Dopo più di 20 anni di occupazione (5 dic. '87) l'archivio di El Paso, come potete ben immaginare, è stracolmo di materiale. Non solo: non avendo mai pensato di organizzare sezioni, gruppi di lavoro, commissioni o soviet per la propaganda, molto materiale è andato perso, altro è rovinato, altro ancora non è cronologicamente collocabile. Come se non bastasse la nostra scarsa abitudine alla conservazione burocratica della memoria, a peggiorare le cose ci si sono messe anche le numerose perquisizioni che hanno avuto l'effetto di una bella shakerata tra migliaia di fogli.
In
questa pagina troverete quindi i documenti che pensiamo siano più sintomatici
e significativi della vita e delle esperienze pasiche, immessi man mano che
ce li troviamo davanti o cercati appositamente dopo alcune discussioni.
Chi sia in possesso di materiale nostro, oppure ci tenga adarci suggerimenti
su quel che gli sembra importante vedere in rete, ci contatti. Ovviamente sono
gradite le collaborazioni da parte di chi sappia costruire pagine, scannare,
elaborare un'immagine, usare un pc, o semplicemente battere dei testi.
Qui troverete esclusivamente documenti, mentre nella sezione 'ARCHIVIO' troverete soprattutto immagini (con spiegazioni) uscite non solo dal covo pasico, ma provenienti anche dalle diverse esperienze con le quali siamo entrati in contatto anche prima di occupare.
Volantini
e comunicati sono qui inseriti a partire dall'ultimo in senso cronologico.
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ATRIUM - IL VUOTO OLTRE LO SFRUTTAMENTO Quando
gli imperatori devono far ingoiare ai sudditi qualcosa di disastroso,
organizzano dei giochi maestosi. E' ciò che succede ora: i nostri
governanti, destra e sinistra assieme (divisi solo dalla spartizione
dei finanziamenti), stanno cercando di far passare le Olimpiadi del
2006 (così come l'Alta Velocità e la metropolitana) come una bella
e buona occasione per noi sudditi. Non è così, ovviamente, e quindi
cercano di abbagliarci con luci e lustrini, nani e ballerini, costruzioni
splendenti dietro alle quali non c'è che speculazione. Devastazioni,
cemento, espropri, sprechi, controllo sociale. Due settimane di olimpiadi non possono giustificare lo scempio che avviene sia nelle valli (dove alle prossime inondazioni su griderà allo scandalo per l'ulteriore cementificazione che facilita le 'tragedie naturali') che qui in città. Hanno costruito questo Atrium, obbrobrio miliardario in pieno centro. Un pugno in un occhio in un centro storico già spogliato di ogni abitante senza alto reddito ma riempito con banche, telecamere, caserme ed uffici. Le olimpiadi invernali nelle loro ultime due edizioni sono state occasione solo di doping, combine e corruzioni gigantesche, culminate con arresti in massa. La nostra candidatura è dovuta all'intervento della famiglia Agnelli, così prodiga nel lasciare la città in brache di tela dopo aver preso dallo Stato migliaia di miliardi. Costruire dappertutto opere faraoniche per abbagliare la gente, che come ogni opera imperiale che noi paghiamo finirà male: vedi Italia '61, Experimenta, lo stadio Delle Alpi di Italia '90, l'autostrada della Valsusa. Gli sport 'minori' e di base non hanno spazi né strutture, mancano i soldi per i tranvieri, non abbiamo mai avuto i trasporti notturni (perché tutti fossero obbligati ad avere l'auto), mancano i soldi per l'assistenza e la sanità, non ci sono soldi per le scuole o per i cassaintegrati, e questi cosa fanno? Buttano i soldi per i loro spettacoli, devastano Torino con la metropolitana, ridisegnano il centro città come una fortezza chiusa a chi non ha soldi per entrarci e consumare, fondano architetti e società guidate dai politici che guadagnano miliardi, il tutto mentre migliaia di disgraziati per quattro soldi lavorano in nero e magari muoiono, mentre ai sudditi non resta che applaudire. Non siamo sudditi e non vogliamo assistere a questo sfruttamento umano, ambientale e sociale facendo finta che tutto va bene e che siamo tutti d'accordo. Non c'è nulla da festeggiare. Solo da opporsi e dire BASTA. SUDDITI IN RIVOLTA
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BUGIARDI MISERABILI e VIGLIACCHI La sfrontatezza e l'arroganza dei nostri governanti non conosce limiti: politicamente super partes, da destra a sinistra, in Giunta dichiarano che sgombereranno tutti i posti "che ospitano pochi ragazzi", "quelli completamente avulsi dal contesto sociale", naturalmente per "recuperare gli stabili" per "progetti definiti e realizzabili". Bugiardi… - Dopo
aver lasciato marcire per anni centinaia di edifici (molti dei quali
sarebbero sicuramente crollati senza l'intervento di chi li ha abitati,
altro che sfaticati, brutti stronzi bugiardi) adesso ci dicono che chi occupa leva spazi agli altri!!! In una città dove la gestione è totalmente verticistica, dove solo le istituzioni possono fare, feste, convegni, mostre, etc coi soldi dei contribuenti - e gli altri si arrangino, cerchino sponsor o muoiano - dove il cittadino suddito si deve limitare a consumare ciò che gli viene proposto, dove l'unico problema degli scaldasedie è come consumare il denaro che arriva dalle tasse o da Bruxelles (sai il giro di soldi, di tangenti, su appalti e feste, su case, carceri, scuole, ospedali, viadotti, strade, giardini, piste ciclabili…), il Comune vuole sgomberare tre casette PERCHE' SONO PICCOLE E AVULSE DAL CONTESTO SOCIALE… Gli AVULSI siete voi, vigliacchi arroganti, voi che parlate di sgomberare Alcova e Rosalia, adiacenti a Fenix*, che El Paso occupò 3 volte e 3 volte venne violentemente sgomberato… per lasciare posto a cosa? A UNA CASA VUOTA! E CHE VUOTA (al di là di una targa) E' RIMASTA!! Però guarda caso gli interessano quelle accanto… Miserabili… Ospitano
pochi 'ragazzi'? Certo, pochi che non hanno quelle idee da consumatori-e-basta,
il suddito bue che a voi vigliacchi tanto piace…. Quanto
sono costati i festeggiamenti in P.za Vittorio per le prossime Olimpiadi
del cemento del 2006? In nuce,
quanto ci costano i "progetti definiti e realizzabili" del Comune,
quelli di massa, e quanto quelli elitari ma di netta minoranza? E allora, qual è il parametro? Se è di massa funziona, se è elitario lo possono fare solo loro coi soldi degli altri? Quali
sono i "progetti definiti e realizzabili" che verranno realizzati?
Una disneyland campagnina dove i bambini imparano come drogare gli
animali, distruggere la frutta in eccesso, cementificare tutto, allevare
animali in batteria, fare vino tagliato, olio di colza, dove imparano
che è meglio lavorare in ufficio e mollare la campagna ché tanto la
CEE ti rimborsa per abbattere i tuoi alberi? Chi li decide sti' progetti? A chi devono piacere? A quanti? -------- Forse dovremmo, noi di El Paso, sentirci tranquillizzati da chi ci definisce "posto non a rischio di sgombero". Ci piacerebbe, ma siamo ben sicuri che nei prossimi Grandi Progetti Speculativi di giunte, industrie, urbanisti e politicanti ci sia anche il Lingotto, e inevitabilmente anche casa nostra. E al di là di casa nostra, non staremo a guardare una città che si trasforma sempre più in un feudo sterile dove la mega fabbrica FIAT si trasforma nella mega macchina SPETTACOLO, con la consensuale spartizione di potere e denaro tra politicanti, portaborse e strutture fiancheggiatrici. I posti occupati non si toccano. Buttateci fuori e poi vedrete se è più semplice per voi sgomberare un posto che difendere tutte i luoghi delle VOSTRE istituzioni, difendere i VOSTRI palazzi e i VOSTRI privilegi. Sgombereremo voi dalle vostre poltrone, bastardi arroganti, manderemo voi a lavorare finalmente, venditori di fumo, anziché farvi mantenere dagli altri.
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Qualche nostra riflessione sulle giornate di Genova. I commenti a caldo sugli eventi riportano (soprattutto, com’è ovvio, da parte della stampa istituzionale), le ‘accuse’ dei capi delle organizzazioni presenti a Genova che parlano, quasi unanimemente, di provocatori in combutta con la polizia (addirittura filmati o fotografati), o, nel minore dei casi, di teppisti lasciati liberi di agire che avrebbero comunque fatto il gioco della polizia dandole occasione di attaccare il grosso della manifestazione pacifica. La
prima osservazione che si può fare è che queste accuse
si ripetono metodicamente da 25 anni ogniqualvolta una manifestazione
di piazza sfugga al controllo dei suoi presunti organizzatori politici.
