Seconda parte

 

...alla difesa degli

spazi occupati a torino


 

Cronologia (seconda parte)

 

1998

Venerdì 6 marzo

Organizzato per un altro motivo — il consiglio comunale doveva discutere di alcune proposte presentate tempo prima dalle destre che chiedevano lo sgombero degli spazi occupati — si svolge un presidio di protesta davanti al Municipio in centro città a Torino. I partecipanti protestano contro gli arresti dei tre anarchici, contro gli sgomberi avvenuti e contro l’aggressione delle forze dell’ordine. Dopo un lancio di fumogeni e di vernice, polizia e carabinieri si preparano a caricare i presenti, che si disperdono. La caccia all’uomo continua per quasi un’ora in tutto il centro città, da via Garibaldi a Piazza Carlo Alberto, a via Po, fino all’università e a piazza Vittorio. Durante l’inseguimento vengono infrante decine di vetrine. Diciassette persone vengono fermate e denunciate, sei delle quali sono trattenute in stato d’arresto.

In serata alcuni occupanti di via Alessandria riescono a salire sul tetto dell’Asilo, nonostante la massiccia presenza di celerini e carabinieri che impediscono l’ingresso all’edificio chiudendo la via; sono molte le persone che affluiscono al presidio in strada. Nella notte le forze dell’ordine si ritirano. L’Asilo di via Alessandria è rioccupato.

Tutta la giornata viene seguita in diretta da Radio Flash e, soprattutto, da Radio Black Out (la radio del movimento torinese).

Intanto Forza Italia, Alleanza Nazionale, la Lega e il Cdu chiedono le dimissioni del sindaco Castellani, accusato di tollerare la presenza in città degli spazi occupati.

Sabato 7 marzo

Nella notte vengono lanciate alcune molotov contro una sede di AN a Torino.

Tutta la stampa sbatte in prima pagina la notizia dell’avvenuto arresto di tre "ecoterroristi che si nascondevano negli spazi occupati" e degli scontri avvenuti il giorno prima, dando grande risalto più che altro alle vetrine andate in frantumi.

Nel pomeriggio vengono distribuiti volantini nei pressi di Porta Palazzo; poi vengono interrotte le riprese del nuovo film di Gianni Amelio che si stanno svolgendo in centro. I manifestanti raccolgono la solidarietà di parte della troupe. Da lì parte un corteo che raggiunge l’Asilo di via Alessandria.

Domenica 8 marzo

Nella conferenza stampa in cui vengono annunciati gli esiti dell’operazione del giovedì precedente gli inquirenti sostengono di possedere "prove granitiche" contro gli imputati. In realtà le accuse specifiche riguarderanno alla fine solo episodi che nulla hanno a che vedere con i sabotaggi contro il Tav.

Vengono rilasciate le sei persone arrestate dopo gli scontri in centro. Le accuse nei loro confronti sono di "danneggiamento, lesioni e adunata sediziosa".

Lunedì 9 marzo

Vengono interrogati Silvano, Edoardo e Soledad. Il gip Fabrizia Pironti ne convalida l’arresto con l’accusa di "associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico". Cade così l’imputazione di "banda armata" chiesta dal pm. "La Stampa" dà notizia di un procedimento aperto contro El Paso in riferimento al comunicato emesso subito dopo gli arresti: l’accusa è di apologia di reato e si riferisce ad alcune frasi di approvazione dei sabotaggi avvenuti in Val Susa.

Martedì 10 marzo

Il consigliere provinciale Pasquale Cavaliere, dei Verdi, si reca in carcere a visitare gli arrestati.

Mercoledì 11 marzo

Viene annunciata la nascita del "Comitato Spontaneo dei Cittadini per Torino Città Sicura", presieduto da Dennis Martucci di Forza Italia, che chiede "lo scioglimento pacifico, progressivo e definitivo dei centri sociali". Compare sui giornali l’appello di Dario Fo, a Torino per presentare il suo nuovo spettacolo su Sofri e Calabresi, che invita gli squatter ad andare a trovarlo.

