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(Pieghevole distribuito in Val di Susa)

Nessuna menzogna può questa volta mascherare la realtà, nessun interesse collettivo esiste a giustificare questo progetto, solo gli interessi di un gruppo di affaristi (per esempio FIAT-PININFARINA-DIRIGENTI FERROVIA DELLO STATO) forti e arroganti del loro potere, proseguono nella folle corsa del profitto, calpestando tutto ciò che gli si frappone. Per questi motivi noi vogliamo esprimerci su questa vicenda. Noi vogliamo vivere la nostra vita in prima persona ed in prima persona decidiamo di lottare contro l’Alta velocità perché il nostro sentire vuole la difesa di tutto il mondo dalla devastazione irreversibile dagli interessi dei soliti pochi.

Il Tav, treno ad Alta Velocità, di cui tanto si parla negli ultimi tempi a proposito di vari aspetti quali lo scandalo delle tangenti, i sabotaggi e i loro autori nonché l’impatto ambientale è un progetto che non è limitato semplicemente alla Val Susa. Esso è un vero e proprio attentato all’ambiente, alla nostra salute e alla libertà di noi tutti di decidere autonomamente della nostra vita. È un pericolo grave che porterà in questa e in tante altre valli un desolante panorama di devastazione.

Ci sono già molteplici realtà e situazioni mobilitate contro il Tav che si oppongono con metodi istituzionali alla sua realizzazione; sono però, secondo noi, lotte sterili e parziali. Infatti non comprendono la sostanza della questione: la spoliazione in qualsiasi campo della facoltà di decidere autonomamente per la propria vita. La mediazione degli opportunisti di turno pare servire soltanto a smorzare l’evidente e diffusa insoddisfazione di fronte al Tav.

In varie parti d’Europa, dove il progetto è già in costruzione, sono state sperimentate altre forme di opposizione, in cui ogni individuo si oppone fisicamente e direttamente alla costruzione di questo orrore nocivo. L’opposizione concreta e diretta ha portato in molte occasioni a risultati maggiori, più efficaci che non la semplice raccolta di firme. Le risposte che la gente comune, che ognuno di noi può esprimere sono tante e tutte praticabili: dal volantino, allo sciopero generale, al sabotaggio e mille altre ancora.

Riteniamo necessario che chi ama la propria terra si opponga con decisione all’Alta Velocità, per salvaguardare la propria vita, per difendere il proprio ambiente, per non essere visti solamente come un fastidio da rimuovere sulla strada di faccendieri senza scrupoli.

Non è vero che "tanto non c’è nulla da fare", che "tutto è già stato deciso", senza il consenso e la collaborazione, senza l’abitudine a subire a testa bassa ogni sopruso, nulla può essere imposto dall’alto. Non lasciamoci ingannare, avvelenare, umiliare, ancora una volta. Opponiamo un perentorio NO ALL’ALTA VELOCITA'.

PERCHE' SIAMO CONTRARI ALL’ALTA VELOCITA'

Cerchiamo ora di fare chiarezza sui motivi che ci portano a dichiarare l’Alta Velocità un progetto nocivo e dannoso sia per l’ambiente sia per le persone. Non ci limitiamo a circoscrivere la nostra discordia a questioni di ordine ambientale, poiché pensiamo che sia incompleto e pericoloso perché dà la possibilità alla controparte di aggirare i problemi con sistemi di controllo e riduzione dei danni.

Ma noi non vogliamo una nocività attenuata. Il Progetto dell’Alta Velocità è un progetto di distruzione ed inquinamento ed è il risultato della logica del guadagno che nel suo sviluppo schiaccia gli individui ed i loro rapporti.

1) La questione ambientale

Il rumore

L’inquinamento acustico prodotto da un treno ad Alta Velocità è notevole. Un treno di questo genere alla velocità di esercizio, produce lo stesso rumore di un aereo in fase di atterraggio. Un simile frastuono improvviso e ripetuto, può provocare sensazioni di fastidio, attacchi di panico, senso di aggressione, alterazioni del comportamento, stress, insonnia.