A sentire costoro ci sono sempre teste calde, compagni che sbagliano,
persone che ‘cadono nelle provocazioni’ (fasciste o poliziesche),
oppure, nei casi più eclatanti, infiltrati. Ci sono migliaia di motivi per protestare: una congrega di potenti, i più potenti in Occidente, protetti da migliaia di uomini armati di tutto punto, gli stessi uomini che in prima istanza, tutti i giorni, dappertutto, applicano le decisioni dei potenti. Il G8 non è nulla. Nulla si decide là. Ma è un simbolo. E simbolicamente c’era chi voleva protestare contro di loro. In modi e termini diversi. E a
questo punto bisogna intendersi sui termini. A che
serve una manifestazione di minoranza? A sfogarsi, a fare vedere
che non si è d’accordo, a cercare di far pressione sui
nostri governanti perché prendano decisioni più giuste…
chissà perché dovrebbero farlo. Però quando
poi ci si trova in piazza, magari per la seconda, la terza, la decima,
la centesima volta, dopo anni che si subiscono dall’alto decisioni,
limitazioni, oppressioni, ingiustizie, repressioni, violenze, succede
altro. Succede che ci si ricorda della rabbia di quando si subiscono
dei torti, di come sia impossibile gestire la propria vita perché
in ogni suo aspetto siamo limitati e repressi da una sistema che
ha fabbricato dei binari predefiniti dai quali è impossibile
sfuggire. Succede che ci si rende conto di come non sia neanche
possibile capire chi sia il responsabile di ciò che ci accade. Così quando nella vita di tutti i giorni ci rendiamo conto che le cose non vanno, nessuno è mai colpevole, nessuno è responsabile, tutti hanno una giustificazione e non si può fare nulla, se non pregare, votare e chiedere qualche briciola in più (qualche soldo in più, una casetta…). Per le grandi questioni collettive non ci sono responsabili: inquinamento, fame, malattie, guerre e via dicendo, non trovano mai responsabili. E si resta lì a torcersi le mani, impotenti. C’è
chi è sceso in piazza con questi sentimenti ormai razionalizzati
da tempo, chi li ha sentiti emergere durante le ore in piazza. E
tanti, molti, hanno sfogato la propria rabbia, sono esplosi, comprendendo
come, in queste manifestazioni, non ci sia null’altro da fare
che non porti ad una mera scampagnata. Tanti, molti, hanno espresso
distruttivamente la propria rabbia e il proprio furore contro un
sistema che, questo sì, è un blocco nero, un blocco
che non lascia spazio a nessun altro metodo, men che meno quello
della autodeterminazione della propria vita. Poi possiamo anche dire che la polizia avrebbe caricato comunque, che ha caricato chi non faceva nulla, che altro non aspettavano, che gli piace picchiare, che il clima era comunque di intimidazione, ma il fatto è che non c’era altro modo sensato di porsi di fronte a 8 potenti che decidono per tutti e che si circondano di migliaia di uomini armati. E chi ha visto la violenza endemica della manifestazione istituzionale, dei suoi blocchi, delle mura, delle divise, ancor prima delle violenze dirette, sa che la responsabilità è dello Stato e dei suoi protettori, altro che provocatori. La loro stessa esistenza è una provocazione, una minaccia. Quando si protesta contro chi governa il mondo, non ci possono essere mezze misure. Il sistema vuole qualcuno (o alcuni) che governi tutti, e il singolo nulla può. E in questi giorni migliaia di singoli, non certo solo alcuni anarchici (giacché tutto ci interessa meno che cavalcare la tigre), si sono espressi, hanno vissuto senza mediazioni la propria rabbia. Sappiano, gli ‘organizzatori’, i mediatori, i politicanti istituzionali o meno, che nessuno, né noi, né loro, né nessuno di quelli in piazza ieri e in futuro, può governare la protesta, può imbrigliare la furia di chi tutti i giorni, è costretto a vivere sotto l’egida dello Stato, della Legge, della Giustizia. Costoro, i cosiddetti pacifisti, socialdemocratici, riformisti, non potranno far altro che ricalcare metodi e sistemi di coloro che dicono di contestare: organizzazioni verticistiche e specialistiche, delega, rappresentanza, controllo, censura, repressione. Potere contro il potere. Spariscano. Oppure si rassegnino ad organizzare viaggi per turisti alternativo-antagonisti annoiati, magari per destinazioni esotiche e lontane, che non li tocchino così da vicino nella vita quotidiana.
Ciò che è invece materialmente pericolosissimo è la diffusione di telecamere, video e macchine fotografiche dovunque, anche nelle ‘proprie’ file. Lo strumento maggiormente utilizzato dalla repressione per il controllo, l’identificazione e la repressione degli individui. Bisogna eliminare, innanzitutto tra di noi, questa pratica, questa abitudine stupida ed inutile di filmare e fotografare. La rappresentazione, lo spettacolo della realtà non può far altro che sviare le nostre azioni.
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Algunas de nuestras reflexiones sobres las jornadas de Génova. Los comentarios en caliente sobre los acontecimientos llevan (sobre todo, como es obvio, por parte de la prensa institucional), las 'acusaciones' de l@s jef@s de las organizaciones presentes en Génova que hablan, casi unánimemente, de provocador@s confabulad@s con la policía (incluso filmad@s o fotografiad@s), o, en el menor de los casos, de gamberr@s dejad@s libres de actuar que habrían hecho de todas formas el juego a la policía dándole ocasión de atacar al grueso de la manifestación pacífica.
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Some of our reflections on the days in Genoa . The heated comments about the events report (above all, obviously coming from the institutional press) the accusations from the heads of the organizations present in Genoa that speak, almost unanimously, of provocateurs in combat with the police (thoroughly filmed and photographed), or, in a minority of cases, of hooligans let loose to agitate, who played games with the police giving them an opportunity to attack the bulk of the peaceful demonstration.
El Paso Ocupato--Torino Italy ne'centro ne'sociale...ne'squat elpaso@ecn.org distro contacts: fortpaso@ecn.org, www.ecn.org/elpaso tel 0039.11.317.41.07
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GENOVA E' DAPPERTUTTO Ormai è un dato di fatto. Il mondo è sul punto di venir
trasformato in un unico, enorme ipermercato. Da San Francisco a
Calcutta, da Rio de Janeiro a Mosca, ci metteremo tutti in coda
per consumare le stesse identiche merci dagli innaturali colori
sgargianti. Ciò che per molti costituisce un’autentica
ricchezza da salvaguardare l’autonomia e la diversità
potrebbe essere spazzato via per sempre dall’imposizione planetaria
di una politica economica e dal sistema sociale conseguente. Quando
ci viene messa davanti una sola possibilità mentre ci viene
impedita con la forza ogni altra alternativa, non si può
parlare di libertà di scelta di fronte ad un’offerta.
Ma solo di obbedienza alla coercizione. La produzione seriale dei
nostri giorni sulla terra (con tutti i loro piaceri, i sapori, le
sfumature), con la sua imposizione di un unico modello di vita a
cui conformarsi, è il baratro totalitario che molti vedono
aprirsi davanti a sé.
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RELAZIONI PERICOLOSE Periodicamente accade di dover segnalare delle pratiche repressive già note, ma sulle quali si rischia, col passar del tempo, di farsi sorprendere con la guardia abbassata. Senza voler alimentare forme eccessive di paranoia o prudenza che già non siano ben radicate e motivate, dobbiamo battere il chiodo sulle forme di controllo e di repressione, anzi, su un loro aspetto particolare ed endemico; se ormai non ci sorprendono più le cimici in casa, la registrazione delle telefonate, le fotografie, con le microcamere installate davanti alle nostre case e luoghi, i pedinamenti, questo del contatto diretto e della delazione è un metodo di ‘recente’ applicazione, che molti forse si trovano ad affrontare per la prima volta. I fatti sono avvenuti, con modalità diverse, in numerose città, e riguardano sia la Polizia che i Carabinieri: diversi anarchici, soprattutto persone giovani, interessate a varie attività ma non schedate poliziescamente come ‘partecipanti o militanti di vecchia data’ vengono convocate (questura o caserma) con inviti vaghi o informali (in un caso anche diretti e ufficiosi); costoro si ritrovano in tali luoghi e si rendono conto che in realtà non ci si trova a dire nulla in particolare ma semplicemente a parlare. Succede semplicemente che le forze dell’ordine cercano di capire un po’ con chi hanno a che fare: tastano il polso alle persone, realizzano chi è più portato a parlare (ma anche a indignarsi, a protestare, a fare scena muta) e chi no. Anche dal diniego verso alcune domande ricavano informazioni utili sui legami personali (dati che possono utilizzare un domani per creare dal nulla fantomatiche costruzioni giudiziarie come l’inchiesta / processo Marini), sui contrasti, sulle frequentazioni, valutano se piazzando una cimice da questo piuttosto che da quell’altro otterrebbero più informazioni… Naturalmente è una buona occasione per intimidire, per spaventare. Comunque anche solo dal fatto che alcuni abbiano seguito l’invito (non obbligatorio in alcun caso, da quanto ne sappiamo) di presentarsi, gli sbirri hanno tratto utili informazioni. Ad esempio che c’è chi si ritrova sprovvisto delle più elementari nozioni utili ad affrontare la situazione anche dal punto di vista legale, non avendone evidentemente parlato coi propri amici o compagni (che avrebbero probabilmente fornito altre indicazioni) o avendolo fatto solo dopo averne parlato con l’avvocato (che fornisce esclusivamente pareri tecnici, che vanno però inevitabilmente elaborati con la propria testa anche nel caso dei cosiddetti “avvocati di movimento”). Cerchiamo di capirci bene: non ci sono state ‘proposte dirette’ di delazioni, ma il senso dell’operazione è questo: la delazione, soprattutto indiretta, verificare le possibilità di collaborazione e raccogliere informazioni tese anche solo a schedare a 360° le persone. A conoscere l’altrui giro d’amicizie e inimicizie, a capire con chi si è legati e con