Antiautoritari
Anonimi
La Destra e gli altri
Scopo questo libro
era prendere in considerazione una parte ben precisa della Destra radicale,
quella che da anni cerca di trovareascolto presso la Sinistra rivoluzionaria
e gli anarchici, di instaurare un dialogo.
Non è un
mistero per nessuno che ci siano estremisti di destra pronti a correrci incontro,
a stringerci la mano. Il nostro intento era dunque quello di affrontare una
volta per tutte questo problema anche perché, alla luce dei recenti avvenimenti,
l'invito a bere dallo stesso calice in cui si disseta la peste bruna rischia
di farsi assillante e, quel che è peggio, di trovare qualcuno disposto ad accettarlo.
Poi, mano mano che raccoglievamo materiale e ci riflettevamo sopra, ci siamo
accorti di non poterci limitare a seguire quel progetto, di essere costretti
ad ampliare la nostra prospettiva.
Innanzitutto non
è possibile operare una precisa distinzione all'interno della Destra, checché
ne dicano gli esperti in materia - che tanto amano sottolineare la «grande eterogeneità»
della Destra italiana - e gli estremisti di destra, che ci accuseranno di gretto
superficialismo.
Di fatto non esiste una Destra che sta in parlamento, istituzionale e integrata;
una estrema Destra che ci guarda in cagnesco, truce e squadrista; un'altra ancora
che ci strizza l'occhiolino, moderna e possibilista; e tutte e tre ben definibili
ed identificabili.
Esiste la Destra
e basta. Il fascismo è essenzialmente spiritualismo, attaccamento a valori ritenuti
eterni. Quindi, ad una ferrea fedeltà a questi valori, accompagna un'assoluta
flessibilità di mezzi. Il fascista non dà alcun significato, alcuna importanza
allo strumento che adopera, non lo collega in alcun modo ai fini che si prefigge,
poiché reputerebbe di insozzare il sacro col profano.
Ecco perché per la Destra a livello operativo tutto è lecito, dalla presenza
in parlamento alle stragi sui treni.
Perciò è fuori luogo operare dei "distinguo" al suo interno, un passatempo
per sociologi, pe rintellettuali smaniosi di sviscerare bene tutti i particolari
della questione per mettersi la coscienza a posto. Del resto per rendersene
conto basta pensare a Pino Rauti, che è stato di volta in volta fuori e dentro
il partito missino, pro e contro il terrorismo, orgoglioso repubblichino e fautore
dello «sfondamento a sinistra»; oppure a Stefano Delle Chiaie, ex sprangatore
di comunisti, ex infiltrato ed ora disponibile alleato.
I legami, i contatti, gli aiuti, che durante tutto il dopoguerra sono intercorsi fra Destra istituzionale e Destra radicale, e fra le diverse frazioni di quest'ultima, dimostrano come non sia affatto sbagliato fare - scusate l'involontario gioco di parole - di tutta l'erba un fascio. Non solo non si può criticare una sola parte della Destra, ma è anche impossibile criticare la Destra senza criticare la Sinistra. Giustamente Daniel Guérinasseriva che «il fascismo è il risultato delle carenze del socialismo». Ma, a loro volta, queste carenze sono il risultato della natura del "socialismo".
A proposito di
trasformismo. In altre parole, la Destra non è un vampiro maligno che piomba
sul collo della Sinistra per succhiarne il sangue attraverso l'imitazione, come
piagnucolano in continuazione gli stalinisti. Ne è piuttosto la figlia, che
ne beve il latte con avidità perché da questo trae vita. O, meglio ancora, Destra
e Sinistra sono come sorelle gemelle che pur avendo caratteri diversi sono legate
indissolubilmente, in una sorta di simbiosi. Anche se la Sinistra se ne avrà
a male, bisognerà pur dirle certe cose. Da molti anni la Sinistra va denunciando
il trasformismo della Destra. Ma strillare indignafi non basta. Bisogna anche
capire perché la Destra imita la Sinistra e soprattutto come ciò sia possibile.
Sul perché, la Sinistra ha dato la sua risposta: al suo interno è abitudine
diffusa ritenere che dopo il 1945, cioè dopo la sconfitta storica dell'esperienza
fascista, l'isolamento che colpiva chiunque si richiamasse a quella stessa esperienza
abbia spinto la Destra a cercare la propria sopravvivenza attraverso la "modernizzazione"
di tematiche, linguaggi e metodi, in un'operazione che ha preso come esempio
l'operato altrui (nella fattispecie dei marxisti).