Per sopportare tale rumore senza immediate conseguenze per la salute sarebbe necessario abitare ad almeno 500 metri dai binari. Per una zona coma la Val Susa, già attraversata da ferrovia, autostrada e due statali, non si potrebbe ricavare la fascia di sicurezza senza distruggere interi paesi e campi coltivati.

Inoltre in una valle stretta con alte catene di monti sui lati, il rumore sarebbe amplificato da un effetto eco imprevedibile e difficilmente evitabile anche per le località poste sui pendii. L’unica prospettiva di molti valsusini sarà quella di essere costretti ad abbandonare le case, i posti in cui si è trascorsa un’esistenza.

Il dissesto idrogeologico

La costruzione di gallerie e viadotti per il transito del Tav provocherà una serie di disastri ambientali in grado di modificare l’aspetto di una valle. Lo scavo di gallerie (soprattutto con l’uso di mine) può modificare il corso delle falde acquifere sotterranee che alimentano sorgenti, prosciugando di fatto intere zone montane (come si è già verificato con lo scavo delle gallerie dell’autostrada e della centrale idroelettrica in costruzione in alta Val Susa).

La cementificazione di ampie fasce unita alla deviazione dei corsi d’acqua superficiali e sotterranei, porterà più velocemente l’acqua verso la pianura, aumentando il rischio di alluvioni. Inoltre pare che il massiccio alpino dell’Ambein, sotto il quale dovrebbe correre il Tav, sia ricco d’uranio. L’estrazione di tale materiale dal sottosuolo causerebbe l’esposizione delle popolazioni d degli operai alle radiazioni, con gravi danni alla salute (tumori e leucemie).

La campagna

Si avranno perdite nelle superfici coltivabili, prati e boschi verranno distrutti, per far posto a grandi discariche di materiale estratto dalle gallerie. Enormi massicciate e recinzioni impediranno, come già avviene ora con l’autostrada, i naturali spostamenti degli animali selvatici.

I cantieri

Gli inconvenienti dei cantieri saranno rumori, vibrazioni, polvere, sporcizia sulle case, crolli parziali, fessure nelle abitazioni causate dalle mine, aumento del traffico a livelli considerevoli.

2) Il trasporto: le persone e le merci

L’Alta velocità per il trasporto di persone e l’Alta Capacità per il trasporto di merci sono due progetti separati, tecnicamente diversi, ma entrambi svantaggiosi, anche economicamente vista la gran quantità di denaro pubblico necessario.

È inoltre criticabile la prospettiva di un aumento delle merci trasportabili dato che il mondo consumista ne è già saturo, e conseguentemente anche di rifiuti. A nostro avviso bisognerebbe ridurre la produzione e il consumo ai limiti strettamente necessari per evitare che, ad esempio, un valsusino consumi latte tedesco o che un siciliano mangi arance israeliane.

3) Il lavoro

Gli speculatori dell’Alta Velocità sperano di convincere la popolazione ad accettare l’opera con il ricatto della ricaduta economica che si avrebbe sulla valle e con l’offerta di posti di lavoro.

Non vale la pena veder distruggere la propria valle, subire una generale diminuzione della qualità della vita in cambio di qualche anno di lavoro.

4) La velocità

A chi interessa veramente risparmiare tempo, azzerare il più possibile le distanze non curante di quello che viene sacrificato? A chi preme tenere la contabilità di ogni nostro minuto, farsi inghiottire dalla tirannia della fretta, spianare colline, bucare monti, tagliare boschi per arrivare prima? A chi vuole massimizzare i profitti o a chi si troverà del tempo in più, ma solamente per lavorare di più oppure per "divertirsi" in mezzo a sempre più merci, in un mondo sempre più avvelenato. Accorciare il tempo è il sogno di chi vuole spostare più rapidamente il proprio potere di comandare e di abbrutire.