chi si è in disaccordo. Magari se ne approfitta per seminare un po’ zizzania, per diffondere false notizie (magari proprio su altri che sono andati lì ed hanno ‘parlato’), per legittimare falsità nei verbali di altre indagini riguardanti altre persone (come hanno fatto negli ultimi anni, certi del fatto che vi è chi considera indiscutibili eventi e parole descritte nei verbali e nelle intercettazioni). Niente di ufficiale e magari di legale per le varie polizie, ma d’altronde nessuno è stato costretto ad andare da costoro, e tutte le informazioni sono sempre utilizzabili e per scopi di vario calibro. A Torino invece c’è stato un contatto diretto e una richiesta diretta di informazioni (banali), motivate con un possibile scambio di favori riguardo ad una testimonianza di un processo: contatto diretto senza frutto, naturalmente. Di fronte a fatti del genere ci teniamo a riproporre alcuni indispensabili indicazioni: - Non si è praticamente MAI obbligati a recarsi in Questura o caserma, a meno che non lo stiano facendo loro di forza. - La prima cosa da fare è parlare SUBITO coi propri affini prima ancora che con gli avvocati. Nel caso in cui, si decida di presentarsi alla convocazione ci si va con l’avvocato. - Non esistono questioni private o personali con alcun tipo di polizie: telefonate, inviti a voce o peggio ancora rapporti personali (“a tu per tu”): ogni volta che uno sbirro dice ‘se fosse per me’ o ‘io la penso come te’, o anche solo che parla del più e del meno, sta applicando una tecnica vecchia e banale che mira solo a stabilire un contatto. Costoro mentono per mestiere, per soldi. Non ci possono essere contatti sani di nessun tipo con costoro: è tutto buono per loro ed è tutto a vostro (e altrui) pericolo. Insomma, non esistono sbirri buoni o che ti fanno favori (o che agiscono neutralmente). E, ricordiamo, anche parlare con i giornalisti può sortire effetti deleteri e incontrollabili. Smascherare queste porcate è utile e necessario così come contrastare le più brutali e usuali forme di repressione. ANARCHICI CONTRO LA REPRESSIONE 10 Aprile 2001 |
Oltre venti morti, una decina di dispersi, quarantamila sfollati. Fino ad ora. E migliaia di miliardi di danni. Come se a precipitare sulle nostre teste non fossero state gocce di pioggia, ma bombe. Come se a devastare le nostre case non fosse stata un’alluvione, ma una guerra. In effetti, così è stato. Solo che il nemico che ci ha colpito così duramente non è stato il fiume o la montagna. Questi non sono stati affatto strumenti della vendetta di una natura che siamo abituati a considerare ostile. La guerra in corso ormai da secoli non è quella tra umanità e ambiente naturale, come in molti vorrebbero farci credere per assicurarsi la nostra disciplina. Il nostro nemico siamo noi stessi. Noi siamo la guerra. L’umanità è la guerra. La natura è solo il suo principale campo di battaglia. Noi abbiamo causato queste forti precipitazioni, trasformando il clima atmosferico con la nostra attività industriale. Noi abbiamo rotto gli argini dei fiumi, cementificando il loro letto e disboscando le loro rive. Noi abbiamo fatto crollare i ponti, costruendoli con materiali di scarto scelti per vincere gli appalti. Noi abbiamo spazzato via interi borghi, edificando case in zone a rischio. Noi abbiamo allevato gli sciacalli, mirando al profitto in ogni circostanza. Noi abbiamo trascurato di prendere misure precauzionali contro simili eventi, preoccupati solo di aprire nuovi stadi, nuovi centri commerciali, nuove linee ferroviarie e metropolitane. Noi abbiamo permesso che tutto ciò avvenisse e si ripetesse, delegando ad altri le decisioni che invece riguardano la nostra vita. Ed ora, dopo che abbiamo devastato l’intero pianeta per spostarci più velocemente, per mangiare più velocemente, per lavorare più velocemente, per guadagnare più velocemente, per guardare la televisione più velocemente, per vivere più velocemente, osiamo pure lamentarci quando scopriamo che moriamo anche più velocemente? Non esistono catastrofi naturali, esistono solo catastrofi sociali. Se non vogliamo continuare a rimanere vittime di terremoti imprevisti, di inondazioni eccezionali, di virus sconosciuti o quant’altro, non ci rimane che agire contro il nostro autentico nemico: il nostro modo di vita, i nostri valori, le nostre abitudini, la nostra cultura, la nostra indifferenza. Non è alla natura che occorre urgentemente dichiarare guerra, ma a questa società e a tutte le sue istituzioni. Se non siamo capaci di inventare un’altra esistenza e di batterci per realizzarla, prepariamoci a morire in quella che altri ci hanno destinato e imposto. E a morire in silenzio, così come abbiamo sempre vissuto. Antiautoritarianonimi 18 ottobre 2000 |
A Torino il clima è pesante ultimamente. A fine gennaio Silvano viene condannato a quasi 7 anni di carcere per ass. eversiva (più altro) in concorso con ignoti; Sole e Edo vengono scagionati. Alle proteste del pubblico gli sbirri caricano fuori dal tribunale e pestano duro. Dopo un mese (fine febbr.), relativamente a quella giornata, arrestano quattro persone (su sei) per aggressione e furto di telecamera. Le vanno a prendere a casa, tre delle quali occupate e perquisiscono tutto. Quel che succede dopo è prevedibile: presidi in centro, serate danzanti (le due settimane dopo). I quattro restano dentro. Tramite l'avvocato inviano il 2 marzo dal pc di Radio Black Out un e-mail pubblica in cui chiedono: "chi sa qualcosa della telecamera vada dal nostro avvocato". Sabato 11 alcuni squatters indicono una conferenza stampa alla libreria Comunardi di Torino. Domenica 12 uno degli arrestati scrivendo precisa a titolo personale che il messaggio del 2 non è da ritenersi un invito alla delazione. Conoscendo la persona, già lo immaginavamo, ma quello è e resta un invito alla delazione (perdipiù assolutamente ininfluente rispetto alla possibilità di uscire di galera). Le valutazioni di tutto ciò sono molteplici e riguardano vari livelli. Intanto va detto che secondo noi il clima a Torino non è pesante per gli occupanti di case o per gli 'antagonisti': il clima è peso per tutti, per ultras e casalinghe, per immigrati e lavoratori, per criminali e giovinotti. E non è pesante solo a Torino: si appesantisce in molte città, forse in tutta Italia (Bologna, Milano, gli ecologisti, i CARC, e chissà quante altre cose non sappiamo), forse in tutta Europa. Il pm Marini a Roma nel suo processo parla di reprimere i sovversivi preventivamente, anche in assenza di reati pratici: basta aver dimostrato col proprio atteggiamento l'ostilità verso le istituzioni democratiche. Polizia e magistratura hanno deciso a tavolino di mostrare i muscoli e tastare un po' il polso alla situazione: il terreno per muoversi l'hanno trovato, molto più agevole di quanto presumevano, evidentemente: condannano uno a 7 anni dopo aver fatto due morti in carcere e dicono pure che ce ne sono altri rimasti ignoti (li stanno cercando, ovviamente). Chi dice qualcosa prende mazzate. Per fare quattro arresti invece di bloccare la gente per strada (nessun problema) fanno un'operazione militare. E oltre la consuetudine tengono la gente dentro due settimane. Le reazioni a tutto ciò: si balla, all'università e nelle case, si fanno presidi goliardici, creativi, e come se non bastasse una conferenza stampa in una grande libreria invitando i giornalisti (ma non erano tutti merde? Ma non si diceva che averci a che fare era come parlare con gli sbirri? Non sono quelli contro cui tutti gridavano un paio d'anni fa ?). Chissà come si sentono i tre anarchici che saranno processati lunedì prossimo accusati di aver pestato il giornalista Genco e tutti quelli che col loro gesto hanno solidarizzato. Si firmano manifesti di denuncia: siamo giovani ed innocenti, siamo pacifici, siamo vittime. Non c'è nulla di male in quel che facciamo. Non ci sono prove. Chi è dentro è sempre innocente. Sono i poliziotti i cattivi. Gli sbirri e i magistrati si staranno fregando le mani. Fanno quel che vogliono e per tutta risposta si balla e si scherza. E ci si tiene la rabbia dentro. Te la tieni e te la vai a smaltire per i cazzi tuoi. E' un atteggiamento che si è andato consolidando dall'inizio della vicenda di Sole Edo e Silvano. Se c'è qualcosa da dire e da fare è solo quando ci attaccano, quando siamo vittime. Reazione, non azione. Meglio non parlare di questioni spinose, non approfondire. Che chi ha velleità sovversive se le coltivi per conto proprio. Così si spiegano iniziative incredibili come il messaggio degli arrestati. A Radio Black Out il messaggio passa (tra l'altro: ma perché si è voluto inviare questo msg proprio dalla radio? perché non da uno dei posti oppure da un service qualsiasi?) per venire poi smentito dalla redazione in toto che nulla sapeva. Il problema è che ormai si gira in tondo mordendosi la coda. In assenza di progetti di liberazione, la capacità d'analisi viene meno, soprattutto nei momenti critici. Eppure c'erano i motivi per parlare prima di queste cose, anche in assenza di eventi repressivi, ma ai più sembravano lontani, ideologici, pesanti. Così si parla e ci si muove solo a caldo. E così il presunto 'movimento' si accomoda con giornalisti che intervistano presunti leader che raccontano delle proprie disgrazie o coi politici cui viene offerto spazio di manovra (basta chiedere...). Tutti nuovamente legittimati. Questo è anche il risultato di discussioni (pesanti) mai volute affrontare fino in fondo, di sottintesi, malintesi e malafede. Anche malafede, sì, perché qualcuno gioca a fare il politicante. E ci sembra che a Roma, per gli scontri del carnevale, si vedano le stesse cose, gli stessi meccanismi. In una situazione 'libera', di 'movimento', scoppiano scontri di cui si sentiva parlare comunque prima in maniera evidente. Qualche autorevole occupazione dà la linea, condanna i provocatori, parla di idioti, teppisti, drogati, addirittura di gente pagata dalla polizia, sul giornale vengono intervistati presunti leader, esponenti dei partiti (di 'movimento' anche questi?), si parla di collaborare con la polizia, di fornire filmati e foto per individuare i