FIAT
QUANTO CI COSTI? - Come la grande industria italiana privatizza i profitti
e socializza le perdite a spese dei contribuenti
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ore di Cassa integrazione guadagni straordinaria erogate in Italia dal
1° gennaio 1977 al 28 febbraio 20021 ; 238mila miliardi di lire (pari
a circa 120 miliardi di €)2 : ammontare delle spese sostenute dallo
Stato nello stesso periodo; nessun posto di lavoro salvato; ricorso
alla Cassa integrazione straordinaria nel primo semestre del 2002 rispetto
al primo semestre del 2001, settore grande industria: + 48,9%; ricorso
alla Cassa integrazione straordinaria nel mese di giugno 2002 rispetto
al mese di giugno 2001, settore grande industria: + 177,5%3 .
Soltanto
pochi mesi fa le prime pagine dei quotidiani ed i titoli dei telegiornali
hanno dato notizia della grave crisi di Fiat e della sua conseguentemente
necessaria ristrutturazione. Ristrutturazione "epocale", a detta degli
analisti e dell'amministratore delegato Cantarella, oggi sostituito
da Galateri. Per alcuni giorni la parola d'ordine è stata: niente paura,
gli esuberi sono soltanto 2.800.
Un po' poco per una ristrutturazione che si annuncia come la più imponente
nella storia della casa torinese. Poi si è precisato che vi sarebbe
stata anche Cassa integrazione per 10mila dipendenti, ma solo per pochi
mesi. Tutto è stato allora più chiaro: anche nel 1980 doveva essere
così. Le dichiarazioni di allora erano le stesse di oggi, ed in Cassa
integrazione finirono in 25mila. Nessuno mise mai più piede in fabbrica,
nonostante mille rassicurazioni.
Qualche anno più tardi fu Cesare Romiti a far luce sull'episodio, scrivendo
nel suo libro "Quegli anni alla Fiat", Rizzoli, 1988: "Eravamo perfettamente
consapevoli che una parte dei lavoratori in Cassa integrazione guadagni
non avrebbe mai potuto essere nuovamente impiegata nella FIAT".
Ammissione di dolo, dunque. Lo stesso era accaduto nel 1974 e nel 1977.
Lo stesso accadde nel 1992-93. Lo stesso rischia di accadere in queste
ore. Ma perché quando una grande impresa va in crisi ricorre alla Cassa
integrazione? Quelle stesse crisi sono realmente tali? Si potrebbero
affrontare con altri strumenti? Come si spiega il successo di un istituto
caratterizzato dalle cifre richiamate in apertura e da quelle, in gran
parte inedite, che forniremo nelle prossime pagine? (Successo, si badi
bene, condiviso da ogni parte: si tratti del ministro Maroni o dell'ultimo
volantino della Cgil, nel quale si chiede "l'estensione della Cassa
integrazione a tutte i settori e alle imprese di tutte le dimensioni.").
Perché l'Italia è l'unico Paese dell'Unione Europea nel quale la tutela
contro la disoccupazione involontaria non è universalistica, ma particolaristica,
in altre parole vincolata alla tipologia dell'impresa per la quale si
lavora? La presente relazione ha l'obiettivo di avviare su questi interrogativi
un dibattito da troppo tempo atteso, spiegando, sulla scorta dei dati,
come funziona il sistema del quale la Fiat e tutta la grande industria
italiana si servono per privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
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