Ma una considerazione del genere trascura per lo meno due cose: la Destra ha
sempre impiegato questa tattica, anche prima del 1945, grazie anche all'origine
"socialista" del fascismo; anche la Sinistra, quando ha bisogno di
ossigeno, ricorre a questo metodo. In una famosa intervista Hitler riconosceva
senza peli sulla lingua: «Ho molto appreso dal marxismo e non tento di nasconderlo.
Non ho appreso certo dai fastidiosi capitoli sulla teoria delle classi sociali
o sul materialismo storico, nè da quella cosa assurda che si definisce limite
del profitto o altre frottole del genere. Ciò che mi ha interessato e istruito
dei marxisti, sono i loro metodi. Ho semplicemente preso sul serio quel che
timidamente avevano progettato quelle anime di piccoli bottegai e dattilografi.
Tutto il nazionalsocialismo è lì contenuto. Guardateci da vicino: le società
operaie di ginnastica, le cellule di fabbrica, i cortei massicci, gli opuscoli
di propaganda redatti per essere compresi dalle masse. Tutti questi nuovi mezzi
della lotta politica sono stati quasi interamente inventati dai marxisti. Non
ho fatto altro che appropriarmene e svilupparli."
Come si vede, l'infatuazione dei metodi marxisti da parte della Destra è di
antica data. È inutile quindi stupirsi se, ad esempio, la destra istituzionale
del MSI prende a prestito la denominazione "Fronte della Gioventù"
per la propria organizzazione giovanile dalla corrispondente organizzazione
del partito comunista (cambiata poi in FGCI) o se Pino Rauti fonda il gruppo
"Ordine Nuovo" usando il nome del giornale creato da Gramsci. Certo
è comprensibile che episodi del genere - che come vedremo si diffonderanno a
macchia d'olio a partire dal 1969- irritino a morte la Sinistra. Ma la rabbiosa
denuncia degli effetti, ne nasconde oppor- tunamente la causa.
E qui torniamo
al problema di come sia possibile che la Destra imiti con tale disinvoltura
la Sinistra. In un fotomontaggio ad opera del dadaista John Heartfield, si vede
il ministro della propaganda nazista Goebbels che maschera Hitler con la barba
di Marx. «Trasformismo. - dirà la Sinistra - Trasformismo al servizio di una
causa malevola". Ma l'abito non fa il monaco, non a lungo almeno. Hitler
travestito da Marx, rimane pur sempre Hitler con una barba posticcia.
Se è possibile che qualcuno ci caschi scambiandolo veramente per Marx, evidentemente
è perché c'è qualcosa di più di un semplice travestimento. Il trasformismo non
è patrimonio esclusivo del pensiero reazionario, ma è una caratteristica della
politica, una sua tara indelebile. Chiunque abbia una mentalità politica soffre
di trasformismo, che sia fascista, comunista o anarchico (perché purtroppo anche
fra gli anarchici ci sono molti politici). Ecco perché chiunque abbia scopi
politici tende ad appropriarsi di ciò che ritiene utile ai propri fini, senza
pudori di sorta, senza distinzioni di colore. La storia della politica è piena
di «compromessi storici», più o meno giustificati.
Del resto, se la Destra guarda quasi sempre a sinistra per risolvere i propri
guai, la Sinistra guarda quasi sempre agli anarchici. Ad esempio, il concetto
di autonomia operaia non è che la versione "corporativa" di quella
autonomia proletaria sostenuta dai libertari. E a proposito di questo vocabolo-libertario
- coniato dall'anarchico francese Déjacque nel 1858, oggi corre di bocca in
bocca fino ad affiorare sulle labbra di cani e porci, indifferentemente. Per
non parlare poi di quella azione diretta, un tempo rivendicata solo dagli anarchici,
che oggi tutti "praticano" con ugual fervore.
A loro volta, ci sono anarchici che, pur di «contare» qualcosa, pur di non sentirsi esclusi, non temono di prendere in prestito idee e pratiche altrui. pacifismo, umanitarismo, democraticismo, sono ormai pane quotidiano per questi anarchici, pronti a votare nei referendum, a dialogare con partiti come Rifondazione Comunista o la Rete, a sentire le ragioni dei cristiani di sinistra. Lasciamo quindi le accuse di trasformismo a chi ha il coraggio, o la spudoratezza, di lanciare la prima pietra. La Destra può imitare con tanta facilità la Sinistra perché sono sorelle gemelle, figlie della stessa madre: la politica.