teppisti, si fanno anche dei nomi durante le assemblee. Una manifestazione pubblicizzata come senza organizzatori, almeno prima. I politicanti passano sopra la testa di tutti: a Roma c'erano tante persone a scontrarsi con gli sbirri. C'erano persone di tanti posti diversi, quelli magari che da soli non usano far uscire documenti e fare conferenze. C'erano persone che non 'sono' di nessun posto. E così pure a Torino la retorica dei manifesti simpatico-vittimistici da anni copre dubbi, e contrarietà dei più che non firmano, non si aggregano, non sono 'squatters', anche se si indignano per noi, si incazzano come noi, anche se magari sentono più di noi del 'movimento' la necessità di andare oltre una piacevole sopravvivenza. Soprattutto non si ragiona sugli eventi: il modulo di interpretazione è immutabile da tempo, a Roma come a Torino: da una parte ci sono quelli dei grossi CS, forse ammanicati, forse pagati, che lavorano tanto, che aggregano, o gli allegri ragazzi creativi e dadaisti degli squat, dall'altra i cani sciolti, violenti, quelli che addirittura alla Camera vengono indicati come 'quelli pericolosi', noti, sotto controllo. Ma la gran parte degli individui non ci sta proprio -giustamente- a ficcarsi e a farsi ficcare di qui o di là. E allora le cose peggiorano giorno dopo giorno: da Roma si evince che per alcuni ci potrebbero essere buoni motivi per collaborare con la polizia, a Torino per ora non si fa altro che lamentarsi e chiedere. Se fossimo stati tra i (non) organizzatori di Roma magari ci saremmo picchiati con quelli che hanno sbracato (perché al carnevale si sono anche fatte cazzate, come sempre in tali casi), ma per noi non esiste nessun motivo al mondo per collaborare con polizia, giornalisti, magistrati o politicanti di qualsiasi genere. Se fossimo stati tra i partecipanti avremmo accolto con favore la proposta di non limitarci a ballare: ci siamo un po' rotti il cazzo di ballare, pare sia l'unica cosa che riesci a fare in ogni occasione, secondo alcuni. E non firmiamo automaticamente manifesti soprattutto quando ci sono solo slogan e banalità, non facciamo conferenze stampa. Ma soprattutto non ci spacciamo per i rappresentanti di questa o quella situazione: perché non ci muoviamo solo perché ci toccano gli amici, perché non si possono vivere queste situazioni come 'le nostre', perché tanta gente si muove anche se non ci sono di mezzo amici o casette occupate o megacentri, e addirittura ci sono persone - non certo solo noi, per fortuna - che si muovono autonomamente e attaccano, anche se non ce lo fanno sapere tramite feste e manifesti. Non cerchiamo l'accordo con nessuno, non crediamo nell'aggregazione di qualsiasi tipo, ma crediamo nel confronto tra persone che vogliono dare il giro a tutto, indipendentemente dal fatto che si ritengano aggredite. Basta l'insoddisfazione, secondo noi. E nessuno ha il monopolio dell'insoddisfazione. L'attacco non è mai negativo. L'attacco può anche non essere piacevolissimo, lieve e indolore, di certo non sgravato da errori, visto che non sempre è frutto di un progetto organico, globale, collettivo, anzi. L'importante è non fossilizzarsi. Le strade se le vogliamo dobbiamo riprendercele, non richiederle. E chi ci mette in galera va attaccato, non denunciato alla pubblica opinione. Soprattutto, visto che non ci sentiamo dei padreterni, pensiamo che sia meglio per tutti noi (e sia anche peggio per la sbirraglia) stare zitti quando non si ha nulla di serio da proporre. Meglio il tizio qualsiasi che da solo sabota lavorando che parlare in massa coi giornalisti e dare linee precostitute oltreché inutili. Non ci sono innocenti, non ci sono colpevoli e non ci sono vittime. EL PASO OCCUPATO 16 Marzo 2000 |
RIPORTIAMO
QUI UNO SCRITTO DI ARTURO, INVIATO DALLA LATITANZA:
Siccome sono
state rese pubbliche le imputazioni riguardanti le vicende di Brosso,
l'avvocato che si occupa del mio caso mi chiede quale linea di difesa
io intenda adottare. I miei sentimenti non sono merce da tribunale, oggetto di speculazioni pietistiche, e non possono quindi essere utilizzati al fine di negare la lucidità e la determinazione con cui collettivamente sI sono cacciati dai funerali di baleno gli sciacalli dell'informazione. Io penso che la cosa migliore sia quella di potermi confrontare con gli altri imputati e tutti coloro che in quei giorni condivisero quelle lotte. Non mi aspetto nulla di buono dalla "giustizia" e preferisco rilanciare. A Brosso come pure in altre circostamze, si è dimostrato che tamite l'azione diretta è possibile difendersi dai falsari dell'informazione. Basta uscire dal ruolo passivo dello spettacolo che viene imposto. Senza perdere tempo a lamentarmi sul perchè questa volta sia toccata proprio a me, rilancio la questione a tutte le persone che a quei momenti hanno preso parte. Avrei piacere che questa vicenda si potesse trasformare in un'occasione per agire, un'occasione di analisi e confronto per coloro che quel gesto lo hanno compreso e sostenuto. Creare un'occasione che dia anche a me la possibilità di partecipare, di rimanere in contatto con la realtà che vivevo. La mia situazione è cambiata e mi ha naturalmente portato a fare più aprofondite
riflessioni sui miei obiettivi e sulla mia concezione della rivolta.
Evidentemente mi rivolgo a quanti hanno scelto una rivolta senza limiti, a coloro che sanno ragionare anche con il cuore e non permettano che la propria partecipazione venga pilotata da logiche autoritarie, che queste provengano da squallide stanze del potere o, peggio ancora, da quelle ridipinte di una casa occupata. Quanto ho finora esposto è un resoconto di alcune riflessioni che spero possano stimolare discussioni costruttive con chi, anche a distanza, continua a sentire gli stessi miei desideri. ARTURO FAZIO Inserita
in rete il 9/1/99 |
-Lunedì
9 Novembre 1998-
ALLARME BOMBE ANARCHICHE: CHE CI STANNO PREPARANDO I NOSTRI GOVERNANTI? Da venerdì 6 novembre è scattato uno strano allarme a Milano; i media riferiscono di un'informativa dei servizi segreti (chi scrive civili, chi dice militari) secondo la quale non meglio identificati gruppi anarchici erano (sono?) in procinto di piazzare degli ordigni in luoghi quali stazioni della metro, dei bus, della ferrovia, eccetera. Ci parlano anche di informazioni che proverrebbero da infiltrati nell'ambiente (?!?). Così in questi ultimi giorni si son visti cc sguinzagliati un po' dappertutto nella città di Milano a scrutare in giro senza saper bene che fare. Per buona misura ne hanno aggiunti 120, d'amblé. La cosa viene spiegata dai vertici di polizia (apparsi infastiditi dalla 'fuga di notizie', forse per ciò stasera nessuno ne ha più parlato in tv) come un prosieguo dell'allarme causato dalla bomba di qualche settimana fa piazzata all'Intendenza di Finanza a Milano, mentre i giornali si allargano ricordando l'emergenza dei pacchi bomba di quest'estate. A tutto ciò, vi facciamo sapere noi, si aggiunge un'intensificazione dei controlli diretti e indiretti nonché qualche problema spiegabile solo in un modo nelle comunicazioni telefoniche... Secondo noi esiste la concreta possibilità che - anche all'ottimo riparo di un moderno governo di sinistra, invulnerabile a ogni eventuale accusa di stato di polizia - si stia per ripetere un'ondata repressiva stile "Marini II", con arresti in massa o perquisizioni. I sintomi ci sono tutti:
intanto la palese falsità dell'emergenza. Se è vero che
gli anarchici, al contrario di quanto vanno disperatamente sbraitando
ad ogni pericolo delle belle anime, le bombe le mettono eccome, e se è vero che a metterle o a compiere simili azioni non sono solo loro, e addirittura
non sono solo soggetti rivoluzionari (al palazzo delle tasse, potendo
farlo senza tanti rischi, ci sarebbe la coda, per non parlare di tribunali,
eccetera...), ebbene, stante tutto questo, Loro, che hanno una bella e lunga tradizione di stragi assolutamente indiscriminate, che addirittura, negli ultimi anni, hanno coltivato allarmi veri e falsi solo per guadagnarsi la pagnotta. E la storia dell'infiltrato? Stanno istruendo un'altra Mojdeh Namsetchi? Quella gli è venuta proprio male, stando agli atti del processo istruito dal giudice Marini contro fantomatiche bande armate anarchiche. Glie ne serve un'altra? Vogliono sfruttare lo slancio emotivo di pacchi bomba? Vogliono riportare in carcere quella trentina di arrestati del sett. 96, usciti solo per un errore dei burocrati? Bè, se ne studino un'altra. Se nei prossimi giorni ci saranno casini di questo tipo, che sia ben chiaro fin da ora il giochetto. E se hanno veramente paura di eventuali bombe, anarchiche o meno, che si guardino i palazzi del potere, dello sfruttamento e della repressione, non le strade. Il terrore è cosa loro, non certo nostra. (come direbbe Frengo) STRONZI! El Paso occupato
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CLANDESTINO? Dalla cronaca nazionale di Repubblica di martedì 25 agosto "Ecco tutti i nostri nemici"
etc etc. segue articolo
di Arturo Buzzolan e Marco Travaglio (che vi risparmiamo) Tutti già sotto processo per mani di Marini, sotto controllo, nell'occhio del mirino eccetera eccetera, blah blah. Per l'opinione pubblica,
ecco qualche altro elemento appetitoso. Che suspence c'é? Già Luther Blisset,
dalle pagine di una rivista radicale l'aveva scritto, questi anarchici
che sparlano a destra e a sinistra, soprattutto a sinistra, se la vanno
cercando. E suonano ancora più minacciosi i vari estratti assolutamente non desueti dalle varie analisi e commenti provenienti sia da El Paso che da altri settori radicali di questi ultimi 10 anni. Nulla di particolare: leggetevi, tanto per gradire, l'opuscolo contro la legalizzazione di 7-8 anni fa, ma anche volantini, manifesti, sulle elezioni, sui partiti, sulla scuola, sulle droghe, sulla religione, sul militarismo, su eventi repressivi, sul controllo sociale, sulla musica, sulle mode... Però un po' di colore ci va, magari per meglio inquadrare le prossime operazioni repressive poliziesche, per chiarire che non si vogliono colpire le idee, i bravi ragazzi, i centri sociali, ma solo i criminali. Canzone già sentita.