A Bussoleno, in Val Susa, compaiono scritte contro il Tav e in solidarietà con gli anarchici arrestati. Nelle notti seguenti scritte analoghe e volantini compariranno sui muri di altre cittadine piemontesi.

Giovedì 12 marzo

Alcuni squatter si recano nel pomeriggio dal premio Nobel Dario Fo, che quella sera stessa terrà a Torino la replica del suo nuovo spettacolo teatrale dedicato al caso Calabresi. Fo, dopo essersi fatto raccontare la loro versione di quanto avvenuto, promette agli squatter di concedere loro il palcoscenico alla fine dello spettacolo previsto in serata. Ma quella sera c’è anche chi non è a conoscenza dell’accordo preso tra squatter e premio Nobel. Poco rispettosi della sacralità del teatro alcuni presenti cominciano a rumoreggiare, infastidendo il grande attore che li riprende più volte. La scena dell’omicidio di Calabresi viene accolta da un applauso che scatena le ire di Fo, il quale minaccia di abbandonare il palco se i disturbatori non verranno allontanati. Franca Rame accusa una presente di tenere un comportamento fascista, ricevendo una pronta risposta per le rime. L’attrice scoppia in lacrime. La rappresentazione viene interrotta e riprenderà dopo cinque minuti, richiesta a gran voce dal pubblico, mentre la ragazza che ha insultato Franca Rame lascia la sala e gli squatter presenti rimangono in silenzio. Salta naturalmente il loro previsto intervento. Dario Fo dirà poi che uno degli squatter va a giustificarsi da lui per l’accaduto durante l’intervallo.

Qualche giorno dopo Franca Rame tornerà di nuovo a piangere a Bologna, dove alcuni anarchici si recano, non solo ad informare sulle vicende torinesi, ma anche a contestare il loro spettacolo.

Sabato 14 marzo

Oltre cinquecento fra squatter, anarchici e autonomi partecipano alla manifestazione organizzata per protestare contro gli arresti ai danni dei tre anarchici. Il corteo non registra incidenti. I giornalisti presenti vengono fatti allontanare, ad un fotografo viene strappato il rullino, una telecamera viene distrutta. Lungo il percorso del corteo vengono tracciate scritte e affissi manifesti sui portoni di alcune sedi di partito.

Domenica 15 marzo

Verso l’alba, dopo una festa al Prinz Eugen occupato, scoppia una rissa che si trasferisce all’esterno dell’edificio. Immediatamente piombano sul posto una decina di pattuglie della polizia che, approfittando della situazione, malmenano i presenti, arrestandone due. Poche ore dopo, in mattinata, si tiene un presidio spontaneo di protesta davanti alla questura per chiedere la loro immediata liberazione, che invece avverrà solo tre giorni dopo.

Lunedì 16 marzo

In Piazza Palazzo di Città, di fronte alla sede del Comune, si tiene un magro presidio organizzato dal "Comitato Spontaneo dei Cittadini per Torino Città Sicura" a cui partecipano tutte le forze di destra. Si trovano affiancate la protesta contro le occupazioni e quella contro la presenza di prostitute, extracomunitari, tossicodipendenti, eccetera.

Nel frattempo si svolge un blocco stradale all’incrocio di via Po con piazza Vittorio. Vengono lasciate sulla strada, a formare una barricata, divani, pneumatici e rottami vari. La polizia ferma quattro passanti a qualche isolato di distanza, li malmena e li porta in Questura dove saranno denunciati per "blocco stradale". Anche in questo caso si tiene immediatamente un presidio di protesta davanti agli uffici della Questura.

Venerdì 20 marzo

Blitz nel salone de "La Stampa" di via Roma: vengono lanciati vermi e coriandoli, i vetri sono sporcati con silicone, e vengono sparati due fumogeni. Sul posto viene lasciato un volantino contro i giornalisti.

Si apprende la notizia che a Bussoleno, in Val Susa, sono rinvenuti volantini anti-Tav nella piazza del mercato. Il volantino esprime solidarietà agli anarchici arrestati, critica in quanto inutili gli sforzi compiuti dai politici locali di ostacolare l’Alta Velocità e guarda con simpatia alle azioni di sabotaggio. Nei giorni seguenti i rappresentanti dei Verdi diffondono un comunicato per ribadire la loro condanna di qualsiasi "azione violenta".

