopero e per tutta la durata dell'agitazione furono quasi
costantemente in seduta, insieme con il Comitato esecutivo di quindici
membri, al punto da costituire in città un vero e proprio controgoverno.
I lavoratori dei vari mestieri si organizzarono in modo da garantire
i servizi essenziali e le esenzioni dallo sciopero vennero di volta
in volta approvate dalle sottocommissioni del Comitato generale. Gli
addetti alla raccolta delle immondizie accettarono di raccogliere i
rifiuti fradici che potevano rappresentare un pericolo per l'igiene
pubblica, ma la carta e la cenere vennero lasciate dov'erano; i pompieri
acconsentirono a restare in servizio; gli addetti alle lavanderie si
organizzarono in modo da tenere un servizio in funzione per l'ospedale
e prima dello sciopero avvertirono i loro datori di lavoro di non accettare
più biancheria sporca, preoccupandosi poi di lavorare per qualche ora
dopo l'inizio dello sciopero in modo che i panni rimasti da lavare non
si coprissero di muffa. I veicoli autorizzati a circolare portavano
la scritta: «Esentati per ordine del Comitato generale dello sciopero».
Ecco alcuni esempi tratti dai verbali:
«Il
commissario della Contea chiede che i custodi dell'edificio del Comune
e della Contea siano esentati. Non concesso».
«F.A. Rust chiede dei custodi per il Labor Temple. Non concesso».
«Il sindacato dei trasportatori chiede il permesso di portare petrolio
all'ospedale svedese durante lo sciopero. Passata la richiesta al comitato
trasporti. Concesso».
«Il porto di Seattle richiede uomini per scaricare una nave governativa,
mettendo in rilievo che ciò non comporta profitto privato e che si tratta
di situazione d'emergenza. Concesso».
«Gli impiegati delle farmacie hanno inviato un rapporto sulle esigenze
sanitarie della città. Passato al comitato per l'igiene pubblica, il
quale raccomanda che sia lasciato aperto solo il servizio prescrizioni
mediche e che davanti a ogni farmacia autorizzata a restare aperta sia
posto un avviso con la scritta: 'Non si vendono prodotti durante lo
sciopero. Servizio solo per le ricette. Firmato dal Comitato generale
dello sciopero'».
«Comunicazione dalla House of Good Shepherd. Il comitato trasporti ha
concesso autorizzazione a portare soltanto cibo e provviste».
In
alcuni casi i lavoratori partendo da zero improvvisarono operazioni
su larga scala. Per esempio, i conducenti dei furgoni delle latterie
inizialmente proposero ai loro padroni di tenere aperte certe latterie,
ma quando essi le vollero aprire solo al centro della città e tentarono
di prendere in mano la direzione del piano, i conducenti decisero invece
di organizzare un loro sistema di distribuzione e crearono trentacinque
stazioni del latte di quartiere, comprarono il latte da piccoli produttori
dei dintorni e lo distribuirono in tutta la città. Anche più straordinaria
fu l'attività degli addetti all'alimentazione, che servirono trentamila
pasti al giorno agli scioperanti e alla comunità cittadina; i cuochi,
i camerieri e altri lavoratori nel campo del commercio alimentare procurarono
il cibo, scelsero le cucine dei ristoranti e organizzarono il trasporto
delle vivande pronte alle ventun mense collocate in edifici sparsi in
tutta la città. Il secondo giorno dello sciopero l'operazione funzionava
ormai perfettamente.
Due giorni prima dello sciopero lo «Union Record» chiese ai membri dei
sindacati che avevano prestato il servizio militare di partecipare ad
una riunione per discutere «importanti questioni relative allo sciopero».
Dai partecipanti venne organizzata una «guardia di lavoratori veterani
di guerra», con lo scopo di mantenere l'ordine nelle strade. I suoi
principi informatori si trovavano scritti sulla lavagna in uno dei centri
dell'organizzazione: «Scopo dell'organizzazione è di mantenere sordine
senza ricorrere all'uso della forza. Nessuno dei volontari avrà i poteri
della polizia né avrà il permesso di portare armi di qualsiasi genere,
e potrà essere usata soltanto la persuasione».
Il sindaco di Seattle, Ole Hanson, descrisse l'inizio dello sciopero
il 6 febbraio 1919: «Cessò il rumore dei tram; gli strilloni buttarono
in giro per le strade i giornali invenduti; dalle uscite degli stabilimenti,
delle fabbriche, dei negozi e delle officine minori sciamavano 65.000
lavoratori. I ragazzini delle scuole con la paura nel cuore si affrettavano
verso casa. La vita di una grande città si era fermata».
Agli scioperanti della A.F.L. si unirono quelli della I.W.W., gli operai
giapponesi che avevano una loro organizzazione, e forse un 40.000 lavoratori
non iscritti ai sindacati, che non andarono a lavorare per spirito di
solidarietà, per paura, per la mancanza dei mezzi di trasporto o perché
le loro aziende erano rimaste chiuse. Durante lo sciopero non vi fu
un solo arresto che avesse a che fare con l'agitazione in corso, gli
arresti di altro genere operati dalla polizia si ridussero a meno di
metà della norma, e secondo il generale Morrison, comandante delle truppe
federali in città, in quaranta anni di esperienza militare non gli era
mai capitato di vedere una città tanto quieta e ordinata.