Gruppo anti Tav


2 - Da un’intervista rilasciata da Nicoletta Dosio (coordinatrice dell’Associazione Ambientale Valle di Susa, di Rifondazione comunista) ai microfoni di radio Black Out.

Le ragioni per cui io, cittadino della Valle di Susa, come ambientalista e soprattutto come abitante della valle, sono contraria all’Alta Velocità, non solo in Val di Susa anche in generale, proprio come modello di sviluppo, sono ragioni di tipo ambientale, economico, sociale e anche culturale.

Quindi è un no totale, non solo per la valle suddetta, ma per l’Alta velocità in sé. Direi che la Valle di Susa può essere un laboratorio interessante per la comprensione di un modello di sviluppo che comunque porterebbe i suoi danni e i suoi frutti negativi un po’ in tutto quanto il paese, proprio come modello di sviluppo globale della società.

[...] Noi vogliamo altro, vogliamo linee che funzionino, un servizio per cittadini, per gli utenti, un servizio che non sia inquinante, l’AV anche da questo punto di vista è inquinante perché ha anche un consumo molto maggiore di energia elettrica e così via, quindi non è certo il sistema che può servire tanto alle casse dello Stato quanto all’ambiente che lo dovrebbe ospitare con grande distruzione. I costi economici sono anche legati al fatto che il modello stesso dell’Alta Velocità significa un’elefantiasi dei centri di fermata, e la desertificazione di tutto ciò che c’è in mezzo; cioè i territori, a parte pochi grandi centri che potrebbero essere Torino, Milano, Lione e via dicendo, tutto il resto diventerebbe davvero periferia desertificata, dove i servizi vengono tagliati, quelli del trasporto ma anche i servizi complessivamente.

[...] Dicevo che sono contraria all’AV anche per ragioni culturali, e politiche diciamo, perché è il modello stesso di sviluppo che è sotteso nell’AV che non è accettabile. In fondo il sistema dell’AV è funzionale a un modello di sviluppo che è quello delle macroregioni, direttamente legate ad una nuova sistemazione, ad una globalizzazione neoliberista dell’economia. L’AV serve ai turbo dirigenti, a coloro che devono gestire il lavoro nelle parti più lontane del globo e che portano con sé nuove distruzioni, nuovi sfruttamenti, o servono per questo mulinello di merci che dovrebbero girare per l’Europa e per il mondo portando non certo benessere ma consumismo. L’AV è davvero funzionale a tutto questo, come lo sono i mega-elettrodotti, la sistemazione telematica del mondo, che, così com’è governata non ha certo la funzione di creare né consapevolezza, né collegamento tra i popoli. Noi sappiamo che il rapporto tra i popoli deve passare tra altre cose che non sono l’AV. Questa toglie spazio alla vita, è affine ai ragionamenti che dicono che il tempo è denaro, è legata a un modello di sviluppo che gioca sul produrre e consumare, consumare e produrre, a cui viene legato ogni spazio per quel che è umanità, rapporto con la natura, il diritto veramente di vivere in una dimensione diversa.

[...] Allora tutto questo non è il mondo che voglio io ma non è neanche il mondo ch’io credo possa servire a realizzare una vita equa, di persone che vivono una vita accettabile, una qualità di vita che non sia solo quella della produzione e del consumo.

Ecco, direi che in sintesi questi sono i motivi per cui, anche in valle, siamo stati contro l’AV fin dall’inizio, perché abbiamo capito che altro ci vuole affinché questa valle possa vivere, ma perché tutto il paese, tutto il mondo possa vivere. È un mondo di sfruttatori e sfruttati, quello che passa per l’AV, ma noi vogliamo un mondo di uguali, di gente libera, di gente anche serena, di gente che possa... vivere!