Martedì 24 marzo

Edoardo, Silvano e Soledad compaiono davanti al Tribunale della Libertà. Viene deciso di disporre una perizia sul misterioso tubo metallico trovato nella Casa occupata, a detta della accusa una "pipe-bomb", che in realtà è il residuo di un bengala usato.

Giovedì 26 marzo

Il Tribunale della Libertà respinge la richiesta di scarcerazione per i tre anarchici arrestati. La stessa sera una quindicina di persone interrompono una conferenza stampa dell’attore Harvey Keitel che si stava tenendo in un cinema torinese, salgono sul palco, lanciano volantini in mezzo al pubblico e offrono alla vista di tutti le "prove granitiche" del pm: una carriola di cubetti di porfido.

Alleanza Nazionale, attraverso il suo capogruppo Agostino Ghiglia, presenta una interrogazione alla giunta regionale per sapere se Radio Black Out possiede i requisiti legali per trasmettere.

Sabato 28 marzo

Edoardo Massari viene trovato impiccato nella sua cella del carcere delle Vallette a Torino. Nel giro di poche ore arriveranno là numerosi politici: una delegazione dei Verdi guidata da quel Pasquale Cavaliere che aveva incontrato Massari pochi giorni prima, il deputato dell’Ulivo Furio Colombo e il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino. La cella viene posta sotto sequestro, assieme a tutte le carte contenute. Il ministro dell’Interno e il capo della polizia si mettono in contatto col prefetto di Torino, preoccupati per le conseguenze che questa morte potrebbe avere.

La notizia della morte di Baleno si diffonde rapidamente. Nel primo pomeriggio parte un corteo spontaneo non autorizzato di circa duecento persone che dal Balôn si dirige verso il centro, seguito da presso da ingenti forze di polizia. In testa al corteo uno striscione con una sola scritta: Assassini. Lungo il percorso viene distrutta una telecamera della Rai mentre un fotografo troppo intraprendente si prende un pugno. Vengono tracciate scritte su una palizzata in piazza Duomo e uno striscione viene appeso sulle mura delle Porte Palatine.

In serata un altro corteo spontaneo e non autorizzato parte da piazza Vittorio e cerca inutilmente di dirigersi verso il centro.

Domenica 29 marzo

Alle prime ore dell’alba viene rioccupata la Casa di Collegno, sgomberata in seguito agli arresti dei tre anarchici.

Tutti i giornali riportano la notizia della morte di Massari, che ora viene dipinto come un giovane fragile vittima di una inchiesta giudiziaria. I tre arrestati, secondo la stampa, da sicuri appartenenti dei "Lupi grigi" si trasformano in "fiancheggiatori" degli stessi e quindi in "emuli". Al pm Maurizio Laudi, titolare dell’inchiesta sulle azioni contro i cantieri dell’Alta Velocità, viene assegnata una scorta.

Soledad, a cui non vengono consegnate le ultime lettere scritte da Edoardo, viene messa sotto osservazione e inizia uno sciopero della fame. Intanto viene annunciata per il sabato successivo una grande manifestazione nazionale di protesta.

A Milano vengono esposti striscioni di protesta sul Duomo e nelle vie del centro.

Lunedì 30 marzo

Anche Silvano, rinchiuso nel carcere di Cuneo, inizia lo sciopero della fame. Soledad chiede che le sia concesso di partecipare ai funerali di Edoardo. Il consigliere regionale dei Verdi Pasquale Cavaliere si reca a trovarla in carcere.

Martedì 31 marzo

Anche alcuni occupanti dell’Asilo di via Alessandria iniziano uno sciopero della fame, a rotazione, in solidarietà con i due anarchici detenuti.

Alcuni politici, sindacalisti, storici, sociologi e operatori sociali lanciano un appello in favore dell’apertura di un dialogo fra istituzioni e "squatter".