Sì, brillanti giornalisti,
l'opuscolo è datato giugno 98, come scrivete voi, "un mese prima
delle sei -per ora- spedizioni." 27 Agosto '98 - El Paso
Occupato |
Per non far torti a nessuno.
Il suo ruolo sembrerà
positivo a chi ritiene che il dialogo sia utile o necessario, non certo
a chi ritiene che non vi sia l'oggetto della questione: non c'è nulla su cui dialogare. Certo, per chi ha delle richieste da presentare allo Stato (soldi, permessi, sconti, garanzie, appoggi, legittimazioni politiche, sociali, artistiche), il dialogo rappresenta l'unica strada, una forca caudina imprescindibile per il proprio inserimento. Per costoro il pacco al consigliere Verde Cavaliere sarà un errore, uno sbaglio, addirittura una montatura dei servizi segreti per criminalizzare il 'movimento' che ovviamente deve rimanere puro e santo come l'anfratto mariano. Per noi un politico è
un politico, nulla più, nulla meno, così come non esistono
magistrati buoni o giornalisti cattivi (anche se leggere i passati articoli
di Genco e rimanere freddi è veramente sforzo degno di un santo
per chiunque...). Un posto in fondo sono quattro
mura, il resto non lo si butta giù così facilmente.
Nulla di cui sorprendersi, neanche delle grida da paraculo sul solito complotto dei servizi segreti e sulla estraneità dei 'bravi ragazzi dei centri sociali' a gesti del genere; saranno solo il solito utile appoggio all'opera della polizia, ci siamo abituati purtroppo. Sapete, in fondo è la solita storiella, noi da una parte e loro dall'altra, come sempre,
come tutti i giorni, anche senza prime pagine. 5 Agosto '98 - El Paso occupato
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Apprendiamo dai tg odierni
che qualcuno, evidentemente poco distratto dalla solita estate divertimentosa,
ha inviato un paio di pacchetti tipo bomba al magistrato (lui però era in vacanza) che ha incarcerato Baleno, Soledad e Silvano ed uno al
giornalista Genco. Un saluto a tutti quelli che hanno il sangue e la testa talmente bollenti da dimenticarsi il clima. 4 Agosto '98 - El Paso occupato
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OGGI CORTEO
A NOVARA h.17
PER
LIBERARE SILVANO, PER LIBERARE TUTTI, Non siamo qui per reclamare Giustizia, nessun tipo di Giustizia, né borghese né proletaria né rivoluzionaria. Non siamo qui per sostenere l'innocenza di Silvano né per ribattere alle fumose costruzioni pubblicate dal Manifesto o dal giornale di don Ciotti o dall'ormai celeberrimo Luna Nuova, in base alle quali lo si vuol dipingere come personaggio sospetto, come vorrebbe il copione della magistratura. Siamo qui per far sentire
a Silvano la nostra vicinanza in un momento per lui senz'altro durissimo
rispetto a chiunque altro, ma soprattutto per smascherare l'inchiesta
sui sabotaggi in Val Susa. Questa è l'ipotesi più pericolosa per lo Stato e per i suoi servitori, per chi ne dipende, per coloro che se ne servono. Questo è ciò che non potranno mai dichiarare. Il tipo di isolamento e
di efferatezze cui hanno costretto Silvano, e prima anche Edoardo e Soledad,
costituiscono il percorso obbligato dello Stato che non può intraprendere
altra strada che non quella della criminalizzazione e dell'annientamento
di chi gli si oppone apertamente. Di queste balle poco ci
interessa rispetto alla questione fondamentale: c'è chi - e non
ci interessa sapere chi - attacca i progetti dello Stato e del Capitale.
Noi come sempre siamo d'accordo con chi si muove con mezzi e metodi che
riteniamo affini ai nostri. Non ci stupiamo neanche delle rappresaglie
repressive dello Stato. Questo non influisce sul fatto di provare un odio
indicibile contro questi magistrati che per ragion di Stato e di carriera
uccidono alla cieca, contro coloro che hanno condotto questa indagine
e contro coloro che hanno arrestato e detenevano prigionieri Silvano,
Soledad e Baleno. 18 Luglio '98 - El Paso
occupato |
E' di poche ore fa la notizia che i tre redattori della radio saranno sottoposti a processo nell'aprile 1999. Nell'udienza preliminare il magistrato ha accettato la tesi di Marini & C. secondo la quale la "Nota informativa del ROS dei CC", recapitata anonimamente alla radio nel luglio scorso e quindi presentata al processo, sia opera dei tre redattori, il quale l'avrebbero composta con il computer di uno di loro (redattore nonché imputato nel processo Marini e responsabile del Comitato Difesa Anarchici), stampata con la propria stampante e se la sarebbero quindi spedita alla 'propria' radio per poi presentarla al 'proprio' processo per scagionare gli imputati. Il testo della nota è
un vero e proprio piano per incastrare gli anarchici definiti più pericolosi, contro i quali da anni si svolgono indagini e processi senza
esiti definitivi, tramite la fabbricazione di una falsa pentita.
Noi pensiamo che non a caso
questo processo sia stato fissato tra un anno, e che magari sarà
ancora rinviato, almeno fino a quando il processo Marini sarà concluso.
Sarebbe troppo scomodo in questo frangente affrontare delle conclusioni
magari imbarazzanti che potrebbero influire sul Grande Processo contro
gli anarchici, meglio affossarlo nel tempo. Noi faremo del nostro meglio per far danni anche questa volta, state tranquilli. 14 Luglio '98 - El Paso
occupato |
Soledad si è presumibilmente (ma non abbiamo motivo per dubitarne) impiccata questa notte, tra il 10 e l'11 luglio a Benevagienna, nella comunità di Sotto I Ponti della quale era ospite agli arresti domiciliari. La sua salma è stata trasportata nella mattinata stessa nell'ospedale di Mondovì sotto ordine dello stesso magistrato che stamane è comparso in loco inveendo perché gli avevano interrotto il weekend. I giornalisti presenti in loco sono stati allontanati senza complimenti. Soledad aveva 22 anni ed
era argentina. Era in Italia dal settembre 1997. Nell'ambito delle indagini
condotte dai CC del ROS sui sabotaggi (una dozzina circa) contro i cantieri
dell'Alta Velocità in Val Susa era accusata di aver fatto parte
di una banda armata denominata "Lupi Grigi", organizzazione che ha rivendicato
uno solo degli episodi sopracitati, avvenuti quasi tutti prima dell'estate
del 1997. Che ognuno esprima le proprie ragioni e i propri sentimenti nel modo più confacente, senza pensare al mero presenzialisimo, nel posto e nela situazione in cui vive, coi tempi e coi mezzi che più gli aggradano. Non c'è nulla da aggiungere e nulla da gridare. Muoversi. (think globally act locally) 12 Luglio '98 - El Paso
occupato |
Ora che le acque si sono un po' calmate sul fronte dell'ordine pubblico (l'avevano già battezzata l'emergenza Torino, il caso squatters, etc), lo Stato comincia a presentare il conto. Edoardo è morto e
lo abbiamo seppellito con una grossa manifestazione; garanzia quasi certa
che da lì in poi le reazioni alla sua morte sarebbero andate calando,
e così è stato. In questo percorso di anticipazione del giudizio finale della Legge mancava solo una cosa: un colpevole. E non c'è rimasto che lui, ora, Silvano Pelissero. E' già da un paio
di settimane che di lui si parla citando l'espressione "personaggio strano"
oppure "personaggio oscuro"… e finalmente stamattina, leggiamo la rivelazione
su Repubblica : Silvano sarebbe stato fermato 20 anni fa mentre attacchinava
dei manifesti dell' MSI assieme ad Agostino Ghiglia, tuttora esponente
politico di AN. Questo linciaggio mediatico, condotto ad arte dai giornalisti che ricalcano fedelmente la pista dei CC i quali devono - come sempre - chiudere il cerchio nonostante tutto - non ci stupisce più di tanto quanto non ci stupiscano i pestaggi della polizia, le carceri stesse o qualsiasi altra porcata. Le istituzioni con tutto
il loro corollario di strutture dipendenti e collaborative si sono rimesse
in azione per inchiodare qualcuno, per dare finalmente un nome ed un volto
in pasto all'opinione pubblica che - ne siamo certi - sarà poco
preoccupata di discernere i dati che gli vengono forniti. Allora ribadiamo pubblicamente
e chiaramente quanto segue: Se la stampa lavora per
isolare lui facendo leva sul perbenismo di sinistra stimolato da queste
bassezze da giornale scandalistico da quattro soldi, sappia che dovrà mettere nel mazzo anche tutti noi di El Paso. Metteremo in conto pure
questa. 26 Aprile '98 El Paso occupato