3 - NON TUTTI SONO DISPOSTI A SALIRE SU QUEL TRENO

I padroni del cemento e dei camion, gli specialisti della menzogna e della repressione sono al lavoro, in val di Susa, nel Veneto, in Emila, Toscana, fino a Napoli. Ognuno a proprio modo si sta dando da fare, questa volta con il TAV, a piegare la nostra vita ai loro criteri. In nome di una crescita economica presentata come indispensabile (e mai raggiunta), di un’Economia a cui bisogna sacrificare tutte le energie umane vogliono, nel caso del Treno ad Alta Velocità farci credere che la posa di tonnellate di cemento, il livellamento di colline, le gallerie nelle montagne, la distruzione irreversibile del territorio in cui viviamo sia un bene collettivo o il male minore da accettare. Una menzogna evidente, incapace di dissimulare gli affari e gli interessi organizzati di quanti nel business sono coinvolti. La gente sente che si sta compiendo un’altra spoliazione, un altro grave attentato alla propria vita.

L’evidenza del disastro - di cui il TAV i un tassello - incomincia a far agire le persone, ad allargare il numero di quanti iniziano a rovesciare l’ansia sterile e sventurata per un proprio futuro di senzalavoro, senza merce, senza spettacolo, in riappropriazione del presente.

Questo fa paura. E agiscono cercando di sterilizzare, di recuperarci alle loro miserie, di dividere, di confondere e di reprimere.

Per il TAV cercano di occultare i disastri che stanno facendo e le rapine che hanno già fatto con le tangenti, uccidendo e imprigionando, spingendo i loro mezzi d’informazione a montare campagne criminalizzatrici per nascondere il rumore delle ruspe; incriminano e imprigionano per reclamare la militarizzazione dei territori e impedire ogni opposizione.

Il TAV e l’ennesima operazione per piegarci, per costringerci a muoverci alla loro velocità, per raggiungere più velocemente la miseria di Torino partendo da quella di Milano, Trieste o Napoli, tra paesaggi desolati, in una corsa sterile di uomini senza vita tra luoghi senza vita.

Non tutti sono disposti a salire su quel treno.

El Paso - Nautilus


4 - Riprendiamoci la poesia

In una valle tanto simile alla nostra nessuno ignora che il Treno ad Alta Velocità sia un flagello per tutti. E’ dal novantasei che in Val di Susa sconosciuti si ingegnano di ostacolarne l’arrivo: decine sono stati gli attacchi ed i sabotaggi contro promotori ed esecutori di questo progetto. Due anni di poesia, i desideri di tutti messi in pratica da chiunque. Ora ce lo vogliono scippare, questo sogno. Giovedì 5 marzo, con una operazione spettacolare, i Ros e la Digos di Torino arrestano tre anarchici, accusandoli di aver costituito una banda responsabile di tutti gli attacchi. Due piccioni con una fava, per i gestori di questo presente insopportabile: da una parte incastrano alcuni nemici giurati della noia quotidiana, dall’altra intubano un fatto collettivo di tutti i valsusini spacciandolo per una questione privata tra anarchici ed autorità. In una valle come la nostra c’è chi lotta contro alcune delle innumerevoli nocività del capitale, senza deleghe e con il buon vecchio metodo del sabotaggio: nella nostra valle di certo non mancano le nocività da sabotare. Quando piccoli sogni cominciano ad essere messi in pratica e la critica del presente si fa acuminata i grandi sogni si fanno strada: ed è affare di tutti, è poesia.

