Tellez
A.
Facerias: La guerriglia urbana in Spagna
L 15.000
(Recensione
sotto forma di articolo dal titolo Tributo alla memoria di José Lluis
Facerias, dal numero 4-5 di Anarchismo, 1975)
Il libro di Téllez dedicato a Facerías vede la luce con oltre quindici
anni di ritardo. Sin dal lontano 1957, l'autore è venuto raccogliendo
documenti e testimonianze sulle vicissitudini del biografato, lottando
spesso contro l'ostruzione delle organizzazioni, l'incuria dei collezionatori,
l'indifferenza e, talvolta, l'opposizione dei superstiti. Ostacoli
spiegabilissimi e inevitabili che si frappongono a chiunque si occupi
normalmente di storia contemporanea, aggravati poi dalla delicatezza
dell’argomento specificamente trattato, che è in fin dei conti quello
dell'illegalismo. Facerías non è il primo, nella storia dell'anarchismo
internazionale, di coloro che professarono e praticarono l'espropriazione,
sia per sopravvivere ili condizioni di clandestinità, sia per finanziare
attività propagandistiche o solidaristiche. A differenza però di alcuni
suoi emuli francesi dell'Ottocento, il Facerías non era né un individualista
fanatico, né un rapinatore patologico. Non faceva dell'espropriazione
individuale una dottrina assiomatica, né una prassi consueta. Facerías
va inquadrato - come molto degnamente fa l'autore - nell'ambito delle
circostanze politico - economico - sociali in cui si dibatte l'emigrazione
politica spagnuola dal 1939 in poi. Partigiano dell'azione diretta
persistente, ha cercato di risolvere a modo suo i problemi della sussistenza
e dell'ausilio alla lotta armata contro la tirannia franchista. Volendo
evitare di vivere da parassita a spese delle organizzazioni in esilio
cui ha via via appartenuto, egli ebbe a compiere azioni che la morale
pubblica e la legge riprovano e che vennero infine sconfessate anche
dalle suddette centrali politiche e sindacali. Il Téllez, d'altronde,
non predica né propone, si accontenta di esporre e uno dei grandi
pregi del suo libro è appunto quello di mantenersi sereno nella descrizione
dei fatti. Il suo è un lavoro certosino di ricostruzione storica,
un omaggio sincero ed obiettivo, fra gli altri già consegnati (come
quello a Sabaté) e quelli in cantiere. Il disegno dell'autore è di
descrivere l'epopea di un popolo martirizzato che non vuole accasciarsi
e che, mediante l'abnegazione dei migliori dei suoi figli, resiste
e reagisce come può contro l'asservimento e 1'annichilimento. Altro
merito del libro è quello di far luce sulle attività organizzative
e proselitistiche del Facerías in Italia. L'episodio della tragica
fine a Barcellona era stato preceduto da un processo italiano e da
una campagna di stampa in cui soltanto gli aspetti terroristici della
« banda Facerias » erano messi in rilievo. Ciò non toglie che Alberto
(così era noto ai militanti nostrani) avesse partecipato ad attività
educative, culturali, ricreative e propagandistiche, non rifuggendo
mai dal dialogo con nessuno. Fra il 1952 e il 1957, non v'è iniziativa
del movimento anarchico italiano cui Alberto non partecipi. Si interessa
delle attività bibliografiche di Ugo Fedeli, corre alla redazione
dei Quaderni del Militante, diffonde la stampa anarchica spagnuola,
si occupa attivamente della traduzione dei classici dell'anarchismo,
sostiene la Federazione Anarchica Genovese, mantiene corrispondenza
internazionale, assiste alle riunioni dei G.A.A.P., a convegni della
F.A.I., aiuta gli obiettori di coscienza anarchici, è uno degli organizzatori
del Campeggio Internazionale Anarchico Giovanile di Cecina, collabora
con vari pseudonimi a giornali nazionali e locali, lancia « Lotta
Anarchica », ecc. ecc. Il libro contiene ampi estratti di parte dell'epistolario
di Facerías rinvenuto dall'autore. Da queste lettere scaturiscono
molte idee che ritroveremo poi realizzate per opera di altri. Uno
dei talenti di Alberto, oltre l'organizzativo, è quello di animatore.
A molti militanti sfiduciati le sue lettere servono di sprone. Molti
ricorderanno ancora la gentilezza d'animo e l'affettuosità di cui
Alberto ha testimoniato nei confronti di compagni accasciati. In tutti,
egli, grande psicologo e conoscitore di uomini, sapeva vedere i lati
positivi e creativi che, provocando uno sforzo maieutico, riusciva
a far mettere in evidenza. La sua intransigenza si manifestava solo
nei riguardi della passività, dell'abulia, della depressione, dello
scoraggiamento; l'anarchico modello lui lo concepiva sempre sorridente
e attivo. Non badava mai alle sottigliezze ideologiche e nessuno l'ha
mai sentito nominare o indicare una preferenza per Bakunin o Proudhon,
Malatesta o Kropotkin. In una lettera ad un compagno e amico ammonisce
infatti: «Attenzione agli idoli!». AI di sopra delle tendenze, Alberto
proponeva sempre l'unione per la lotta. Uno dei suoi articoli per
«Lotta Anarchica» è infatti intitolato «Cerchiamo di trovarci»: incitamento
alla discussione di quei problemi intimi e ostacoli che impediscono
lo sviluppo normale del movimento. In detto articolo «non vi si insulta
né vi si attacca nessuno» commentava Alberto. Alcuni ricorderanno
forse un episodio curioso e sintomatico. Al primo campeggio di Marina
di Cecina era stato da me invitato a tenere una conferenza il filosofo
italiano della non-violenza, Prof. Aldo Capitini, che a quell'epoca
si era scoperto molte affinità cogli anarchici. Toccò proprio ad Alberto,
dopo averlo vivacemente contraddetto circa il problema della violenza
rivoluzionaria in Ispagna, di accompagnarlo in motocicletta alla stazione.
Alberto raccontò al ritorno, sorridendo che Capitini gli si stringeva
contro durante la corsa per non perdere l’equilibrio nelle curve e
che fu a un pelo di fargli cadere la rivoltella che portava alla cintola.
Questa scorrazzata del guerrigliero e del gandhiano è forse simbolica
della larghezza di vedute di entrambi. M'accorgo, come era forse inevitabile,
che ho parlato molto di Alberto-Facerías e poco del libro e del suo
autore. Il contributo del Téllez alla riesumazione della figura di
Facerías è notevole. Sappiamo quanto gli sia costato reperire dati
e documenti, giacché pochi avevano risposto al suo appello dalle colonne
di Atalaya e ancor meno alla circolare di Vico dalla Svizzera nel
lontano 1959. Il volume è corredato da illustrazioni e documenti di
prima mano. Oltre al soggiorno di Facerías in Italia, su cui mi sono
soffermato, la biografia contiene naturalmente capitoli sulla formazione
anarchica di Facerías, la sua gioventù in Catalogna, le attività in
Francia e in Spagna, uno studio dei suoi rapporti con la C.N.T., la
F.A.I., le J.J.L.L., la sua morte in Spagna in un agguato tesogli
dalla polizia. Non manca all'autore una visione lucida degli avvenimenti
e il senso di sintesi che gli consente di tracciare paralleli con
altri gruppi attivi nello stesso senso. Il libro contiene più di quel
che promette perché, oltre alla biografia di Facerías, descrive squarci
di storia contemporanea e il lettore che si interessi alla problematica
spagnola verrà largamente ricompensato nel leggere questo volume.
|