A Bologna gruppi di anarchici fanno irruzione in due cinema, interrompono la proiezione per leggere e diffondere comunicati in solidarietà con gli anarchici arrestati, contro l’Alta velocità e il sistema carcerario. Sette di loro verranno denunciati per "violenza privata".

Mercoledì 1 aprile

Uova piene di vernice vengono lanciate contro l’edificio che ospita il Tribunale della Libertà. Alcuni deputati dell’Ulivo fanno un giorno di sciopero della fame per protestare contro il mancato permesso a Soledad di partecipare ai funerali di Edoardo.

Giovedì 2 Aprile

È il giorno dei funerali di Edoardo Massari. Continua a manifestarsi l’ostilità nei confronti dei giornalisti. In mattinata, davanti all’istituto di medicina legale, ad uno di loro viene strappata la telecamera che viene distrutta contro un muro. Uova piene di vernice sono lanciate contro gli uffici del quotidiano La Stampa. Nel pomeriggio si tengono nel paesino di Brosso le esequie. Malgrado parenti e amici dell’anarchico defunto abbiano fatto sapere di volere una cerimonia privata, senza politici e giornalisti, questi si presentano comunque all’appuntamento. Invitati ad allontanarsi, alcuni di loro seguono il consiglio, altri invece no. Contro questi ultimi scoppia la rabbia dei presenti. A farne le spese è soprattutto Daniele Genco, giornalista che già in passato aveva calunniato Baleno e che si trovava sul sagrato ad attenderne il cadavere. Genco viene picchiato duramente mentre altri rappresentanti della stampa trovano danneggiate le proprie vetture.

Al funerale partecipa anche Soledad, dopo avere ottenuto all’ultimo momento il permesso dal gip Fabrizia Pironti, sollecitata in tal senso anche da numerosi politici. Alla cerimonia funebre, officiata dal vescovo di Ivrea, è presente anche don Ciotti. In serata si tiene davanti al carcere torinese delle Vallette un sit-in a cui partecipano oltre un centinaio di persone.

In Senato le forze di destra chiedono di vietare la manifestazione nazionale annunciata per il sabato successivo.

A Bologna un presidio sotto il carcere minorile, organizzato per protestare contro la morte di Baleno, finisce con incidenti e scontri fra i circa duecento partecipanti e la polizia.

Venerdì 3 aprile

Sui giornali riesplodono le polemiche in merito alla natura "buona" o "cattiva" degli "squatter" dopo l’avvenuto pestaggio del giornalista durante i funerali di Edoardo. Sotto accusa è anche la polizia per non essere stata capace di impedire il pestaggio del giornalista. Aumentano le preoccupazioni per la manifestazione nazionale indetta per il giorno seguente. Il ministro dell’Interno Napolitano dà comunque il via libera: la manifestazione si farà.

A Torino una telefonata anonima giunta in mattinata al "gruppo Abele" consiglia a don Ciotti di tenersi per sé il proprio letame. Si tiene nel primo pomeriggio una conferenza stampa di alcuni squatter: frattaglie di macelleria sono presentate ai giornalisti che vengono invitati a abbuffarsi. In serata una decina di persone entrano in un noto supermercato torinese poco prima della sua chiusura, si dirigono verso il reparto ortofrutticolo, dove mangiano, distribuiscono volantini e lasciano uno striscione tra gli scaffali: "Abbiamo una fama da Lupi grigi".

A Padova viene lanciata una molotov contro l’ingresso del Provveditorato all’amministrazione penitenziaria. Una telefonata anonima all’Ansa di Venezia fa sapere che si tratta di una "risposta al suicidio di Stato" di Edoardo Massari.

A Bologna con una telefonata all’Ansa una voce anonima annuncia attentati contro la regione Emilia-Romagna e due banche "per ricordare il compagno anarchico Edo".