Le sabot


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(Editoriale de l’evasione n. 12)

Tre arresti nella notte di giovedì 5 marzo. Con una spettacolare incursione di Digos e carabinieri in tre spazi occupati di Torino, azioni, come il solito, condite con danneggiamenti, pisciate sui letti e il classico repertorio di arroganza e brutalità, si è voluto consegnare alla stampa e alla famigerata "opinione pubblica" i "terroristi" o meglio "gli eco-terroristi" infelice formuletta utilizzata da diversi anni per designare chiunque non rimanga a guardare lo scempio ambientale. Banda armata e associazione a delinquere con finalità di terrorismo, sono le imputazioni con cui si vorrebbero rinchiudere possibilmente per lungo tempo gli inquisiti, ma di più ancora, le formule con cui si pretende di semplificare una rivolta diffusa e caparbia tra la gente della Val di Susa. La costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità in questa valle del Piemonte è un esempio, anche se particolarmente aggressivo non certo il solo, dell’unico rapporto esistente tra il Capitale e la terra, tra il profitto e la natura, tra la merce, il denaro, la tecnologia e l’ambiente. Un rapporto desolante di distruzione e asservimento. Chiunque nella propria zona saprebbe descrivere situazioni analoghe: la costruzione di un inceneritore, una nuova autostrada, fabbriche inquinanti (quali non lo sono?), progetti militari e via dicendo. Chiunque saprebbe raccontarci poi l’epilogo della vicenda fatta di ipotetici scontri tra fautori del progetto e ambientalisti, di complicate diatribe tra esperti dell’una e dell’altra parte, di sindaci disposti a fare fuoco e fiamme per evitare il progetto e che poi stranamente ritornano a più miti consigli e così avanti. Alla fine comunque, con qualche rassicurazione in più per i cittadini, il progetto si farà e tutto si acquieterà almeno fino al prossimo "incidente". La solita farsa. Ma quando la risposta della gente assume forme più decise e più nette, quando si capisce che non ci sono più firme da raccogliere, più fiaccole silenziose da sventolare, né parole vuote da concedere ai politici o ai rappresentanti di turno, per qualcuno, in alto, cominciano le preoccupazioni.

Allora la gente si organizza direttamente, senza deleghe, si incontra nelle Piazze, dentro i bar, per le strade e si passa parola, ci si rende conto della minaccia e non ci si lascia più ingannare; ci si organizza senza capi né responsabili, si oppone il proprio no deciso ed irrevocabile a questo nuovo attacco dei padroni. Si pensa come fermare il progetto per non trovarsi ancora una volta, a conti fatti, a potersi solamente lamentare, si agisce subito, si studiano forme di pressione, manifestazioni, blocchi alle strade ed ai cantieri, forme di non collaborazione con tutti quelli che lavorano al progetto, dai rilevatori, ai geometri, agli operai. E allora, qualcuno, tanti, tutti, si opporranno direttamente, anche con l’attacco diretto, anche col sabotaggio, anche distruggendo la notte il lavoro criminale che le ditte avranno fatto durante il giorno. Ecco quello che spaventa gli inquinatori, un panorama di protesta diffusa, di mille attacchi, impossibile da ricondurre a pochi solamente, ma espressione corposa di un rifiuto che va piegato. Con ogni mezzo. Per questo la repressione crea le bande armate, i "terroristi" e i "clandestini" per minacciare e dissuadere tutti. Non sappiamo nulla riguardo alle responsabilità dei tre arrestati, Edoardo Massari, Silvano Pelissero e Maria Soledad Rosas, né ci interessa appurarle, a loro, come a chi mette con dignità i bastoni tra le ruote del nuovo mito della velocità, la nostra piena solidarietà. Edoardo e Silvano li conosciamo bene, sono compagni nostri, amanti irriducibili della libertà, loro come noi tra quelli che non si rassegnano a guardar passare i treni e a sputare a terra imprecando.


6 - Una lettera

Valle di Susa, 28 marzo 1998

OGGETTO: alcune considerazione sulla morte di un uomo.