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Il 20 e il 21 di aprile si è tenuto presso il tribunale di Ivrea il processo contro tredici compagni, accusati tra l'altro di adunata sediziosa, resistenza, lesioni e armi improprie. Questo processo, che si sta trascinando da vari anni, vorrebbe chiudere i conti con la manifestazione in solidarietà con Edoardo Massari del dicembre '93. Ricordiamo che in quel periodo Edoardo stava scontando una lunghissima carcerazione preventiva, accusato di voler costruire un ordigno. A poche centinaia di metri dalla partenza, il corteo venne imprudentemente caricato per ordine dell'allora vice-questore di Ivrea Celia. Imprudentemente, perché nella bagarre non furono pochi i poliziotti ed i vigili urbani che si fecero qualche discreta ammaccatura. Dopo circa nove mesi dall'ultima udienza gli avvocati hanno presentato una serie di eccezioni procedurali abbastanza consistenti; tutte queste, però, sono state respinte. Evidentemente, in un'aria pesantissima, questo processo si doveva chiudere al più presto, e così è stato. Due compagni sono stati condannati a due mesi, altri due a nove, tutti gli altri a dieci mesi. In ogni caso si tratta del primo grado di giudizio e ci sono ampi motivi d'appello. Già dalla settimana precedente il tribunale era attentamente sorvegliato, gli alberi e le aiuole adiacenti tagliati per "timore di attentati". Durante i due giorni la via del tribunale è stata chiusa al traffico e presidiata da un'ottantina di agenti in divisa - tra poliziotti, celerini, carabinieri e guardie carcerarie - e di funzionari della Digos delle città limitrofe. é stato annunciato che ancora nelle prossime settimane la zona del tribunale verrà sorvegliata per "timore di atti dimostrativi". 25 Aprile '98 El Paso occupato
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Martedì 21 aprile, gli inquirenti
di Ivrea hanno concesso gli arresti domiciliari a Luca Bertola, l'anarchico
di Pont St. Martin arrestato il mercoledì precedente con l'accusa
di aver mandato all'ospedale il cronista de La Sentinella del Canavese
Daniele Genco durante i funerali di Baleno. Di conseguenza ora Luca si
trova a casa sua, dove può ricevere esclusivamente - per ordine
del magistrato - i genitori. Altri due mandati di cattura sono stati spiccati contro Arturo Fazio e Andrea (Drew), due compagni del Canavese, che sono riusciti ad evitare l'arresto. 25 Aprile '98 El Paso occupato
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Stamattina Silvano Pellissero è stato
trasferito a sorpresa dal carcere delle Vallette di Torino (dov'era giunto
appena sabato scorso da Cuneo, forse per timori riguardo ad un presidio
annunciato per domenica scorsa) ed è ora imprigionato nel carcere
speciale di Novara. Evidentemente dall'alto hanno deciso che
detenere Silvano in un carcere a contatto con un ambiente 'caldo' come
quello torinese poteva essere pericoloso. Insomma, si sono levati di torno un tipo scomodo mettendolo in uno dei carceri speciali più infami d'Italia e dove, per loro valutazione, sarebbe più difficile per i suoi amici e compagni creare disordini. L'indirizzo del carcere di Novara è Via Sforzesca 49, 28100 22 Aprile '98 El Paso occupato
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Mercoledì 15 aprile nei pressi di
Pont St Martin, Aosta, è stato arrestato l'anarchico Luca Bertola
nel corso di una operazione congiunta di polizia e carabinieri. Luca è stato arrestato su mandato della procura di Ivrea che sta conducendo le
indagini sui fatti accaduti durante il funerale di Edoardo Massari, suicidatosi
in cella nel carcere Le Vallette di Torino. 17 Aprile '98 El Paso occupato
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Gli organi di informazione sono parte consistente del dominio sociale. Il mondo che riflettono e che riproducono è il mondo dello Stato e dell'economia. Di quel mondo parlano e a quel mondo vogliono ridurre e integrare ogni tensione individuale e ogni pratica collettiva. Di fronte a chi vuole sovvertire l'ordine stabilito, la loro reazione assume aspetti diversi ma complementari: il silenzio, la criminalizzazione, il recupero. Il silenzio quando si tratta di nascondere un malcontento diffuso, il desiderio sempre più forte di libertà. La criminalizzazione quando si vuole giustificare la repressione - il modo migliore per sconfiggere il nemico è presentarlo come mostro. Il recupero quando si intende assorbire le tensioni ribelli, mistificandone i contenuti, plagiandone le tendenze, la poesia, i linguaggi. Per anni i giornali di regime hanno infangato la figura di Edoardo, presentandolo prima come un pericoloso bombarolo, poi, dopo la sua morte, come un depresso vittima di una Giustizia ingiusta. Il culmine dell'ipocrisia viene raggiunto dal vescovo di Ivrea quando, durante la sua omelia, lo paragona al buon ladrone. La Grazia del Signore si può ricevere soltanto da morti. Basta leggerne un paio di articoli per capire chi è Daniele Genco. Cronista de La Sentinella del Canavese, organo di informazione in mano all'impero Olivetti, non ha mai fatto molta strada. Tanto per citare un esempio, anni fa aveva scritto che Edoardo voleva mettere una bomba ad una manifestazione della Croce Rossa. Uno dei suoi compiti specifici è sempre stato quello di dare nome e cognome ad articoli preparati dalla polizia. Se risultasse vera la notizia delle telecamere piazzate intorno alla chiesa di Brosso, apparirebbe chiaro il suo ruolo di provocatore, studiato a tavolino con le forze dell'ordine. Quale occasione migliore per diventare improvvisamente famoso prima di andare in pensione? Genco aveva già dato prova della propria malafede quando, in seguito agli scontri avvenuti nel dicembre '93 durante una manifestazione in solidarietà con Edoardo, si presentò volontariamente a testimoniare contro i manifestanti, riconoscendone qualcuno in particolare. Lo sbirro e il giornalista si compensano, là dove finisce il lavoro di uno, comincia il lavoro dell'altro. La risposta data a Brosso, peraltro condivisa da buona parte dei presenti, contro la violenza delle telecamere, scatena l'ira dei pennivendoli che parlano di "grave attacco al diritto di informazione", di "aggressione e brutale pestaggio". La reazione dei compagni è comprensibile, umana, scatenata dalle passioni e fondata su una indubbia lucidità critica. Trattare i giornalisti da poliziotti non significa solo individuarne correttamente le responsabilità, ma anche rifiutare nella pratica il fatto che la propria rivolta sia parlata, fotografata e spacciata come merce. Attaccare i mass media vuol dire allo stesso tempo attaccare la politica (chi fa politica è costretto sempre più a offrire la propria immagine). Nel gesto di Brosso c'è la dignità di chi ha compagni da amare e non martiri da immortalare e c'è una lotta che cerca i propri mezzi di espressione autonoma. Disumano, vergognoso è vendere lo spettacolo del dolore e della rabbia. Vergognoso è trasformare le parole in armi al servizio del potere, chiacchierare di una vita che non si conosce, descrivere tensioni che non si provano, criminalizzare una rivolta che fa paura. Alcuni compagni che c'erano 13 APRILE 1998 |
Ieri è apparso sulla prima pagina della cronaca locale de "la Repubblica" un articolo a firma di Meo Ponte relativo all'interrogatorio di Sole e Silvano (quest'ultimo si è rifiutato di rispondere, come sempre, mentre Sole ha preso la parola solo per ribadire la data del suo arrivo in Italia -settembre '97- e quindi la sua impossibilità a nella partecipazione a qualsivoglia gruppo o banda armata.). Questo giornalista, evidentemente ispirato dall'alto, è riuscito a collegare la rapina di Cordoba in Spagna (18 dicembre '96) quando 4 compagni vennero arrestati (due di loro sono anche inquisiti da Marini) dopo un conflitto a fuoco con la polizia (per maggiori informazioni vedi i comunicati da noi emessi in cs-list il 13/3/98 e il 22/3/98 nonché l'archivio in rete del CDA http://www.ecn.org/zero/cda/) all'indagine sui sabotaggi al TAV. Come ci riesce: Fantascienza pura. Esistono due persone di nome Rodriguez e
per il giornalista sono una sola (tra l'altro quello di Cordoba è
un quarantenne). L'altro, al di là di quel che insinua l'articolista,
non sembra aver mai messo piede in Europa. Peccato che la rapina fosse avvenuta l'anno prima. Quindi dice che uno dei rapinatori era Maria
Lavazza, ex terrorista di prima Linea. Per dare il giusto tono alla vicenda dice
inoltre che il colpo fu Per vostra informazione i rapinatori, dopo essere usciti dalla banca con la guardia in ostaggio, furono investiti dal fuoco di decine di agenti già appostati. La guardia giurata fu ferita dai suoi colleghi, e anche i rapinatori furono gravemente feriti ma riuscirono a rubare un auto e fuggire; durante la fuga, inseguiti da un'auto della polizia, spararono con il mitra uccidendo due poliziotte. Il signor Meo Ponte, già distintosi per diversi articoli su varie vicende nostre, dice anche che i CC alla Casa trovarono dei "timer" simili a quelli usati negli attentati a Roma, Ivrea e Milano. Sta parlando di una comune sveglietta, ovviamente. Inoltre mette in risalto come indizio il
fatto che Baleno assieme a Sole avesse assistito a un'udienza del processo
a Patty, l'anarchica del Laboratorio Anarchico di Via De Amicis accusata
di essere la "postina" della bomba al Comune di Milano del 25 aprile.