Una doverosa distinzione
Prima che qualche lettore maligno ci accusi di mettere sullo stesso piatto
della bilancia Destra e Sinistra, in un guazzabugliò che «fa oggettivamente
il gioco dei fascisti», chiariamo subito una cosa. Operare una distinzione fra
Destra e Sinistra non solo è possibile, ma in un certo senso anche doveroso.
Malgrado siano in molti oggi ad usare l'ambiguo slogan «nè destra ne sinistra",
ad incitare al superamento di «vecchi schemi», costoro sembrano dimenticare
che abolire le parole non significa abolire le idee che queste rappresentano,
né tanto meno appianare i contrasti che vi intercorrono e che sono sostanziali.
Essere fratelli, seppur gemelli, non significa essere una unica persona. In
fin dei conti, Caino ha ucciso Abele. La Sinistra ha sempre dichiarato dibattersi
per la libertà e la giustizia. Ma per raggiungere questi scopi di natura sociale,
la Sinistra si serve di uno strumento politico: lo Stato. Se le sue ambizioni
sono rimaste ampiamente deluse, se non sono mai andate al di là delle buone
intenzioni, se la libertà e la giustizia che la Sinistra ha saputo realizzare
sono solo una triste parodia di ciò che arde nei nostri cuori, è proprio perché
la Sinistra affida allo Stato l'incarico di occuparsene. E se si utilizza uno
strumento politico non si possono ottenere che risultati politici, mai sociali.
Ma se per la Sinistra lo Stato è un mezzo, per la Destra è un fine. La differenza
è fondamentale. I valori spirituali di cui si compone la dottrina fascista hanno
una sola concretizzazione storica, che è per l'appunto
lo Stato, l'autorità. Se il marxista si identifica con il benessere sociale
e si illude di raggiungerlo a colpi di legge, il fascista si identifica direttamente
nella Legge e nell'organo che la promuove, fregandosene bellamente delle condizioni
sociali in cui si vive. Il fascismo è potere, esercizio del potere. Ecco perché,
se noi che siamo nemici di ogni autorità non possiamo escludere, almeno come
principio, che la Sinistra nel suo cammino possa incorrere in qualche "incidente
di percorso" tale da indurla una volta per tutte ad abbandonare l'utilizzo
della logica politica (naturalmente ci riferiamo alla base della Sinistra, alle
donne e agli uomini che subiscono lo sfruttamento quotidiano, non certo ai suoi
vertici - partiti e sindacati - grandi o piccoli che siano), lo stesso non si
può pensare per la Destra. Come insegna la storiella dello scorpione e della
rana, non si può pretendere che uno scorpione non morda, poiché mordere e nella
sua natura. Allo stesso modo non si può pretendere che la Destra rinunci al
potere, poiché è nella sua natura. Ed è proprio per questo che la Destra va
soppressa, senza esitazioni, senza tentennamenti. Così, non abbiamo dubbi che
la Sinistra sia preferibile alla Destra, ma sappiamo anche che si tratta del
male minore.
La nostra lotta
Oggi come sempre è dunque necessario non
esitare nel combattere il fascismo. Per farlo e sicuramente utile conoscerne
i tratti, le manifestazioni, la strategia che nella sua versione radicale è
tutta incentrata sulla sintesi fra Destra e Sinistra. Ma questo non basta.
Dobbiamo soprattutto conos ere il nostri> progetto, dobbiamo anche
sapere i motivi che spingono noi a lottare contro questo mondo. Se non lo facciamo,
se non approfondiamo le ragioni della nostra lotta, se non sondiamo l'abisso
che abbiamo dentro, rischiamo di affidare tutto all'ortodossia, all'ideologia.
Nel qual caso non potremo più lamentarci se, al primo colpo di vento, ci ritroveremo
aggrappati ai nostri nemici. In breve, non basta sapere cosa vuole la Destra
per combatterla. Bisogna anche sapere cosa vogliamo noi. I motivi per cui rifiutiamo
il fascismo. I motivi per cui rifiutiamo questo mondo. Per riuscire a
comprendere il senso reale non ideologico delle posizioni contrapposte. Questo
libro - dopo aver toccato diversi argomenti: la funzione dell'immagine del nazismo
nella società democratica, una riflessione sulla teoria degli opposti estremismi,
la recente questione sulla non esistenza dell'olocausto sollevata dai revisionisti,
le ragioni dell'attrazione esercitata dal fascismo su alcuni anarchici - vuole
essere un tentativo volto soprattutto in questa direzione.