Sabato 4 aprile

Si svolge a Torino la manifestazione nazionale indetta da tutti gli spazi occupati di Torino e da radio Black Out. Dalle sette alle diecimila persone sfilano per le vie della città, molte più di quelle attese dalla polizia. L’adesione all’iniziativa è fra le più assortite: si va dagli anarchici agli autonomi, dai centri sociali contrari alla legalizzazione degli spazi occupati a quelli a favore, e poi svariati esponenti della Cgil, di Rifondazione Comunista, dei Verdi, del Pds, dei Cobas, della Fiom, dell’Assopace, del Coordinamento Genitori e di molte altre forze della sinistra istituzionale. Durante il percorso viene preso di mira da un fitto lancio di sassi il nuovo Palazzo di giustizia, in via di costruzione, che riporta parecchi danni. Uova, fumogeni e sassi vengono lanciati anche contro il carcere delle Nuove. I soli giornalisti visibili si terranno a debita distanza, protetti da ingenti forze della polizia.

A Bologna una telefonata anonima annuncia la presenza di una bomba all’interno della sede del Comune: "Edo è con noi" dice la voce anonima. La polizia non troverà nessuna bomba.

Domenica 5 aprile

Scoppiano le polemiche sulla partecipazione al corteo dell’assessore al bilancio del Comune di Torino Stefano Alberione, di Rifondazione Comunista. Le forze dell’opposizione, AN e Forza Italia, ne chiedono le dimissioni. I commercianti torinesi annunciano che contro gli "squatter" useranno i bastoni.

Il procuratore capo di Ivrea Giorgio Vitari interroga in ospedale Daniele Genco, il giornalista percosso durante i funerali di Massari. Genco indica al magistrato uno dei suoi aggressori. Il questore di Torino Faranda promette che gli autori degli atti vandalici compiuti durante il corteo verranno tutti denunciati.

Alcuni tifosi del Torino espongono allo stadio uno striscione in solidarietà con gli "squatter".

Lunedì 6 aprile

Il pm Marcello Tatangelo, che conduce le indagini sugli attentati in Val Susa assieme a Maurizio Laudi, interroga i due anarchici arrestati. Silvano si rifiuta di rispondere.

La Giunta comunale di Torino è in piena crisi. Il sindaco Castellani ritira la delega ad Alberione dopo che questi afferma di non essersi per nulla pentito di aver partecipato al corteo del sabato precedente, corteo che avrebbe provocato danni stimati prima in miliardi, poi in qualche centinaio di milioni di lire.

Martedì 7 aprile

La magistratura decide di incriminare gli autori dei "vandalismi" verificatisi nel corso della manifestazione nazionale per il reato di "devastazione". I carabinieri dichiarano di voler chiudere l’inchiesta entro un mese. Continuano le polemiche sulla partecipazione al corteo da parte di Alberione, che si estendono anche all’interno del partito della Rifondazione Comunista.

Anche il giornale del Vaticano, l’Osservatore Romano, trova parole di comprensione per gli "squatter".

Giovedì 9 aprile

È la volta di Giovanni Bressano, dipendente della Provincia, ad essere messo sotto accusa: Bressano è infatti formalmente il direttore responsabile di radio Duemila Black Out. Convocato dall’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Bressano dichiara di essere intenzionato a continuare a ricoprire questa carica a condizione che i redattori della radio prendano le distanze da ogni azione violenta.

Sabato 11 aprile

Gli squatter organizzano una conferenza stampa nei saloni del Museo dell’Artiglieria dove presentano il Presidente Gonzalo, definito "una soluzione radicale per il dialogo con gli squatter di Torino".

Stefano Alberione scrive una lettera di scuse per la sua partecipazione al corteo e puó così tornare a ricoprire la carica di assessore.

Martedì 14 aprile

La Procura della repubblica di Ivrea spicca tre mandati di cattura contro i presunti aggressori dei giornalisti durante il funerale di Massari.

Mercoledì 15 aprile

Viene arrestato nella propria abitazione Luca Bertola, anarchico di Pont St Martin, accusato di essere uno degli aggressori di Daniele Genco. Il giorno seguente i giornalisti con la nota professionalità che li distingue parleranno di "squatter stanato dal freddo", descrivendolo alla macchia sulle montagne della bassa Valle d’Aosta.