Ci sembrano tutti elementi molto utili per
capire che questo bell'articolo sia stato scritto per motivi molto evidenti:
Grazie anche di questo, signori dell'informazione. Terremo a mente. 8 Aprile '98 El Paso occupato
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E' ora di fare un po' di chiarezza (e non
la chiameremo né informazione né Al di là delle (per i giornalisti incomprensibili) motivazioni che ci portano ad evitare di veicolare la nostra espressione, collettiva ed individuale, tramite organi che funzionano esclusivamente perché sono delle società per affari, quindi di lucro, in questo particolare e grave periodo sono detonati altri meccanismi, per comprendere i quali è necessario fare un passo indietro, perché, si sa, la memoria è nemica della notizia quotidiana che si nutre di boatos, di emozioni che devono attrarre l'acquirente piuttosto che di stimoli ad approfondire e analizzare gli avvenimenti. Daniele Genco nel 1993 lavorava per un giornale locale, "la Sentinella del Canavese". Dall'aprile del '91, nella stessa zona, era stata occupata la piscina di Caluso, progetto multimiliardario mai compiuto (mancava l'acqua). Tra gli occupanti c'è anche Baleno, assieme a molti altri che per la prima volta in valle trovano l'occasione di esprimersi e confrontarsi liberamente in un posto liberato. La stampa locale inizia subito a parlare della Piscina Occupata come del solito ritrovo di drogati fracassoni malvisti dalla popolazione. Nessun contatto dei giornalisti con gli occupanti, ma il copione da seguire è quello: se c'è un vicino che protesta, è sintomo del fastidio che prova la collettività per l'occupazione, se centinaia di giovani si ritrovano là a svolgere le attività più disparate, sono come minimo strana gente, pericolosa. E' un copione che conosciamo a memoria. Qualche giorno prima dello sgombero annunciato da tempo, una quarantina di persone occupa simbolicamente il Comune di Caluso Tra loro c'è Baleno. Tutti denunciati. Nel gennaio '92 la piscina viene sgomberata violentemente dai Carabinieri giunti in forze. Tra il gennaio e l'aprile del '93 vengono tentate altre due occupazioni in cascinali abbandonati e isolati, ma proprio perché tali, sindaco e Carabinieri intervengono violentemente dopo poche ore scacciando gli occupanti. I giornali titolano "guerriglia urbana tra militari ed autonomi". Il processo per l'occupazione della Piscina si conclude con una dura condanna: 7 mesi a tutti, condanna inedita che non ha riscontri nella provincia torinese dove negli ultimi 10 anni ci sono state almeno 40 occupazioni, riuscite solo in piccola parte. Pochi giorni dopo per protesta alcuni, tra cui c'è Baleno, si incatenano nella piazza centrale del paese durante una manifestazione pubblica presieduta dal Sindaco. Essendo la cosa pacifica e con molti testimoni, non possono allontanarli con la forza come sempre. La foto di Baleno incatenato ha fatto il giro anche in questi ultime settimane. Sindaco e maresciallo non glie la perdoneranno mai. La "Sentinella del Canavese" riporta solo le dichiarazioni delle autorità, mistificando il gesto. Seguono alcune assemblee pubbliche e dibattiti, molto partecipati, alle quali non assisteranno mai, come al solito, né politici né giornalisti (che però ne riporteranno lo svolgimento il giorno dopo sui loro giornali, negandone sempre la più che discreta partecipazione popolare) ma solo la Digos e CC che identificano chiunque partecipi. I ragazzi che avevano partecipato all'occupazione e alle attività della Piscina (che nel frattempo rimane chiusa e viene istituito un servizio di vigilanza privata che farà spendere quasi un miliardo all'anno per due-tre anni) hanno cominciato a capire per quale motivo siano stati considerati pregiudizialmente così pericolosi: non si sono mai fatti rappresentare da nessuno, hanno pensato, ingenui, che potessero utilizzare un luogo pubblico abbandonato e in rovina per provare a fare per conto loro. Ormai sono un problema da cronaca nera. Si parla di loro e polizia, sempre. Nel giugno '93 Baleno viene arrestato. E' andato a farsi medicare in ospedale una lieve ferita avvenutagli mentre fabbricava un petardo nella sua officina di bici. I Carabinieri non credono alla loro fortuna: mentre è in ospedale gli perquisiscono l'officina, trovano 46 grammi di polvere nera tratti da alcuni 'raudi' e vanno ad arrestarlo. La stampa locale, tra i quali si distingue Genco, parla di un pericoloso terrorista che si preparava a compiere degli attentati contro la gente inerme, e glie ne attribuisce diversi di alcuni già accaduti. Parla di lui, della sua famiglia, dipingendolo come un personaggio strano, che non lavora, non si sa bene cosa faccia, quali giri frequenti, forse gente pericolosa di Torino… I commenti personali su di lui non si contano, anche se Genco non ha mai incontrato Baleno, non gli ha mai parlato. In compenso ha cercato di estorcere ai genitori e parenti qualche pettegolezzo maligno su di lui, trovando solo prima la normale cronaca di un figlio indipendente fatta da due genitori normali e comprensivi, poi l'indignazione degli stessi per i suoi scritti. Nel dicembre '93 è ancora in carcere.
Prove contro di lui, non ce ne sono; è accusato di detenzione e
fabbricazione di esplosivi. Del processo nulla si sa. In sua solidarietà
il 22 c'è una manifestazione a Ivrea, dov'è rinchiuso. Parte
tranquilla, tra i petardi e le bandiere. Alle cariche assistono anche i giornalisti
che fotografano tutto e scrivono che gli anarchici hanno cercato di forzare
il blocco e parleranno (Genco in testa: "tra i 21 denunciati nessun eporediese")
di provocatori venuti da fuori. In compenso il buon Genco si offre subito di identificare e testimoniare contro i manifestanti; le foto degli scontri sono gentilmente offerte dai giornali alla polizia (offerte ripetiamo, e per questo persino il magistrato si troverà in imbarazzo durante il processo quando scoprirà che non le ha fatte la Digos, redigendo così un falso verbale). Baleno si farà più d'un anno di carcere: detenzione abusiva di materiale esplodente. Il perito dell'accusa ritiene che la quantità di polvere nera trovatagli è sufficiente per un grosso petardo, null'altro, ma tant'é. Genco è testimone d'accusa contro 12 di noi nel processo per questi scontri (che non rimpiangiamo ma che non abbiamo cercato) che si terrà il 20 aprile 1998 ad Ivrea. Genco si è presentato ai funerali di un uomo che ha infangato per mesi, davanti ai suoi genitori che aveva offeso e umiliato, davanti a decine di amici e compagni di Baleno che avevano condiviso la stessa gogna giornalistica, e che hanno continuato la propria vita senza avere mai avuto migliore trattamento da lui e da altri giornalisti, forse perché non appartenevano ad un grosso e famoso centro sociale metropolitano. Noi che abbiamo avuto la costanza e la voglia di continuare le nostre attività dopo 10 anni, abbiamo visto come può cambiare l'atteggiamento della stampa quando diventi un buon soggetto su cui scrivere, e questo meccanismo continuiamo a viverlo e rifiutarlo con ripugnanza anche ora che magari se e quando chiamiamo i cronisti ora sarebbero pronti a correre. E adesso diteci, giornalisti che, nonostante
gli inviti della famiglia a non venire, nonostante le minacce (sì,
quelle erano minacce) nostre sono venuti quel giorno, se non foste stati
cacciati, quali importanti e utili elementi di comprensione sulla sua
storia, sulle nostre storie avreste aggiunto nei vostri pezzi del giorno
dopo? Vi pagano così tanto? All'indomani della grande manifestazione, rimaniamo preoccupati che due nostri amici e compagni restino dentro, e non pensiamo che ve ne occuperete ancora, a meno che non scorra ancora sangue, che non ci si renda ancora visibili probabilmente in numero maggiore, sempre di più, perché lo spettacolo dev'essere sempre più avvincente, puntare sempre più in alto. Questo è il vostro pane quotidiano. Noi continueremo a lottare per liberare Sole e Silvano e tutti i carcerati. Continueremo a lottare per abbattere il carcere, tutto il carcere delle nostre e vostre vite quotidiane che porta voi a svolgere un ruolo simile per soldi e noi in carcere o all'obitorio per realizzare sogni e desideri, non per sopravvivere a qualsiasi costo.. Signori della stampa, dove comincia la violenza? 8 Aprile '98 El Paso occupato
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Maurizio Laudi è un magistrato onesto.
PS: a tutte quelle belle anime di politicanti, istituzionali o meno, chealla luce d'un cadavere hanno sentito odor di ribalta e che ora dicono di voler parlare, studiare, capire, partecipare, abbiamo invece da dire che ci fanno schifo e che non li tollereremo né ora né mai. 3 Aprile '98 El Paso occupato
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ASSASSINI
EDOARDO MASSARI, "BALENO", E' MORTO. Si é suicidato in una cella, alle
Vallette. TERRORISTI SIETE VOI: amministratori e pedroni del TAV
magistrati Ros, Digos e sbirri di ogni tipo
Giornalisti e opinionisti vari
politici tutti Esigiamo l'immediata liberazione di Sole e Silvano, coimputati di Baleno e tuttora imprigionati. D'ora in poi la vita in questo mondo di morti non sarà più la stessa, nemmeno per voi... CORTEO La Casa Occupata, Asilo, Prinz Eugen,
El Paso, Barocchio, Delta House, Alcova, Per contatti 011-650.34.22 (fax 669.50.24),
011-317.41.07, 011-436.73.38 Una tra le mille risposte
1 APRILE 1998 |
Vi proponiamo qualche volantino interessante
distribuito durante il corteo del 14 marzo a Torino: ecco il terzo
Edoardo
Silvano e Sole Sempre più veloce Il piacere del viaggio, inteso come avventura
e scoperta, è una cosa; la necessità imposta, di spostarsi
il più velocemente possibile è tutt'altro. Anarchici valdostani 4 Aprile 1998 |
Vi proponiamo qualche volantino interessante
distribuito durante il corteo del 14 marzo a Torino: ecco il secondo
Cinque
marzo novantotto é un fatto: i cantieri dell'Alta
Velocità che da due anni sventrano la Valsusa sono stati attaccati
sin dal loro sorgere con i mezzi più svariati; le ruspe bruciano
- l'indomani non lavoreranno; le rotaie appena posate cascano - il treno
tanto veloce rallenterà di sicuro; le centraline di energia elettrica
scoppiettano - a lume di candela non si sventrano montagne.