È appena stata resa nota la notizia della morte di Edoardo Massari, avvenuta nel carcere delle Vallette dov’era detenuto in carcerazione preventiva perché accusato di alcuni atti di danneggiamento avvenuti in Valsusa contro l’alta velocità ferroviaria. Alcune considerazioni sono doverse di fronte alla morte di un uomo. Tutti i giornali si sono accaniti contro le tre persone arrestate in merito all’inchiesta sui Lupi Grigi, scatenando una campagna diffamatoria definendo "terroristi" persone invece accusate di semplici danneggiamenti, e condannando ogni minima dimostrazione di solidarietà con persone private della Libertà. No si vuole entrare nella discussione sulla innocenza o colpevolezza degli accusati, ma accanirsi contro Edoardo, Soledad, Silvano e contro tutte le persone a loro vicine, additandoli come delinquenti è profondamente ingiusto e denota mancanza di critica realistica.

Chi scrive non è uno "squatters" dei centri sociali di Torino, né un "ecoterrorista" e tanto meno un Lupo Grigio (casomai una "Lepre variabile" dal giallo della rabbia al rossi dell’indignazione), ma bensì un abitante della Valle di Susa che riflette su ciò che gli accade attorno cercando di non lasciarsi omologare dal coro che unanime si sente in Valle. Il fatto che oggi fa riflettere è la morte di un ragazzo rinchiuso in un carcere accusato di "terrorismo" per aver al massimo danneggiato qualche struttura.

La domanda è: chi distrugge e rende invivibile un’intera Valle, chi spiana campi coltivati e paesi abitati da sempre per fare spazio a rumorosissimi viadotti e desolanti massicciate, chi prosciuga sorgenti di montagna desertificandola per forare gallerie apportatrici di mortali radiazioni uranifere, chi fa tutto ciò e anche cose peggiori per far correre ad alta velocità treni e denaro, sbandierando l’avanzata del "progresso" e delle comunicazioni ebbene costoro come devono essere definiti? È giusto che questi speculatori abbiano il diritto di devastare una valle solo perché operano nella "legalità"? (Quest’ultima del tutto discutibile, vedere Necci & C.)

Ora si parla del blocco del progetto Tav Torino-Lione da parte del governo, se ne ridiscuterà tra 10-20 anni. Ma questo non modifica la situazione, L’AV è nociva oggi come lo sarà in futuro. Un futuro sempre più abbrutito e impoverito di valori da strutture imposte e rese apparentemente indispensabili per la vita degli uomini, ma in realtà solo create da speculatori che si arricchiscono sempre più senza alcuna considerazione per la vita delle persone, come è stato per la vita di Edoardo Massari.

Tutti coloro che si sono dimostrati soddisfatti dell’arresto dei tre accusati (giornali per primi) ora saranno felici che uno di loro è stato ucciso portandolo alla disperazione del suicidio. La loro soddisfazione sarà senz’altro celata dietro ad un velo di pietà e commozione per un fatto di cronaca così "drammatico e incomprensibile". Come già detto chi scrive non è un "ecoterrorista" né un sabotatore ma comunque apprezza maggiormente l’operato di questi personaggi che quello di tutti quegli speculatori che l’AV la vogliono costruire a tutti i costi (cosi sostenuti naturalmente dalle popolazioni, sia come costi ambientali che come finanziamenti pubblici spillati ai contribuenti).

Scelgo purtroppo di non firmare questa lettera (non verrebbe sicuramente pubblicata comunque) perché temo che anche la mia persona sarebbe bersaglio di assurde indagini a causa di questo semplice e sincero scritto, considerato che la solidarietà è orami considerata partecipazione e collaborazione con gli autori dei danneggiamenti.

Anche questo è un grave sintomo di questa nostra società malata: la reale mancanza di libertà.

Comunque, cordiali saluti a tutti, in particolare a chi cerca di opporsi con ogni mezzo all’alta velocità (o alta capacità), nella speranza che la morte di Edoardo Massari non sia stata inutile e che non venga subito dimenticata.

Un valsusino fuori dal coro