La tranquillità con cui si svolse lo sciopero non impedì alla borghesia
di Seattle di vederlo come un tentativo di rivoluzione. Ecco come si
espresse il sindaco Hanson:
Il cosiddetto sciopero di Seattle fu un tentativo rivoluzionario. Il
fatto che non ci siano stati atti di violenza non modifica la sostanza
delle cose... L'intento, dichiarato apertamente e in forma ambigua,
era di rovesciare il sistema; prima qui, poi, dappertutto... È vero,
non c'erano sparatorie, bombe, uccisioni. La rivoluzione, lo ripeto,
non ha bisogno di violenza. Lo sciopero generale, come è stato attuato
a Seattle, è di per sé un'arma rivoluzionaria, tanto più pericolosa
perché pacifica. Per aver successo, deve fermare tutto, arrestare la
vita intera della comunità... Come dire, mettere fuori uso il governo.
E questo è quanto caratterizza una rivolta - non importa come sia ottenuto
il risultato.
Convinto
che la Guardia Nazionale fosse insufficiente a far fronte alla situazione,
a nome del governatore il ministro della Giustizia dello Stato telefonò
al ministro della Guerra Newton Baker chiedendogli l'invio dell'Esercito
Federale; entro venerdì 7 febbraio vennero fatti entrare in città e
collocati nei punti chiave 950 marines e marinai della flotta. Il sindaco,
che teatralmente si autodefiniva il salvatore della città dal Bolscevismo,
aumentò di 600 uomini i corpi di Polizia e introdusse 2.400 nuovi agenti
in corpi speciali composti in gran parte da studenti della University
of Washington. Il 7 febbraio il sindaco Hanson si convinse di avere
a disposizione forze sufficienti a permettergli di imporre un ultimatum.(...)
Capitolo
5
il
decennio della depressione
Gli
anni Venti rappresentarono un periodo di grande espansone del capitalismo
americano. Per i sindacati fu un periodo di declino che essi affrontarono
cercando di persuadere i datori di lavoro ad accettare, la presenza
sindacale per impedire le agitazioni operaie. Nella seconda metà del
decennio uno dei più autorevoli economisti americani incontrò larga
approvazione quando dichiarò che il paese era entrato in un'era di «permanente
prosperità». Eppure un serio rallentamento produttivo si era ormai verificato
in certe industrie, come in quelle del carbone e dei tessili, e con
il crollo della Borsa dell'ottobre 1929 la depressione - per tanto tempo
considerata ormai cosa del passato - ebbe inizio.
Con essa arrivò un'enorme miseria - perdita del posto di lavoro, della
casa, della fattoria, dei risparmi, persino del necessario per vivere
e nutrirsi. Nel giro di tre anni si creò una massa di circa quindici
milioni di disoccupati. All'inizio del 1932, racconta un giornalista
di New York, accadeva che gruppi di trenta o quaranta uomini entrassero
in uno dei negozi che appartenevano alle grandi catene di distribuzione
e chiedessero la merce a credito. «Quando il commesso diceva loro che
si vendeva solo in contanti, lo invitavano a mettersi da parte; non
volevano fargli dei male, dicevano, ma dovevano avere qualcosa da mangiare.
Facevano il carico e ripartivano».
In questa situazione disperata i disoccupati cominciarono a improvvisare
varie forme di azione diretta per sopperire ai loro bisogni.
L'azione diretta per impedire gli sfratti era quella che assumeva spesso
i toni più drammatici. Un giornalista descrisse una tipica «rivolta»
anti-sfratto a Chicago:
Una donna che abita in un certo casamento di Chicago ha cinque bambini;
il marito è un operaio dei macelli, disoccupato da un anno e mezzo.
Ma con i dieci dollari al mese che le manda il cognato e qualcosa preso
a prestito di quando in quando dai vicini è riuscita a sfamare la famiglia.
Non restano soldi per l'affitto. Così, dopo due avvisi del padrone di
casa, la crisi. Alle cinque di giovedì ci sarà lo sfratto.
Nello stesso casamento abita un membro della sezione locale dell'Unemployed
Council (il Consiglio dei disoccupati), il quale conosce bene queste
situazioni per averle viste già parecchie volte. Parla alla gente e
tutti insieme fanno una riunione delle famiglie del caseggiato. La maggior
parte conosce da anni Mrs. MacNamara e sa che il bambino più piccolo
ha la tonsillite. Alle 4.30 di giovedì ve li trovate tutti in blocco
davanti all'appartamento dei MacNamara. Arriva lo sceriffo e malgrado
le proteste fa il suo lavoro. Il letto, il cassettone, la stufa e i
bambini di Mrs. MacNamara vengono trasferiti in strada. È allora che
entra in azione il Consiglio. Con grande divertimento e fervore il letto,
il cassettone, la stufa e i bambini vengono riportati in casa. Poi i
vicini si recano al locale ufficio di assistenza, dove a nome del Consiglio
uno di loro mette in mostra i bambini, presenta la situazione e chiede
che il Comitato per l'assistenza paghi l'affitto o trovi un altro appartamento
per i MacNamara.