Anarchici 4 Aprile 1998 |
Vi proponiamo un qualche volantino interessante
distribuito durante il corteo del 14 marzo a Torino: ecco il primo
A gran velocità! L'inquinamento e la distruzione ambientale
non sono una novità per nessuno. Anarchici del Canavese 4 Aprile 1998 |
Due riflessioni in merito alla notizia riportata oggi da "La Stampa" sull'incriminazione dei ‘responsabili' di El Paso per apologia di reato riguardo al comunicato sugli arresti e gli scontri emesso sabato 7 marzo. Intanto confermiamo il nostro più totale disinteresse verso lo sdegno delle vetrine infrante. Secondo, perché quando la gente che protesta in strada viene caricata a freddo PRIMA che avvenga qualsivoglia incidente, e quando viene inseguita e pestata a sangue per la strada da decine di celerini, chiunque sia questa gente, non c'è da stupirsi se provoca dei danni. Non stiamo a ricordare le decine di volte
in cui i media – ovviamente – non si sono occupati di riportare 10 anni
di episodi repressivi piccoli e grandi ai danni di chi non vuole vivere
‘in linea'. In merito alla nostra incriminazione per
apologia di reato confermiamo la nostra solidarietà a tutti coloro
che non delegano né la propria vita né la propria sopravvivenza
e soprattutto la propria autodifesa agli stessi che la minacciano.
Noi abbiamo preso, come sempre, una posizione netta e decisa sia per riaffermare le nostre idee e le nostre pratiche, sia perché non vogliamo che per l'ennesima volta quelli che finiscono dentro siano dimenticati dopo pochi giorni finché, come succede di solito, non usciranno magari dopo un annetto, in silenzio, a caso completamente sgonfiato. Tutti coloro che dicono di lottare contro
lo sfruttamento umano e ambientale, tutti coloro che si dicono contro
questo stato di cose devono prendere una posizione chiara sia riguardo
l'arresto di Silvano, Edoardo e Sole, sia riguardo agli eventi della Valsusa.
Non può essere bella solo la rivoluzione dall'altra parte del mondo.
9 Marzo 19'98 El Paso occupato
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Nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6/3 scatta a Torino un'altra operazione dei Carabinieri del ROS : dopo le indagini del pm Maurizio Laudi che da anni indaga inutilmente sui tredici attentati che hanno colpito i lavori dell'ALTA VELOCITÁ in Val Susa, i militi fanno irruzione in tre case occupate dell'area libertaria torinese: l'Alcova, l'Asilo di Via Alessandria e La Casa di Collegno. Hanno un mandato di perquisizione a carico di Edoardo Massari, anarchico di Ivrea, già colpito dalla repressione di Polizia e Stampa che nel 1992 gli costo' un anno di carcere; l'altro mandato e' per Silvano Pellissero, anarchico della Val Susa, anche lui stabilitosi a Torino. I due sono indagati per: banda armata, associazione a delinquere con finalità di terrorismo e detenzione e fabbricazione di armi e ordigni esplosivi. Dopo tre ore di perquisizione alla Casa i ROS scendono in cantina da soli e ne riemergono misteriosamente con del materiale poi definito "interessante". I carabinieri arrestano Silvano, Edoardo e Sole, una ragazza argentina che viveva li. Nell'Asilo di Via Alessandria, subito dopo la perquisizione dei militari, arrivano in forze anche Digos, celerini e vigili, che accodandosi s'impadroniscono del posto e iniziano a devastarlo. Lo sgombero verrà perfezionato più tardi con la muratura completa dell'edificio. .Nel pomeriggio di venerdì si svolge un presidio di protesta davanti al Comune. Dopo un lancio di fumogeni CC e celerini, presenti in forze, caricano selvaggiamente proseguendo poi la caccia all'uomo per tutto il centro. Negli scontri saltano decine di vetrine. Questo particolare di cronaca che tanto ha infiammato cronisti e politicanti ci interessa poco: la pace sociale non rientra nei nostri programmi. La polizia ha colto al balzo l'occasione sportagli dai ROS per effettuare un'operazione che ha dell'incredibile. Non sappiamo se questo colpo di mano sarà rivendicato dalla giunta Rossa, che in tempi di dibattito sui cosiddetti "centri sociali" ha forse voluto colpire a 'destra' per mandare un messaggio a 'sinistra': o collaborate limitandovi a erogare servizi sociali e creatività, oppure questo e' ciò che vi può capitare. Questa gravissima intimidazione non ha comunque sortito l'effetto pratico voluto: da venerdì l'Asilo e' stato rioccupato dopo un lungo assedio della polizia. Agli occupanti la nostra solidarietà, ai potenti della città un monito: in gare di teppismo come questa potete esclusivamente essere di più, non certo i migliori. Ma veniamo all'ennesima storia di anarchici e bombe: da tempo le operazioni dei ROS sono associate a italianissime storie di montatura, intimidazioni, collusioni, depistaggi, etc, dal caso Riccio ai massacri degli anni '70, dal caso Di Donno all'inchiesta Marini. E parallelamente quando le indagini su certi casi non approdano a nulla di concreto, qualche anarchico da incastrare lo si trova sempre. MA INTENDIAMOCI BENE : Noi siamo completamente solidali con tutti quelli che in Val Susa, dopo aver verificato l'inutilità di delegare alle forze istituzionali la propria opposizione al progetto dell'Alta Velocità sono passati all'azione diretta sabotando i lavori e colpendo le ditte appaltatrici di questo mostruoso progetto. Siamo contro l'Alta Velocità come lo e' all'unanimità la comunità Valsusina, fatto questo che non ha mai impedito che il progetto voluto dalle grandi aziende, FIAT in testa, partisse. Ravvisiamo nel metodo delle azioni - tutte contro macchinari e strutture, tutte indirizzate contro le varie strutture di controllo sociale, dalla Telecom a Mediaset, alla Rai, tutte compiute con ordigni di costruzione casalinga - una totale identità con le nostre idee, le nostre analisi e la nostra pratica. E quindi, ben lungi dal voler recitare la parte delle vittime sacrificali, ribadiamo la nostra TOTALE SOLIDARIETA' A SILVANO, EDOARDO E A SOLE TOTALE SOLIDARIETA' AI VALSUSINI IN LOTTA CONTRO L'ALTA VELOCITA' 7 Marzo '98
El Paso occupato |
Salto nel
tempo!
A proposito di rapporti con le istituzioni, di legalizzazioni, eccetera... Ecco, quando le cose appena si intravvedevano all'orizzonte, quando la Politica iniziava a far capolino nei cosiddetti spazi occupati, quando Bertinotti comimciò a parlare di partito dei centri sociali, questo fu il contributo nostro e di altre 50 realtà italiane (reali, non fittizie come quelle sigle che nascono solo per allungare l'elenco) più qualcuna straniera; la questione venne sviluppata poi in un paio di opuscoli che pubblicheremo integralmente presto. Questo era il testo del manifesto della fine del 1993... |
![]() CONTRO TUTTI GLI ASPIRANTI POLITICI E I LORO PRESUNTI MOVIMENTI In questo periodo, in Italia, assistiamo ad una serie di proposte di legalizzazione delle occupazioni degli spazii autogestiti proveniente da varie forze della sinistra istituzionale (PDS, Rifondazione, Verdi, Rete, eccetera) e da alcuni centri sociali. Legalizzare vuol dire ricondurre sotto l'imperio della legge di Stato tutte quelle esperienze di vita che in varia misura vi si sono sottratte. Per noi, ciò significa nella pratica, rendere impossibile l'autogestione, soffocare ogni tensione di rivolta. E' chiaro, infatti, come queste proposte si inseriscano in un più ampio contesto. Lo Stato, da una parte, cerca di recuperare sotto il suo controllo le molteplici esperienze delle occupazioni e degli spazi sociali; dall'altra parte, una sinistra ormai priva di contenuti - ad eccezione di quelli, ripugnanti e gregari, del Lavoro e dello Stato di diritto - vuole creare una nuova adesione di massa in nome di un intento, ancora una volta, Unitario: fronteggiare l'unico nemico da combattere - la destra sociale. Autogestione vuol dire la possibilità di stabilire da sé, secondo il principio della responsabilità individuale ed il metodo dell'unanimità, le regole della propria esistenza. La pratica autogestionaria nella realtà degli spazi sociali (uno e non unico luogo della sua sperimentazione) ha, come necessario presupposto, la massima autonomia possibile nei confronti dello Stato e di tutte le strutture fondate sulla gerarchia. Non può che essere, quindi, estranea a qualsiasi tipo di ingerenza (sotto forma di finanziamento o di controllo burocratico) da parte delle istituzioni. Ci rendiamo conto, peraltro, di come l'esperienza di occupazione e di centro sociale volte prioritariamente all'aggregazione (cioè alla creazione di un gregge) possano tranquillamente prescindere dal metodo dell'autogestione, che, svuotato dei suoi contenuti, si rivela una mera etichetta. Proprio perché affermiamo la più ampia libertà di decisione e di sperimentazione dei singoli spazi, rifiutiamo ogni tentativo di imporre una linea di legalizzazione. Tanto più che sui suoi effetti, la situazione internazionale offre degli esempi fin troppo eloquenti; laddove si è diffusa, la norma di Stato è prevalsa spegnendo ogni carica sovversiva (così a Berlino, a Ginevra e a Parigi). Queste valutazioni, minime ma fondamentali, vengono riconosciute in questa assemblea come "comuni" a tutte le realtà presenti e servono da stimolo per una eventuale e più approfondita discussione. Il metodo seguito nello stilare questo "documento" è, come sempre, quello dell'unanimità, intendendo con ciò l'espressione del consenso separato ed individuale da parte di ognuno. Non ci spacciamo dunque per i rappresentanti del Movimento dei centri sociali di tutto il mondo. Esiti dell'assemblea di Torino del 20-21 novembre 1993
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Altro materiale d'archivio presto in arrivo, tra cui...