ERRE EMME Edizioni

IL DIRITTO ALLA PIGRIZIA
Paul Lafargue
introduzione di Maurice Dommanget
trad. di S. Bini e A. Marazzi
pp. 176 - € 6,71 ns prezzo euro 5

ESAURITO in questa edizione - in altra edizione lo trovate su 'Banalità di Base'

Il celeberrimo testo "maledetto" scritto dal genero di Marx, con la sapiente introduzione di M. Dommanget. Come non ricordare le premonitrici parole d'apertura: "Una strana follia si è impadronita delle classi lavoratrici nelle nazioni ove regna la civiltà capitalistica...Questa follia è l'amore per il lavoro, la moribonda passione per il lavoro spinta fino all'esaurimento delle forze vitali dell'individuo e della sua progenie..."

 

LA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO
Guy Debord
introduzione e cura di Pasquale Stazione
pp. 192 - € 8 ns prezzo euro 6

Al gran parlare che si è fatto attorno al '68 corrisponde un altrettanto sospettoso silenzio sulla ripresa delle lotte operaie in quell'anno e, in particolare, nel '69. A questo riguardo gli scontri tra polizia e dimostranti avvenuti il 3 luglio 1969 a Torino segnano una data emblematica. Per coloro che lo vissero, quello fu davvero un giorno lunghissimo: iniziò alle prime luci dell'alba, con la partecipazione ai picchetti davanti ai cancelli di Mirafiori; proseguì nel primo pomeriggio, con l'adesione alla manifestazione indetta dall'Assemblea operai e studenti; si protrasse fino a notte inoltrata, dopo che la polizia aveva impedito con la forza il corteo e i gruppi di manifestanti, invece di tornarsene a casa, decisero di rimanere in Corso Traiano dando vita, assieme agli abitanti del quartiere, a un duro e ripetuto confronto con le forze dell'ordine. All'epoca, l'episodio trovò vasta eco sui giornali, fu oggetto di discussioni e di interpretazioni, divenne il simbolo e lo spartiacque della ripresa della lotta operaia con contenuti e forme organizzative nuove. Era l'inizio di quello che sarebbe passato poi alla storia come l'"autunno caldo", anticipato dalla lotta spontanea e autorganizzata che, nella primavera, aveva sconvolto per due mesi i reparti della più grande fabbrica italiana. Gli anni Settanta, con i loro grandi movimenti di massa antagonisti al sistema capitalistico, erano alle porte. In appendice testimonianze di Mario Dalmaviva e Luigi Bobbio.

FASCISMO E GRAN CAPITALE
Daniel Guérin
trad. di Giorgio Galli
pp.448 - 11 foto, € 8,26 ns prezzo euro 7

Da uno dei pensatori più lucidi e creativi della sinistra libertaria, la nuova edizione di un testo classico sul nazifascismo, che riacquista oggi tutta la sua attualità.

Il movimento fascista, sviluppatosi dopo la I guerra, venne finanziato ed armato dagli agrari e dai padroni in chiave antiproletaria: utilizzato contro i contadini e gli operai in sciopero fu la risposta reazionaria al "Biennio rosso", all'espansione delle lotte dei lavoratori, alle occupazioni delle fabbriche, in una fase in cui la "Rivoluzione" sembrava vicina. Si precipitò nel periodo squadristico, del terrore generalizzato contro gli antifascisti, vittime di aggressioni a base di olio di ricino e manganelli, culminati in spietati omicidi (a Fano nell'agosto del 1922 furono assassinati dalle camice nere Amilcare Biancheria e Giuseppe Morelli).

"Nell'ottobre del 1922 non solo l'industria pesante, ma anche la Banca Commerciale fornirono insieme i milioni necessari per la Marcia su Roma".

La "Marcia su Roma" travolse il regime liberale, il Re Vitt.Emanuele III chiamò Mussolini al governo e aprì la strada all'instaurazione di un regime dispotico. Iniziò la sistematica limitazione delle libertà politiche, della libertà di stampa di diritti sociali; la "dittatura" portò l'Italia ad attaccare l'Etiopia, a sostenere militarmente l'insurrezione franchista contro il governo repubblicano spagnolo ed infine alla partecipazione -al fianco della Germania nazista- al secondo conflitto mondiale, dopo aver approvato, nel 1938, le leggi razziali contro gli ebrei.

La vittoria delle nazioni alleate contro i governi nazifascisti, favorita dalla guerra di liberazione dei gruppi partigiani, ripristinò un sistema politico con la garanzia delle libertà fondamentali. Dopo la seconda guerra mondiale i gruppi neofascisti e i nostalgici di destra, collegati con apparati dello Stato, e specialmente con i servizi segreti (con l'occulta regia NATO ed USA) hanno continuamente tramato in chiave "anticomunista", per evitare ogni possibile cambiamento sociale e per favorire l'instaurazione di regimi autoritari di destra.

Questi "apparati deviati" sono stati sempre utilizzati in chiave "antioperaia", in special modo con la stagione delle "bombe" e della "Strategia della tensione", risposta alle lotte del '68 e '69, gli anni della "contestazione", delle mobilitazioni libertarie, delle agitazioni degli studenti e degli operai, dello sviluppo dei Consigli di base nelle fabbriche, delle vittorie contrattuali e della conquista di maggiori libertà nei luoghi di lavoro.

Oggi una "nuova" destra, riverniciata da poco, si presenta, massicciamente sponsorizzata dai mass media, e raccoglie successo non solamente tra coloro che hanno precisi interessi da difendere, ma pure tra chi ha dimenticato o ignora la storia.