L'impiegato dell'ufficio esprime costernazione ma dice che il fondo
per gli affitti è esaurito. Il portavoce del Consiglio ripete tutta
la storia dei MacNamara con maggior calore e ripete le richieste. Se
la commissione si dimostra inflessibile, se ne va e ricompare agli uffici
centrali, ma questa volta accompagnato da cento membri del Consiglio,
anziché da cinquanta. Di solito la commissione riesce a trovare i sei
dollari al mese dell'affitto, oppure il padrone si arrende e i bambini
di Mrs. MacNamara hanno ancora un tetto .
Le
organizzazioni dei disoccupati si moltiplicarono in tutte le città dell'intero
Paese, spesso grazie all'iniziativa dei comunisti, dei socialisti o
di altri gruppi della sinistra. Charles R. Walker, un esperto di problemi
del lavoro, le studiò in varie parti dei paese. Ecco come le descrisse:
Il
Consiglio dei disoccupati è un organismo democratico che ha lo scopo
di garantire con mezzi molto pratici un controllo dei mezzi di sussistenza
dei disoccupati. Non è un segreto che nella maggior parte delle città
sono i comunisti a organizzare e spesso a dirigere i Consigli, ma i
Consigli sono organizzati democraticamente e la maggioranza decide.
In uno da me visitato a Lincoln Park, nel Michigan, i membri erano trecento,
dei quali solo undici erano comunisti; il consiglio ha un'ala destra,
un centro e un'ala sinistra. Il presidente, che apparteneva all'ala
destra, era anche il dirigente locale dell'American Legion. A Chicago
ci sono quarantacinque sezioni del Consiglio dei disoccupati, con un
totale di 22.000 iscritti.
L'arma
dei Consigli è la forza democratica che viene dal numero, e queste sono
le loro funzioni: impedire gli sfratti degli indigenti o, se lo sfratto
è già avvenuto, far pressioni per imporre alla Commissione per l'assistenza
di trovare una nuova abitazione per la famiglia sfrattata; se a un disoccupato
viene tolto il gas o l'acqua perché non è in grado di pagare, esaminare
il caso e richiedere alle autorità competenti il ripristino; procurare
abiti e scarpe ai disoccupati che ne siano privi; eliminare, esercitando
pressioni e rendendo noti i casi, ogni forma di discriminazione fra
bianchi e neri o contro immigrati che si sia verificata nel campo dell'assistenza;
nel caso di singoli o famiglie e bambini di disoccupati che non abbiano
ricevuto assistenza per discriminazione politica o cui sia stata negata
per negligenza, mancanza di fondi o qualsiasi altro motivo, accompagnarli
agli uffici addetti e esigere che sia dato loro da mangiare e da vestirsi;
infine, assicurare la difesa legale a tutti i disoccupati arrestati
per aver partecipato a cortei, a marce della fame o a riunioni sindacali.
Ricorrendo all'azione diretta i disoccupati furono in grado di impedire
molti sfratti e a Chicago e in altre città le autorità pubbliche furono
costrette a sospenderli del tutto. Inoltre, osservò Walker, l'ammontare
dell'assistenza nelle città da lui visitate era direttamente proporzionale
alla forza e alla combattività dei locali Consigli dei disoccupati.
In molte località i disoccupati fecero anche dei tentativi di riorganizzare
per conto loro le attività economiche. A Seattle la Unemployed Citizens'
League (Lega dei cittadini disoccupati) organizzò su larga scala un
mutuo soccorso. Il sindacato dei pescatori procurava delle barche per
i disoccupati, i quali potevano anche occuparsi in campagna della raccolta
della frutta e verdura non destinate al commercio e tagliar legna nella
boscaglia; in tutta la città gli iscritti organizzarono ventidue punti
di vendita nei quali i viveri e la legna così raccolti venivano dati
ai barbieri che in cambio tagliavano i capelli, alle sarte che ricucivano
i vestiti, ai falegnami che riparavano le case e ai medici che curavano
i malati. Con la fine del periodo del raccolto anche questa forma di
soccorso perse quel po' di limitato valore economico che pur aveva.
La Unemployed Citizens' League diventò allora la principale organizzazione
assistenziale. In città acquistò anche un grosso potere politico; il
suo candidato alla carica di sindaco, certo Dore, vinse con il margine
più ampio che si fosse mai verificato nella storia della città, dopo
di che egli tolse alla U.C.L. l'amministrazione dell'assistenza e minacciò
di usare le mitragliatrici contro le manifestazioni dei disoccupati,
diventando presto conosciuto come «Dore il voltagabbana».
Alla fine del 1932 esistevano 330 organizzazioni autonome di assistenza
di questo genere, sparse in trentasette stati, con più di 300.000 iscritti…
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