Giovedì 16 aprile

A Pamplona, nei Paesi Baschi, si tiene un’iniziativa di protesta davanti al vice-consolato italiano. In due mimano una impiccagione al balcone dell’edificio, altri espongono uno striscione "Soledad e Silvano incarcerati, Edoardo assassinato". Rimarranno appesi un’ora, prima di essere identificati dalla polizia.

Pasquale Cavaliere e Marco Revelli annunciano la creazione di un "Osservatorio sul fenomeno degli squatter".

Venerdì 17 aprile

A Soledad vengono concessi gli arresti domiciliari. Su un settimanale locale appare la prima intervista concessa da uno squatter, corredata da fotografie.

Morto Baleno, alleggerita la posizione di Soledad, che non era nemmeno presente in Italia all’epoca degli attentati, inizia sui giornali nazionali la campagna di diffamazione nei confronti di Silvano, presentato come un ambiguo personaggio legato in passato all’estrema destra.

Sabato 18 aprile

Nel giorno dell’inaugurazione dell’ostensione della Sindone, alcuni squatter riescono ad appendere uno striscione, che chiede la liberazione degli anarchici detenuti, in cima alle Porte Palatine prospicienti il Duomo. Due di loro si denudano completamente davanti ai pellegrini e vengono denunciati per "atti osceni in luogo pubblico".

Silvano Pellissero, le cui condizioni fisiche vanno peggiorando a causa dello sciopero della fame, viene trasferito dal carcere di Cuneo a quello torinese delle Vallette. Per il giorno successivo era stato annunciato un presidio di protesta proprio davanti al carcere di Cuneo.

Nel pomeriggio si tiene un’assemblea pubblica indetta da tre centri sociali torinesi, per aprire un dibattito su quello che è successo in città. Nel comunicato che annuncia l’iniziativa, i promotori espongono le loro pregiudiziali al confronto con il mondo politico.

Lunedì 20 aprile

In bassa Val d’Aosta su alcuni muri compaiono scritte contro i giornalisti e per la liberazione degli anarchici arrestati. Nel corso della notte vengono danneggiati veicoli dell’amministrazione comunale.

Silvano è trasferito nel carcere speciale di Novara su disposizione del ministero degli Interni.

Viene interrogato ad Ivrea Luca Bertola, accusato per i fatti di Brosso. Sempre a Ivrea riprende il processo nei confronti di tredici anarchici imputati degli scontri con la polizia avvenuti nel dicembre ’93 durante un corteo in solidarietà con Edoardo, che si trovava allora in carcere con l’accusa di detenzione di esplosivo per essere stato trovato in possesso di pochi grammi di polvere nera. Il clima della città di Ivrea è particolarmente teso, massiccia la presenza delle forze dell’ordine.

Martedì 21 aprile

Condannati tutti gli anarchici processati a Ivrea per gli scontri avvenuti nel dicembre del ’93. Le pene si aggirano attorno ai 10 mesi.

Il gip Emanuela Gai concede gli arresti domiciliari a Luca Bertola, il quale poco dopo tornerà in carcere per scontare una condanna per non aver accettato gli obblighi di leva.

Giovedì 23 aprile

A Rovereto alcuni anarchici fanno irruzione nelle sedi di due giornali locali, vi lanciano un sacco di sterco e volantini intitolati "Giornalisti, veniamo a restituirvi un po’ della vostra merda", dove si accusa la stampa di essere fra i responsabili della morte di Baleno.

Sabato 25 aprile

Presidio davanti al carcere delle Vallette di Torino per protestare contro la detenzione di Silvano e per chiedere la liberazione dei prigionieri politici, con lo slogan "Liberi tutti".

Martedì 28 aprile

Nella notte vengono lanciate uova piene di vernice contro il palazzo che ospita l’Ordine dei giornalisti e l’Associazione stampa subalpina a Torino. Sul posto viene lasciato un volantino che ricollega il gesto alla morte in carcere di Edoardo.

Seconda performance pubblica del Presidente Gonzalo, personaggio creato dagli squatter, sulle scalinate dell’Università. Alla fine la Digos interviene per identificare tutti gli interpreti.