La Stampa
Bomba nel cantiere dell´Alta Velocità
Trovata dagli operai sotto un cavalcavia di Brandizzo
7/3/2003
Una bomba nel cantiere del Tav. L´hanno trovata ieri all´alba gli operai del cantiere dell´Alta Velocità di Brandizzo, sotto un cavalcavia, durante le operazioni di scavo. Due chili di gelatina esplosiva, innesco, con una novità in più, rispetto al passato: un pugno di proiettili 357 magnum, in modo da mutilare e uccidere, in caso di esplosione. La gelatina esplosiva e i proiettili erano compressi dentro un frigorifero portatile. «Un modo per aumentare gli effetti dell´esplosione», spiegano gli esperti che sono intervenuti subito dopo la segnalazione. Gli artificieri dei carabinieri l´hanno fatta brillare ieri mattina, dopo avere trattenuto una parte del plastico, per effettuare la perizia già disposta dalla magistratura. Ci sono dubbi su quando è stata sistemata alla base del ponte. Quando tempo fa? Solo i periti potranno accertarlo in base, per esempio, allo stato di ossidazione delle munizioni collegate all´esplosivo. Indagini, dunque, a 360 gradi, dall´ecoterrorismo, la pista più probabile, alla malavita organizzata. Il pensiero è corso subito a un´altra bomba, ad alto potenziale, scoperta a Torino, in via Ghedini, la sera del 14 febbraio scorso. Al posto dei proiettili, chiodi e - particolare inedito - anche biglie d´acciaio per aumentarne gli effetti devastanti. Adesso il copione sembra ripetersi. Mancano ancora i risultati delle analisi del Ris. Il procuratore aggiunto Maurizio Laudi, che coordina l´inchiesta, non s´è ancora pronunciato sulla possibile matrice. Non c´è stata alcuna rivendicazione, il portone di via Ghedini 19 sembra tutt´altro che un obiettivo sensibile; nel condominio vivono famiglie e pensionati, nei dintorni solo «piccoli» pregiudicati. Troppo poco per delineare un intervento intimidatorio del racket. La presenza dei chiodi (5 chili) toglie credibilità a questa tesi, così come sembra tramontare l´ipotesi dei terroristi islamici che, in questa fase, hanno tutto l´interesse a restarsene «dormienti». L´ultima possibilità è quella di un Unabomber, uno squilibrato deciso a compiere una strage o per destare semplicemente allarme. L´ordigno contro il Tav - gli inquirenti non hanno lasciato trapelare alcun particolare su potenza e pericolosità - può al contrario essere inquadrato nell´azione violenta di gruppi di estremisti, decisi a combattere i cantieri dell´Alta Velocità con tutti i mezzi. L´eplosivo potrebbe anche costituire un «avvertimento» oppure il simbolo di una nuova stagione di attentati dinamitardi contro il Tav. Se è presto per dare le recenti esplosioni all´Abetone, in Toscana, a Bologna e a Trieste, che portano la firma degli anarco-insurrezionalisti, un tempo attivi anche nel Torinese, soprattutto in Val Susa. Gli inquirenti tacciono su tutta la linea, muti anche i responsabili del grande cantiere del Tav che affianca l´autostrada. Gli attentatori sono passati quasi certamente dalla tangenziale, nel tratto tra Settimo e Chivasso, un chilometro dopo lo stabilimento della Pirelli. Vicino al ponte preso di mira c´è un´area di sosta, a fianco della corsia in direzione Milano. Basta scavalcare il guard rail, percorrere una ventina di metri e la base del ponte è lì. Nella zona non c´è una sorveglianza particolare, solo nelle ultime ore è stata intensificata per proteggere il personale e gli impianti da altri possibili attentati. Avvertimento o no, la scoperta dell´ordigno preoccupa gli inquirenti anche se si trattasse di un attentato-avvertimento programmato tempo fa. Sarà un´altra indagine complessa, come quella di via Ghedini, senza neppure escludere che si tratti di «incidente di percorso», cioè qualcuno che, per disfarsi dell´esplosivo, ha scelto l´area del cantiere del Tav. Gli investigatori non vogliono provocare, in un momento teso come questo, dopo la sparatoria di Arezzo che è costata la vita a un agente della Polfer, uno stato di allarmismo ingiustificato.
Ma la storia dell´ecoterrorismo parte da lontano. Nei primi anni novanta finirono nel mirino i tralicci dell´Enel e i viadotti dell´autostrada, tra la Liguria, il Piemonte e la Toscana. Tra gli altri autori, venne arrestato e poi condannato a 12 anni di carcere Marco Camenish, estradato in Svizzera e qui detenuto; proprio negli ultimi giorni il movimento antagonista ha organizzato una campagna mediatica di sostegno a Camenish per liberarlo dal carcere.
Massimo Numa