Albert Libertad
La libertà e altri scritti

Albert Joseph detto Libertad (1875-1908), una delle figure più mal conosciute dell'anarchismo francese, appare ad alcuni un individualista da folclore, amante delle azioni spettacolari quanto inutili, privo di una solida teoria. In realtà, leggendo i suoi scritti, eseguiti con naturale immediatezza, ci si rende conto di quanto infondata sia una simile considerazione, di quanto profonde fossero le sue idee rapportate ai luoghi comuni diffusi nell'ambiente anarchico dell'epoca. Le analisi di Libertad colpiscono per la loro originalità, nonché per l'attualità, se si eccettua l'eccessiva fede nel progresso della Scienza e nella Ragione, frutto del positivismo degli inizi del secolo, che ormai da tempo ha dimostrato la sua scelleratezza.
In tempi come i nostri, improntati alla specializzazione, riecheggiano alcune riflessioni di Libertad: "L'Ordine sociale non forma che un blocco. Un blocco della stessa fusione… non è possibile assestare una picconata ad un determinato filone senza intaccarne un altro".
O ancora, le sue considerazioni sulle varie alleanze: "Non voglio associarmi che per affinità sforzandomi di mantenere il più possibile la mia autonomia… Stiamo attenti a non fabbricare noi stessi i gradini per dare la scalata al potere"; sul sindacalismo: "i sindacati disciplineranno, molto più di quanto sia mai avvenuto, gli eserciti del Lavoro e diventeranno, nel bene e nel male, i migliori guardiani del Capitale"; sulla ricerca assillante di garanzie prima di agire: "Chi contempla la meta fin dai primi passi, chi ha bisogno della certezza di raggiungerla prima di cominciare non ci arriverà mai… la gioia del risultato è già nella gioia dello sforzo"; sui pericoli del recupero: "spesso le teorie più audaci sono diventate - con qualche accomodamento - le teorie più rispettose della proprietà e dell'ordine".
Ma naturalmente è l'individuo il soggetto preferito da Libertad, il quale dimostra di avere idee estremamente chiare in proposito. Acerrimo nemico dell'individualismo liberale, descrive la sua concezione della libertà: "Per andare verso la libertà, bisogna che sviluppiamo la nostra individualità. - Quando dico: andare verso la libertà, voglio dire: andare verso il più completo sviluppo del nostro essere individui". Libertad, anarchico e non libertario - per sua stessa ammissione - non "confonde l'ombra con la preda", è perfettamente conscio che la libertà non è una questione di fede né di diritto: "Ci disponiamo sempre a ricevere la libertà da uno Stato, da un Redentore, da una Rivoluzione, non ci applichiamo mai perché si sviluppi in ogni individuo".
La propria "gioia di vivere" Libertad non l'ha soltanto espressa in un suo articolo, ma è emersa prepotentemente in ogni atto della sua breve esistenza, spesso andando a cozzare contro il moralismo di un'epoca.
Libertad ha avuto il pregio di esser riuscito ad apportare un'intonazione diversa nel movimento anarchico di inizio secolo, quando ancora questo si limitava a scagliare i propri dardi più che altro contro le strutture e le cause riconosciute dell'oppressione, non scorgendo come la responsabilità dei soprusi sociali risieda per buona parte nell'acquiescenza degli sfruttati.
La breve sintesi che fa dell'anarchismo così come lo concepisce supera d'un balzo tutte le barriere erette dagli stessi anarchici, dovute ad alcune personalissime ed esasperate interpretazioni: "la corrente comunista e la corrente individualista fuse infine l'una nell'altra e che trovano il proprio logico sbocco nell'anarchismo".
La politica è morta - questa è anche una speranza. I grandi sistemi, quelli che spiegano, giustificano, regolano, dispongono, sono finiti nella polvere della storia. Forse è proprio per questo che l'anarchismo di Libertad, un anarchismo viscerale che proviene dalle profondità dell'individuo e non da una ragionevole adesione ideologica, mantiene ancora oggi intatto il proprio valore e il proprio incanto.